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Francia, ipotesi o certezze?
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Ancora una volta la Francia diventa l’obbiettivo di queste fantomatiche cellule terroristiche islamiche. Che sia vero? Tutto il mondo occidentale raccoglie questa notizia con disprezzo per quello che è accaduto a Parigi, ma pochi, almeno sino ad ora, provano a vedere come la situazione potrebbe realmente essere.
Proviamo a fare una panoramica degli eventi.
Belgio: un criminale, cosiddetto islamista, compie una strage. Molte ombre e dubbi sulla paternità del criminale assalto, lo stesso Telegraph sostiene la tesi di una guerra interna alle forze dei servizi segreti sionisti. Ma anche Haaretz porta avanti la stessa ipotesi.
Francia 2012: un islamico, Mohammed Merah, un individuo in scooter, con
il casco, spara e uccide prima un parà francese a Toulouse, poi altri tre a Montauban (tutti
nordafricani, fra l’altro), infine quattro studenti e insegnanti di una scuola ebraica. Verrà identificato come una vecchia conoscenza della DCRI (Direction Centrale du Réinsegnement Interieur, la loro Digos). Su questo personaggio si riscontrano alcune cose strane: aveva una pistola (una colt 45) caratterizzata da una modifica fatta solo ed unicamente per le forze speciali francesi, inoltre indossava un giubbotto antiproiettile della polizia tagliato su misura del suo minuto corpo. Sul Il Foglio dell’epoca si leggeva che Merah aveva viaggiato in Medioriente sotto copertura della DGSE (Servizi segreti Francesi), mentre lo Shin Beth l’aveva arrestato anni prima in possesso di un coltello. Molti dubbi e domande se le pongono anche i francesi su questi caso rimasto irrisolto. Ma anche il noto musicista ebreo Gilad Atzom ipotizza che Merah fosse stato istruito dalle forze dei servizi israeliani per creare dei false-flag.
Ma perché dovrebbero essere così sciocchi da colpire degli ebrei? E perché oggi si colpiscono delle persone appartenenti ad un giornale satirico proprio nella terra dell’illuminismo, della libertà di pensiero, purché non antisemita? Chi si giova di questi misfatti?
Vien da pensare che il mondo islamico sia impazzito tutto d’un tratto, che abbia perso completamente il pragmatismo che lo caratterizza, ma soprattutto che si stia tirando la zappa sui piedi in maniera anche troppo evidente. Ha senso? No! I pazzi in ogni comunità esistono da tutte le parti, ma arrivare a compiere un atto di sabotaggio come quello odierno ripreso da tutte le tv internazionali è al limite del grottesco, salvo l’impunità degli esecutori che potrebbero avere coperture molto altolocate nei servizi deviati francesi e con la collaborazione sempre attenta e precisa del Mossad.
E perché mai dovrebbero coprire degli assassini? La Francia in questi ultimi mesi ha messo a punto un documento che rappresenta per la comunista sionista francese e americana una spina al fianco della rivoluzione illuministica: il riconoscimento dello stato della Palestina, e non solo, la Palestina il 1°aprile dovrebbe far parte della Corte Internazionale contro i crimini di guerra (ICC) anche se gli Usa hanno evidenziato che la Palestina non essendo stato riconosciuto non è qualificata ad entrare nella Corte Internazionale. Quale miglior occasione per far capire all’opinione pubblica francese e soprattutto europea che il mondo islamico è il peggior nemico? Quello che si mostra agli occhi è che l’islamismo non accetta nessuna satira, nessuna voce che esca dai canoni teologici che vogliono farci credere. L’Isis ne è una rappresentazione canonica della radicata idea alimentata proficuamente dagli interessi americani e sionisti di Israele.
La cosa più evidente in questa buffonata è che tutti i cosiddetti attentatori sono stati freddati e contro ogni logica non si saprà mai chi sono, chi li ha mandati, cosa volevano fare, quali erano i loro progetti. Stesso sistema usato con Merah, freddato lucidamente prima che si potesse sapere qualcosa. Eppure le forze dell’ordine sanno che una flebile testimonianza vale più di mille cartucce, ma in Francia come in altri luoghi d’oltreoceano si preferisce zittire anziché verificare. C’è comunque una coreografia degna di Hollywood: 88.000 agenti di polizia e delle forze speciali a caccia di 3 deficienti, forse 4 con un costo sociale mostruosamente enorme. C’è qualcosa che non quadra, così almeno appare.
In Francia si accoppano alcuni giornalisti (12) più 4 ostaggi del supermercato Kosher, si mobilitano esercito (le forze speciali), le teste di cuoio (o di legno), migliaia di agenti, l’aeronautica, vigli del fuoco, in servizi segreti in abbinata a quelli americani della Nsa e inglesi del MI6/MI5 compresi i sempre presenti del Mossad e nel frattempo, nelle stesse ore in Nigeria le squadre di un altro pazzo (Boko Haram) fanno strage di almeno 2000 persone massacrandole a colpi di macete e quant’altro la fantasia produca.
Eppure i nostri media sono tutti febbrilmente eccitati di riportare la notizia più cruenta di quanto accaduto a Parigi. Caspita: non c’è sangue, non si vedono morti, non c’è il parapiglia e il terrore nelle facce della gente come si poteva scorgere in quelli di Kiev o del Donbass, ma il giornalismo affannato cerca comunque di emulare la sensazione dell’11/9 americano come dire “Anche noi! Anche noi abbiamo avuto un attacco di Al-Qaeda”. Possiamo essere da meno dei nostri cari alleati? Certo che no! Eppure analizzando alcune immagini è possibile scoprire che ci sono molti dubbi: il sangue del poliziotto freddato NON si vede, l’auto dei due attentatori ha le calottine dei retrovisori bianche, quella ritrovata dello stesso colore ha invece le calottine nere;
questi fantomatici fratelli che hanno eseguito un’operazione di guerra istruiti (così ci dicono) nello Yemen, sono così istruiti da dimenticare addirittura la carta d’identità nell’auto per farsi riconoscere. Ma so proprio scemi ‘sti due qua, vi pare? Addirittura uno perde una scarpa, ma il giornalismo becero ci indica la freddezza dell’uomo, la raccoglie e se ne va con calma in auto. Altra cosa le riprese video:come facevano i giornalisti a sapere che in quella pare della strada si sarebbe stato un evento del genere? Mistero e perché assieme a loro c’erano anche alcune persone con giubbotto antiproiettile? Come mai è stato ammazzato proprio colui (Bernard Maris) che aveva proposto la cancellazione del debito pubblico francese? E come mai un ufficiale di polizia si suicida prima di inviare il suo rapporto sulla sorveglianza di alcune vittime di Hebdo?
Le domande sono tante e per ora non c’è una risposta assoluta, ma quello che rimane dopo un avvenimento del genere, che probabilmente ha creato dei lutti, è il vuoto, l’assenza completa della sensazione di far parte di una società che ormai è completamente priva di valori, allo sbando senza nessun riferimento alla realtà. Questi fatti sono sicuramente reali, almeno dovrebbero esserlo, ma si poggiano su un castello di sabbia che prima o dopo crollerà rovinosamente su chi li ha architettati, purtroppo con loro molti di noi ci andranno dietro.
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Aggiornamento:
I fatti di Charlie Ebdo, che caso, sono stati secretati, ovvero top-secret, segreto di stato.
Ma non erano stati dei terroristi a compiere questi misfatti? Chissà Hollande cosa risponderebbe a qualche impavido giornalista che si arrischiasse di fargli una domanda sulle indagine di questa “strage”.
Un bel tacer non fu mai scritto…
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Una delle cose che spesso denuncio al giornalismo prezzolato è di dimenticare, di lasciar perdere, di essere sciattoni, sfuggenti e arrivisti, sempre sulla cresta dell’onda della notizia del giorno, dimenticando fatti e misfatti del passato che comunque sono sempre presenti ed attuali, poiché il presente ed il nostro futuro si regge su quanto è avvenuto in passato.
20 anni fa in una zona dell’Africa, il Ruanda, in 100 giorni furono massacrate oltre 1.000.000 di persone nell’indifferenza totale delle nazioni del mondo. Il silenzio assordante e le assurde interpretazioni che vi furono all’epoca non furono utili per evitare i massacri efferati che quella gente subì ad opera degli Hutu contro i Tutsi. Per la verità non pare esistano differenziazione di razza tra i due gruppi Hutu e Tutsi, ma solo una distinzione di carattere sociale che fu utile ai coloni (i belgi) per seminare zizzania e creare quel miscuglio ideale per scatenare i massacri che accaddero nel 1994 e prima ancora nel 1963.
Gli assassini in Ruanda non usarono camere a gas, ma ottennero armi e munizioni dalle stesse nazioni che gridavano al massacro. Israele fu una di queste, fornendo armi e munizioni, fucili e granate, tutto materiale sottratto durante la guerra dello Yom Kippur del 1973. Possiamo leggere anche in wikipedia: «Durante un notiziario del 2000 il The Guardian rivelò che "l’ex Segretario generale dell’ONU, Boutros Boutros-Ghali, giocò un ruolo importante nella fornitura di armi al regime Hutu, il quale ha realizzato una campagna di genocidio contro i Tutsi in Ruanda nel 1994. Come ministro degli esteri in Egitto, Boutros-Ghali ha facilitato un affare di armi nel 1990, che era di $26 milioni (18 milioni di sterline) di bombe di mortaio, lanciarazzi, granate e munizioni, trasferite dal Cairo al Ruanda. Le armi furono utilizzate dagli Hutu in attacchi che hanno portato fino a 1.000.000 di morti"» Indovinate da dove venivano le armi che l’Egitto esportava?
La notizia evidenzia con chiare argomentazioni come la corte di Tel Aviv abbia rigettato una petizione che chiedeva di rivelare le esportazioni di armi agli Hutu negli anni ‘90. Ma la stessa cosa sta accadendo anche oggi, sotto i nostri occhi e vicino alle nostre coste italiche, migliaia di persone sono costrette alla fuga o, nei casi peggiori, ad essere vilmente massacrate da bande finanziate sempre dagli stessi che allora armavano gli Hutu. Sempre gli stessi!
Il silenzio è d’obbligo, sono ancora vivi e vegeti coloro che permisero una mostruosità del genere e l’onorabilità è salva.
Gaza, nel silenzio urlato di Vattimo
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I sanguinosi avvenimenti che si stanno succedendo a Gaza lasciano spazio a poche parole: 230 morti e migliaia di feriti molti dei quali bambini donne ed anziani. Manca luce gas, acqua i servizi elementari per le persone e in questo lager il mondo occidentale distogli lo sguardo dalla pulizia etnica che i si sta attuando.
Nessun politico alza la voce contro questi misfatti, nessun uomo di religione, in particolare il Papa, condanna l’efferatezza dei massacri che si compiono, nessuno, salvo qualche piccola voce subito zittita dalla comunità ebraica Italia come antisemitismo.
Il solito trucco, la solito tecnica per creare il senso di colpa che ormai non ha nessun più valore di esistere, perché se semita equivale a massacrare un altro popolo derubandolo della sua terra, privandolo dell’aria che respira, dell’acqua per dissetarsi, delle medicine per curarsi allora credo che tutti siamo antisemiti. Non c’è nessuna giustificazione per versare il sangue di una popolazione che ha abitato lì in quelle terre da migliaia di anni, salvo quella di rubarla e di controbattere (con le armi, gli omicidi mirati) tutte le volte che i palestinesi tentano di alzare la testa per un grido di dolore.
Ma anche i media italiani, come sempre, chiudono tutti gli occhi per non voler vedere, per assecondare, per evitare imbarazzanti figure con il macellaio-sionista. Sia mai che perda qualche buon affare per quattro pidocchiosi di arabi!…E il massacro continua.
Per fortuna ci pensa uno che peli sulla lingua non li ha.
E’ Vattimo, il filosofo cantore delle libertà sessuali, della parità sociali, degli animali (ma in questo caso non si riferisce ai sionisti che non appartengono al regno animale) che in un’intervista a Radio24 espone apertamente e con grande verità d’espressione il pensiero comunemente taciuto dai più. Si riportano alcune sue affermazioni: «Israele stato canaglia». «Israele stato nazista e fascista, peggio di Hitler», «Andrei a Gaza – dice Vattimo – a combattere a fianco di Hamas, direi che è il caso di fare le Brigate Internazionali come in Spagna, perché Israele è un regime fascista che sta distruggendo un popolo intero, in Spagna non era niente in confronto a questo. E’ un genocidio in atto, nazista, razzista, colonialista, imperialista e ci vuole una resistenza. L’unica cosa seria è che ci vogliono le brigate internazionali», «Israele vuole distruggere definitivamente i palestinesi, è una guerra di puro sterminio. Sono peggio di Hitler perché hanno anche l’appoggio delle grandi democrazie occidentali (che Hitler non aveva, ndr)» e via di seguito con altre esposizioni più che condivisibili, specialmente quella sull’omerta dei media italiani ed occidentali foraggiati dalle grandi lobbi ebraiche internazionali che appoggiano Israele.
A supporto delle sue parole c’è la dichiarazione della bella sionista Ayelet Shaked (parlamentare del Knesset) che innocentemente esprime il suo disappunto per la questione palestinese: "They have to die and their houses should be demolished so that they cannot bear any more terrorists," Shaked said, adding, "They are all our enemies and their blood should be on our hands. This also applies to the mothers of the dead terrorists.”
Devono morire (i palestinesi) e le loro case devono essere distrutte così non potranno avere altri terroristi. Sono i nostri nemici e il loro sangue dovrebbe scorrere sulle nostre mani e questo deve essere fatto anche alle madri dei terroristi morti.
La democrazia del Non-Stato si esprime anche in questa maniera, ma in un passato recente, in quella culla di rispetto come ebbe a dire nel 2000 Peres in occasione del 150° anniversario della nascita di Jabotinsky: «He did not forget that democracy is not just elections and decisions, it is a system of relations, a system of manners. It is, above all else, a constant test of humanitarian culture.» (quest’ultima frase induce a chiedersi se ancora non abbiano concluso i test per una cultura umanitaria) accadde, per esempio, che il ministro degli interni propose una legge per deportare oltre 50.000 persone tra sudanesi ed eritrei che avevano chiesto asilo politico e che essendo di religione ebraica si erano rifugiati in Israele. Ma va da se che essi, le bestie, non appartenendo alla razza bianca eletta da dio, non possono essere considerati sicuri e per tale motivo vanno espulsi dal paese e incarcerati quelli che potrebbero portare disordini creando apposta dei luoghi di detenzione per loro.
Agli osservanti delle parole del vecchio testamento (1 Samuele 17,49):«Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra s’infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra.»
Pena di Morte di una nazione odiata.
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In un articolo di “La Repubblica” del 18.04.2014 Adriano Sofri commenta la commutazione della pena di morte in Iran (Amalek) di un condannato per il perdono della madre dell’uomo ucciso.
A prima vista sembra un articolo pregno di pathos, di emozione, di commozione, ma poi si copre la bassezza con il quale Sofri esprime giudizi.
Prima cosa che salta subito all’occhio è il giudizio politico e settario con cui Sofri dipinge la giustizia iraniana: “Qui si procede in economia: un’impalcatura di tubi innocenti arrugginiti, la corda passata sopra un tubo, una seggiola di legno cui dare un calcio. Un militare, un mullah, i parenti.”
La giustizia iraniana usa un sistema diverso rispetto, ad esempio, a quella del paese più democratico del mondo: gli Stati Uniti d’America, in cui un condannato a morte per omicidio rimane in carcere nel braccio della morte per molti decenni fintanto che qualche giudice decide di graziarlo con una endovenosa di buon veleno, oppure è cosa diversa a quella che accade agli amici di Sofri, i takfiri che con molta meno pubblicità fanno inginocchiare il malcapitato con mani e piedi legati, gli alzano il mento e con un coltellaccio da cucina gli squarciano la gola, finendo la loro opera di macellazione separando la testa da tronco. Questi, forse, sono le esecuzioni al quale Sofri farebbe riferimento. La giustizia è un gran bordello, dipende da chi paga e nel caso dei takfiri i pagatori sono Usa ed Israele, assieme ai signori dell’Arabia Saudita.
E’ notevole come Sofri non ‘soffra’ della giustizia saudita, già, perché lì, nel paese delle meraviglie ogni sgarro viene pesantemente punito con il taglio della testa: dai culattoni, alle lesbiche, ai ladri, agli stupratori ed alle stuprate subiscono la stessa pena: zac! Via la testa, e in forma pubblica che così ci si ricordi. Fa comunque un certo effetto notare come l’ associazione dei culattoni delle lesbiche e dei travestiti NON alzi barricate contro queste mostruosità anacronistiche, ma comunque reali ed odierne (non posto nessun video a tale proposito, ma basta fare una semplice ricerca in rete), mentre suona stonata la levata di scudi che questa associazione di pervertiti, pedofili abbiano boicottato le olimpiadi invernali di Sochi.
Nella legge iraniana vale una regola, forse arcaica, ma sicuramente molto più pratica che non le nostre mille ed inutili vessazioni: i famigliari del condannato hanno diritto di morte o vita, ovvero è sufficiente che questi decidano di condannarlo per dar luogo alla condanna di morte, oppure che perdonino per salvargli la vita. Certamente affidare la vita di un omicida a dei famigliari che non capiscono nulla di diritto è bizzarro, ma la domanda che sorge spontanea è: colui che ha tolto la vita cosa ne sapeva di diritto per decidere di ammazzare un suo simile? Direi che c’è una certa uguaglianza, ovvero, come sottolinea Sofri la legge del Taglione.
La stessa legge che viene inflitta in Palestina, a Gaza. Lì si lancia un razzo e dall’altra parte (il non-stato) parte una squadriglia di F-16 armati di bombe al fosforo, di Cluster (Bombe a Grappolo) e senza nessuna remora si bombarda a casaccio senza nessuna pianificazione, eliminando i problemi alla base. Occhio per occhio dente per dente. D’altronde lo ordina quell’infame libro che va sotto il nome di Bibbia, quell’orrendo libraccio, sconcio, pedofilo, massacratore precursore dello sterminio di genti ed attuatore della pianificazione, per esempio, della cancellazione di milioni di Armeni. Ma anche qui Sofri pare non vedere, non sentire, non capire. Com’è strano questo giornalismo a senso unico, eppure, anche nel non-stato esistono voci fuori dal coro che denunciano in modo chiaro le efferatezze e i soprusi compiuti dalla polizia, dai servizi segreti e dall’esercito di quell’ammasso di criminali usurpatori del territorio altrui.
Ci verrebbe da pensare che anche Sofri appartenga alla stessa genia del non-stato.
Eppure Sofri nel suo succitato articolo, affonda la lama di giudizio su un Iran ghettizzato, su una nazione messa al bando da mezzo mondo come dalle antiche scritture di quell’immondo libro della Bibbia:
Gli amaleciti sono un popolo antico, forse leggendario, che YHVH ordina ripetutamente di sterminare fino all’ultimo uomo, donna, bambino e animale. Qualche esempio dagli infiniti passi dell’Antico Testamento:
Esodo 25 (17-19):
«Quando il Signore tuo Dio ti avrà concesso quiete fra tutti i nemici che ti circondano, nella terra che il tuo Dio ti dona in eredità, tu cancellerai il ricordo di Amalek sotto il cielo: non dimenticare!».1° Samuele, (15, 3-5):
«Va’ e colpisci Amalek; fallo a pezzi, vota all’anatema tutto quello che posside, non aver pietà di lui, uccidi uomini e donne, ragazzi e lattanti, buoi e pecore, asini e cammelli».Anche il cabbalistico Zohar (1,25) insiste:
«…. Quando il Signore si rivelerà, essi (i popoli goym) saranno spazzati via dalla terra. Ma la redenzione non sarà completa finchè Amalek non sarà sterminato, perchè è stato fatto il giuramento che ‘il Signore farà guerra ad Amalek di generazione in generazione’» (Esodo 16, 16).
E’ normale che un insieme di persone pensino in siffatta maniera? Io credo che qualche rotella fuori posto ci sia, ma la realtà è spesso bizzarra e infinitamente più crudele.
Ma Sofri, in cui il suo passato è percepito come una ventata di acqua di rose, non vede queste cose, per lui l’Iran è il male assoluto (Amalek) da sterminare.
Sakineh, finlamente libera!
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Non è possibile che esultare per la notizia della liberazione di Sakineh, scarcerata per “buona condotta” dai criminali teocratici iraniani dopo otto anni.
La “presunta” omicida del marito (secondo i media internazionali) finalmente potrà godere della libertà che le è stata negata per otto lunghissimi anni. La dimostrazione della barbarie iraniane è evidente, l’omicidio viene punito con la prigionia e alla fine commutato in liberazione, esattamente come accadde in Usa con Michael Bascum Selsor che dopo 37 anni di prigionia nel braccio della morte viene definitivamente liberato iniettandogli il veleno che lo poterà al cospetto di Dio.
Le democrazie si confrontano anche in queste piccole cose (sic). L’Iran, paese teocratico, criminale, guerrafondaio pronto a lapidare arcaicamente una donna per un semplice omicidio instilla nel senso comune della nostra mentalità un senso di repulsione, mentre gli Usa all’avanguardia in tutti i campi tecnologici, morali e filosofici, meditano lungamente a come applicare la legge ad un omicida compiendo quello che il braccio secolare della legge americana impone.
Due visioni della vita diametralmente opposte.
Onu, Omosessualità delle nazioni Unite.
L’ Organizzazione delle nazioni Unite, alias l’Omosessualità delle Nazioni Unite, per bocca (di rosa) del suo rappresentante Ban Ki-moon, ha dichiarato: “Molti atleti professionisti eterosessuali e gay sono contro i pregiudizi. Noi dobbiamo alzare la nostra voce contro gli attacchi a lesbiche, gay, bisessuali, transgender.Ci dobbiamo opporre agli arresti, alle incarcerazioni, alle restrizioni discriminatorie“.
Bocca di rosa omette di dire che gli arresti valgono per tutto quello che è la pubblicità omosessuale in cui siano coinvolti i minori, ma, e qui entra un altro documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sessualità dei minori è una cosa “normale”, da insegnare per far capire la loro identità, sia etero sessuale che omosessuale.
Tanto che il programma ministeriale svizzero insegna che: “Un’educazione sessuale che abbia un approccio basato sul diritto, fornisce ai giovani le conoscenze essenziali, gli orientamenti, le capacità ed i valori dei quali essi hanno bisogno per vivere appieno la loro sessualità con il piacere fisico, psichico ed emozionale che l’accompagna. L’educazione sessuale dovrà aiutare i giovani ad ottenere delle informazioni corrette, a sviluppare delle attitudini atte a fronteggiare la vita e delle attitudini e dei valori positivi”
E’ bene che i bimbi, dai 4 anni in su, capiscano le differenze, conoscano il loro corpo e come reagisce agli stimoli. Viene infatti insegnato ai bimbi la masturbazione e l’uso dei vari strumenti (falli artificiali). Tanto che a Basilea si sta tenendo un corso pilota per queste “importantissime” cose accompagnato da un completo di oggetti di svariate misure da adattare a seconda del minore.
La base pedagogica è il libro di disegni e fumetti Lisa und Jan, che contiene, fra le varie immagini, una bambina che si masturba mentre un’altra la guarda, un bambino che si tocca sotto le coperte illuminandosi i genitali con una torcia, una donna che infila un preservativo ad un uomo, un bambino che spia dalla finestra i genitori impegnati in un atto sessuale. Il contesto completo delle pulsioni pedofile.
Non possiamo negare che l’informazione delle associazioni LGB che fanno capo alla madre di tutto questo sono locate nel più grande postribolo del mondo: gli Usa. Ma fa un certo senso che queste informazioni, se anche avessero un benché minima utilità, da cercare comunque con il lanternino, promuovono a piene mani la sessualità solo ed unicamente omosessuale. Ma anche così non funziona!
C’è poi l’altro aspetto che non viene nemmeno preso in considerazione da questi pedofili: le motivazioni! Secondo loro è per una maggior presa di coscienza del giovane, diciamo dell’infante perché a 4 anni non c’è formazione celebrale come un adulto, omettendo invece che attraverso questo sistema educativo, in cui il corpo è visto solo come altare su cui sacrificare i propri piaceri a vantaggio degli altri, l’attuale società che conosciamo diverrebbe presto e nell’arco di una sola generazione, un vero postribolo. Donne, anzi bimbe offerte a vogliosi e luridi ricconi, bimbi dilaniati dai desideri incurabili di gentaglia.
In tutto questo lerciume umano prodotto e sostenuto a piene mani dalle sinistre radical-chik si fonda la nuova società del XXI° secolo, una società destinata a frantumarsi, a suicidarsi, in cui le famiglie non avranno nessuna certezza nemmeno quella della loro progenie, probabili incubatori di sterilità per mancanza di attività eterosessuale.
Ciò che l’uomo non fa Dio lo compie!
Lo sterminatore di Sabra e Chatila, Ariel Sharon, è morto!
Se la giustizia terrena non compie il suo ciclo, la natura – nella sua infinita pazienza – agisce imperturbabile e indifferente all’essere umano.
Ciò che i palestinesi hanno agoniato per anni (il giudizio alla corte dell’Aia per crimini contro l’Umanità) il male fisico che colpì Sharon ha reso quella giustizia cercata e sempre mascherata con la complicità delle nazioni europee e degli Stati Uniti una realtà, oggi, inoppugnabile.
Anche gli intoccabili, gli eletti, i figli della Shoa hanno sono giudicati e puniti in secula seculorum.
L’antisemita francese
E di questi giorni la pubblicità, anzi, la diffamazione che la televisione italiana sta portando avanti contro un comico francese Dieudonné M’bala M’bala.
Si tratta di un comico francese per anni impegnato nelle campagne antirazziste politicamente coinvolto fin dal 1997 tanto da prendere l’8% dei voti al Front National. Un uomo di sinistra di successo, come ce ne sono tanti in Italia, ma impegnato a favore dei “sans papier” una specie di Kyenge ma, contrariamente alla nostra ministro, di cultura francese. Ma perché adesso, in Italia, se ne fa una pubblicità negativa tacciandolo di antisemitismo, anche se nessuno prima lo conosceva?
Il tutto risale al 2003 quando in uno rappresentazione teatrale apparve travestito da colono israeliano con cappello nero da haredi e mimetica salutando il pubblico con “Heil Israel” (c’è da ricordare che i coloni sionisti, in barba a tutti i trattati sottoscritti, continuano ad invadere la terra dei palestinesi, sottraendo la terra, le risorse idriche e ghettizzando gli abitanti di quei luoghi in lager, come sta accadendo a Gaza nel più totale silenzio dei media).
Da quell’istante l’intero mondo giudaico-sionista ha iniziato la sua opera diffamatoria, la denigrazione, la creazione di un non-uomo e tutto per ordine del Conseil Répresentatif des Institution Juives de France che è la copia dell’Anti Defamation League e dell’AIPAC americano, da quel momento Dieudonné non è apparso più nelle TV, ha perso contratti e gli amici della sinistra francese, che prima lo portavano in palmo di mano, l’hanno abbandonato al suo destino.
Ma perché tanto chiasso per un comico? Oltre all’antefatto Dieudonné ha prodotto una specie di saluto la “quenelle”, una specie di salsicciotto. Il gesto fu attuato tempo fa alle autorità francesi, forse in risposta alla continua vessazione, ma tanto è bastato che la LICRA (Ligue internationale contre le racisme et l’antisémitisme) accusasse Dieudonné di antisemitisimo indicando con quel gesto come un atto di sodomizzazione della Shoa.
E’ bastato questo per scatenare in youtube una valanga di un “Te mettre une quénelle” per ridicolizzare una denuncia senza fondamento. Ma i sionisti non perdonano, sono arroganti, permalosi e isterici e non hanno il minimo senso dell’umorismo.
(dell’Interno Manuel Valls, sionista sfegatato, mentre posa sorridente e ignaro fra giovani che gli fanno il gesto dell’ombrello)
Il peggio delle foto si sono avute a cause di due soldati messi a guardia della sinagoga di Parigi nel XVI° Arrondissement che si sono fatti riprendere con il gesto della “quenelle”.
Scoperti sono stati sospesi e messi in punizione: non si scherza con le sinagoghe (ma con le chiese abusate dalle femen questo sì). il risultato della punizione ha avuto l’effetto che altre militari si sono fatti riprendere facendo la “quenelle”.
Il ministro dell’Interno, quello della foto, dopo questi fatti ha minacciato di prendere serie misure penali e Dieudonné, in risposta alla minaccia, ha chiesto la messa la bando e la denuncia “per nocumento all’ordine pubblico” contro la LICRA raccogliendo oltre 100 mila firme.
Ma tutto questo sta creando in Francia un movimento di esasperazione contro la selvaggia espropriazione culturale che sta avvenendo a favore di regole giudaiche appoggiate dal governo Hollande (sionista) e dalla combriccola giudaica di Henry Levy, Harlem Désir( grande sostenitore dei diritti dei gay) e Bernard Kouchner . L’esasperazione è così vivida che durante le marce contro i matrimoni omosessuali e le proteste anti tasse in Bretagna una loro delegazione è arrivata sotto i palazzi del potere per fischiare lo stesso Hollande.
Un altro fatto ha dell’incredibile: Dieudonné si è permesso di cantare una canzoncina dal titolo “Shoananas” sollecitando così la LICRA e SOS Racisme a citare il comico facendolo condannare a 20 mila euro di ammenda, ma che ha subito interposto il ricorso in appello. Al processo un folto gruppo di sionisti pronti a creare la bagarre si sono trovati di fronte anche un folto gruppo di sostenitori di Diuedonné i quali, cantando la Marsigliese, hanno messo fine, grazie anche alle forze di polizia alla pietosa scena sionista. Il video è meglio di mille parole:
E noi italiani che facciamo? Copiamo le parole del giornale giudaico sionista “Le Monde” e storpiamo i fatti negando la cultura, ma tacciando un uomo e un pensiero come antisemita.
Naufragare a Lampedusa, storia già scritta
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Le ultime notizie del naufragio di centinaia di emigranti dall’Africa all’Europa pongono una seria presa di posizione. Da più parti della nostra politica si levano parole accorate di rammarico, di accoglienza e di pietà per quelle genti martoriate da guerre intestine e rivoluzioni interne.
Non c’è speranza e l’unico baluardo della libertà e democrazia sembra essere l’Europa.
Ma mettiamoci a ragionare in ordine sparso
SIRIA: 1916 – in corso d’opera
96 anni di massacri che si sono succeduti senza che alcun ente abbia posto termine. Gli interessi giacciono nel controllo di quella parte del medioriente che in base all’accordo Sykes-Picot avrebbero andare ai francesi ed inglesi, ma il costituito governo fantoccio, uscito dalla disfatta dell’Impero Turco, avrebbe promesso alle due nazioni di coltivare i loro interessi in quella terra. Gli interessi di quegli anni vengono successivamente adattati alle conseguenti alleanze con il Regno Saudita dell’Inghilterra e degli Usa e di tutte quelle nazioni uscite vincitrici dalla seconda guerra mondiale. L’Italia invece perdente accetta di essere il supporto logistico e spionistico delle superpotenze. Effetti: migrazioni massiccie in Turchia, Giordania, Iraq ed Italia.
LIBIA: 17 Febbraio 2011
Inizia la Guerra di Libia e a Bengasi prendono parte alle manifestazioni gli anti-Gheddafi libici e di li a poco le potenze di Francia, Inghilterra, Usa e Italia portano il democratico aiuto al popolo martoriato dalla dittatura sanguinaria e repressiva del Colonello Gheddafi e di tutto il gruppo di comando da lui instaurato. Nell’ottobre del 2011 viene giustiziato democraticamente il colonello Gheddafi permettendo l’instaurazione della democrazia e della libertà per tutto il popolo libico.
Attori: Usa, Israele, Francia, Inghilterra, Italia, Germania, Svezia, Olanda.
Effetti: libertà delle bande armate di assaltare, massacrare, stuprare, assassinare ogni persona che non sia inquadrata o che abbia il colore della pelle diverso, emigrazione di popolazioni.
TUNISIA: 2010 – 2011
Prende avvio la rivoluzione dei gelsomini (i nomi esotici, romantici per giustificare qualsiasi efferatezza) per disarcionare Zine El-Abidine Ben Ali, despota padrone assoluto, sanguinario.
Attori: Usa, Israele, Francia, Inghilterra, Italia.
Effetti: centnaia di morti in loco, emigrazioni dalle coste tunisine verso quelle italiane.
SOMALIA: 21 Gennaio 1991 – in corso d’opera
Inizia la guerra di Somalia contro il governo repressivo di Siad Barre e con l’aiuto dell’ONU, degli Usa e dell’Italia si poterà alla stabilizzazione della regione. Le stesse aziende americane (Conoco, Amoco, Chevron e Phiips) saranno il perno principale per la democratizzazione della Somalia. Nel 2007 gli Usa, gli esportatori della democrazia, compiono l’azione meritoria di pregio e onore per invadere una parte del paese ancora riluttante al processo iniziato.
Attori: Usa, Israele, Italia, Francia, Inghilterra
Effetti: migrazioni, carestie, devastazioni sociale, massacri senza fine, omicidi, squartamenti.
ETIOPIA ERITREA: 6 Maggio 1988 – in corso d’opera
Scoppia la guerra tra Etiopia ed Eritrea, decine di migliaia di morti tra le due parti e migliai di rifugiati che scappano da ambo le parti. La comunità internazionale assiste indifferente alla tagedia aggravata anche dalla siccità che ne aumenterà le vittime.
Attori: Usa, Israele, Francia, Inghilterra, Cina, Russia
Effetti: migrazioni, carestie, devastazioni sociale, massacri senza fine, omicidi, squartamenti.
YEMEN: 27 Gennaio 2011 – in corso d’opera
Scoppia la guerra nello Yemen tuttora in corso che vede affiliati di Al-Qaeda appoggiati dagli Usa, Gran Bretagna Israele contro le fazioni filo iraniane del Nord. Il motivo è sempre lo stesso: la democrazia!
NIGER: 1922 – in corso d’opera
Inizia la lunga guerra del Niger per il controllo delle risorse petrolifere e minerarie di questo paese che vede gli attori principali della destabilizzazione Usa, Francia, Olanda, Inghilterra, Russia, Cina ed Israele. Il motivo ufficiale è sempre lo stesso: manca la democrazia ed è necessario, per il benessere delle popolazioni instaurarla, volenti o no! Milioni di profughi si spostano da una parte all’altra del continente africano migrando lì dove la situazione sociale appare “più stabile”, percorrendo anche migliaia di chilometri fino alle sponde del Mediterraneo. La guerra è tuttora in corso.
CIAD: 1986 – in corso d’opera
Guerra del Ciad. Vede impegnati l’allora colonello Gheddafi a sostegno del Governo Transitorio di Unità Nazionale che si opponeva alla riunificazione dello stato. Guerra terminata, ma riaperta con la Guerra di Libia (vedi sopra).
MALI: 1962 – in corso d’opera
Una guerra senza fine per il controllo delle risorse di questa parte del deserto del Sahara.
Gli attori principali: Usa, Francia, Inghilterra, Israele, Italia.
Motivo: instaurare la democrazia al fine di sfruttare le risorse e la posizione geostrategica della regione.
Effetti: migrazioni, carestie, massacri perpetrati dalle fazioni in causa.
MAURITANIA: 1989 – in corso d’opera
Altra scenario di guerra per il controllo delle risorse petrolifere e minerarie.
Attori: Francia, Usa, Inghilterra, Cina, Russia e Italia che offre supporto logistico.
Effetti: migrazioni, massacri perpetrati dalle truppe islamiste sostenute dai paesi occidentali
SUDAN: 2003 – in corso d’opera
Scenario di guerra e terrorismo finalizzato sempre per lo stesso scopo: petrolio, controllo geostrategico.
Attori: Usa, Israele, Inghilterra, Italia, Francia, Iran, Turchia.
Effetti: migrazioni, massacri carestie
L’elenco potrebbe continuare con molti altri paesi africani, del medioriente e dell’oriente e la spinta che anima quelle persone ad abbandonare i loro paesi natali è sempre la stessa: carestie, sovrappopolazione, guerre, rivolte sociali, criminalità diffusa e permessa dai governi locali.
Come spesso ho scritto più volte, l’Italia nel Mediterraneo è una scialuppa di salvataggio per milioni di persone che fuggono e cercano riparo, ma è anche una enorme ponte di contatto per tutti i paesi rivieraschi, che ha la necessità di essere utilizzato non solo come aiuto umanitario per le popolazioni che cercano soccorso, ma soprattutto per cercare la collaborazione con quei paesi le cui frontiere non sono capaci di contenere questa onda migratoria.
L’attuale incidente avvenuto a Lampedusa è il risultato di anni, decenni di colonizzazione, di sfruttamento e di crimini contro l’umanità compiuti propri da quei paesi che sono cercati dagli stessi migranti: è paradossale!!!
Sarebbe come dire che un bambino stuprato cerca rifugio proprio nello stupratore, e sappiamo che così non è, per fortuna. Il bimbo, nella sua giovane semplicità sa riconoscere il male dal bene, mentre la massa, quella più gretta ed impaurita, non distingue tra la mano del soccorso da quella del carnefice: aberrante!!!
Ma tale e tanta l’ipocrisia delle istituzioni che nell’esperienza secolare colonizzatrice ha saputo mascherare le sue azioni predatorie in opere di misericordia come affermato dalla Boldrini "La repressione non risolve problema" sostenendo che "Con le uniche misure repressive non risolveremo mai questo problema. Chi fugge da guerre e dittature, non sarà fermato da leggi più dure. E’ un’illusione”. Ma non è la sola ad esprimere un senso pietoso per quelle genti, poiché tutti, dal papa a Napolitano, hanno parole melliflue e delicate per il disastro compiutosi.
Ma chi sono gli artefici di quel disastro se non gli stessi organi che hanno appoggiato le missioni di “pace” di “democrazia” di “liberazione” e saccheggio se non gli stessi organi istituzionali che adesso versano lacrime di coccodrillo?
Perché, per esempio, quella carampana della Boldrini non mette l’accento giusto nelle sue parole accusando i veri artefici, i veri responsabili dei disastri che si stanno compiendo in Africa che stanno ancora oggi seduti alla camera ed in Senato?
Perché quella vecchia cariatide di Napolitano, tanto attento ed esperto nella politica internazionale, non sottolinea che le azioni delle grandi nazioni hanno portato a questo risultato; perché non fare e portare avanti una denuncia alle Nazioni Unite per mettere in banchetta i veri responsabili?
Perché il Governo Letta, ma come lui anche quelli precedenti, non hanno imposto alla comunità europea una politica delle migrazioni che mettesse un freno e che NON inviasse armi o sostegno alle diverse fazioni che si massacrano?
I perché si sprecano e non verranno mai esauditi, perché esiste un piano ben preciso e congeniato per tutto questo immondo affare del traffico delle genti. E’ il piano Khalergi.
“DAS PAN-EUROPÄISCHE MANIFEST”: L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità.
Lo scopo principale di questo piano è l’Unione Pan-europea e Kalergi ribadisce “il suo impegno al patriottismo europeo, a coronamento dell’identità nazionale di tutti gli europei. Nel momento dell’interdipendenza e delle sfide globali, solo una forte Europa unita politicamente è in grado di garantire il futuro dei suoi popoli ed entità etniche.” (Notare etniche e non più nazionali)
Siamo quindi difronte a degli eventi in cui gli stessi attori politici sono gli stessi che si muovono in funzione di questo rimescolamento razziale (melting-pot), ma se da un lato questo processo è anche un vantaggio per tutte le popolazioni, dall’altro esso produce immani disastri ed insormontabili incomprensioni data la velocità attraverso il quale esso si produce.
Noi italiani lo sappiamo molto bene, nel nostro sangue abbiamo moltissime razze, viste le innumerevoli invasioni che si sono succedute nell’arco di secoli, e non, come accade adesso, in pochissimi anni, e tutto questo è conosciuto dalle menti folli che stanno realizzando il piano che è funzione della velocità con cui si realizza questo rimescolamento: nessuna regola, sradicate le tradizioni, le culture fino ad assoggettare le genti in un unico impasto da sfruttare un pezzo alla volta a seconda delle necessità.
I disastri di Lampedusa si ripeteranno altre volte e sempre più di frequente nella totale indifferenza della Comunità Europea proprio in virtù di quel piano razzista e della mondializzazione voluta dalle logge massoniche ha permesso la morte in 25 anni di oltre 19 mila persone. E’ inutile piangere sui corpi delle persone che vengono straziati dalla violenza o da un naufragio, sono solo asciutte lacrime che non spostano una virgola nel capitolo della globalizzazione. (qui un elenco esaustivo)
Non è cinismo, ma semplice presa di coscienza dei fatti sui quali la gente comune è incapace di svolgere un’attività correttiva. E’ anche conseguenza della nostra cultura aggressiva, predatrice, che ci ha imposto questa visione. Proviamo timore, pena e cerchiamo l’appiglio della condivisione per stemperare l’altrui sofferenza, ma poi alla fine nel nostro piccolo cranio rimaniamo chiusi e insensibili alle sofferenze di milioni di persone: mors tua vita mea dicevano i romani conquistatori. Un detto che dice tutto, ma che presuppone anche una presa di coscienza e correttezza intellettuale, cosa che questi scribacchini, questi straccivendoli di politici nemmeno conoscono.
Costituzione da abrogare?
Negli Stati Uniti la costituzione ha 7 articoli e 27 emendamenti, l’Italia ha 139 articoli e definire quale sia la migliore non rientra nei compiti di questo articolo.
La nostra costituzione nasce nell’800 ad opera delle centrali massoniche franco-inglesi con il chiaro scopo di ingabbiare una società, quella italiana, in regole libertarie al fine di esautorare il potere monarchico come unico referente. La successione temporale, attraverso la quale la costituzione si è sviluppata, segue un percorso che appare come un grande vantaggio per la popolazione italiana, ma alla lunga si dimostrerà una gabbia. La rappresentatività costituzionale del popolo avvenne con molta gradualità permettendo ai grandi gruppi economici dell’epoca maggior peso rispetto a quella del popolo.
Il popolo aveva quindi una parvenza di potersi esprimere, ma solo attraverso una serie di gradi di accesso al potere. Non tutti potevano votare e molte erano le fasce sociali escluse. Con l’unificazione parziale dell’Italia nel 1861 buona parte del processo costituzionale si era compiuto sulla base di regole che scimmiottavano le istituzioni inglesi. L’avvento del fascismo pose un’interruzione al processo riformatore costituzionale, mentre con la fine della 2a guerra mondiale e la vittoria degli anglo-americani, prese corpo l’attuale forma redatta dall’assemblea costituente composta da quella parte di italiani che avevano sabotato l’Italia, prima, durante e dopo il fascismo con il chiaro intento di sabotare l’unificazione monarchica, fascista e democratica.
Ora siamo a 66 anni da quel giorno in cui De Nicola firmò la Carta Costituzionale e da allora ad oggi molte cose sono cambiate nel nostro paese. Socialmente ci consideriamo più evoluti (è strano considerare evolute persone che sfasciano una città per una partita di pallone, ma accettano di buon grado di farsi licenziare e di rimanere disoccupati); il grado di istruzione appare distribuito in maniera coerente con la media europea (ma produce una classe insegnante peggiore d’Europa) , le diversificazioni di reddito e il benessere non è più appannaggio di certe classi sociale, e molti adesso hanno accesso al credito (quando le banche lo permettono).
Insomma, tanto fumo e poco arrosto.
L’articolo 1 della costituzione recita:
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Di per se solo questo articolo è premessa della falsità oggettiva di questa carta costituzionale. Una repubblica fondata sul lavoro? Non su valori etici, di rispetto sociale, umano, sulla vita dell’uomo e sulle sue opere di arte e di ingegno? Che razza di regola è quella di fondare una costituzione sul lavoro? Sul lavoro si costituisce un esercizio commerciale, una industria, un opificio, una società per azioni, ma uno stato (che si definisce democratico) mai! In uno stato questi valori, non sono quelli che in primo piano hanno maggior rilievo, ma ne sono parte integrante, ovvia, insignificante al confronto co il rispetto della vita, delle genti e delle loro tradizioni storiche, artistiche, morali e anche religiose. No! La nostra costituzione è fondata sul lavoro, sullo sfruttamento e svuotamento della ricchezza millenaria che ci ha visto primeggiare in ogni campo. Questo “non s’ha da fare”. Manzoni, procace cattolico, e cripto-massone, ne aveva ben donde nel definire e nel combattere il potere ecclesiastico, sempre inviso alla massoneria. Lui sapeva e scriveva romanzi che sono un inno alla massoneria. Ma parliamo di molto tempo fa, tempi in cui la lettura e l’istruzione scolastica ancora arrancava in una struttura di uno stato appena abbozzato e non ancora sperimentato, ma ricco di appetiti.
Oggi però questa carta costituzionale pare, agli occhi di molti, un decalogo fuori tempo, obsoleto, vecchio, antico per delle regole che via via nell’arco di pochi anni sono state disattese: lavoro, sindacati, parlamento, poteri dello stato, esercito. Anche il Wall street Journal critica questa obsoleta carta e richiama all’ordine che ci impedisce il miglioramento sociale, il progresso economico e la rinascita. Così pure la grande banca d’affari J.P.Morgan, grande finanziatore del nazismo e dello stalinismo, sempre pronta ad intravvedere gli spazi proficui per i loro interessi. Ma non hanno torto. L’attuale carta costituzionale è, oltre che anacronistica, talmente inadatta all’ordine impostoci dal Fondo Monetario Internazionale alla Banca Mondiale, all’Onu, alla Nato che noi, italiani, abitanti di una penisola immersa nel Mediterraneo, dovremmo accettare di buon grado questi disinteressati consigli.
Già negli anni passati è iniziata l’abbattimento della costituzione con le nuove normative del 2001, con il Trattato di Roma e con quello di Mastricht, senza dimenticare quello di Lisbona che ci ha imposta un asservimento totale in ogni campo sul nostro territorio. Siamo esautorati di qualsiasi diritto, dal cibo al vestire, al pensare. Attraverso l’ONU, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Ocse e il World Trade Union si è realizzato un insieme di regole alimentari per cui non è più possibile poterci coltivare i nostri prodotti, quelli antichi, quelli che per millenni ci hanno mantenuti sani e robusti, ma dobbiamo accettare le regole imposteci dal Codex Alimentarius, prodotto delle suddette organizzazioni, così come nella sanità, ed in tutti quei campi che possono rinfocolare quel senso di unione e di compattezza nazionale.
E’ lapalissiano che di fronte a queste bordate da corazzata Potëmkin non possiamo che alzare bandiera bianca: “Ehi voi…qual novità? Il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca”.
La gente dice…