Archivio
Ciò che l’uomo non fa Dio lo compie!
Lo sterminatore di Sabra e Chatila, Ariel Sharon, è morto!
Se la giustizia terrena non compie il suo ciclo, la natura – nella sua infinita pazienza – agisce imperturbabile e indifferente all’essere umano.
Ciò che i palestinesi hanno agoniato per anni (il giudizio alla corte dell’Aia per crimini contro l’Umanità) il male fisico che colpì Sharon ha reso quella giustizia cercata e sempre mascherata con la complicità delle nazioni europee e degli Stati Uniti una realtà, oggi, inoppugnabile.
Anche gli intoccabili, gli eletti, i figli della Shoa hanno sono giudicati e puniti in secula seculorum.
Nel segno della libertà sessuale?
E’ ufficiale, una coppia di lesbiche americane, dopo aver adottato un bambino, gli hanno somministrato ormoni dall’età di 8 anni per farlo diventare una bambina. Si sono giustificate dicendo che “è preferibile per un bambino effettuare il cambiamento quando l’età è ancora giovane“.
Il trattamento ormonale è attuato al fine di impedire al bimbo di passare per l’età puberale prima di essere operato per il cambio di sesso. Le due lesbiche, di religione ebraica, hanno messo in pratica quello che il talmud prevede. D’altronde in Usa, nelle comunità ebraiche molto osservanti le regole talmudiche si mettono in pratica senza troppi indugi.
Molte sono le cose deviate e mai denunciate per il timore della ritorsione, della vendetta, ma sopratutto dell’onta che la comunità subirebbe da una denuncia di questo tipo.
Siamo arrivati al capolinea della moralità e della indifferenziazione fenotipica (tutte lesbiche e culattoni) alla quale si vuole sottomettere l’intera umanità. Guai a dire che queste lesbiche sono da condannare, perché hanno plagiato a proprio uso e consumo un essere inerme incapace di intendere e di volere, poiché saremmo tacciati di omofobia, di razzismo, ma sopratutto di antisemitismo.
Ma non erano proprio queste categorie di persone a promuovere la diversità come ricchezza del cambiamento, che una società aperta e libera è resa più ricca? Eppure in questa ondata di omofilia o meglio pedofilia, perché di altro non si può parlare, viene subito sottolineato lo scandalo quando qualcuno prende le distanze, o perché non interessato o perché preferisce vivere la sua omosessualità senza i lustrini della ribalta. Fa specie pensare che Vendola aveva espresso che se poteva sarebbe andato nel Kossovo (chissà perché proprio lì!) per adottare un bimbo, ma fa altresì specie la battaglia per l’affido/adozione dei bambini a coppie omosessuali.
Ebbene, queste mostruosità compiute da persone mentalmente ammalate non solo dovrebbero essere condannate pubblicamente, ma punite con estrema durezza e senza distinzioni di razza o credo religioso.
Sono Fiera/o di essere italiana e di perdere
Poteva immagine non essere più esplicativa?
Spagna 4 : 0 Italia
Adesso possiamo dormire.
Condanna: vietato uscire dall’Euro!
.
Forse non ce ne siamo accorti, ma nei vari trattati NON è previsto che un paese se ne esca impunemente dall’area euro senza pagare dazio. No! Non è possibile, non è previsto e non se ne parla nemmeno e il caso della Grecia dovrebbe far pensare anche ai più recalcitranti.
Dobbiamo quindi capire perché non è possibile uscire dall’euro.
Cosa accadrebbe veramente? Oltre alle solite nenie catastrofiste di una iper-svalutazione delle monete nazionali, quello che hanno guadagnato per gli eurocrati, da Monnet a Delors, da Padoa Schioppa a Mario Monti e Draghi, l’euro non è stato un fine in sè; la moneta unica doveva, nel loro disegni, distruggere le nazioni e le sovranità nazionali.
Più volte abbiamo sentito parlare Monti che l’Italia e le nazione europee devono cedere parte della loro sovranità all’Europa, al tecnicismo eurocratico fondato solo sulle complesse ed impopolari manovre contro il popolo europeo e contro le nazioni europee. Ma il capo-tecnico è talmente falso che, in vista di eventuali capovolgimenti, annuncia che “ci sono tre Paesi europei che hanno dovuto cedere pezzi di sovranita’ nazionale; poiche’ e’ l’ultima cosa che augurerei all’Italia, perche’ avrebbe conseguenze incalcolabili, e’ la prima cosa contro cui mi sono battuto“. Possiamo fidarci di uno così? Qual’ la pena per un bugiardo? Forse, secondo le regole del sionismo ebraico più intransigente e illiberale che questi eurocratici feticciamente perseguono, dovrebbero essere puniti secondo la Mishnà, … l’uccisione del condannato tramite colata di piombo: si mette un sudar, (telo, sciarpa) duro in uno morbido e si avvolge il collo del condannato. Due boia tirano i due lembi di questa sciarpa, uno da una parte e uno in senso contrario, finché il condannato, sul punto di soffocare, apre la bocca. A questo punto un terzo boia versa nei suoi visceri piombo fuso.”(napoli.indymedia)
Già il cane da guardia della BCE, disse che il trattato di Vestfalia è storia passata, che la storia dell’Europa deve vedere un insieme di popoli (ma non nazioni) uniti per un unico scopo. Draghi per contro si è dimenticato di definire le regole politiche, sociali, economiche, legali e legislative dell’Europa, mentre ha subito evidenziato quali debbono essere le regole economiche e finanziarie. Si sa infatti che lui, come tutti gli altri eurocrati della Commissione Europea, non rispondono a nessun governo nazionale ed ogni scelta è slegata dalle politiche nazionali comuni, ma sono finalizzate al benessere finanziario e bancario.
La Grecia è quindi arrivata ad un bivio pericolosissimo per la stabilità delle banche e della finanza europea e per le economie dei popoli dell’Europa. La scelta è stata quindi un laido compromesso che metterà alla fame ancor più milioni di persone senza pietà. Non importa se a soffrire ci saranno bambini, se i vecchi moriranno d’inedia negli ospizi per mancanza di cure o di cibo, bisogna salvare l’euro, gli usurai della moneta unica, i rapaci saprofiti delle debolezze europee e della teutonica politica. Qualsiasi mezzo è utile al fine di mettere al riparo i grandi gruppi bancari e non ci meraviglierà scoprire un giorno il prezzo con cui i politici greci di Nea Democratia e di Syriza avranno venduto il loro popolo per una manciata di denari.
La follia pavida dei nostri servi di Israele
.
ROMA – Il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, ritiene che sia “molto basso” il rischio che Israele attacchi l’Iran e auspica che le pressioni occidentali possano costringere Teheran a fermare il suo programma nucleare che a suo avviso avrebbe “uno scopo militare”.
Il titolare della Farnesina pero’ non e’ dello stesso parere nei confronti d’Israele che al contrario dell’Iran, non ha mai firmato il Trattato di non proliferazione nucleare (Tpn), non e’ un membro dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e non ha permesso mai all’Aiea di visitare i suoi siti nucleari. Israele che secondo le fonti occidentali e non, e’ in possesso di almeno 200 testate atomiche. Alla domanda se si facciano due pesi e due misure tra il nucleare di Teheran e la bomba israeliana, Terzi risponde che l’esistenza dell’ordigno di Tel Aviv “non e’ mai stata dichiarata”. In altre parole il ministro degli Esteri italiano prima dice di non sapere nulla dell’atomica israeliana ma all’improvviso cambia idea: “se comunque Israele l’avesse, avrebbe finalita’ pacifiche”.
Servono commenti?
fonte: iran.italia.radio
La giustizia Usa
.
Qualche tempo addietro avevamo i media stracolmi di notizie eclatanti per la barbarie di una pena che avrebbe dovuto essere inflitta ad una donna: la lapidazione. Parliamo di Sakineh, quella disgraziata rea e confessa di aver complottato per l’uccisione del marito assieme al suo amante.
In tutto mondo occidentale una valanga di urla, manifesti, di cortei a favore di questa donna dal viso dolce, ma dal pensiero omicida. La punizione, ci è stato detto, avrebbe potuto essere la lapidazione che in Iran viene applicata, ci è stato detto, a tutte le donne fedigrafe.
Poi si scorge che in Iran la pena della lapidazione è stata abolita dopo la caduta dello Scià e che la pena di morte viene esercitata solo se c’è il consenso dei parenti della vittima. Paese profondamente barbaro!.
In altre parti del mondo la pena di morte viene applicata senza che nessuno manifesti, senza cartelloni appesi sui municipi delle città e senza continue notizie nei telegiornali. Silenzio stampa.
In Usa, la patria della democrazia anche esportata, è stato messo a morte un carcerato che stava nel braccia della morte da oltre 37 anni. E’ stato ucciso con un’iniezione letale nel braccio della morte di Tulsa, in Oklahoma, Michael Bascum Selsor, condannato a morte per un omicidio commesso 37 anni fa quando aveva 20 anni. L’uomo, ora 57enne, era stato condannato per aver ucciso un uomo durante una rapina che si era conclusa con un bottino di 500 dollari. Prima che iniziasse l’esecuzione Selsor ha rivolto un saluto al figlio e alla sorella, mentre alcuni degli altri detenuti hanno salutato con un applauso l’uomo rimasto per 37 anni nel braccio della morte.
Fino ad ora credevamo che la giustizia avesse il suo corso, che in un grande paese come gli Usa ci fosse il senso della misura, della punizione e del perdono, invece scopriamo che la giustizia non solo agisce in maniera barbara, ma produce efferati crimini contro i quali lo Stesso governo Usa investe diversi milioni di dollari.
Tenere un uomo per 37 anni in carcere e quindi ammazzarlo come una bestia è il peggior crimine che la mente umana possa realizzare. Altro che Kafka, che nel vedere queste cose si rivolterebbe nella tomba. Qui siamo davanti ad un paese che della vita umana – per quanto colpevole sia di efferati crimini – non ha nessuna considerazione tanto da attendere decenni per servire la testa alla mannaia del boia con la calma di un freddo psicopatico.
Questi sono gli Usa, la nazione che distribuisce democrazia, libertà ed amore…ma siccome la giustizia non è di questo mondo anche loro avranno la loro Caporetto, anche loro avranno ciò che mille altri popoli hanno ricevuto durante il grande secolo americano.
Ci sono cose buone dal Nazismo e dalla Repubblica Sociale Italiana (RSI)?
…
Gli insuccessi finanziari ed economici che l’Unione Europea sta inanellando anno dopo anno sono visibili a tutti, non è più un mistero. Le ultime iniezioni di denaro (LTRO I e LTRO II) sono l’ennesimo tentativo di tamponare i mostruosi buchi bancari creati dalla speculazione del sistema bancario-finanziario ormai senza più regole e controlli. Il denaro erogato è a sua volta utilizzato non per l’economia reale, asfittica e morente, ma solo ed esclusivamente per consentire al sistema bancario di sopravvivere, permettendogli di salvare il salvabile. I responsabili della politica finanziaria europea dovrebbero essere condannati per direttissima per “genocidio sociale” e destituiti ad un tribunale speciale per crimini contro l’umanità, ma la politica latita e questi impostori agiscono nella piena libertà di rivoltare le economie delle nazioni europee a vantaggio del sistema che li ha voluti in quelle posizioni di potere. Siamo ormai vicini ad un punto di non ritorno e le attuali riforme messe in cantiere dal governo Monti (nel caso dell’Italia) stanno a dimostrare proprio questo: la totale mancanza di azioni atte a regolare i flussi finanziari, la riduzione del numero dei parlamentari e la modifica costituzionale del parlamento e del senato.
In questa situazione, ormai allo sfascio, uno sguardo al passato è d’obbligo, sopratutto per capire, confrontare e per cercare di trovare dei paralleli che possano essere d’aiuto a risolvere l’attuale scenario.
In tempi non troppo lontani dalla nostra era emergono alcune figure di rilievo che ebbero la sfortuna di essere nate e vissute in un periodo storico tragico. Parliamo di due personaggi che ebbero l’ardire di sfidare il sistema bancario-finanziario internazionale e di risollevare le economie nazionali dell’epoca ridotto ormai al lumicino.
Il primo in ordine di tempo che merita una considerazione è Hjalmar Schacht un uomo di origini semitiche, ma che ebbe il comando della Reichsbank nazista e che fu anche Ministro delle Finanze del Reich. Un uomo che nessun sistema economico e finanziario attuale porta mai come esempio, eppure era ebreo lui come lo sono gli attuali Trichet, Bernake, Draghi. Ma la questione non riguarda la razza, ma più esattamente quello che fece questo grand’uomo per risollevare l’economia della Germania nel periodo in cui il Trattato di Versailles l’aveva resa più misera dei miseri stati europei di allora.
Hjalmar Horace Greeley Schacht nacque a Tingleff il 22 gennaio 1877 da famiglia ebrea. Studiò medicina e si laureò in economia nel 1899. Notato per la sua cultura, intelligenza e capacità lavorativa da Jokob Goldschmidt, Presidente della Dresdner Bank, vi entrò e nel 1903 ed in soli cinque anni ne divenne il capo nel 1908, a trentun anni. Nel 1905 ebbe modo di fare amicizia con J.P. Morgan. Dal 1908 al 1915 fu Amministratore della Dresdner Bank e nel 1923 fu nominato responsabile economico della Repubblica di Weimar. L’anno successivo assunse la Presidenza dell’allora Reichsbank, carica che tenne fino al 17 marzo 1930, per ritornarvi il 17 marzo 1933. Nell’agosto 1934 fu nominato Ministro dell’Economia e nel maggio 1935 Plenipotenziario generale. Mantenne la carica ministeriale con il portafoglio fino al 1937, quindi senza portafoglio. Nel 1939 fu obbligato a dimettersi dalla Presidenza della Reichsbank.
Un uomo di successo e di grande spessore ma che seppe adottare un miscuglio di strategie e soluzioni che seppero in pochi anni (tre) a risollevare la Germania dalla catastrofe della grande depressione. Ricordo che in quel periodo l’inflazione galoppava a nove zeri, ma Schacht ebbe l’idea fulminante per riportare i conti nell’alveo del controllo di stato.
Dapprima Schacht fondò la società Metallurgische Forschungsgesellschaft m. b. H. (Mefo) con capitale sociale di un milione di marchi, ben presto azzerato da un’inflazione a nove zeri. Questa società aveva la caratteristica di non esistere: per intenderci, non aveva né sede né personale. Quindi la Mefo si mise ad emettere un gran numero di buoni Mefo, una sorta di cambiali a tre mesi, talora di durata maggiore, che la Reichsbank puntualmente rinnovava, e che potevano girare solo in Germania. Questi buoni erano denominati in una pleiade di valori: dai marchi, a valute straniere, merci, immobili, lavoro, e via quant’altro. La Banca centrale rinnovava questi Buoni secondo “equità”, ossia mantenendone il reale potere di acquisto in funzione dell’uso e dell’utente. Ovviamente, mai a nessuno venne in mente di portare i Mefo allo sconto. In buona sostanza, i Buoni Mefo raggiunsero un volume di oltre 12 mld marchi, contro un debito pubblico di 19, senza causare la minima inflazione e sfuggendo, per di più, ad ogni forma di contabilizzazione nel bilancio dello Stato, che tornò nel giro di due anni in pareggio.(1)
In Germania a quell’epoca, parliamo degli anni 20/30, la disoccupazione e la miseria erano così palpabili che era necessario trovare una soluzione che portasse dignità all’uomo e allo stesso tempo che vi fosse la possibilità di impiegare i milioni di disoccupati. Di fondo Schacht militarizzo tutte le forze lavoro disoccupate progettando ed investendo enormi somme nelle infrastrutture interne della Germania (Strade, ponti, ferrovie, ed altre innumerevoli opere di interesse nazionali) portando dignità, ordine e sicurezza per il futuro delle nuove generazioni. Le forze che venivano impiegate, una volta terminata l’opera costruita venivano assorbite dalle aziende che lavoravano in appoggio agli investimenti di stato evitando quindi i sussidi di disoccupazione.(1)
A differenza delle altre nazioni europee e del mondo occidentale la Germania nell’arco di pochissimi anni riusci pertanto a portare la disoccupazione a livelli bassissimi, quasi nulli e allo stesso tempo, date le restrizioni imposte dal Trattato di Versailles che impediva il commercio con la Germania (una cosa simile accade anche adesso con l’Iran, prima con la Libia e prima ancora con l’Iraq), si iniziarono scambi commerciali con altri paesi che non avevano aderito al boicottaggio anglosassone (Russia, Argentina) barattando derrate alimentari contro prodotti tedeschi. Schacht ideò un ingegnoso sistema per trasformare gli acquisti di materie prime da altri paesi in commesse per l’industria tedesca: i fornitori erano pagati in moneta che poteva essere spesa soltanto per comprare merci fatte in Germania. Il meccanismo, di stimolo al settore manifatturiero, funzionava come un baratto: le materie prime importate erano pagate con prodotti finiti dell’industria nazionale, evitando così il peso dell’intermediazione finanziaria e fuoriuscite di capitali. Il controllo nazista dei cambi e dei commerci esteri dà alla politica economica tedesca una nuova libertà. Anzitutto, perché il valore interno del marco (il suo potere d’acquisto per i lavoratori) viene svincolato dal suo prezzo esterno, quello sui mercati valutari anglo-americani.
Lo Stato tedesco può dunque creare la moneta di cui ha bisogno nel momento in cui manodopera e materie prime sono disponibili per sviluppare nuove attività economiche, anziché indebitarsi prendendo i soldi in prestito. E ciò senza essere immediatamente punito dai mercati mondiali dei cambi con una perdita del valore del marco rispetto al dollaro ed evitando che il pubblico tedesco fosse colpito da quel segnale di sfiducia mondiale consistente nella svalutazione della sua moneta nazionale.(2) (nda: la stessa cosa che aveva fatto Gheddafi e che fa l’Iran, ma che non piace alle economie occidentali).
Questo per non bastò a determinare la rinascita dell’economica tedesca. Fu infatti necessario , a seguito della presa del potere nazista, che venissero decisi piani di investimento e di riarmo tali da mettere l’intera macchina industriale tedesca a pieno regime. Negli anni 30 non c’era disoccupazione e la Germania vantava una produzione che nessun paese industriale dell’epoca poteva immaginare.
In sostanza quest’uomo ancorché ebreo e comunque inquadrato nelle file naziste, seppe portare fuori dal guado e dai pantani finanziari una nazione che altrimenti sarebbe morta in pochi anni. Nel 1943 fu internato a Dachau a causa delle leggi razziali (la deficienza umana non ha limiti) e successivamente accusato dal Tribunale di Norimberga che dopo alcuni anni lo scagionò delle infamanti accuse.
Tale personaggio seppur criticabile per le mosse messe in atto a raggiungere uno scopo, seppe agire e permettere ad una nazione di riemergere, di aumentare la propria speranza e di infondere quella fiducia che la Prima Guerra Mondiale e gli alleati avevano tremendamente compromesso impedendole di sopravvivere economicamente. I mezzi usati quindi hanno un estremo valore, mentre alla pari i fini sono sicuramente criticabili: il nazismo non seppe far tesoro della capacità di Schacht e si rovinò su se stesso sotto il peso della sua megalitica struttura e burocrazia. La guerra poi fece il resto.
Nello stesso periodo, anche in Italia vi fu un personaggio che pochi ricordano, forse per dimenticanza o forse perché scomodo nei ricordi dei vincitori che adombrerebbe le loro gesta di rapina e di crimine e del sangue versato. Si parla del Pellegrini-Giampietro della Repubblica Sociale Italiana, la famigerata RSI. A questo uomo va un merito che è giusto mettere in rilievo contro il pensiero comune dei vincitori della seconda guerra mondiale.
L’Italia nei suoi forzieri ha la quarta riserva di oro del mondo, che allo scorso giugno ammontava a ben 2.451,80 tonnellate, che al prezzo odierno dell’oro equivale a circa 100 miliardi di euro. Solo FMI e due stati, USA e Germania, hanno riserve auree superiori alla riserva italiana. L’oro è un prodotto altamente strategico destinato a rivalutarsi fortemente nel futuro immediato, per cui questa ricchezza è molto appetibile. Ma come è stato possibile che l’Italia che ha perso una guerra, che ha pagato miliardi nella ricostruzione, che ha dovuto pagare i danni di guerra ai vari stati abbia una così tale quantità d’oro? Il merito di questo sta appunto nella figura di Pellegrini che durante la Guerra Civile italiana e la costituzione della RSI seppe evitare la rapina nazista, quella inglese e francese proteggendo e nascondendo quel tesoro.
IL 23 settembre del 1943, a seguito della resa incondizionata operata dai traditori Badoglio e dai Savoia (la storia non smentisce mai l’indole vigliacca di alcuni italiani), Mussolini incaricò a dirigere il Ministero delle Finanze, Scambi e Valute nel governo della nascente Repubblica Sociale il Dott. Pellegrini Giampietro, il quale condusse con saggezza ed oculatezza l’amministrazione del dicastero a lui assegnato sino alla fine della guerra.
Fu avverso a tale catastrofe politica, civile e sociale che il nuovo ministro delle Finanze della R.S.I. intervenne con fermezza, a tutela effettiva degli interessi dell’economia nazionale e delle nostre genti. Di ciò si ottiene la più chiara conferma da Filippo Anfuso che a pag. 487 e successiva dell’opera “Roma, Berlino, Salò” (ediz. 1950) precisò:C’era un piccolo napoletano, tutto pepe e nervi, Pellegrini-Giampietro, che difendeva le nostre Finanze, e correva – tra Rahn e Mussolini- come quei ragazzi stizzosi e mingherlini che durante una partita di calcio si rivelavano dei grandi atleti per il solo miracolo della volontà’.
Fu con tale tenacia che quest’uomo collaborò col ministro dell’Economia Corporativa dott. Angelo Tarchi e con il suo sottosegretario prof. Manlio Sargenti all’approvazione in data 12 febbraio 1944 al Decreto-legge sulla Socializzazione delle imprese, strumento realmente rivoluzionario per l’equilibrio dei rapporti tra imprenditori e produttori nel mondo del Lavoro, tanto che Mussolini quando ne esaminò le bozze, disse: “E’ l’idea che volevo realizzare nel 1919!”.(3)
Inoltre, questo “grande Ministro delle Finanze” della Repubblica Sociale – come lo definì con chiarezza lo stesso Mussolini – ottenne già il 25 ottobre 1943 (poche settimane dopo la sua designazione nell’incarico) il ritiro immediato dalla circolazione nell’intero territorio italiano dei ‘marchi d’occupazione’ (esattamente i Reichskreidit Kassenscheine) ed obbligando le truppe germaniche ad effettuare ogni pagamento esclusivamente con le lire italiane, imponendo contemporaneamente ad esse e ai loro Comandi di potere effettuare requisizioni indiscriminate o prelievi di fondi della nostra moneta presso gli istituti bancari. Altresì – in contropartita – fu concesso all’Ambasciata tedesca un contributo mensile di sette miliardi per tutte le spese militari, di fortificazioni, di riattazione delle vie di comunicazione ecc., facendosi confermare ciò mediante un protocollo che riaffermava la sovranità del nostro Stato nel settore monetario e di controllo assoluto sulla circolazione. Nel contempo, questo ministro impedì il trasferimento del nostro Poligrafico a Vienna, ottenendo – insieme alla nostra Ambasciata in Berlino – il trasferimento in Italia dei risparmi effettuati dai nostri lavoratori nel Terzo Reich, salvaguardando altresì le riserve d’oro e di platino italiane e ponendole al sicuro da qualsiasi rischio di possibili sottrazioni e fece restituire al nostro ministro degli Esteri buona parte dell’oro che le truppe occupanti avevano sottratto alla Banca d’Italia con l’armistizio, mentre pagò anche alla Confederazione Elvetica un debito del sorpassato governo regio.
Nel libro “Salò – Vita e morte della R.S.I.” (ediz. 1976) in cui si precisa: “Rahn vedeva arrivare Pellegrini-Giampietro come un castigo di Dio. Impallidiva quando vedeva spuntare il ‘neapolitaner’ Pellegrini-Giampietro che veniva a difendere i quattro soldi della R.S.I. in tutti i dialetti del Mezzogiorno e se il plenipotenziario tedesco estraeva i sofismi geopolitici, Pellegrini – che è anche professore – lo ammutoliva con le sue verità scientifiche”.
Nell’ambito degli uomini e delle scelte che distinsero la R.S.I., fra tutti i protagonisti della repubblica di Mussolini, quanto focalizza maggiormente l’azione di Pellegrini-Giampietro è quell’autobiografia “L’oro di Salò” pubblicata nel 1958 dal settimanale milanese “Il Candido” che fornisce la prova – quale memoriale – di quanto compì per impedire ai tedeschi di sciogliere il corpo della Guardia di Finanza per tutelarne i relativi compiti d’istituto; di come salvaguardò le riserve auree e di platino della Banca d’Italia nella sua sede a Fortezza (dove nel 1945 le trovarono gli anglo-statunitensi); per fare riacquistare ai titoli di Stato – scesi dopo l’8 settembre al di sotto del 30 per cento – il loro valore effettivo e talvolta a superarne la parità; di garantire all’esercizio finanziario 1944-1945 la compilazione regolare dei bilanci di previsione (pubblicati dalla “Gazzetta Ufficiale”) tanto che le entrate complessive furono di 380,6 miliardi, le spese di 359,6 miliardi e con un supero di 20,9 miliardi, senza fare ricorso a prestiti, nè d’emissione di buoni poliennali, mentre – nei soli primi mesi del 1945 – il gettito delle entrate fu superiore di due miliardi mensili.
Sul giornale “Il Popolo” (Anno III, n. 24 del 25-8-1945) venne precisato che il senatore statunitense Victor Wickersham in una conferenza stampa, dopo il conflitto in Europa, dichiarò che “la situazione economica dell’Italia settentrionale (quella inerente la R.S.I.) è molto migliore non solo rispetto alle altre regioni dell’Italia meridionale e centrale (cioè, le occupate-invase dagli eserciti di Usa, Gran Bretagna ecc.) ma anche in confronto delle condizioni di altri Paesi europei in precedenza visitati dalla Commissione di controllo e – in particolare – di Germania, Olanda, Norvegia, Belgio e di certe zone della Francia”.
Pellegrini-Giampietro venne processato dopo la cosiddetta “liberazione” e, sebbene fu “protagonista della difesa del tesoro nazionale e si adoperò con tutte le forze affinché il territorio dell’Italia settentrionale (dell’intera R.S.I., per l’esattezza!) non diventasse completa preda dei tedeschi – così riconobbe la Corte Suprema di Cassazione – mentre la sua opera fu ispirata ad amor patrio, non già ad asservimento al nemico, tanto più meritevole in quanto svolta fra pericoli d’ogni genere, dovette patire anch’egli le conseguenze della “guerra civile” della parte perdente emigrando e morendo esule dalla sua patria.
Quello che mi premeva evidenziare non sono tante le vicende belliche o politiche di quegli anni passati e nemmeno le ideologie che ne furono probabilmente artefici, ma gli spunti economici e finanziari di questi due personaggi che tra mille peripezie e in una clima storico di terrore, seppero fare qualificare e sopratutto migliorare la nazione in cui agivano. Come detto altre volte spesso si confondono i mezzi con il fine, ma in questo caso è necessario fare chiarezza e non confondersi per non cadere nella trappola mediatica che quotidianamente viene usata quando si portano esempi del genere.
I sistemi usati da Schacht per far risorgere la Germania dall’abisso e dalla miseria, gli permisero di portare quella nazione a primeggiare in tutti i campi e ad avere una disoccupazione quasi assente; Pellegrini-Giampietro, per contro in una condizione peggiore di Schacht, seppe rendere all’Italia e mantenere senza gravare nella spesa pubblica e senza indebitare la RSI il tesoro che oggi possiamo vantare di avere.
Credo che le attuali forze politiche e finanziarie, se solo sapessero leggere e scrivere, potrebbero attingere da questi due uomini innumerevoli suggerimenti di come scampare dal baratro che siamo ormai destinati. Ma la storia, sovente, non insegna a correggere e l’uomo segue bellamente il suo tracciato verso il patibolo che si è costruito.
Antartide, Lago Vostok (Восток): ricerca per la scienza?
…
E’ sicuramente una notizia banale, ma da qualche giorno sono state prelevati 40 litri di acqua da un lago di acqua dolce in Antartide.
Il fatto curioso è che questo lago si trova sotto quasi 4 km di ghiaccio in Antartide e la sua acqua è di 20 milioni di anni fa.
Gli scienziati si aspettano grandi cose e sopratutto di trovare delle forme di vita che si è evoluta nel corso di questi milioni di anni.
Il sospetto di trovare laghi nascosti sotto l’antartico fu prospettato da alcuni scienziati russi nel 19° secolo e dal Principe Pyotr Kropotkin. Successivamente le missioni di ispezione si susseguirono negli anni 50 e 60, ma senza successo a causa di molti problemi dovuti al clima e alla tecnologia che allora era molto limitata. Solo nel 1994 la presenza di questo lago sepolto da 4 km di ghiaccio fu provata da alcuni scienziati russi e britannici.
L’attesa delle analisi delle acque del Lago Vostok è frenetica, ci si aspetta di trovare batteri simili a quelli che si trovano negli abissi oceanici, ma completamente diversi a causa del loro isolamento di milioni di anni. Per gli scienziati è quindi di estremo interesse verificare l’evoluzione delle eventuali presenze di vita nel corso dei millenni, sopratutto in un ambiente completamente diverso, simile per certi versi a quello che si sospetta ci sia sotto la coltre ghiacciata di Marte.
Tale scoperta quindi ha una funzione non solo cognitiva dell’evoluzione delle specie animali, ma rappresenta una speranza di vita possibile anche in ambienti estranei al nostro pianeta come Giove, Marte e forse anche la Luna o qualche satellite di Giove. Il fatto curioso è che questa forma di vita non sta in un altro pianeta ma direttamente qui nella terra. La preoccupazione è quindi molto alta per il pericolo di contaminazione batterica negli scavi e nella estrazione del materiale.
Auguriamoci pertanto che questa scoperta sensazionale sia portatrice di conoscenza e di pace e non di sistemi atti ad offendere e mettere gli uni contro gli altri. Nei fatti e nella leggenda (?) secondo un pensiero “complottista” i nazisti verso la fine della seconda guerra mondiale avrebbero costruito una base segreta proprio nella zona del Lago Vostok. Nel 1943 Dönitz annunciava che la “flotta sottomarina tedesca è orgogliosa di aver creato una fortezza inespugnabile per il Fuehrer sull’altra estremità del mondo“.
Appare inoltre che nel 1947 l’ammiraglio Richard E. Byrd guidò 4000 uomini (Usa, Inghilterra ed Australia) per un’invasione nell’Antatrtide secondo un’operazione chiamata “Operation Highjump”, ma riportò di aver incontrato un forte resistenza tedesca da alcuni “flying saucers” (dischi volanti nazisti) tale da indurlo a chiudere il progetto d’invasione. (qui una traccia della sua avventura e qui un altro aspetto curioso a pagina 31)
Vero o falso che siano queste cose è curioso come la spedizione russa si sia concentrata nello studio di questo lago, quando nella zona di osservazione, stando anche alle dichiarazioni di altri scienziati, appaiono esserci molti altri laghi con caratteristiche simili.
I veri segnali della democrazia americana.
In un mondo dove le cose belle sono relegate e le cose brutte nascoste:
NON salvare il soldato Needahm
«Me lo sogno ancora. Ho visto dei bambini… dei corpi di bambini fatti a pezzi, bruciati e mutilati, vedere delle donne morte e delle donne mutilate ti cambia per sempre». (John Needham, luglio 2009)
![]() John Needham
|
John Needham è morto nel 2010 per un’overdose di farmaci. Nel 2008 aveva pestato a morte la sua compagna, Jacqueline Villagomez. Questo giovane uomo, sportivo, un bravo ragazzo, era uscito dalla guerra dell’Iraq ferito mentalmente e fisicamente. La sua trasformazione si è verificata durante il suo anno da militare prestato in un’unità dai metodi perlomeno dubbi. Dopo un tentativo di suicidio da militare, è stato ferito alla schiena e portato in un ospedale in Germania. Dopo una serie di interventi chirurgici ha preso un’infezione e quindi gli è stato scoperto un tumore della dimensione di un pompelmo. Nel 2007, ha scritto alle autorità competenti una lettera che parlava dei metodi dell’unità 2-12, con lo scopo che venisse accusata di crimini di guerra. La lettera «si perse» – non c’è dubbio alcuno – volontariamente fino a quando un documentarista non ha prodotto un video di 47 minuti, un’intervista con il padre di John, nella quale cercava di chiarire la vicenda (On the Dark Side in Al Doura- A Soldier in the Shadows).
ATTENZIONE!! L’ARTICOLO CONTIENE FOTO MOLTO CRUDE Leggi tutto…
Italiani: popolo di merda, anzi popolo recchione.
…
Non voglio entrare nelle pastette politiche inutili e sempre opinabili. Siamo ormai in una condizione di sussistenza: il commercio arranca, l’agricoltura è ormai asfittica, le importazioni mancano, l’industria pesante ormai non c’è più da anni, scambiata con le quote latte e per grasse vacche da mungere a favore della Francia, Olanda e Germania. Questo lo sappiamo già.
Un buon padre di famiglia, blocca tutto, mette tutto al punto zero, ovvero rimette al suo posto le lancette dell’ orologio della nazione che sta affondando. Ma molti italiani sono ancora convinti, incoscientemente, di sopravvivere di fronte alla tragedia che ci colpirà tra qui a poco, poiché l’elezione del governo tecnico che Berlusconi ha permesso che si attuasse, maledetto lui e tutta la sua genia, è solo l’anticamera della totale distruzione dell’Italia, di quella terra che conosciamo, di quelle tradizioni che sono ormai arrivate al lumicino, che sono solo da viatico per le sagre di paese e per le feste rionali.
L’Italia, quella orgogliosa e produttiva, sempre pronta a scattare non c’è più e più lasciamo spazio a questa congrega di parassiti, sempre di più ci troveremo con il fango delle loro azioni alla gola. Non c’è tempo, e si deve agire in fretta!!!
Ma chi sono questi parassiti? Chi ha il coraggio di colpire questa grossa fetta di italiani che stanno succhiando dalla tetta di mamma Italia? Non è difficile sapere chi siano, ma è molto più facile colpire ed azzerare quanti stanno, giorno dopo giorno affossando, la nostra indipendenza.
La casta la conosciamo già è composta da qualche migliaio di persone, per lo più gente vigliacca ed inutile, capace solo di vivere del lavoro degli altri per i propri interessi. Sono molti, ma sono anche vigliacchi, capaci di cambiare bandiera a seconda del tempo che trovano sul loro percorso. Sono i primi che debbono essere colpiti, i primi che devono capire che gli italiani, quelli che lavorano e che producono si sono rotti le scatole. Sappiamo però che le tecniche denigratorie sono sempre sull’uscio e in questi giorni va molto di moda Cortina i suoi evasori, quella massa informe di arricchiti sfoggianti pellicce e fatture false. Il messaggio della plutocrazia è chiarissimo: “Vedete come sono i privati? Evasori, ladri, mistificatori, i primi a dichiarare un euro ed evaderne 100.000”, mentre loro, lo Stato, quello parassita, dice “Noi siamo qelli che colpiscono gli evasori, che colpiamo senza discriminazione che mettiamo dentro potenti e non potenti”.
Questo sarebbe il messaggio inviato dalle televisioni pubbliche!!! Messaggio laido, infame e maiale, come maiali sono quelli che solo adesso si accorgono delle evasioni e gli altri 60 anni di evasione che fine hanno fatto, come mai solo ora si accorgono di questo, chi vogliono prendere per i fondelli? I Vari Rutelli, Fini, Berlusconi, Bossi, Monti, Cicchitto ed altri marci personaggi dove stavano quando pagavano in nero i conti delle proprie festine, degli incontri politici? E la GDF che cosa faceva? Si appoggiava ai vari gallonati per non “disturbare”? E le regole dello stato valgono solo per i piccolo cittadino?
Non prendete per i fondelli gli italiani, perché alla lunga una corda avanza anche per voi!!
Infatti, la modifica alla variazione delle varie prebende statali (tutti gli statali) deve essere approvata dallo stesso gruppo di persone che ne riceve il beneficio, ma ci credete voi che ne faranno qualcosa di costruttivo? Io no!
Quindi è ora di mettere mano al costrutto, di fare e di rovesciare questo stato inutile, parassita e sostanzialmente assistenzialista.
Sui rimborsi elettorali nessuno parla, per esempio, e si tratta di cifre da capogiro: 2,25 miliardi
Sulle energie rinnovabile, quelle che paghiamo sulle bollette dell’Enel e di Edison, paghiamo un contributo piccolino di circa 40 miliardi di euro.
In Sicilia, un’isola bellissima ma condotta malissimo, i costi salgono alle stelle e parliamo di cifre impensabili per un deputato (22.000 euro/mese), senza dimenticare che se va in pensione gli è garantita quella minima di 4000 euro/mese.
Secondo la Corte dei Conti (strapagata anche quella: 450 mila euro di stipendio per ogni consigliere) la corruzione della pubblica amministrazione costa agli italiani 60 miliardi di euro l’anno: quanto due o tre finanziarie.
Perchè non stroncare – con le cattive, con licenziamenti in tronco – questo «costo», sicuramente non-competitivo? A chi NON conviene tutto ciò? A Monti, a quella pletora di parassiti che campeggiano in parlamento o a quel vecchio canchero che deplorevolmente non decide di annullarsi?
E’ pacifico che quanto attuato dal governo di adesso, ma anche da quelli passati in questi ultimi 60/70 anni, sono solo funzione di un progetto nichilista di svuotare la cultura, le tradizioni e il nerbo della nazione italiana, perché serve ai grandi potenti del mondo avere una nazione come baldracca di turno che possa sdraiarsi con uno e poi con l’altro, indifferentemente, pur di attuare i progetti di sovvertimento nazionale ed internazionale che si stanno attuando i questi ultimi anni.
Noi italiani non ce ne accorgiamo, corriamo a frotte a comperare cazzate di aziende svendute e delocalizzate, di prodotti fatti in serie, di articoli di plastica dall’infimo valore, di cibo prodotto in paesi sui quali nessuno è mai stato in grado di verificarne la qualità.
Noi italiani siamo sempre attenti alle mode, quelle americane, quelle inglesi, quelle francesi, ma stiamo poco attenti al nostro deretano. Una massa di finocchi, mi verrebbe da dire, ma la realtà è peggiore del pensiero, perché cos’altro possiamo pensare di costruttivo quando si vedono migliaia di persone a fare a file negli outlet o presso i negozi della Apple? E poi a casa magari mangiano pane e cipolle o croste di formaggio!
Popolo di merda, anzi popolo recchione, perché, in culo alla teoria omofobica, comprendo che l’italiano è un gran culattone. Pur di apparire vende anche se stesso senza discernere come e quando decidere di prenderlo, una vera baldracca!
Un vero omosessuale, decide lui quando, come e con chi appartarsi e questo è più che rispettabile, anzi fa parte della diversità che è necessaria ad una cultura per esprimere i “propri colori”, ma se rapportiamo questo alla massa culattiera che si fa inchiappettare giorno dopo giorno e aspetta la domenica per una partita fatta da degli infami calciatori che guadagnano milioni di euro ( alla faccia del povero cristo che rinuncia di mangiare pur di vedere la partita), beh, allora, siete proprio degli italiani di merda ed hanno ragione quegli stranieri che ci guardano con un sorriso beffardo “tu italiano essere recchione, vero? Te piacere prendere sempre grande bastone, ma non sulla schiena, ma in culo!” E noi, deficienti, ridiamo, ridiamo e sganasciamo per quelle parole veritiere che questo imbecille pronuncia nei nostri riguardi e mentre lo facciamo ci si ritrova in mutande.
Allora vogliamo svegliarci e mettere da parte tutte le cavolate di destra sinistra centro che non hanno mai risolto nulla, ma che hanno solo servito per separare. L’Italia è una sola, oggi, e Nord e Sud sono solo definizioni populistiche create bell’apposta da chi vuole separare per dominare. Non pensiamo che il sud sia peggio del nord. No, non era così, una volta, lo è adesso, per certi aspetti; ma mentre un tempo – prima dell’unità d’Italia che quel vecchio bastardo festeggia ad ogni occasione – nel sud c’era la seconda più grande flotta mercantile del mondo, c’era la sanità per tutti, la casa per tutti, il lavoro per tutti, adesso c’è solo miseria, odio, nefandezze alimentate da uno stato che si serve dei più umili per attuare le sue bassezze. E più c’è miseria e più una popolazione è stremata dalla fatica, dal lavoro che non trova, più facilmente la malavita, la plutocrazia si sviluppa alimentando quel sottobosco di favori che vanno contro alla realtà che c’era prima dell’unità.
Non dividiamo, ma uniamo, questo dovrebbe essere il motto, invece se da un lato i nostri politici sono bravi parlatori, dall’altro mostrano la loro capacità di dividere a favore delle proprie bramosie e dei propri interessi.
Ora è giunto il momento di sporcarsi le mani, di mettere le mani in pasta e di togliere dalla latrina i cui stiamo affondando quella Italia che tutto il mondo ci invidia, per poco ancora.
La gente dice…