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Omissioni Pilotate Parte 2

18 luglio 2013 3 commenti

Sembra quasi che ci si rincorra, ma dando uno sguardo in rete scopro che la pagina di Libero è quasi una copia di quello che ho scritto proprio ieri. Sarà un caso, un evento fortuito, accidentale, ma tant’è!

libero

Nella realtà appare chiaro che gli autori dell’articolo che è il seguito di molti altri sulle faccende kazake evidenziano in maniera chiara il tentativo di mettere in cattiva luce le attività che le nostre aziende stanno portando avanti in quel paese. E’ una lotta in cui il parassita si incunea per togliere il sostegno necessario al fine di garantire una perdita totale dei nostri investimenti in quel paese.

In un momento come questo, che durerà per ancora molto tempo, sapere che ci sono persone, strutture politiche e di governo che agiscono contro gli interessi italiani è sinonimo di alto tradimento contro la sovranità nazionale e contro gli interessi del paese Italia.

Ma se lo meritano i denari dallo stato le aziende creditrici?

22 marzo 2013 3 commenti

Qualche settimana fa Bersani dichiarava che per sollevare le aziende a credito con le PA si sarebbe potuto emettere delle obbligazioni di stato per un valore di 10 miliardi all’anno per 5 anni. Boom!!! C’è da chiedersi se abbia mai fatto due conti della serva e abbia mai capito come funziona, almeno, un libro contabile: colonna dare e colonna avere. Ma Bersani non è un tecnico come il grande Monti, ma un uomo politico. Agli uomini  a volte è permesso dire delle castronerie, mentre a chi fa politica la stupidità è peggio di qualsiasi altra cosa e Bersani in questo campo è veramente stupido.

Emettere delle obbligazioni a fronte di un debito delle PA significa in ultima analisi emettere altro debito, ma forse questo Bersani non lo sa, oppure lo sa eccome, e conscio dello sfascio e della stupidità degli italiani, si rende conto che tanto non cambia nulla e che alla fine paga pantalone. Che volete che siano 50 miliardi in più sul debito? Nulla, una goccia nel mare, dobbiamo preoccuparcene? Eppure ci sono stati milioni di persone che hanno votato questo personaggio, le sue idee e quelle che egli rappresenta in seno al partito che lo sostiene. Parliamo di 17 milioni di persone che la pensano come lui e come il suo partito. Cosa potremmo quindi contro proporre: beh, che le paghino questi 17 milioni di adepti al PD i 50 miliardi di debito delle PA alle aziende creditrici, vi pare? Alla fine sono poco più che 2900 euro a testa che distribuiti su 5 anni, come la proposta Bersani indica, sono solo 580 euro, che volete che siano per persone che hanno l’ardire di redistribuire sui restanti una proposta delinquenziale e truffaldina?

Ma il vero problema non sta tanto nella demenziale proposta di Bersani che riappare ancora in questi giorni e che sembra trovare molti “politicanti” favorevole. Infatti, da quello che legge, “la Commissione Ue ha concesso all’Italia la possibilità di emettere titoli pubblici speciali per far sì che le Pubbliche Amministrazioni saldino i propri debiti verso le imprese e fornitori.” Pare che Bersani abbia una corsia preferenziale a Bruxell visto quanto deciso dalla commissione europea o quanto meno si senta nell’autorità di decidere quanto ancora non è stato deciso visto lo stallo in cui ci troviamo. Ma l’Europa (le banche europee) chiede che vi sia un piano di rientro se mai dovesse prestarci questi denari (tecnicamente “un allentamento nel piano di stabilità”), ma anche in questo caso la nebbia fa da padrona. Mancano i dati certi e sopratutto non si sa con chi si avrà a che fare (anche questo Bersani non lo sa).

Il vero problema sta però e nella stragrande maggioranza delle aziende italiane che lavora per il pubblico e questo aspetto è ancora peggio di qualsiasi altro. Questo dovrebbe far pensare e mettere in dubbio le abilità dei nostri imprenditori, alle loro capacità di fare impresa se poi dietro alle spalle hanno un committente sempre pronto a fornire loro commesse ed attività.  In ultima analisi quindi lo stato italiano, assistenziale, pone il grave dilemma della libera concorrenza, come la madre che tenta di staccare il proprio bimbo dalla tetta per evitare che con la crescita dei dentini non si spolpi anche la madre. Lo stato italiano appare nutrice, produttore di mammoni, figli di mammona, di beoti bamboccioni sempre alla ricerca del suggerimento, dell’attività in seno alla loro nutrice. E’ una situazione paradossale, senza via d’uscita, ma sopratutto a circolo vizioso che si autoalimenta. Lo stato senza gli intrallazzi con le potenti aziende che con lui lavora non esisterebbe, così come lo conosciamo, e le aziende non esisterebbero. Eppure è così!  Nessuna o poche aziende ha il coraggio di ricorrere agli atti legali che le tutelano, preferiscono attendere, licenziare o magari suicidarsi pur di non colpire la loro madre nutrice. E’ assurdo, ma è la realtà.

Alcune aziende contattate, difronte alla domanda di ricorrere alle vie legali per rientrare del proprio credito, rispondono che una volta percorsa quella strada e vinta la causa dopo il lavoro mancherà, nessuno le metterà in condizioni di continuare, e nessuna associazione (Confindustria, Confartigianato, Confedilizia, Confcommercio) ha mai percorso la strada di una Class-Action nei confronti dello stato, ma quelle poche che hanno avuto l’ardire di fargli causa si trovano adesso senza lavoro e con personale licenziato, senza commesse.
Ha senso tutto questo?

Come pensiamo di poter essere un paese concorrenziale nei riguardi di altri europei quando al nostro interno abbiamo delle imprese che senza l’aiutino dello stato sarebbero uno zero assoluto! Come possiamo pensare in questo secolo con la prima economia mondiale (la Cina), la più grande in assoluto, per ora, che sta facendo balzi da gigante, di competere se non avessimo lo stato che ci assiste in ogni piega delle nostre attività produttive? Allora da questo scaturisce un altro ragionamento, perché lamentarci, perché chiedere insistentemente che lo stato paghi, quando in tempi migliori nessuno alzava la testa per farlo? Siamo tutti complici di un sistema che quando va bene tutti zitti. Ma adesso, con il lavoro che manca, con le tasse che hanno superato il 70%, con un’Europa che ha messo i cancelli alla nostra libertà di movimento, con le banche che stanno strangolando le aziende, gli imprenditori chiedono ossigeno, chiedono un aiuto manifesto al sistema che fino a ieri essi avevano sorretto.  Possiamo biasimarli?

[Aggiornamento]

Però, pensiamoci su un istante, fino a ieri queste aziende erano conniventi con le attività che lo stato dava a loro da svolgere, fino a ieri queste aziende non si lamentavano dei ritardi nei pagamenti o negli accrediti per l’Iva versata, queste aziende accettavano scoperti anche di mesi ed anni e le banche, consce che il creditore è solvibile (lo stato), nicchiavano e pazientavano. Fino ad ieri queste aziende, con la connivenza dei manigoldi dei politici, lucravano di 100/200/300/500 % in più sulle commesse e tutti erano contenti: imprenditori manigoldi e politici assatanati (basta vedere la differenza tra preventivo e consuntivo di tutte le opere pubbliche costruite in questi ultimi 50 anni).

Il sistema, un certo sistema, ha capito che il vero tesoro non sono le opere pubbliche, perché alla fine bisogna rendere conto, ma gli investimenti finanzari: non si rischia quasi nulla, si splpa sicuramente e si getta la carcassa senza che vi sia nessun colpevole, anzi è sempre lo stesso: il cittadino.

A questo proposito giusto perché vi facciate un po’ di cultura di economia e finanza vi posto un video di un guru della finanza che non è un Krugman o Stiglitz, ma un tassista di Londra, incazzato come una belva, ma che in poche e colorite parole ha espresso il teorema sul quale si basa la follia che stiamo vivendo in questi ultimi anni e quelli prossimi a venire.

Un posto al sole, un pochino in ombra.

7 marzo 2013 10 commenti

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Parlare di Grillo, di Casaleggio e dei risultati ottenuti non serve a nulla, tanto tutti ne parlano e tutti sanno tutto, mentre io non so nulla, anzi, quello che so è quello che sanno gli altri i punti del programma che si può tranquillamente scaricare dalla rete. Per quanto concerne le politiche interne, la gestione delle persone e dei denari credo che nessuno abbia le idee chiare. E’ stato detto che rinunceranno ai contributi elettorali, e che gli emolumenti dei parlamentari verranno ridotti.

Fin qui nulla di strano, è da vedere poi se manterranno le promesse una volta assaporato l’odore del potere che fa scorgere i bisogni degli italiani piccoli-piccoli.

Da più parti sembrano esistere però alcune crepe all’interno del movimento che, nonostante lo sfacciato e servile ossequio dei media al potere riconosciuto, ha saputo ricompattarsi e portare i risultati che abbiamo visto. L’istrione Grillo, la forza delle sue parole e delle parziali verità espresse nei suoi comizi, ha saputo cementare quelle fessure che i giornali, le televisioni, le tavole rotonde avevano insinuato sin dall’inizio della sua campagna elettorale. Da destra a sinistra le parole sono sempre state di disprezzo, di sufficienza e tutte con una nota amara di invidia nei riguardi di chi sta scombinando il potere.

Il problema delle insofferenze dei grillini era già accaduto qualche tempo fa, tanto da formare un movimento contro l’egemonia di Grillo e Casaleggio. Troppo potere e poca democrazia, queste le lamentele delle loro proteste. Gli espulsi dal movimento non si contano, ma alzano la testa creando una protesta che non sembra adombrare, per ora, la forza di questa onda trasversale.

Eppure, lentamente, caratteristica italiana, la fiducia, e forse anche il consenso, scema mano a mano che il tempo passa e si potrebbe dire  che “Passata è la tempesta: Odo augelli far festa, e la gallina, tornata in su la via, che ripete il suo verso.
La tempesta del Mov5s che rientra nei ranghi, mancando la piazza da arringare chi altro si interesserà? Gli augelli, scoprono che il vento della protesta politica è solo un vento che ha mosso alcune fronde, nulla più, anzi la gallina ripete il suo verso che per 50 anni ha infangato questo paese. Il quadretto e veramente attuale.

Così nel M5s alcuni si chiedono quale siano le direttive e su che basi muoversi, perché alla fine della festa chi comanda sono solo Grillo e Casaleggio, ma in un sistema che prevede il coinvolgimento degli neo-eletti, il programma da attuare e i confronti politici con le altre forze sono il sale dello scambio politico, mancando il quale tutto si riduce ad una farsa.

Tutto normale? No! Se prima si poteva contare su un rovesciamento dei paradigmi politici, ora lentamente vengono a galla cose che né Grillo, né Casaleggio mai dicono ai loro seguaci. Tutti zitti e guai a chi parla, vengono espulsi, come dimostra quanto accaduto da Favia: “Casaleggio prende per il culo tutti perché da noi la democrazia non esiste. Grillo è un istintivo, lo conosco bene, non sarebbe mai stato in grado di pianificare una cosa del genere. I politici, Bersani, non lo capiscono. Non hanno capito che c’è una mente freddissima molto acculturata e molto intelligente dietro, che di organizzazione, di dinamiche umane, di politica se ne intende”.  Forse Favia già conosce altre cose che son taciute o forse, inconsapevolmente, accetta quanto i suoi capi gli hanno ordinato, uscendo però dal confine impostogli

Ma cosa si trova in quella che la rete sembra essere la manna dal cielo per Grillo e Soci: un filmato, una presentazione delle idee che stanno alla base di questo movimento, del belin:

Briciole…

22 febbraio 2013 Lascia un commento

pdpdl

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Mancano pochi giorni alla sorpresa finale di queste buffonate di elezioni politiche italiane. Alcuni ammettono sommessamente che qualcosa cambierà, altri che non cambierà nulla e il popolo – noi – stanco delle solite previsioni e dei soliti dibattiti noiosi e inconcludenti, cerca una soluzione per mandare all’aria un certo tipo di casta e per dare aria alle stanze del potere. Accadrà qualcosa? Lo vedremo il 26 febbraio, salvo brogli elettorali che quest’anno potrebbero essere maggiormente attivi.

Lo scenario ormai lo conosciamo tutti e ripetere quelli che molti altri più esperti dicono non serve a nulla. E’ interessante, comunque, la notizia delle bugie di Giannino sul suo “Master”, poiché tutto avremmo potuto dire su questo personaggio, ma di essere un bugiardo, ingenuo e vanitoso bugiardo, no!

Eppure, vanità e la superbia, e una certa dose di veleno di Zingales, hanno completato l’opera di distruzione di una forza politica che sarebbe probabilmente utile al nostro paese.
In un’intervista su Rainews24 Giannino dichiarava che gli erano stati offerti seggi in parlamento e senato. Le forze politiche che gli fecero queste offerte: PD, PDL e Centristi (Casini). La sua risposta, ovviamente, fu un secco no!
Da qui nasce il sospetto che Zingales, un signor nessuno, laureato alla Bocconi con PhD, in Economia alla Massachusetts Institute of Technology, amministratore indipendente della Telecom e giudicato uno dei 100 maggiori pensatori del globo più influenti (!). In poche parole Zingales, che nessuno prima di questo caso conosceva, appare essere l’elemento di contatto tra quelli che Giannino vorrebbe regolamentare  e che appartengono alle stesse schiere dei suddetti gruppi politici. La risposta al no di Giannino quindi non si è fatta attendere.
La massoneria non perdona mai e nessuno!

Ma la rete aiuto chi cerca e scopriamo un altarino che molti del PD e del PDL non vorrebbero ascoltare. Bene! vediamo di che si tratta.

Monti, massone senza saperlo, Zingales, un subdolo ingenuo.

Zingales ha scritto un editoriale, comparso oggi sulla prima pagina de Il Sole24 ore, che –in teoria- avrebbe dovuto far fare un salto sulla sedia all’intera classe politica italiana, spingere rainews24 a parlarne per ore, e convincere i nostri baldi italioti, da Vespa a Santoro, da Lerner a Floris, ecc.,ecc a organizzare subito confronti, dibattiti, discussioni.

Non ne parlerà, invece, nessuno.

Perché questo non è un paese normale.

Chi gestisce il potere sa benissimo che la libertà di stampa è stata abolita in Italia usando l’oppio mediatico. Il pubblico è narcotizzato e non è più in grado di discernere. Gli italiani hanno perso la strumentazione mentale necessaria per decifrare e decodificare gli articoli stampati e capire la differenza tra un giornalista e l’altro.

Che cosa ci racconta Zingales sul suo editoriale?

Senza fare ideologia, senza parlare di politica né di partiti, senza alzare inutile polvere sporcata da eventuali aspetti di gossip e chiacchiericcio da dilettanti, ci spiega come –approfittando della distrazione beota degli italiani- sia passata un’operazione finanziaria FONDAMENTALE in borsa che rappresenta il punto d’incontro tra il PDL e il PD.

Niente di male in tutto ciò. E’ legale.

Il fatto è che non ne parlano certo né la truppa mediatica asservita al PD né tantomeno quella asservita al PDL.

Ne parla però Il Sole24ore.

Perché ne parla?

Semplice e lineare: perché quest’alleanza (QUESTI SONO I VERI POTERI FORTI DELL’ITALIA NELLA BORSA VALORI) sancisce il compromesso dell’Ancien Regime per abbattere definitivamente qualsivoglia progresso, libertà, modernizzazione, apertura dei mercati nel paese e Confindustria (che è proprietaria della testata) sa benissimo che tale alleanza velenosa tra la vecchia ala comunista italiana e la vecchia ala reazionaria liberista berlusconiana, finirà per radere a zero ciò che resta della spina dorsale dell’industria italiana e dell’imprenditoria. Tradotto in parole più semplici vuol dire che “politicamente” sia il PDL che il PD (con la benedizione del ragionier robotico Monti) hanno deciso di sostenere la speculazione finanziaria a danno della produzione di merci.

Cioè hanno deciso di fare ESATTAMENTE L’OPPOSTO di ciò che sostengono di star facendo e vi stanno ingannando a tutti.

Nell’articolo (che qui sotto riporterò in ampi stralci) si parla di come “approfittando della distrazione del paese, la vera lobby, la lobby delle lobby, Mediobanca, ha scelto di prendere per mano Unipol e farle salvare Fonsai di Ligresti”.

E’ molto peggio della bicamerale.

E’ centomila volte peggio.

E’ l’accordo di mercato tra Bersani e Berlusconi che metterà in ginocchio l’imprenditoria mercantile che produce lavoro e ricchezza.

E’ la risposta politica dei piddini e dei pidiellini al lavoro della magistratura, iniziato con l’attacco a Penati, proseguito con l’attacco al San Raffele, e ultimato in questi giorni con l’arresto, in pratica, di tutto il consiglio di amministrazione della Regione Lombardia con enorme sofferenza di Roberto Formigoni e della Lega Nord (è per questo motivo che è in grave subbuglio: temono la galera con manette vere, altro che elmi con le corna).

Con questo accordo finanziario, il mondo delle cooperative, le grandi banche dell’Emilia Romagna e della Lombardia diventano soci di una delle più corrotte famiglie italiane, i Ligresti, già finiti in galera con tangentopoli, uno dei più poderosi e solidi bracci destri di Silvio Berlusconi e di Roberto Formigoni nel mercato dei capitali.

Tanto per farvi capire il Senso dell’editoriale in questione, finisce così: “…..hanno ragione i tassisti”.

E se Confindustria usa questi toni –e sa ciò che sta dicendo- vuol dire che stanno cercando di metterci nel sacco a tutti con un inciucio consociativistico che rende sempre più legittima la definizione delle manovre di governo come La Grande Truffa.

Diffondete l’articolo dell’”eroe mediatico” Zingales, soprattutto presso le persone per bene della sinistra democratica che hanno il diritto di sapere che i più importanti sostenitori e finanziatori del PD hanno scelto di allearsi e associarsi nel mercato dei capitali con il livello più esteso e basso di corruzione economica nel paese. Sono andati al salvataggio di Silvio Berlusconi e di Roberto Formigoni. E’ bene che la gente si renda conto in quali mari sta navigando la Concordia dell’appoggio a Mario Monti.

Ecco alcuni pezzi dell’articolo in questione:

Solo cinque anni fa FonSai capitalizzava cinque miliardi di euro, oggi in borsa ne vale solo 235 milioni. Un maligno potrebbe pensare che si tratti di un’iniziativa ad arte volta ad impedire che una rete come quella di Fondiaria, che deve essere fatta di ferro per resistere ancora in piedi a più di un quarto di secolo di cattivo management, finisca nelle mani di un imprenditore capace. Per Mediobanca, che ha il 13,5% di Generali, sarebbe un duro colpo. Meglio un manager meno in gamba. Meglio se un’altra compagnia di assicurazioni. Si consolida ulteriormente il mercato (a vantaggio di tutti i produttori incluse Generali) e si distrae un competitore che per i prossimi anni sarà impegnato a raccapezzarsi nella confusione lasciata dai Ligresti. Io temo che la realtà sia meno machiavellica, ma, se possibile, peggiore.

In passato l’ho definito capitalismo di relazione, ma ora ritengo che sia offensivo nei confronti del capitalismo, quello vero. Preferisco chiamarlo comunismo societario. D’altronde una delle differenze sostanziali tra capitalismo e comunismo è chi prende le decisioni. In un sistema capitalistico sono i proprietari a scegliere e a subire le conseguenze economiche delle proprie scelte sbagliate. In un regime comunista le scelte economiche vengono fatte secondo una logica di potere e le conseguenze economiche di queste scelte non ricadono su chi le fa, ma sulla collettività. Si nomina la persona di cui ci si fida, la persona che non mette a rischio la posizione di potere di chi lo nomina. Questa è la logica che ha sempre prevalso in Mediobanca.

Unipol viene scelta non perché è la migliore opzione per gli azionisti di FonSai o quelli di Mediobanca, ma perché è la meno pericolosa per il sistema di potere di cui Mediobanca è al centro.

Unipol non viene scelta perché disposta a pagare di più gli azionisti, ma perché più disponibile a strapagare la famiglia Ligresti, dando a «ciascuno dei suoi componenti» (bimbi compresi?) un patto di non concorrenza della durata di cinque anni, in cui ognuno di loro riceve 7oomila euro all’anno per «non avvalersi dei loro consolidati rapporti con la rete agenziale e la clientela del gruppo FonSai», come recita la lettera di intenti di Unipol. Data la performance dimostrata dalla famiglia Ligresti io avrei offerto quella cifra a qualsiasi concorrente che li volesse assumere.

Questo comunismo societario ha potuto trionfare in Italia perché non c’erano le regole sulla trasparenza, concorrenza, e rispetto dei diritti degli azionisti di minoranza di cui un mercato ha bisogno.

Ben vengano le tanto attese (anche se troppo modeste) liberalizzazioni dei tassisti, dei farmacisti, e dei notai. Se l’Italia sta affondando, però, non è perché abbiamo due farmacie o tre taxi in meno. È perché i meccanismi di selezione della nostra classe dirigente sono distorti. Nel Far West privo di regole prevalevano i pistoleri più veloci, non i manager più capaci. Nell’Italia senza regole prevalgono i Gardini, i Ligresti, i… È l’incapacità di manager come questi a competere sui mercati internazionali che sta facendo affondare il nostro Paese.

È ora che Consob, Agcom, e governo agiscano.

Altrimenti hanno ragione i tassisti.

La Grande Truffa si tinge di bugie, di ipocrisie.

Questo governo è sostenuto, fondamentalmente, dagli interessi retrivi e reazionari della P2. Sentite che cosa risponde il ragionier robotico Mario Monti alla domanda elementare di Lilly Gruber che gli chiedeva se lui fosse massone non so bene cosa sia la massoneria. Io so di certo di non essere massone e non saprei neanche come valutare o accorgermi se uno lo e’. In fin dei conti per una persona banale e concreta come me e’ un concetto un po’ evanescente“.

Sono contento che Mario Monti ci consenta legalmente di definirlo una “persona banale”. Concordo con lui, è ciò che è.

Per non dire di peggio.

Cito, inoltre, il commento di Gioele Magaldi, Maestro Venerabile del Grande Oriente Democratico, una loggia laica e libertaria della Massoneria italiana, rispetto a questa frase del nostro robot. La frase ha un suo peso perché proviene dall’interno della massoneria. E’ un fratello che si assume la responsabilità civile e politica di sbugiardare un altro fratello, e lo fa nel nome della necessaria pulizia etica di cui abbiamo tanto bisogno nel paese.

Per ora ci limitiamo a registrare queste parole, riservandoci a breve un adeguato commento. In questa sede possiamo solo osservare che, dopo i Ministri che ricevevano in regalo appartamenti o viaggi a loro insaputa, adesso l’Italia ha un Premier che è MASSONE A SUA INSAPUTA…
Forse l’avranno consigliato di parlare così i Fratelli inglesi della City di Londra (“negare, sempre negare, anche di fronte all’evidenza”, come del resto suggeriva Licio Gelli ai fratelli piduisti, se colti con il sorcio in bocca e il nome in qualche lista) dai quali il Massone anglofilo Monti è appena andato a chiedere fraterno soccorso per il suo traballante percorso di statista”.

Come dire, è andato a Londra, buttandosi in ginocchio, per vendere e svendere il patrimonio pubblico italiano, garantendo adeguata copertura grazie ad accordi compiacenti in borsa tra PD e PDL, tra Unipol e Ligresti.

Sulle spalle del popolo italiano.

Sulla pelle di tutti noi.

E poi vogliamo andare a votare dei lazzaroni vestiti a festa?

Ref: Sergio Di Cori Modgliani

Ma su MPS si dice veramente tutto?

4 febbraio 2013 Lascia un commento

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Nel 2008 la banca Lehman Brothers dichiara fallimento per un debito di 613 miliardi di dollari. La Fed ed il governo Usa, guidato da Obama, non applicano il “Chapter 11” per il salvataggio. E’ bagarre e panico in tutto il mondo finanziario. In Italia alcune ripercussioni da allora ad oggi non sono ancora terminate, anzi, il bacillo del lievito-bancario è più che mai attivo e il velenoso pane che i criminali banchieri hanno preparato, è ormai sulle nostre tavole.

Il cane da guardia del colle più alto di Roma dichiarava il 1° febbraio:”Abbiamo spesso degli effetti non positivi, quasi dei cortocircuiti tra informazione – che tende ad avere il massimo di elementi per poter assolvere a un ruolo di propulsione alla ricerca della verita’ – e, nello stesso tempo, riservatezza necessaria delle indagini giudiziarie e rispetto del segreto d’indagine“.

Ma vediamo cosa intende quell’inveterato comunista massone.

Nell’autunno del 2007 MPS emette una delibera ufficiale firmata Gabriello Mancini (deputato ente fondazione mps) con la quale vengono “ingaggiati gli advisor che dovranno gestire, controllare e riferire l’andamento degli investimenti finanziari e l’intera procedura relativa all’acquisizione di Antonveneta”. Firmano l’accordo con tre società: J.P.Morgan, Credit Suisse a Banca Leonardo. Costo delle competenze 4.980.000.000 di euro (poco meno di 5 miliardi).
Scelgono anche il delegato dell’intera operazione, Mr. Monti jr., il figlio dell’attuale premier dimissionario Mario Monti, in quanto direttore responsabile del marketing operativo europeo di J.P.Morgan, colosso finanziario statunitense. Il tutto con beneplacito della direzione di PD, PDL, Udc e logge massoniche locali.
Due mesi dopo, una ulteriore delibera accredita a J.P.Morgan un successivo milione di euro secco extra, di cui non esiste fattura alcuna di riscossione essendo avvenuto su conto estero/estero. Il presidente di MPS è Muccari e vice presidente che deve mettere la firma è Francesco Caltagirone, suocero di Casini. Ma è necessaria l’autorizzazione definitiva sia del sindaco di Siena che del presidente della provincia, i quali autorizzano e firmano la delibera che dà pieni poteri a questi colossi di gestire i loro soldi. Non c’era nessun senese che non lo sapesse, anche perché non appena parte l’operazione arrivano soldi per tutti a Siena, dai grossi imprenditori al modesto barista che voleva ristrutturare il suo locale.

Nel 2008 MPS eroga 222.000.400 di euro (duecentoventidue milioni di euro) come “cifra da devolvere come investimento di beneficenza nel territorio” e partono altri soldi che ricadono a pioggia sull’intera città e provincia. A novembre di quell’anno, lo Stato provvede a fare un prestito voluto da Giulio Tremonti di 2 miliardi di euro al fine (così è scritto) “di consentire all’istituto di rispettare i parametri e i dispositivi previsti dagli accordi europei”. Tale cifra viene investita nel seguente modo: 1 miliardo per acquistare bpt italiani, 600 milioni in derivati scelti da J.P.Morgan (cioè Mr. Monti jr.) e 400 milioni in “beneficenza” di cui si occupa la Banca Leonardo che chiude una joint venture per “gestire il patrimonio nel territorio” con la Banca Mediolanum. Non è dato sapere dove siano andati a finire questi soldi perché essendo una “fondazione benemerita” che non paga tasse, si avvale (nel rispetto della privacy!!) del diritto di non rendere pubblico il nominativo di chi gode della beneficenza dell’ente che deve risultare anonimo. Nel 2010, Tremonti fa avere alla banca circa 25 miliardi di euro, con i quali MPS fa lo stesso giochetto: acquista circa 15 miliardi di bpt così abbassa lo spread, ne investe 9 in speculazioni azzardatissime e un altro miliardo così, a pioggia, nel territorio, di cui si sa poco o nulla. Per celebrare la bontà dell’operazione viene chiamato come “consulente e advisor d’aggiunta” l’on. Gianni Letta, a nome di Goldman Sachs, il quale provvede a fare in modo che venga varata una delibera nei primi mesi del 2011 nella quale si sostiene che “la fondazione per fare cassa e poter dunque sostenere l’ònere dell’operazione di acquisizione di banche terze, delibera di cedere il pacchetto delle proprie azioni privilegiate nell’ordine di 370 milioni di euro al nuovo advisor aggiunto Goldman Sachs, nella persona del suo consulente delegato rappresentante on. Gianni Letta”. E così, si trovano insieme, nel 2011, la famiglia Monti, la famiglia Letta, la federazione del PD sia di Siena città che di Siena provincia, i Caltagirone, con il management direttivo che è composto da massoni indicati dalla federazione del PD. Nel solo 2010, Giulio Tremonti fa avere alla banca circa 40 miliardi di euro che seguono il solito giro di sempre, creando un vorticoso anello virtuale di grande salute finanziaria delle banche italiane e di tenuta della nostra economia, perché si tratta, in pratica, dello stato che si compra i titoli da solo fingendo che li stia comprando il mercato. Ma l’economia, prima o poi vuol sapere i conti reali. E nel giugno del 2011 cominciano i guai. J.P.Morgan, Goldman Sachs e Credit Suisse si ritirano, “grazie e arrivederci abbiamo fatto il nostro lavoro”, e a MPS si accorgono che dei 32 miliardi complessivi investiti in derivati non soltanto non hanno guadagnato un bel niente, ma è tutto grasso che cola se riescono a recuperare sul mercato qualche miliarduccio. Devono quindi coprire il buco. Perché? Semplice: hanno messo in bilancio negli ultimi due anni le cifre dei guadagni sui derivati presentando il tutto come soldi acquisiti mentre, invece, erano virtuali. Quindi i bilanci erano truccati. Non si sa a quanto ammontino le perdite. Lo sanno soltanto, presumibilmente , Gianni Letta e Monti jr. Lo stato, però, in quel giugno del 2011 non ha davvero più soldi da dare a MPS, perché solo nel 2010 Giulio Tremonti ha fatto avere complessivamente al sistema bancario italiano 89 miliardi di euro, di cui circa 20 miliardi passati alle fondazioni (Lega Nord) di Banca Carige, Banco di Desio e Brianza, Banco di Brescia, Banco Popolare di Valtellina, Banca di Sondrio (per questo l’hanno voluto nella loro lista) che si comportano come MPS, lo stesso tipo di giochetto.

Ma a giugno del 2011 sono finiti i soldi. Il management di MPS è disperato: non c’è più lo Stato a tirar fuori il grano, come si fa? Ghe pensi mì, dice Mario Draghi, conosco gente in Europa. E così il 10 giugno del 2011 fa avere subito 350 milioni da 12 banche europee, altri 400 milioni dallo stesso consorzio e successivi 2 miliardi da un pool di altre 19 banche europee ma MPS è ormai un colabrodo, perché i soldi servono soltanto a pagare gli interessi composti sui derivati. Il management, infatti, ha venduto carta straccia a 10 a gente che si è assicurata: quella carta, a giugno del 2011 vale 2 quindi adesso MPS deve pagare anche l’assicurazione . E così, entra in campo lo spread.

Una parola ignorata dagli italiani fino al giugno del 2011. PD PDL Udc Lega Nord Massoni senesi e Vaticanensi pensavano che il giochetto fosse eterno. E invece non era così. MPS si rivolge quindi al mercato che gli sbatte la porta in faccia e si trova davanti a tre alternative: a) fallisce; b) vende titoli tossici che nessuno vuole; c) vende i bpt italiani di cui ne ha almeno 80 miliardi scadenza a 2 5 e 10 anni.

Sceglie l’opzione C.

Gli viene imposta da tutta la classe politica.

E così, l’intera classe politica italiana (con l’aggiunta della famiglia Monti) dà il via.

Ma il mercato è implacabile.

E quelli di Goldman Sachs e di J.P.Morgan sanno i conti veri di MPS (li hanno gestiti loro) e così spargono la voce che la banca è disperata perché “tecnicamente” è già fallita e consiglia ai clienti di acquistare a peso morto bpt italiani scommettendo sull’innalzamen to alle stelle dello spread italiano puntando all’implosione del sistema economico italiano. Il bello è che, in questo giro perverso, partecipa addirittura MPS, perché i malati si comportano così: la terza banca italiana si lancia nel luglio del 2011 in una gigantesca operazione finanziaria puntando tutto sui debiti delle banche italiane, e le altre banche italiane la seguono. Da cui, finalmente si è riuscita a sapere la vera verità.

La truffa dello spread iniziata nel giugno del 2011 non era una truffa: era reale.

E non fu un attacco della speculazione internazionale, bensì un attacco suicida delle banche italiane, guidato da MPS che, per coprire le proprie perdite, vendeva sul mercato secondario miliardi e miliardi di bpt italiani come se fossero carta straccia, diminuendo il nostro potere d’acquisto, aumentando il disavanzo pubblico e rendendosi responsabili, nonché protagonisti, dell’ultima mazzata inferta alla Repubblica Italiana.”

Possiamo dire che nessuno sapeva? Che i politici e gli amministratori di regione, provincia e comune di Siena non sapevano? Ma come mai tra le mistificate azione della GdF nessuno è intervenuto e solo ora alcuni “ruttini” vengono fuori dalla gola profonda di MPS? Chi non ha avuto si riprende la rivincita, facendola pagare cara però al popolo italiano, ma il nostro rothwailer del colle più alto di Roma, ci dice che le cortocircuitazioni non possono essere il sistema di indagine e che ci vuole riservatezza e rispetto del segreto.

ref: il morbo MM

Natale 2012…le ultime feste!

27 dicembre 2012 Lascia un commento

Colpo di stato .

Fare gli auguri di Buon Natale in questo letamaio italiano animato e vissuto da un branco di lazzaroni sarebbe come augurare ai lettori di questo blog di suicidarsi.  No, non glielo auguro a nessuno, ognuno scelga la sua strada, bella o brutta che sia!

Ma che senso ha questo augurio in questo scenario? I più, quelli che hanno subito il metodico lavaggio del cervello, vedono in questo momento il rinnovarsi di una politica da sacrestia in cui congratularsi per gli anni trascorsi e condivisi per  l’aumento dei loro guadagni, gli altri, i meno cialtroni, si grattano la crapa chiedendosi cosa non è stato fatto per non aver guadagnato. In mezzo a questa masnada di marrani c’è il popolo, la gente comune, quella che non sa più a che santo votarsi. Questo immenso gruppo di persone, spesso dilaniate ed attratte dai vari proclami politici, guarda stoicamente senza batter ciglio la disfatta economica e sociale di questo stato.

Adesso, il professore, quello che assieme al collegio di briganti ha stritolato l’Italia nella morsa fiscale senza ritorno, ha annunciato che entrerà in politica, quella seria, dice lui. Il brigante del colle, quello dalla coriacea pelle, quel comunista democratico che applaudiva ai carri-armati che portavano la libertà, l’amico della Nato; quello che insistentemente spingeva le forze politiche nel 2011 ad aggredire la Libia per assecondare i piani di rapina democratica, quello che appoggiava la distruzione delle case palestinesi e che da bravo lecchino goym, accarezzava la zampa della bestia sionista che presto lo scorticherà, sosterrà il suddetto professore in questo colpo di stato, perché, è giusto chiamare con il nome giusto, si tratta di un vero e proprio colpo di stato.

In questa misera e infima italietta ancora una volta la figura patetica di Berlusconi si ripropone per le prossime elezioni politiche. I danni, i disastri culturali, industriali, economici e soprattutto morali che hanno accompagnato questa persona, non hanno paragoni. Per contro i suoi illustri antagonisti politici non sono da meno: come possiamo pensare che un Bersani, un Vendola, un Casini, un Di Pietro siano in grado di ridare lustro e forza a questa vecchia ciabatta italiana? Non si pensi poi al comico di turno di Grillo che non potrà sicuramente competere con quelle volpi assatanate che albergano a Roma anche se…

Dove si fondano le loro logiche politiche? Sul manicheismo, sul clientelarismo, sulla squallida e ritrita storia della parità sociale, quando poi scoprire che l’illustre personaggio del colle più alto di Roma non disdegna gli aumenti annui del suo vitalizio del 3% in barba ai sacrifici che tutti gli italiani stanno facendo. Ma lui è King George! Il vecchio perde i pelo, ma quello di fregare gli italiani no!

E’ il disastro della politica con la “P” maiuscola, anche se in Italia una vera politica di grande respiro non c’è mai stata, forse una bozza negli anni 50/60, dopo i danni della guerra, ma da allora ad oggi il vuoto totale. E questi omuncoli tra prostitute, vallette, piccole bagascie da avanspettacolo, spogliarelliste, tra balletti verdi e rosa, festini all’insegna del porco, avrebbero l’ardire, a parole, di voler sistemare una terra sconquassata in mille rivoli di connivenze malavitose, di interessi incrociati, di piccoli orticelli?

Mah?!

E’ la solita pantomima italiana degli ometti destinati a lustrare le scarpe di qualche banchiere in attesa della mancia dovuta. Poveri illusi, scemi e soprattutto cretini. Hanno scambiato l’arte della politica con quella del commercio di qualche quarto di bue, con quella di una trattativa tra mercanti di letame ed invece stanno scambiando la vita di milioni di persone accantonando quanto di buono e costruttivo può dare il nostro paese.

Ora non c’è più spazio  per le ipotesi, poiché le pedine nello scacchiere italiano sono già state posizionate. Un non-politico, eletto dal Quirinale, si arroga il potere di fare politica senza mai avere avuto i consenso da nessuno. Questo fatto di per sé è il primo gradino del colpo di stato: un atto peggiore di quello che fu commesso dallo stesso fascismo. E’ strano che in questo nessuna voce, soprattutto della sinistra non abbia alzato i toni, nessuno, nemmeno da quella cariatide di Scalfari, grande sostenitore di Monti e della sua famiglia, ma grande accusatore di tutti quelli che non hanno mai condiviso le sue scelte. Un tempo oceaniche manifestazioni riempivano le piazze, la guerriglia urbana si insinuava per definire un pensiero (quello che oggi ha costruito questo sfascio), ma oggi, quella sinistra, per fortuna, non c’è più, assorbita e metabolizzata dalle sue stesse idee e quegli uomini che la componevano, ora, li vediamo come stoccafissi erigersi in quei posti di comando e di prestigio sociale dove poter controllare il loro dominio.

ILVA, solo bestie!

27 novembre 2012 2 commenti

Continua indefessamente l’attività terroristica dei giudici di Taranto contro gli interessi nazionali, sociali ed economici di una parte dell’industria italiana. E’ stato confermato il licenziamento senza preavviso di 5.000 dipendenti dell’ILVA (Ex IRI svenduta alla famiglia Riva). Purtroppo, come sempre accade in Italia, si guarda solo all’aspetto più facilmente suscettibile di critiche: ambiente (che va tanto di moda quando si tratta di nascondere altri misfatti).

Quello che più ci si chiede: dove stanno le grandi sigle sindacali della CGIL della UIL, della CISL. In altri tempi avrebbero rovesciato un paese e  avrebbero tappezzato le città con oceaniche manifestazioni. Adesso tutti zittini, ricurvi nelle loro sedi a bofonchiare cose inudibili e nessuno si muove. Nel frattempo 5.000 famiglie dovranno fare i conti con dissesti economici, finanziari. Ma ai sindacati, oltre a vociare parole senza senso, non resta altro. C’è come l’impressione di un accordo condiviso con i grandi attori della questione e che per tranquillizzare le persone, usino le solite melliflue proteste, insignificanti e per nulla incisive.

Mi domando poi se quei giudici di Taranto, studiosi di Cicerone (mi auguro che l’abbiano studiato profondamente),  hanno mai considerato questi aspetti sociali, perché il sospetto viene per la loro indifferenza e nella totale assenza di ratio societatis et humanitatis e della magnitudo animi (Cicerone): quelli non sono operai, dipendenti, impiegati con famiglie, figli. Sono solo bestie da scaricare al primo macello aperto!

Il problema è ambientale, si dice, ma se fosse così, come accaduto nella zona della Rhur, le soluzioni ci sono. I tedeschi ci sono riusciti ed hanno bonificato l’intera zona rendendola un giardino. Cosa abbiamo noi italiani che non riusciamo a fare meglio degli altri? Inettitudine, pigrizia, oppure forze nascoste che spingono per la chiusura definitiva dell’ILVA, soppiantandola con altri mostri a discapito della salute del benessere sociale.

Avete voluto fare i polli? Preparatevi per la spennatura montiana.

12 novembre 2012 2 commenti

«Vorremmo introdurre una tassa generalizzata sui patrimoni ma non avendo gli strumenti non vorremmo favorire l’allontanamento dei capitali».

Questa la battuta di uno sprovveduto che per inesperienza e incapacità intellettiva annuncia ai quattro venti che potrebbe essere introdotto una patrimoniale con il risultato effettivo di far scappare ancora quei pochi che credevano in una politica “seria”.

La frase suddetta è stata pronunciata dal nostro capo del Governo Monti in occasione del Forum del Financial Times di Milano. C’è qualcosa di nuovo? Sì, ovvero l’annuncio aperto che ci sarà la patrimoniale, ma con i passi che il governo sta compiendo. Non ci sarà una scure nottetempo come nel precedente governo Amato e forse nemmeno retroattiva, ma ci sarà. L’avviso ai naviganti è chiarissimo: se potete esportare i capitali, fatelo in fretta perché non ho più tempo per tergiversare e chi ha orecchie per intendere intenda.

Già s’era scritto su questo odiosa tassa, iniqua, incapace di risolvere nulla se lasciata da sola e senza che vi siano le necessarie correzioni che mai verranno fatte, ma ora i tempi stringono e a Bruxelles non viene lasciato spazio a tentennamenti, sopratutto per le vagonate di miliardi di euro che l’Italia si trova ad affrontare per il patto di stabilità (MES) per 20 anni. Siamo indietro sulla tabella di marcia e nella caotica gestione di un governo incapace è preferibile usare la solita scure sui pochi capitali rimasti in Italia: immobili.

L’intolleranza delle parole di Monti non hanno confine e nemmeno riguardo per i sudati risparmi di milioni di famiglie, poiché argomenta che questa necessaria “patrimoniale esiste già in alcuni paesi estremamente capitalisti”. Come dire: mal comune mezzo gaudio. Ma un male, anche se comune, è sempre un male e non necessariamente risolve le problematiche economiche del nostro paese quando tutto il resto rimane immutabile e ingessato su posizioni di potere di partito e clientelari.

Monti non solo non ha cambiato nulla in questo anno di governo, ma ha portato l’Italia sempre più in basso, come si confa all’usuraio che chiede mensilmente alti interessi alla sua preda.

Il bello della questione è che i vari lazzaroni d’Italia, dal Quirinale e giù fino al più piccolo infame insistono che sostenere questo deprecabile governo è meglio che andare alle elezioni, meglio che votare con una legge elettorale colabrodo. I vari Udc, PD, PDL e tutta la masnada di briganti che infesta l’Italia si stringono a coorte e son pronti alla morte, l’Italia di Monti chiamò.

Morto ad Atene per la troppa ricchezza e libertà delle classi meno abbienti

18 ottobre 2012 Lascia un commento

E’ notizia di poche ore fa, in Grecia a causa delle limitazioni economiche e delle strategie della classe dirigente politico-finaziaria che sta spremendo il popolo greco fino a togliergli l’ultima goccia di sangue ad Atene ci sono state manifestazioni con relativo morto. Questo sono le radici sulle quali si base il Nobel dato all’Europa per la stabilità, il benessere e la pace che regna sovrana.

Euro irreversibile o bancarotta annunciata del sistema bancario?

6 settembre 2012 Lascia un commento

Oggi 6 settembre 2012 ennesima iniezione di cocaina bancaria.

Mario Draghi ha infatti prodotto quello che, secondo le sue parole sarebbe, la maniera migliore per salvare l’area euro, perché come dice lui stesso, l’euro è irreversibile, mentre sappiamo che l’irreversibilità, date le condizioni restrittive dei vari trattati e delle condizioni vessatorie del Fondo Monetario Internazionale, è la situazione economica nazionale ed internazionale.

A questo e con rispetto riporto un interessante ed illuminante articolo di Chicago.blog:

Quando la BCE tra il mese di luglio 2011 e il mese di febbraio 2012 ha immesso nel sistema bancario europeo 1,3 trilioni di euro (in soli nove mesi!) per soccorrere il sistema bancario (espandendo così il suo bilancio a tre trilioni, una cifra ben superiore al PIL tedesco) avrebbe dovuto essere chiaro che l’estrema gravità della crisi europea non solo era di molto superiore a quella di cui i leader europei parlavano, ma che fino ad allora avevano mentito sulla reale esposizione dei paesi membri che ha reso la crisi irreversibile. Non è l’euro ad essere irreversibile come dice il governatore della BCE, ma la sua crisi.

Ancora oggi la reale ampiezza della voragine che si è spalancata nell’eurozona ci è ignota e solo la “liquidazione” del sistema potrebbe fare emergere la verità.

Si consideri ad esempio la crisi della Grecia iniziata nel 2010 e dopo ben due anni rimasta irrisolta. Questo paese rappresenta appena il 2% dell’economia europea e si sta facendo di tutto per ritardarne l’uscita dalla eurozona. Il vero motivo? Per gli analisti che hanno ben scavato nei bilanci, la reale esposizione greca verso i paesi membri, è di oltre 1 trilione. Ecco il motivo per cui l’Europa continua a erogarle denaro nonostante sia in bancarotta completa e non abbia ottemperato a nessuna delle misure fiscali richieste. Si temono le ripercussioni della sua uscita su un sistema bancario già barcollante.

Nel 2012 è poi esplosa la crisi della Spagna che ha riguardato contemporaneamente il sistema bancario e il debito sovrano. Nel giro di appena un week end si è cercato di tamponare la falla, ma poi ci si è accorti che era un’altra voragine che faceva anche di questo paese un problema europeo: Tutto il sistema bancario è seduto infatti su una polveriera: il mercato del debito spagnolo, pari a €2.1 trilioni. L’Europa funziona così: quando i paesi emettono debito questo viene immediatamente acquistato dal sistema bancario e parcheggiato nei bilanci come “senior asset”, cioè come attivo a basso rischio (!). Le banche quindi concedono prestiti a terzi e fanno colossali operazioni di investimento a fronte di questo attivo. In caso di default della Spagna gli attivi a copertura del portafoglio investimenti andrebbero quindi immediatamente in fumo e i tassi di interesse salirebbero alle stelle facendo crollare tutto il sistema europeo. E accenniamo solo di sfuggita a ciò che accadrebbe al mercato dei derivati basati sui tassi di interesse preesistenti. Molto probabilmente Wall Street verrebbe chiusa per qualche tempo. Insomma la Spagna, come la Grecia, rimane un grave problema irrisolto.

Se l’Italia naviga in difficoltà non godono buona salute neppure Francia e Germania il cui debito rispetto al PIL è ormai al 90%, un livello che di solito fa scattare il declassamento di un paese da parte delle agenzie di rating.

Eppure, nonostante questa realtà, il governatore della Banca Centrale, Mario Draghi, ostenta sicurezza facendo intendere di avere sotto controllo la situazione e di poter risolvere tutti i problemi. Noi, invece, crediamo che l’euro sia in coma irreversibile e che quindi the game is over. In altri termini non esiste nessuna strategia politica e finanziaria credibile che possa salvare l’eurozona.

Proviamo infatti ad analizzare le opzioni di salvataggio e la loro plausibilità concentrandoci soprattutto sulle due entità portanti dell’eurozona la BCE e la Germania a fronte dei meccanismi di salvataggio come l’EFSF, l’EMS e il FMI.

BCE. Molti credono che la soluzione sia una banca centrale europea che operari come l’omologa statunitense acquistando su larga scala i titoli di debito pubblico in cambio di denaro di nuova creazione. Ma si sbagliano di grosso se credono alla percorribilità concreta di questa opzione. Primo, Mario Draghi ha detto con chiarezza che la banca centrale potrebbe intervenire solo in caso che i paesi bisognosi rispettino le misure di austerità, mandino ad effetto le riforme strutturali e cedano sovranità (quanta?) al governo di Bruxelles. Se queste sono le condizioni poste dal Governatore, pensiamo che non si realizzeranno mai, soprattutto l’ultima (terrificante): la cessione di sovranità al governo di Bruxelles. Ergo la BCE non acquisterà direttamente titoli di debito dai paesi membri. E se anche lo volesse fare avrebbe il veto della Germania che vede in questa operazione il rischio di una iperinflazione.

Secondo. Non bisogna dimenticare che la crisi europea non è di liquidità ma di insolvenza, aka di capitale. Nel primo caso l’acquisto di bond in cambio di denaro fresco (cash for trash) potrebbe temporaneamente alleviare le difficoltà del sistema bancario che, ufficialmente, ha una leva finanziaria di 26 a 1. Ciò significa che ogni 26 euro del suo attivo (prestiti erogati a terzi) sono garantiti da appena 1 euro di capitale. Quindi, con una leva così alta, basterebbe un ribasso dell’attivo di appena il 3,8% (ad es. per perdite su crediti o diminuzione delle quotazioni dei titoli) per azzerare il loro capitale. In realtà la precarietà del sistema è ancora più acuta se si pensa che la leva finanziaria è in molti casi è superiore, cioè di 30 a 1, di 50 a 1 o addirittura di 100 a 1 come nel caso delle banche francesi (quando la Lehman Brothers è fallita aveva una leva finanziaria di 30,7 a 1). In una situazione di scarsa liquidità sostituire titoli con contante alle banche farebbe comodo. Tuttavia poiché la crisi di liquidità deriva dalla crisi di insolvenza, l’operazione cash for trash sarebbe controproducente perché rimuoverebbe dall’attivo delle banche i titoli che, come abbiamo accennato più sopra, rappresentano il collaterale per ottenere prestiti e per effettuare investimenti. E le banche hanno bisogno disperato di “attivo”. Terzo. Tecnicamente la BCE potrebbe acquistare, come nel passato, direttamente titoli sul mercato, ma questa iniziativa è stata abbandonata da quattro mesi appunto perché la Germania (e la Bundesbank) si è opposta e continua ad opporvisi. E’ chiaro che la BCE non può muoversi in autonomia ma deve aver l’assenso della Germania perché senza questo paese l’euro cesserebbe di esistere. Inoltre non ci si dimentichi che quando nel 2011 la BCE acquistò debito sovrano non risolse alcun problema e perse il controllo del mercato del debito. Infine, oltre il 25% del suo bilancio è già costituito dal debito dei PIIGS e aumentare questo attivo (aka spazzatura) metterebbe a rischio la sua stessa solvibilità.

Allora la BCE potrebbe acquistare il debito di concerto con l’EFSF e l’ESM. Ma anche questa opzione è problematica. L’EFSF dopo il primo salvataggio spagnolo (100 miliardi) è rimasto con una debolissima potenza di fuoco, appena 65 miliardi di euro. Quanto al nuovo fondo ESM di 700 miliardi non è stato ancora ratificato. Che sia ratificato o meno il 12 settembre prossimo dalla corte costituzionale tedesca ha poca importanza sostanziale; la ratifica potrà solo protrarre lo stato comatoso della moneta unica. Infatti, se il fondo fosse approvato Spagna ed Italia dovrebbero contribuirvi al 30% per…salvare se stesse! Il che sarebbe veramente grottesco. Ma supponiamo che questi paesi siano esentati dal contribuirvi. In tal caso il peso del finanziamento (il 66%) del fondo ricadrebbe su Francia e Germania. Ma entrambe non hanno questa disponibilità finanziaria. E anche se l’avessero, mettendola a disposizione dei paesi periferici verrebbero immediatamente declassate dalle agenzie di rating. Il problema potrebbe essere superato facendo acquistare dall’ESM i bond. Ma anche questa opzione è impossibile: il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble è stato chiaro: L’ESM non sarà mai autorizzato ad acquistarli.

Allora quali altre misure resterebbero alla BCE per sostenere l’euro? Potrebbe lanciare il terzo LTRO (il quantitative easing in versione europea) cioè prestare direttamente un altro trilione (o altri due?) al sistema bancario perché acquisti il debito che la banca centrale non può acquistare direttamente. Ma l’effetto di questa operazione sarebbe lo stesso dei LTRO 1 e 2 precedenti: abbassare il valore dei bond, ridurre il valore dell’attivo delle banche, fare aumentare i rendimenti, cioè i tassi di interesse e rendere così ancora più costoso l’indebitamento nell’eurozona. Tutte le opzioni in mano alla BCE portano ad un circolo vizioso ritorcendosi sempre contro l’euro.

Conclusione: la BCE non può migliorare la situazione ma peggiorarla. La crisi infatti, lo ripetiamo, non è finanziaria ma economica e di insolvenza e acquisti di bond e monetizzazione del debito non possono nulla a fronte di un economia che non produce correnti di reddito sufficienti (la vera fonte del credito e della potenza di fuoco finanziaria) per ripianare perdite e debiti esponenziali.

Germania. E’, insieme alla BCE l’elemento chiave dell’eurozona. Ma come abbiamo già accennato il peso del suo debito sul PIL sta raggiungendo livelli preoccupanti (90%) e in corrispondenza dei quali la solvibilità di una nazione può venir messa in discussione. Inoltre bisogna ricordare che ha un’esposizione verso la UE di un trilione di euro pari al 30% del suo PIL erogato attraverso i vari meccanismi di salvataggio dei PIIGS. La Germania ha ormai esaurito le sue cartucce. Escludendo ormai completamente la soluzione degli eurobond a cui la Merkel ha opposto un irrevocabile nein, potenzialmente la Germania potrebbe salvare l’eurozona con l’aiuto della BCE accettando, in una forma o nell’altra, di monetizzare tutto il debito. Ma abbiamo già visto che questo è impossibile. Il prossimo anno il cancelliere tedesco deve affrontare l’elezioni e sa che la monetizzazione del debito potrebbe scatenare un’inflazione e danneggiare l’economia tedesca sulla quale l’agenzia Moody non fa rosee previsioni. Se la Germania perdesse lo status di tripla A sarebbe la fine immediata dell’eurozona, senza esitazioni. Il popolo tedesco già contrario ai salvataggi europei non tollererebbe mai un downgrade del merito del credito per il proprio paese. La Merkel impossibilitata ad aiutare i suoi partner europei può solo aggrapparsi alla speranza che i programmi di austerità e di riforme in corso negli altri paesi inneschino una ripresa e che l’export del suo paese non rallenti. Ma anche questa è un’ illusione. Le misure di austerità in atto nei paesi partner (per il modo in cui sono intese e realizzate) danneggeranno anche il suo paese. La Germania comunque insieme ad altri paesi come la Finlandia ha un piano di emergenza per l’eventuale uscita dall’euro.

Per quanto riguarda, infine il Fondo Monetario Internazionale rimarrà passivo per qualche tempo. Anche negli USA le elezioni sono imminenti ed Obama non si accollerà il rischio di un intervento che comporterebbe più tasse a carico dei contribuenti americani.

Game is over. Quattro mesi scrivemmo (Breve Profilo del Caos) che l’eurozona era un morto vivente e anticipavamo l’analisi che abbiamo qui solo dettagliato un po’ di più. Nulla è cambiato da allora e non è emersa alcuna opzione concreta che possa migliorare la situazione. I piani finanziari passati e quelli da attuare in prospettiva sono da Fannie Mae e Freddie Mac: disastrosi. La fine dell’esperimento dell’euro può non essere imminente. Ma è inevitabile. Non sarà assolutamente la fine dell’Europa che deve restare area di libero scambio, ma la fine di un sistema che non rende possibile la crescita economica e crea irresponsabilità, apatia e dipendenza dei paesi deboli dai paesi forti. La fine sarà dolorosa ma molto meno di quanto si pensi. Il suo mantenimento in stato di coma sarà altresì doloroso ma molto peggio di quanto si creda.

E’ evidente che siamo all’ennesima produzione di insolvenza, all’ennesima produzione di guadagni per il sistema bancario nazionale ed internazionale che nel frattempo metterà al riparo i propri attivi quando arriverà il crack finale.
Non definiamo la politica dell’attuale governo costruita da un collaterale di manigoldi (gli attuali politici) e nemmeno l’attività del governo stesso che piacente alla lobby bancaria, disinteressandosi dei problemi dell’economia reale e dei lavoratori, porterà la nostra nazione ad un servaggio mai visto prima.
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