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Grecia in fiamme e l’Italia che seguirà. Grazie Monti!

13 febbraio 2012 Lascia un commento

Poteva andare peggio di quel che si immaginava ed invece il popolo greco, o parte di esso, ha agito tutto sommato abbastanza civilmente. A parte i pochi feriti e qualche palazzo bruciato non ci sono stati morti e la Grecia ringrazia sentitamente l’Europa per aver dato con i nuovi provvedimenti una boccata d’ossigeno ai creditori (le banche).

Votanti a favore del provvedimento di austerità 200, contrari 74. In sostanza cosa accadrà?

In pratica saranno momenti sempre più duri e se già ora la gente non arriva nemmeno a fine settimana, con i nuovi provvedimenti dovrà rovistare nell’immondizia per trovare qualcosa per cui sfamarsi:

  • il PIL del 2012 si ridurrà del 5%
  • la Grecia dovrebbe ritornare a crescere nel 2013
  • nel 2012 verranno tagliati 12.000 posti di lavoro nel pubblico
  • il salario minimo sarà tagliato del 20%
  • non verranno aumentate le tasse nelle vendite
  • la spesa medica verrà ridotta dal 1,9 al ,15% unendo tutti i fondi pensione ausiliari
  • si venderanno tutte e sei le partecipazioni statali – in particolare quelle riguardanti energia e raffinazione.

Possiamo essere contenti noi italiani dato che super Mario è stato accolto dall’altra parte dell’Atlantico come  il salvatore dell’Europa, ma sopratutto degli Usa e del dollaro. Ma ne siamo certi??? Il problema come tempo fa avevo avvisato (vedi mio articolo: Italy too big to be bailed out), sono sempre quei pezzi di carta che assicurano certi personaggi dal rischio fallimento del debito sovrano: i CDS (Credit Default Swap)

Quale sarebbe quindi il problema? Beh, se Monti è andato a parlare con Obama non ‘è andato per cose banali e tanto meno per informarlo della linea politica del paese Italia, già lo sa Obama, è andato per informarlo delle misure che sicuramente verranno attuate in Italia prima che vadano in pagamento quei famosi certificati di cui sopra e sicuramente queste misure non saranno quelle che abbiamo avuto modo di vedere, quelle sono solo fumo negli occhi, perché per la verità già stanno affondando il coltello in questa povera Italia.

Il fatto che l’Eni abbia ormai perso una rilevante quota di mercato dal “business” libico e iraniano, a favore della British Petroleum e delle altre consorelle francesi ed americane dovrebbe far capire, anche dai discorsi fatti da Scaroni in occasione della sua ultima visita in Libia (vedi mio articolo Libia, Usa, Gas, Italia in netta (s)Concordia) che la spezzatino della nostra azienda è prossimo ad essere servito. Ad Eni verranno poi affiancate altre aziende come Finemeccanica e, dello stesso gruppo, Alenia ed Augusta, tutte e due fiori all’occhiello della nostra limitata tecnologia. A queste aziende del settore energetico e strategico verranno poi affiancate altre delle telecomunicazioni e dei servizi (Telecom, Enel, Autostrade senza dimenticare il settore delle acque).  Seguiranno inevitabilmente alcune strutture bancarie che verranno riformate, sgretolate poiché molte di esse sono già tecnicamente fallite, ma tenute in piedi a forza di iniezioni di liquidità (LTRO: Long Term Refinancing Operation) e della BCE e dalla FED.

Certo è uno scenario apocalittico, ma non tanto se paragonato a quello che sta accadendo in Grecia, perché ancora non se ne sentiranno gli effetti e perché una grossa fetta di popolazione italiana (3,5 milioni) è dipendente pubblica. Quelli saranno gli ultimi a prendere lo schiaffo finale. Nel frattempo, come in Grecia, a macchia di leopardo, si cominceranno ad avere degli effetti legati ad un PIL che non avanza, anzi sarà via-via sempre più basso (se si licenzia e se la gente non lavora, come si fa ad aumentare il Prodotto Interno Lordo e a pagare le tasse e far funzionare i servizi? ).

Ormai siamo uno società orientata ai servizi: turismo, call center, banche, commercio, turismo, informatica ecc. e il nostro e vecchio caro settore agricolo è diventato una palla al piede per lo sviluppo economico (Infatti a pranzo ci si nutre di bit e tuitt e ci beviamo qualche guglata senza gas), per cui anche da quel fronte non potremo aspettarci grandi cose.Al contrario, la BCE e la Commissione Europea (composta da uomini che non sono stati eletti da nessuna votazione) saranno sempre più restrittivi (quote latte, cereali, imposizioni sulla qualità sempre più certosina) e già si parla degli aiuti economici al settore in via di restringimento e la famosa PAC verrà probabilmente data con il contagocce se non addirittura cancellata definitivamente: ormai il danno è fatto e l’agricoltura italiana sarà ridotta ad un semplice orto per “appassionati domenicali“.