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Ristrutturare l’Italia

8 novembre 2011 Lascia un commento

In questo periodo di trambusti politici, ambientali e sociali, in cui tutto e il contrario di tutto è valido, sento l’opportunità di buttare un punto di vista, molto personale e criticabile, di come vorrei che l’amministrazione di uno stato fosse attuata.
Non si tratta di un programma politico, perché la mia proposta potrebbe essere sia di destra che di sinistra, ma semplicemente quella di un semplice padre di famiglia che si preoccupa che la sua famiglia possa non soccombere nei marosi di un periodo così oscuro e denso di nubi minacciose all’orizzonte. (probabile guerra all’Iran che vede l’Italia partecipe assieme a Israele)

Non c’è un ordine con cui sono state esposte, ma così, come sono venute a mente. L’idea nasce da alcune letture sui giornali e da alcuni blog di carattere finanziario. Il problema di fondo che tutti evidenziano è modificare il sistema, partendo però da dentro il sistema. L’idea democraticamente parlando è fallace ed è evidente anche ad un bambino. Nessun sistema è modificabile dal suo interno, perché per assioma nessun sistema è in grado di automodificarsi.
Sarebbe come dire che un ameba si trasforma in un sistema pluricellulare: impossibile, salvo forse casi in cui vi sia l’intervento del tocco divino.

Nella realtà sappiamo che questo non è possibile, nessun gruppo sociale ben coeso e ben legato è capace di scegliere e modificare le proprie caratteristiche a favore di altri sistemi che possano poi minare la stabilità del sistema stesso.

Quindi la mia ipotesi nasce da un postulato semplicissimo: in una nazione, come quella italiana, composta per lo più da ruffiani, ladri, grassatori, ricattatori, truffatori, rapinatori, puttanieri, è impossibile che un gruppo rappresentato da questa crema morale, possa cercare di cambiare se stessa perdendo tutti i vantaggi, per introdurre al banchetto altri individui capaci di distribuire gli stessi vantaggi alla popolazione stessa.

In queste condizioni, in cui il potere economico, politico, sociale e finanziario è in mano a gruppi di piccoli criminali travestiti da persone grigie in doppio petto, l’unica strada disponibile per poter cambiare il sistema è solamente quello dell’attacco al sistema frantumandolo, riducendolo ad un ammasso dal quale separare quanto utile per la ricostruzione, da quello utile per la discarica umana.
Unica ed assoluta strada da prendere è quindi quella del cambiamento totale dei paradigmi sui quali si basa questa cloaca della nostra Italia. Cambiare dall’esterno: proporre cose nuove e cose vecchie.

Cominciamo:

1) Tutti i debiti sovrani vanno accantonati e tenuti parcheggiati fino a data da definirsi. Non produrranno nessun ulteriore debito. Si congelano e si riprenderanno, nell’eventualità, in tempi migliori, se ci saranno. Quindi non si tratta abolire il debito ma di congelarlo fino a data da definire. (pensiamo forse che gli Usa, la Germania, la Francia siano in grado di ripagare il loro debito?)

2) Separazione dell’attività bancarie tra banche che fanno speculazione e quelle che sono il perno delle economie.

3) Ricapitalizzazione delle banche: le banche incapaci di ricapitalizzarsi con mezzi propri saranno nazionalizzate e i debiti rimessi direttamente in mano agli azionisti privati delle banche, salvaguardando nel contempo i depositi privati e gli accantonamenti degli stessi, salvo che non provengano da speculazione finanziaria.

4) Riserva frazionaria: tutte le banche dovranno usare una riserva frazionaria non inferiore al 30%.(Rivalutazione del patrimonio immobiliare)

5) L’unico detentore della moneta è lo stato e a nessun altro è permessa la produzione fisica e virtuale della moneta. Custode della stessa è la Banca Centrale Italiana di proprietà dello stato italiano. Nel contempo vengono cancellati tutti gli accordi nazionali ed internazionali che agiscono contro il progetto attuale.

6) Abolizione di tutti i derivati che non abbiano copertura economica/finanziaria/materiale legata al mondo reale dell’economia, il che vuol dire abolire la leva finanziaria.

7) Sono abolite tutte le forme societarie delle attività commerciali, industriali ed operative nel mondo del lavoro, così come tutte le associazioni a carattere “umanitario-culturale” e i diretti interessati delle attuali società risponderanno personalmente in solido con tutti i loro patrimoni dell’andamento economico, sociale e finanziario dell’attività. Stesso atteggiamento e stessa prassi per banche, assicurazioni e tutte quelle attività legate ai flussi monetari e finanziari.

8.) Per il settore del lavoro, alle aziende che usino la delocalizzazione si dovrà prevedere una penale o un premio per l”abbattimento dell’imposizione fiscale in percentuale tale da favorire l’attività in patria. Tutti i prodotti delocalizzati e successivamente importati non potranno essere venduti con un margine superiore al 100% del costo industriale pagato per gli stessi.

9) Per tutte le aziende che dovranno affrontare la sfida di rimanere in Italia contro lo strapotere del basso costo estero si potrà applicare una riduzione dell’iva al 15% ed una riduzione delle imposte (eliminazione dell’IRAP) fino a fatturati di 5mln di euro, oltre i quali, si attueranno delle politiche fiscali e sociali tale da permettere il proseguo dell’attività. L’Italia è il paese delle piccole e medie imprese e queste devono necessariamente avere il favore della politica senza però dimenticare il traino importante di quelle maggiori con più visibilità e che possono rappresentare un biglietto da visita all’estero.

10) Programmazione di lunga durata di attività svolte al riassetto forestale-agricolo-idrogelogico della nazione. Il programma potrebbe assumere nel lungo periodo, di almeno 20 anni, ma più facilmente nei lunghissimo periodo di 50 anni un avvicendamento di oltre 10/15 milioni di persone in attività lavorative connesse e derivanti.

11) Programmazione di media durata, tra i 10 e 20 anni, di un piano di assetto territoriale nella riqualificazione edilizia con un piano che preveda l’assunzione, agli enti pubblici preposti, di riservare una quota del 30% per pubblico tendendo quindi a portare un riassetto nella foresta inqualificabile delle quotazioni del mercato stesso.

12) Denuncia e arresto immediato di tutti gli amministratori pubblici e privati degli ultimi 30 anni che hanno consentito lo sfascio territoriale, sequestrando tutti i beni delle famiglie interessate e istituzione di tribunali speciali per questo scopo.

13) Nazionalizzazione dei trasporti su gomma e rotaia, delle telecomunicazioni, delle poste, e dei servizi necessari al pubblico.

14) Riassetto del pubblico impiego su tutto il territorio.
Tutti sono equiparati al privato e licenziabili, nessuno escluso. Decadenza di tutte le prebende e/o corsi preferenziali che il pubblico attualmente si assume. I servizi pubblici, data la loro delicata funzione di servire la popolazione, dovranno funzionare 24 ore su 24 senza esclusione: dagli ospedali alle carceri, ai tribunali ai comuni. L’orario sarà per tutti di 8 ore di lavoro distribuite a turni nell’arco della giornata ed ottimizzati al servizio. Abolizione dell’art. 18 che come contropartita vede l’assunzione di responsabilità individuale dell’imprenditore.

15) Riassetto del settore sanitario riorganizzando lo stesso per merito.

16) Tutto il personale assunto nel pubblico impiego verrà assunto per lista di specialità e non per concorso.

18) Riduzione a 100 parlamentari e 50 senatori. Eliminazione di tutte le pensioni riservate al personale parlamentare ad esclusione di quelli che abbiano effettivamente 40 anni di servizio contando i giorni d presenza. Per tutti gli altri, gli anni di servizio saranno conteggiati nel computo della pensione di anzianità in funzione dei giorni effettivi di presenza parlamentare. Nessuna possibilità di accumulo delle pensioni e perdita dei massimali. La pensione massima per un parlamentare/senatore che ha svolto il servizio “senza demeriti” non potranno superare quella di un impiegato di primo livello del settore privato. Abolizione dei senatori a vita. Azzeramento delle baby pensioni: lo stato ha già dato senza mai ricevere! (sono oltre 500.000 in Italia e ad una media minima di soli 1000 euro mese netti sono circa 6 miliardi all’anno che si spendono per nulla)

19) Annullamento degli enti regionali, inutile doppione di quello che c’è a Roma e allargamento delle provincie in bacini omogenei territoriali. Il personale che verrà licenziato dalle regioni è licenziato e non assunto nelle nuove strutture. I comuni nel contempo dovranno ridurre il numero degli assessori e assumere gli incarichi internamente.

20) Settore scolastico: tutte le scuole dovranno funzionare 8 ore giornaliere in funzione del bacino di assunzione dell’infanzia e studentesco a cui fa riferimento cercando di favorire le famiglie con stessi disagi nel proprio lavoro. E’ quindi opportuno che comuni e prefetture attivino con le aziende piani di sviluppo scolastico direttamente in prossimità dei centri di lavoro permettendo quindi una maggiore osservazione e minor assenteismo degli impiegati nelle attività lavorative. Le quote di assunzione di questi oneri verranno addebitati tra aziende, impiegati e comune con l’obbiettivo di demandare interamente l’onere alle aziende.

21) Il corpo insegnante è impegnato nelle attività scolastiche non solo nelle ore di insegnamento, ma anche nelle restanti ore delle sue 8/10 ore quotidiane. Le attività verranno quindi svolte nel periodo tra ottobre e giungo compreso per gli studenti fino alla 3 media inferiore, mentre per tutti gli altri le attività scolastiche avranno corso tutto l’anno con la sola interruzione per le ferie estive e natalizie e pasquali commisurate in 1 mese per le ferie estive, 7 giorni per quelle Natalizie e 3 giorni per quelle pasquali.

E’ evidente che queste idee sono frutto di uno sbuffo di come si vede attualmente la nostra penisola, condotta malamente, disastrata e impegnata in progetti estranei alla sua natura (guerra contro la Libia e contro l’Iran oltre alle partecipazioni in attività belliche nei Balcani, in Libano e nell’oriente). L’Italia ha perso oltre 40 anni  rispetto agli altri paesi, è il paese più centrale del mondo occidentale ed è il paese che nella sua storia ha riversato agli altri immense ricchezze che hanno permesso loro di capitalizzare il successo odierno.  Il mondo politico attuale, composto per lo più da gente senza una benché minima attenzione all’Italia, deve essere cambiato, gettato come uno strumento fallace, inutile e orribilmente malevolo per lo sviluppo presente e futuro del nostro paese.

L’attuale sistema politico nazionale è servo di paradigmi  della seconda guerra, figli quindi di una subordinazione storica ormai obsoleta che ci impedisce di poter sviluppare le qualità che potremmo avere. Dobbiamo scrollarci questa massa che ci opprime e ci limita nei movimenti, dobbiamo poter volare, come carattere nostro italiano, lì dove la nostra fantasia, il nostro colore e la nostra indole vuole portarci gettando alle ortiche false ideologie, falsi paradigmi, falsi miti.

Quale Shoah commemorare? (Parte II)

27 gennaio 2011 Lascia un commento

Il coro è assordante, strabordante di leziosità, volgare, eccessivo e stucchevolmente scontato, spesso pacchiano e acritico. Questo è quanto si percepisce dalle innumerevoli dichiarazioni sulla Shoah.

Napolitano, il vetero comunista che non ha mai rinnegato le sue amicizie d’oltre cortina, ci insegna come dobbiamo rispettare la Shoah e non perde tempo a bacchettare tutti quelli che ormai non ne vogliono più sentir parlare, offrendo, invece, medaglie d’onore ai vecchi superstiti dei campi di sterminio.Napolitano ci insegna che “Il primo seme avvelenato, il primo germe distruttivo è quello dell’intolleranza, del nazionalismo e del populismo che si traducono in demonizzazione e in odio del diverso e dello straniero

Alfano, il lecchino di corte di sua immonda maestà di Arcore, addirittura sposa e sostiene la necessità di varare una legge che punisca chi non riconosce la storicità della Shoah. Per fortuna che nel mondo ebraico esistono persone con il senno e con la giustizia di chi ha sofferto realmente, è il caso di Ariel Toaff che dichiara L’idea stessa della legge è sbagliata. In primo luogo sarebbe lesiva della libertà d’opinione, anche della più aberrante, e aprirebbe la strada a altri tipi di limitazioni. E comunque i negazionisti continuerebbero finendo magari per passare da vittime“. (nda: la soppressione della libertà, di parola e di espressione di pensiero è anticostituzionale, infatti l’Art. 21 recita: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.)

E’ una lotta contro il tempo, contro l’inesorabile potere della dimenticanza, ma non si deve dimenticare, anzi è necessario porre dei limiti entro i quali far scorrere la legge che tutto guida e tutto sorveglia per punire per impedire e incarcerare anche la libertà di pensiero e di critica. Eppure non c’è verso di far capire a lor signori che la Shoah è una parentesi storica che purtroppo si ripete in diverse parti del mondo. Ma non c’è miglior sordo di chi non vuol ascoltare!

Non c’è un solo uomo che sia meglio dell’altro! Tutti hanno le mani sporche di sangue, di crimini contro l’umanità, di barbarie. Nessuno è indenne, ma solo un “popolo”, per grazia ricevuta da Dio, è superiore e migliore degli altri, quello di religione ebraica.  Solo loro hanno il diritto di esistere e di essere commiserati e venerati, gli altri, i goym (non ebrei), possono anche crepare, essere sterminati. (Secondo Israel Shahak, autore di “Storia ebraica, religione ebraica: nel peso di tre Millenni, il termine “esseri umani ” nella legge ebraica si riferisce esclusivamente agli ebrei.)

Infatti in Israele, nella terra promessa, si canta e si inneggia allo sterminio e nessun giornale, media nazionale o internazionale pone l’accento per il ribrezzo e la ferocia con cui alcuni rabbini incitano allo sterminio dei goymE’ lecito uccidere i Gentili (ndt:i non ebrei) tra le Nazioni, anche se non sono responsabili di minaccie”, aggiungendo:” Se uccidiamo un Gentile che ha peccato o ha violato uno dei sette comandamenti – perché abbiamo a cuore i comandamenti – non c’è niente di sbagliato nel loro omicidio “. L’autore di queste farneticanti parole il rabbinoYitzhak Shapiro e molti altri autorevoli rabbini Yithak Ginzburg e Yaakov Yosef, hanno raccomandato il testo in questione (The King’s Torah) come libro di studio nelle scuole dei coloni israeliani.

Questa la cultura della Shoah? Questa la cultura alla quale fa riferimento Pacifici: quella razzista e sionista incurante dei trattati internazionali (Rapporto Goldstone). Sarebbe quindi questo il messaggio di pace ed amore per i diversi che Napolitano ci vuole offrire “Il primo seme avvelenato, il primo germe distruttivo è quello dell’intolleranza, del nazionalismo e del populismo che si traducono in demonizzazione e in odio del diverso e dello straniero“. Le parole sono profetiche, ma dovrebbe avere il senno, ormai perso, di rivolgerle a coloro ai quali preme far vedere la sua devozione, il suo occhio di riguardo.

Quale Shoah commemorare? (Parte I)

26 gennaio 2011 Lascia un commento

Il 15 agosto del 1945 finiva la Seconda Guerra Mondiale. Da allora ad oggi sono passati 65 anni e nonostante il tempo trascorso ancora oggi c’è chi ci punisce per quello che i nostri nonni hanno compiuto in quel lontano periodo.

E’ il caso della Shoa, dello sterminio industrializzato delle comunità ebraiche europee, dello sterminio anche di quelle persone “diverse” come zingheri, polacchi, italiani, russi e tanti altri che sono stati offuscati dall’immane strage di quella guerra.

A distanza di tanti anni si ricordano solo alcune vittime e si dimenticano tutti gli altri che di fronte alla morte ed agli uomini, hanno tutti lo stesso peso; ma si insiste a volere commemorare solo una parte dei morti, gli altri, come diceva Mao-Tze Dung, sono bricciole che cadono dal tavolo.

Non c’è nulla di peggio di chi nega quanto è accaduto, di chi credo alla montatura sionista per il senso di colpa generalizzato e così che la negazione diventa il diritto di agire, il diritto di sovvertire, il diritto di compiere atti di inumana crudeltà.

Così che la negazione diventa il paravento per altri misfatti. E’ il caso della negazione dei massacri compiuti in Cecenia, di quelli contro gli armeni (1,5 milioni) ad opera dei Giovani Turchi, seguaci di Sabbath Zevi, convertiti all’islamismo per convenienza, di quelli compiuti contro i Curdi, di quelli sterminati in Russia durante il periodo bolscevico (60 milioni), di quelli sterminati da Pol-Pot (1,7 milioni) e di quelli di Gaza e Sabra el Shatila e tanti altri che si perdono nella memoria dell’uomo perché volutamente cancellati per convenienza.

Quelli, sono molto diversi da quelli perpetrati dai nazisti? Dobbiamo distogliere lo sguardo per osservare solo quello che è stato fatto ad un gruppo di religione ebraica, oppure è umanamente più corretto considerare tutti come il risultato di una follia imperante come gene congenito dell’umanità.

Non c’è un giorno della shoà, ma la giornata della memoria di tutti i massacri di tutti i colori e nessun massacro e meglio o peggio di un altro, perché prodotti dalla ferocia dell’uomo sull’uomo.

Tutti da punire senza distinzione di colore, razza, perché i carnefici non hanno colore, ne razza, ne bandiera, ma sono solo al servizio delle più basse ed infime menti umane che mai Dio abbia potuto creare.

Il silenzio è d’oro.

24 gennaio 2011 Lascia un commento

Ci alcuni processi, che da tempo si stanno celebrando in Italia e che vedono coinvolti in reati gravissimi soggetti di primissimo piano delle nostre istituzioni, di cui i media non parlano, come se non esistessero.

Primo fra tutti, il più nascosto, è il processo che si sta celebrando a Brescia a carico del Generale Delfino accusato di concorso nella strage di Piazza della Loggia. Imputati nello stesso processo troviamo Pino Rauti (suocero del sindaco di Roma Alemanno), Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte e Giovanni Maifredi.

Ma, da lungo tempo, si sta celebrando anche il processo a Milano a carico del Generale dei Ros Gianpaolo Ganzer, del magistrato Mario Conte e di altri 23, tra ufficiali e sottufficiali dei Ros. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, peculato e falso.

Altro Generale dei Carabinieri sotto processo, questa volta a Palermo, è il Generale Mori accusato, insieme al coll. Obinu, di favoreggiamento aggravato per aver agevolato Cosa Nostra, nello specifico di aver favorito la latitanza del boss Bernardo Provenzano.

Tre Generali dei Carabinieri sotto processo per reati gravissimi e i media, praticamente, non ne parlano.

Ma la cosa non è diversa per i processi a carico di politici, basti pensare al processo d’appello al senatore Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado a per concorso esterno in associazione mafiosa a nove anni di reclusione e a due anni di libertà vigilata, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Identica cosa per il processo ad Antonio Bassolino accusato, insieme ad altre 28 persone, tra cui alti dirigenti di Impregilo, di frode in pubbliche forniture, alla truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, abuso di ufficio, falso e reati ambientali commessi nel periodo in cui era Commissario Straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania.

Altro processo di cui non si parla è il processo Hiram, ovvero un processo che vede coinvolti, in un’associazione a delinquere finalizzata ad aggiustare o ritardare (al fine di far prescrivere i reati) i processi in Cassazione, mafiosi, massoni, avvocati, poliziotti e preti. Eppure, anche in questo caso nulla.

I media, che ci hanno sommerso di articoli e trasmissioni sui processi a Vanna Marchi, alla Franzoni, a Meredith, ecc… di questi processi non parlano.

Fonte: Solange Manfredi

Storie passate per non dimenticare.

23 gennaio 2011 Lascia un commento

Stato della Palestina (Operazione Genocidio:  Piombo Fuso)

Dopo la bufera le notizie di solito si possono leggere con più calma e da più parti. Questo è il caso di quello che capitò durante l’operazione “Piombo Fuso”.

Dal quotidiano Indipendent.uk in un articolo “Israel’s dirty secrets in Gaza” si legge quanto segue:<< Gli Israeliani fecero lo sforzo necessario per evitare danni civilio palestinesi, ma le testimonianze successive, fatte proprio dai militari che operarono in Gaza appaiono diverse a quelle ufficiali.>>

<<Uno dei testimoni spiega accuratamente come poterono abbattere una donna anziana a 100 metri dalla loro posizione, mentre un’altro soldato descrive come una madre con dei figli fu colpita da un cecchino perché aveva sbagliato la strada da prendere dopo gli avvertimenti delle forze israeliane.>>

Un altro ancora descrive che il gruppo di comando diede indicazioni precise su come si doveva procedere: <<Entrare nelle case, passare piano dopo piano ed eliminare tutti gli abitanti delle case che si fossero trovati davanti, senza distinzione di sorta.>>

L’articolo precisa che ogni atto individuale di intolleranza attuata contro i civili sarà esaminata dal governo israeliano.

Strano che la fazione ebraica, anche italiana, sia ostile al Rapporto Goldstone dell’Onu, forse si vuol nascondere le nefandezze compiute dalle squadre della morte?.

Bosnia 1995: può uno stato Criminale fare affare con i criminali? (by Gilad Atzom)

Il giornale israeliano Haaretz.com riporta che un cittadino israeliano Aleksander Cvetkovic, è sospettato di aver partecipato allo sterminio di almeno 1000 mussulamni bosniaci a Branjevo vicino alla città di Zvornik.

Cvetkovic, è stato arrestato a seguito della richiesta del governo della Bosnia Erzegovina per il sospetto di aver partecipato all’uccisione di 1.000/1.200 persone.
Quel periodo di 10 giorni della guerra di Bosnia fu etichettato come il massacro di Srebrenica. Nel 2006 Cvetkovic emigrava in Israele assieme a sua moglie ricevendo la cittadinanza israeliana. Il difensore di Cvetkovic, Vadim Shub, ha aggiunto che il caso non verrà trattato e che nons arò questo il motivo per cui verrà estradato una persona accusata di tale misfatto. Il caso vuole che in Israele sia pieno di criminali di guerra (Shimon Peres, Tzipi Livini, Ehud Olmert ed Ehud Barak tra molti altri) con le mani sporche di sangue più di Cvetkovic e che quindi non provvederà a dare alcuna estradizione che potrebbe quindi creare un precedente penale anche a carico degli altri al tribunale per i diritti dell’Uomo.

Le modalità delle esecuzioni a cui prese parte Cvetkovic si realizzarono in fucilazioni di donne, vecchi e bambini imprigionati, fatti avanzare a gruppi di dieci, bendati e fucilati sul posto. Successivamente i soldati, tra i quali anche Cvetkovic avrebbero finito le persone ancora vive con un colpo alla nuca per evitare che vi fossero testimoni.

A questo proposito viene da chiedere quale sia l’integrità dei cosi detti israeliani cacciatori di nazisti  dietro la notoria operazione “Last-Chance” e se il caso di Cvetkovic rientra nel genocidio in generale o solo come crimini contro gli ebrei.

25 tonnellate di esplosivo…

22 gennaio 2011 Lascia un commento

La cura chirurgica.

 

Fa ridere, fa piangere, imbarazza? No! E’ la vera realtà della pace di un villaggio afgano colpito dalle forze americane con un bombardamento per snidare le forze “terroriste“.

Che forza, no? Che meraviglia impressionante quanto può fare la tecnica applicata alla guerra contro civili e contro case di fango e campi coltivati.

La vera cultura, la vera intelligenza, la vera strategia di guerra si vede da queste piccole parentesi di amore per il prossimo, per la caratteristica con cui comandanti vestiti di tutto punto, ignoranti delle realtà mondiali che non sia una partita di baseball o di una sniffata di coca o di una bottiglia di alcool, applicano al di fuori di quel cesso di federazione di ignoranti che sono gli USA.

Succede, purtroppo, come accadeva in Vietnam: bombardamenti a tappeto in cerca dei viet, anzi no, dei terroristi, ovvero di quelli che difendono la loro terra dagli invasori.

Lo scorso ottobre, un gruppo americano in Afghanistan ha ridotto in polvere un intero villaggio in pochi minuti.  Situato nella fertile valle di Arghandab, Tarok Kolache è diventata (per gli americani) una fortezza talebana da estirpare, ma come sempre accade alle forze USA, trovandosi di fronte la impenetrabilità hanno usato la tecnologia “chirurgica”: radere al suolo tutto, così non si sbaglia mai.

Fonte: Veterans Today

La falsità di Napolitano, massone comunista.

20 gennaio 2011 4 commenti

Tale e tanta è la protervia, l’arroganza, la demenza senile del nostro presidente della repubblica delle banane italiana, Napolitano, che alla cerimonia di inaugurazione di un monumento in onore a Alexander Dubcek si è sentito in dovere di rendere omaggio a quello che fino a qualche anno era suo nemico  che avrebbe sicuramente eliminato in un lager in Siberia.

All’epoca dell’invasione comunista della Cecoslovacchia da parte dei sovietici, il nostro benemerito demente era a uno dei personaggi più influenti del Partito Comunista Italiano (PCI). Epoca nella quale migliaia di persone in quella terra e nell’europa dell’Est sparirono proprio perché contrarie a quella invasione. Stranamente non risulta in nessuna testata giornalistica un discorso contro tale invasione, come non risulta nessuna parola a favore di Alexander Dubcek pronunciata da Napolitano.

Rinsavimento opportunista o alzeimer propizio?

Adesso, con la morte che gli tocca la spalla, il vecchio demente con la coscienza di un infame massone, cerca la mediazione terrena per salvarsi l’anima di fronte a quello che con un colpo solo gli stacchera la vita da quel fetido corpo che ha tradito gli italiani.

Però, leggendo l’articolo ‘‘i rappresentanti della Repubblica slovacca e della Repubblica italiana si siano ritrovati in un giudizio che valorizza, come è giusto, la personalità di Dubcek, che è stato davvero un campione degli ideali di libertà e anche di autonomia e di indipendenza nazionale”, viene da pensare che nella realtà il suo ideale è rimasto comunista come lo era allora, altrimente come potrebbe capire e definire Dubcek “un campione degli ideali di libertà” proprio lui che era a capo del partito più estremista e filosovietico e che l’avrebbe sicuramente fatto fucilare.

Fonte: Adkronos

Palestinesi: ai forni!!!

17 gennaio 2011 Lascia un commento

Chi dice una cosa del genere verso un essere umano è normalmente tacciato di nazista, di persona che ha perso il senno, di un pazzo o di un fanatico che non ha nessun collegamento con le realtà terrene e invece a pronunciare queste parole sono stati alcuni pii rabbini ortodossi israeliani.

Il fatto è letto in un giornale ortodosso israeliano Fountains of Salvation che suggerisce che Israele dovrà creare dei campi di sterminio per annientarli come Amalek.

L’articolo attacca il rabbinato israeliano sulla discussione delle assegnazioni delle case dei nuovi insediamenti ebraici che come risultato portanto alla negazioni dei contratti di affitto o vendita delle case alla popolazione israeliana palestinese.  L’articolo prosegue denunciando che l’educazione deve essere impartita in maniera da seguire le regole della Torah e nell’ultimo paragrafo dell’articolo viene riportato:  “It will be interesting to see whether they leave the assembly of the Amalekites [Palestinians] in extermination camps to others, or whether they will declare that wiping out Amalek is no longer [historically] relevant.  Only time will tell…“. La traduzione non serve.

I rabbini nel corso dei secoli hanno sempre identificato la figura di Amalek in tutti coloro che combattono il popolo ebraico, da Amalek a Hitler a Barak Obama, ma questa pubblicazione è la prima che appare fomentando ed incitando l’odio razziale e il genocidio palestinese.

Le persone che stanno dietro a questa misera sceneggiata che comunque fa proseliti nelle frange meno abbienti ebraiche de coloni dei nuovi insediamenti, sono il Rabbino Capo del Saffed, Ramat Gan e Rabbi Avinar, quest’ultimo sospettato di abusi sessuali.

E’ evidente che non è possibile riconoscersi in questo genere marcio di ebraismo, perché non è possibile considerare che tutti gli ebrei abbiamo questo seme di follia e di criminalità, non è possibile che persone come Gilad Atzom, Shlomo Sand (from his book: A nation is a group of people united by a common mistake regarding its origin and a collective hostility towards its neighbours), Richard Silverstein (nda: l’autore dell’articolo) e tantissimi altri abbiamo nel proprio sangue le stille infami di questi pensieri obnubilanti la ragione. Ma è possibile che la destra ebraica intransigente che attualmente comanda in Israele, prenda spunto da queste folli dichiarazioni per mettere in pratica quanto è già stato fatto sulla striscia di Gaza.

Fiat, azienda privata di Stato.

15 gennaio 2011 Lascia un commento

Quello che sta accadendo è il prodromo di un mercato della carne umana a valore di saldo. All’Italia non serve la qualità, ma serve un’industria che sappia far lavorare le macchine e quando serve, se servirà anche gli uomini, pardon, le macchine-uomo.

La guerra che in questi mesi si combatte –  ma che viene da molto lontano, all’epoca della scelta di Fiat di approdare in Usa – è molto probabile che vedrà vincitore l’italo-canadese di Sergio Marchionne.

I conti sono presto fatti “O fate come voglio io o chiudo“.

L’epoca dei padroni con la frusta, con la minaccia del licenziamento o quando peggio dello stupro di fabbrica sul personale femminile, non ha mai termine e anche adesso nel XXI° secolo il lupo perde il pelo ma non il vizio. Comanda lui, è a casa sua e della “sua” azienda fa quel che vuole, anche contro migliaia di persone che per decenni hanno contribuito a fare guadagni stellari.

Molti lamentano i guadagni dell’amministratore Marchionne (190.000.000 di euro all’anno) che sicuramente sono altissimi – €. 520.547 al giorno – ma dimenticano che in decenni la Fiat ha ricevuto dallo stato italiano (tutti noi) diverse centinaia di miliardi praticamente a fondo perduto e che nello stesso tempo, proprio per il problema di dove piazzare le migliaia di lavoratori che la Fiat intendeva sbolognare, si è sfruttata senza il minimo controllo la vera panacea per i mali dei padroni: la Cassa Integrazione (pagata in minima percentuale dalle aziende).

E’ pacifico quindi, se si aggiungono i miliardi pagati dall’INPS a favore dei dipendenti della Fiat in Cassa Integrazione e quelli percepiti come finanziamento agli investimenti, successivamente dismessi e ripagati a tassi insignificanti, l’azienda torinese e con essa il nocciolo azionario di potere (famiglia Agnelli), ha realizzato un guadagno che ha avvantaggiato solo la Fiat, ma ha limitato lo sviluppo di tutte le altre nel poter usufruire degli stessi vantaggi.

Come si sa Marchione ha posto una linea di confine netta e senza troppi fronzoli, sapendo benissimo che il lavoro in Italia è scarso, che la fame è tanta e che la gente è ormai abituata ad avere tante cose, spesso inutili, ma che danno loro la sensazione di sentirsi “signori“, quando invece sono impelagati in una rete di schiavitù. In questa situazione il bravo lavoratore di Marchionnesi si è posto dietro alla bestia: il licenziamento delle maestranze, ovvero prendere per le palle la bestia (i lavoratori) serrare la mano in maniera molto forte e fare schizzare gli occhi dalle orbite finché decideranno per il sì.

Lo stato latita.

Assenza, nessuna dichiarazione se non da qualche lecca-culo di turno della qualità di Sacconi (traditore delle sue origini socialiste) o di qualche animoso, ma ben foraggiato sindacalista quale Bonanni e Angeletti; la Musso urla, sbraita, ma tutti prodighi nel dimostrare che la teoria di Marchionne è quella giusta e che la Fiom che pare l’unica voce fuori dal coro con Airaudo e Landini, a spiegare quello che effettivamente non va, ma perennemente accecata dalla lotta di classe, anche se la sensazione è che sia uno strillo “guidato” fatto apposta per portare le masse a votare sì).

Tutti perdono di vista una unica cosa, sacra come la vita di tutti che compongono questa questione: può un’azienda con migliaia di persone agire in maniera dissennata e chiudere in quattro e quattrotto gli stabilimenti lasciando sul lastrico personale, aziende terziste e quant’altro?
Qual’è il valore capitale di un’azienda che suppone di aver una maggior dignità dei suoi collaboratori (alias, schiavi) e di tuttuo l’indotto che ha creato nel corso dei decenni? Possibile che anche lo stesso Chiamparino – sindaco di Torino – supinamente accondiscenda alla capitalistica azione sfruttatrice di un’azienda venendo meno alle sue origini comuniste e alla socialità del lavoro?

Insomma il valore di un’azienda non si traduce solo con il profitto, che è sacro, ma anche nella integrazione con il territorio, con la società in cui l’azienda è inserita; e la tela creata dalle sue attività sono la trama sana sulla quel nessuno potrebbe scherzare, tanto meno i governanti che avrebbero l’obbligo di porre un freno e un ALT alle scelte criminali e speculative di Marchionne.  Si è cercato il paravento della partecipazione collettiva degli utili dell’azienda prendendo per il collo miglia di persone e un intero paese.

Lo spessore della qualità di un’azienda si vede da quello che produce e da come lo produce, non solo dagli utili, che spesso vengono celati per finire poi in stipendi stellari, mascherati come costi; la qualità è anche quella della vita di chi partecipa attivamente alla produzione, al benessere degli imprenditori e delle loro famiglie e non è solo quella del pezzo finito fine a se stesso.

E pertanto evidente che in una globalizzazione selvaggia a vantaggio di alcuni piccoli cialtroni, ladri di polli con le scarpe sporche e l’alito fetido, non si possa pretendere che abbiano attenzione per chi (gli operai) come loro hanno investito una vita di lavoro dando sangue e sudore per il benessere (spesso sbilanciato) a tutti, imprenditore compreso.

Il valore sociale di una qualsiasi azienda è pertanto preminente sugli interessi privati, anzi è proprio nelle grandi aziende che l’interesse privato deve stemperare la sua perenne ed agoniata idea dell’utile, costi quel che costi. In quest’ottica che non deve leggersi come un’idea comunista, ma bensì nel concetto di divisione degli utili affinché tutti siano equiparati allo stesso livello di renanio ricordo. L’operaio mette la sua faccia, il suo corpo, il suo studio, la sua abilità e la sua forza fisica per il lavoro, in cambio riceve una paga spesso sottodimensionata, per contro l’imprenditore investe del denaro, del capitale “umano” fatto di persone che conoscono le strategie per affrontare il mercato e per spiazzare la concorrenza e tutte e due le figure concorrono per un unico obbiettivo: il proprio benessere.

La differenza però è accentuata in maniera evidente perché nel caso del fallimento aziendale accade sempre che l’operaio rimane a casa, si trova in strada e se ha fortuna troverà un lavoro pagato meno ed a tempo determinato. La sua famiglia ne soffrirà, ma questa è una regola del gioco.

L’altro, l’imprenditore, che spesso ha costituito la sua ditta come SRL, SPA, SAS una volta che l’azienda chiude accade spesso che la riapra sotto altro nome e con un numero di personale più basso e meno pagato di prima, quando va bene, ma spesso, dopo anni di sudorati guadagni (?) ed avendo già messo al sicuro il suo gruzzoletto, potrà godersi gli ultimi anni di vita senza patemi d’animo.

La differenza sta proprio lì: uno investe se stesso, l’altro investe cose d’altri e sopra ci gudagna pure. Alla fine dei conti chi ci guadagna è spesso solo ed esclusivamente l’imprenditore.

Si può cambiare? Sì! E’ sufficiente che i suddetti sindacalisti facessero meno i lecca-culo e lavorassero per il bene NON delle maestranze, ma per il benessere della società in cui siamo inseriti, ovvero che attuassero una piccola riforma sulle società annullando qualsiasi sigla rimettendo agli imprenditori la propria responsabilità personale in tutto quel che fanno. Invece sappiamo che le resposanbilità aziendali hanno cavilli giuridici e societari così complessi che spesso non entrano nemmeno nelle aule del tribunale fermandosi alla conciliazione tra le parti. Basterebbe questo, ma sappiamo che lo stato odierno è compiacente o alimentato da quella classe di idocchiosi che credono di essere la colonna portante della nostra economia, ma che altro non sono che una semplice masnada di filibustieri travestiti da imprenditori con la evve moscia.

Internet: libertà di stato.

7 gennaio 2011 Lascia un commento

Cosa accade di così strano da impostare un titolo del genere? E’ presto detto.

Da più parti, per la realtà sempre dalla solita parte, molte voci si uniscono al coro di porre un freno ed un limite alla possibilità di espressione nella rete. La voce fuori dal coro, se isolata, non rappresenta mai un elemento di disturbo, ma quando i coristi cominciano ad ascoltare tale voce e di conseguenza intonarsi a quella o quelle voci fuori dal coro, succede che il direttore del coro non ci sta più. Smette la musica e riporta tutto al silenzio.

E’ quanto accade nella tanto libera e democratica USA dove molti personaggi stanno facendo terra bruciata, inventando in un sistema che metta il bavaglio alla rete ed alle sue molteplici possibilità di influenzare le persone.

Il mese scorso il presidente Obama ha creato dal nulla la FCC (Federal Commission on Communications) un ente preposto al controllo ed allo studio di come regolamentare la rete e le comunicazioni in essa esistente.  I providers, secondo il capo della FCC (Julius Genachowski), dovranno allinearsi ad una norma di comportamento di “trasparenza” e di “circolazione” praticamente imponendo velocità diverse a seconda dei contratti e dei valori degli stessi (contratto più costoso=alta velocità). E’ evidente in questo proposta una limitazione, per esempio: i blogger utilizzando lo spazio loro concesso liberamente subirebbero la penalità di non aver più accesso o visite nei loro blogs.

Un altro membro della FCC, Michael Copps, ha espresso la possibilità di poter intervenire in quei siti che non si sottoporranno al “community value test” declassandoli a siti più lenti e meno visibili nella rete.  Lo scopo giustifcato dallo stesso Copps è che “…Stiamo negando ai cittadini le notizie essenziali (Quali? Quelle del potere costituito)di cui necessitano per prendere decisioni intelligenti nel dirigere il loro Paese”, come dire che al popolo le notizie devono venire solo da una voce, giusto per non creare confusione. La stampa libera è in attesa di essere bandita!

Il problema è quindi che la massa enorme di informazione che viaggiano nella rete, un pò alla volta, cominciano a scalfire quella crosta di disinteresse che caratterizza spesso la media della popolazione americana, fatto questo che preclude il potere delle note testate giornalistiche americane come la Fox News, CNN e New York Times.  Quindi chi informa, chi mostra le vicende che accadono sotto altri aspetti, chi critica e dimostra la sua tesi è malvisto e condannato al silenzio, quando non peggio ad una pallottola alla nuca.

Ovviamente nulla avranno da temere i blogs dei vari club sportivi o quello per puttane o pedofili, quelli non verranno toccati, così come non verranno toccati quelli della Monsanto o della Bayer o di altre multinazionali che inquinano il pianeta, perché sono proprio loro i sostenitori di questa politica negazionista e liberticida.

In Usa, per chi non lo sapesse, c’è già un documento che ha il potere di introdursi nei diversi blogs o nelle chat con qualsiasi porcata di stato: è il Cybersecurity Act of 2009 (S.773), attraverso il quale lo stato americano, in  emergenza cibernetica, può attuare quanto in suo potere. Il caso di Wikileaks è stato uno di questi.

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