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Chi si merita il nostro voto?

10 febbraio 2013 1 commento

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Recentemente ho avuto modo di dare un’occhiata ai diversi simboli elettorali per capire quanti e chi fossero i concorrenti alla mensa italiana.  Già! Perché non crederemo mica che questi bei tomi abbiano a cuore il nostro benessere! Loro unico scopo mangiare, mangiare e mangiare. Molti, in ritardo, si sono accorti che alla mensa italiana si mangia bene, è una nostra prerogativa la buona cucina, e a frotte come mosche sulla m***, si stanno guerreggiando per avere il boccone migliore.

Ebbene i simboli riscontrati sono 215 con sfumature che vanno dal grottesco al comico e dal penoso al ridicolo. Una piccola carrellata per capire:

Partito Pirata – Pace Pane e Lavoro – Pensionati e Invalidi Giovani Insieme – Sacro Romano Impero Liberale Cattolico-Giuristi del Sacro Romano – Democrazia Atea – Nuovo Psi – Partito Pirata – Noi consumatori liberi da Equitalia – Nuovo Psi Liberal socialisti – Lista civica nazionale IO NON VOTO – Donne per l’Italia – Recupero Maltolto – Partito Internettiano – Fare per fermare il declino – Angeli della Libertà – Fratellanza Donne – Partito comunista italiano marxista lininista – D.N.A. Democrazia Natura Amore – Mondo Anziani – No alla chiusura degli ospedali – Movimento Eudonna – Forza Roma – Forza Lazio – Io amo l’Italia – Movimento Bunga Bunga – Dimezziamo lo stipendio ai politici – Micro, il Movimento delle microimprese – Gay di Destra – Lista civica Militia Christi – Il veliero – Io cambio – Voto di astensione – Disoccupati per l’Italia – Movimento mamme del mondo.

Come notate sono tantissimi, dai nomi esotici e assurdi, ma tutti aspirano ad entrare in quell’ agoniato luogo dove ogni soppruso ed ogni velleità di potere ha la sua sublimazione: il parlamento e il senato.

Quousque tandem, Catilina, abutere patientia nostra?!
Era l’incipit con il quale Cicerone scagliava le sue accuse contro Catilina nelle Catilinarie, ma erano altri tempi e gli avversari venivano rapidamente eliminati. Nella realtà Catilina non era un pazzo e furioso come lo dipingeva Cicerone, ma un uomo dai tratti forti ed a volte feroci che aveva a cuore la lealtà e il rispetto per le genti dell’Impero. Tutti potevano votare per il senato, ma con l’obbligo di farlo a Roma.  Catilina invece non era d’accordo e su questo impose la sua idea che le votazioni dovevano tenersi nei comuni sparsi nell’impero. La conseguenza di questa idea non era gradita al senato di Roma costituito per lo più da ricchi possidenti e patrizi di vecchia data che avrebbero visto svanire il loro potere se l’idea di Catilina avesse preso piede. Da qui le malversazioni, le diffamazioni, le trame, le accuse velate e poi sempre più aperte. Catilina era quindi l’elemento disgregante di quella costruzione clientelare che anche oggi abbiamo in Italia e le basi di questo le affermava dicendo che “La Repubblica ha due corpi: uno fragile (il senato), con una testa malferma; l’altro vigoroso (il popolo), ma senza testa affatto; non gli mancherà, finché vivo“.

Anni dopo la morte di Catilina leggiamo:  Cicerone ammetterà che Catilina aveva raccolto attorno a sé «anche persone forti e buone», offriva «qualche stimolo all’attività e all’impegno», e che in certi momenti era sembrato a Cicerone perfino «un buon cittadino, appassionato ammiratore degli uomini migliori, amico sicuro e leale». Catilina, ammetterà ancora Cicerone, «era gaio, spavaldo, attorniato da uno stuolo di giovani»; per di più, «vi erano in quest’uomo caratteristiche singolari: la capacità di legare a sé l’animo di molti con l’amicizia, conservarseli con l’ossequio, far parte a tutti di ciò che aveva, prestar servigi a chiunque con il denaro, con le aderenze, con l’opera…»

Vedete qualche differenza con quanto accade adesso? Anche in questi tempi abbiamo due corpi e una testa sola, quella del ciarpame politico che si arroga il diritto di governare senza averne la capacità di farlo. Un popolo, senza testa e senza spirito, totalmente avulso dai grandi progetti e dalle grandi idee, più chino ai problemi minuti del quotidiano che ad una visione più ampia della casa in cui vive.

Democrazia o rivoluzione?

18 ottobre 2012 Lascia un commento

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Il buono della democrazia è che si parla, si discute, si fanno congetture, si intrecciano accordi e poi si cerca di materializzare il miscuglio di parole che si è generato.

E’ paragonabile al chiacchiericcio delle galline razzolanti in attesa del brodo della massaia, prima o dopo tutte finiranno sul piatto del contadino.

Siamo in dirittura d’arrivo per le prossime elezioni e le scelte rimaste al votante si sono ridotte al lumicino. Tutti o quasi, hanno le mani sporche; tutti si sono inzaccherati le scarpe per aver percorso delle strade sporche del fango della collusione e della corruzione. Forse pochi si salvano ed anche questi ne escono malconci per la cattiva pubblicità procurata dall’attività dei loro colleghi più scaltri, più ladri e più disonesti.

Cosa ci offre la politica e ci troviamo:

  • Partito Democratico PD): Bersani, Bonino, Castagnetti, Colaninno, Colombo, D’Alema, D’Antoni, Damiano, Franceschini, Letta, Minniti, Renzi, Rosi-Bindi, Rutelli, Veltroni, Vendola.
  • Unione di Centro (UDC): Binetti, Buttiglione, Casini, Cesa, Pezzotta.
  • Italia dei Valori (IdV): Di Pietro.
  • Lega Nord (LN): Bitonci, Bossi, Dal Lago, Maroni.
  • Gruppo Misto (GM): Craxi, La Malfa, Mannino, Ronchi, Tabacci.
  • Popolo della Libertà (PdL): Alfano, Berlusconi, Boniver, Brambilla, Brunetta, Cicchitto, Cirelli, Fitto, Gelmini, Ghedini, La Russa, Lusi, Mussolini, Prestigiacomo, Tremonti.
  • Futuro e Libertà (FLI): Bocchino, Buongiorno, Della Vedova, Fini.
  • Popolo e Territorio: Guzzanti, Pionati, Scilopiti.

Tra quelli elencati, credo che nessuno potrebbe ambire alla carica di Capo del Governo, li votereste voi? Io no! Oltre a loro adesso e nel silenzio assordante dei media allineati al potere c’è il Movimento 5 Stelle di Grillo (chissà perché 5 stelle che ricorda tanto la simbologia massonica del pentalfa?) che dice le cose di pancia come molti vogliono sentire, ma che sotto-sotto si scopre che le sue parole sono suggerite, condivise dalla comunità europea, soprattutto quella d’oltremanica. In altri termini è un cavallo di troia che nell’illusione della demagogica arringa di piazza inebetisce, anche umoristicamente, quelli che l’ascoltano.

Nel gruppetto di sopra c’è il rottamatore di Renzi, quello che metti tutti contro tutti, il picconatore alla Kossiga che non risparmia nessuno in nome di una giustizia fatta e creata con la stessa regola con la quale eventualmente verrà eletto, sempre che vinca le primarie (5 milioni di voti!!).

Credo che non ci sia nessuna vergogna nel dire che tutti gli altri non meritano nessuna menzione, salvo quella di rendere al popolo italiano gli anni di ruberie.
Ma anche questo è un luogo comune, perché hanno rubato legalmente con leggi che si sono autoprodotte e che destra e sinistra hanno approvato, nessuno escluso e tutti colpevoli. Possiamo biasimare chi, non avendo né arte e né parte, sceglie la carriera politica e porta a casa stipendi da sogno producendo leggi inumane, colludendosi con la malavita? Un sistema di questo genere è il prodotto che è stato generato dall’Unità d’Italia e dalla vittoria sul fascismo con l’aiuto del malaffare, della massoneria e dei disonesti, quindi non meravigliamoci: tutti figli della lupa a succhiare dalle sue mammelle, finché da latte.

Quindi nello scenario attuale non c’è nessuno che vale un misero voto, zero totale. Chi rimane? Non facciamo nomi! E allora cosa potrebbe accadere? Nessuno va a votare (impossibile) e in automatico, come è accaduto e continua ad accadere in Lussemburgo, viene nominato dal presidente della repubblica, un governo ad interim.

Ora visto che il presidente della repubblica ha un debole per certe persone, il governo che prenderebbe carica sarebbe quello attuale, il Governo Monti, con qualche piccola modifica, qualche piccolo adattamento. Continuerebbe ad agire per sfasciare la già martoriata Italia producendo disastri su disastri. E tutti quelli che erano prima in politica?
Rimarrebbero al loro posto, perché il tecnicismo bancario di Monti ha bisogno della facciata per far capire alla gente che quello che verrà attuato sarà il risultato di scelte condivise con la politica sulla quale cadranno le colpe.

E’ evidente quindi che in questa marea di scorie sub-umane qualsiasi strada che si percorra legalmente viene immediatamente bloccata perché il potere, ovvero il sistema di potere, è detenuto dagli stessi che vogliono farci credere di cambiarlo a nostro favore. Si sono costruiti la loro torre dorata dalla quale, ancora per poco, ci gettano gli avanzi dei loro pasti. Non ci sono vie d’uscita e le uniche percorribili prevedono, ovviamente, la rivoluzione.

Ma noi italiani siamo talmente fessi che non ci accorgiamo di essere sommersi velenosamente da un odio verso le stanze del potere dove ogni giorno si commettono gravi danni alle casse dello stato: regioni, provincie, comuni enti, ospedali, l’intero sistema ci ‘appare’ allo sfascio. Ho detto appare nel senso che è quello che vediamo e che leggiamo, ma non vediamo lo sfascio quello vero, che non vogliono farci vedere e che è molto più grande, che produrrà la vera catastrofe economica del nostro paese.

E’ pur vero che è necessario pulire, fare ordine e risparmiare, ma nelle vellutate stanze ovattate dei salotti buoni del Quirinale, della Camera e del Senato gli accordi si intrecciano e così accade anche in altri parti d’Italia, soprattutto nelle sedi della fondazioni bancarie dove si studiano sistemi e metodi per non affondare.

Lo stato italiano ha pagato 3,9 miliardi per salvare la Banca Monte Paschi (diretta da Mussari, ora a capo dell’ABI) – A gennaio lo stato italiano ha pagato 2,4 miliardi per dei derivati che aveva in pancia (anticipandone la scadenza) alla Morgan Stanley per chiudere una posizione in titoli derivati aperta nel lontano 1994, quando direttore del Tesoro era l’attuale governatore della BCE, Mario Draghi. A queste piccole chicche miliardarie adesso dobbiamo aggiungere la politica che Monti ha attuato in piena sintonia con la BCE, il FMI e la Banca Mondiale. La creazione del fondo salva stati (MES), un devastante metodo per mettere il cappio al collo ai sottoscrittori di questo fondo e in questo fondo sono stati versati 27 miliardi. Infatti 27 miliardi sono il 40% dei denari che il governo Monti ha racimolato da inizio anno (circa 70 miliardi), ma questi soldi a debito NON sono serviti per nessuna voce di bilancio interno, ma solamente per la partecipazione a questo infame fondo. Siamo già arrivati a 33,3 miliardi sottratti all’economia ed andati ad arricchire il settore bancario-finanziario.

In compenso le perdite sociali, di lavoro, di attività di efficienze contribuiranno a deperire e a comprimere ulteriormente le prossime finanze. E’ il cane che si morde la coda, perché se da un lato si aumenta la tassazione diretta e soprattutto indiretta e le banche non fanno il loro lavoro di prestare il denaro, la società lentamente non potrà più pagare le tasse, non acquisterà nessun bene, limitandone solo a quelli strettamente necessari con la tragica conseguenza di una stagnazioni di lungo periodo. Contemporaneamente i fallimenti la faranno da padrone, così che anche le insolvenze dei mutui arriveranno a livelli mai visti e qui…avremo il patatrac, poiché le banche, con in pancia centinaia di miliardi di mutui insoluti non potranno altro che fallire miseramente, portandosi nel baratro però anche quelli che non sono responsabili.

Questo è lo scenario che è stato costruito con certosina meticolosità da certi personaggi e con l’avvallo della politica collusa da oltre 40 anni di inciuci, compromessi, scambi di voto e di casacca. E il popolo italiano, stupidamente fesso ed ignorante, ha la supposta idea che con il voto, espressione popolare, possa cambiare qualcosa. Non cambierà nulla, perché si sappia chi ha il potere in mano non lo cederà mai e farà di tutto per tenerci nel limbo, nell’ignoranza, nella sudditanza ed ogni provvedimento che verrà preso sarà il pretesto per un mondo migliore, per una europa migiore, per una condivisione del benessere. Tutte fandonie e placebo per farci digerire i bocconi avvelenati che ci faranno ingoiare.

Unica soluzione per un cambiamento: rivoluzione!

Brindisi, mafia o attentato manipolato da un certo Stato?

20 Maggio 2012 5 commenti

Melissa

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Alla prima notizia degli eventi di Brindisi ho subito pensato ad una vendetta interna alla malavita, poi mettendo a fuoco la notizia mi sono subito chiesto che senso avesse avuto mettere delle bombe davanti ad una scuola anche se intitolata a Falcone. Mistero!

Successivamente e pensandoci sopra, ma soprattutto facendo mente locale sull’attuale situazione italiana-europea e finanziaria che stiamo attraversando, ho fatto un pensiero che è andato direttamente al 1992 o agli attentati di Firenze o a quelli più vecchi della strage di Bologna del 1980.  Mi son reso conto che la matrice è sempre la stessa, i sistemi non sono cambiati, ma i termini dell’accento sono “appena” diversi poiché vanno a colpire i giovani.

Questo termine i “giovani” è ormi sulla bocca di tutti e dal presidente della repubblica fino all’ultimo cialtrone politico si riempiono la bocca di questa parola: i giovani, i giovani i giovani. Poi, a luci spente fanno spallucce e tutto ritorna come prima.

Però rimane l’eco delle parole: i giovani devono trovare lavoro, i giovani devono essere integrati nel mondo politico (Napolitano) i giovani sono la forza della nostra democrazia, i giovani senza lavoro sono il nostro futuro senza basi e così via senza un nesso che faccia da collante con questo termine.

Ma i giovani sono anche dei grandissimi consumatori, sono dei ribelli, sono quelli che passano facilmente dal bianco al nero senza pensarci, sono irrequieti e soprattutto sono instabili, hanno il ditino facile e sono curiosi, capaci anche di atti di estremo eroismo che la storia ci ha insegnato. Che sia questo il motivo? Ne dubito assai.

Allora perché fare strage di ragazzi?

La malavita non è solita fare questo a meno che non vi siano degli interessi incrociati in cui i giovani non abbiano calpestato i piedi a qualcuno, ma di solito non pare usare questi stratagemmi, perché troppo chiassosi e la malavita non ha bisogno del clamore, le cose vanno fatte in sordina, un colpo d pistola e via!

Anche su il fatto quotidiano si fanno le stesse supposizioni:

Quindi il mandante va ricercato altrove. Si potrebbe ipotizzare che una tale strage sia nello stile della Mafia. La scuola porta il nome di Falcone, quindi si voleva inviare un messaggio ai vertici dello Stato. Ma anche in questo caso, c’è un’anomalia. Cosa Nostra non ha mai coinvolto i ragazzi in stragi di ampio respiro. L’attentato a Falcone e Borsellino fu eclatante, ma colpì magistrati e poliziotti. Sarebbe quindi una strana novità l’uccisione indiscriminata di ragazzi sedicenni.

Oggi il cambiamento in Italia si sta manifestando attraverso i giovani a la Rete. La politica dal basso – che scuote i palazzi del potere – usa Internet. Questo è un aspetto che non condivido con l’articolista. La rete è manipolata e i giovani non hanno nessuna speranza di cambiare alcun ché!

Se tale cambiamento si dovesse propagare sul piano nazionale, l’intreccio politica-mafia sarebbe in pericolo. Quindi i mandanti sono da cercare in pezzi deviati dei poteri dello Stato, che da anni hanno stretto un patto con le grandi organizzazioni criminali. Chi ha piazzato le bombe davanti a una scuola lo ha fatto tenendo all’oscuro la Sacra Corona Unita. È gente spietata che si è infiltrata nel territorio pugliese. La scelta di usare bombole del gas rende poi difficile rintracciare la provenienza di un eventuale esplosivo. Quindi anonimato assoluto. Tracce zero. Anche qui non sono d’accordo il cambiamento non è del mondo giovanile attuale anche se appare esserlo, perché troppo ignoranti, troppo interessati alle cose ora e subito.
Manca una regia nei giovani, ma possono essere una gran fonte di manipolazioni e qui la storia insegna.

Io sarò il solito complottista da due soldi, che mi frega, ma la realtà è sempre più vicina di quel che si vuole far intendere.

Cosa sta accadendo adesso che non si vuol far conoscere al mondo dei deficienti (il popolo)? Io credo che stiamo, anzi andremo a subire una dei periodi più bui e più controversi della nostra “democrazia dittatoriale tecnocratica”:

  • Sistema bancario totalmente allo sfascio (già lo supponiamo, ma nessuno lo dice a chiare lettere);
  • economia ridotta al lumicino che si mantiene con immani sacrifici da parte di eroici (pro domo loro) imprenditori;
  • sistema politico istituzionale completamente sfiduciato, sia dagli stessi attori che ci vivono dentro, che da parte di quell’elettorato che timidamente crede di avere ancora un posto al sole;
  • spesa pubblica completamente fuori controllo e soprattutto mai punita sugli eccessi;
  • evasione pubblica e privata a livelli mai visti prima;
  • situazione economica europea completamente fuori controllo.

Quest’ultima voce, la situazione europea fuori controllo, è quella che spesso viene taciuta dai grandi media per la paura di non incontrare i favori di chi li finanzia, ma siamo al punto che la Grecia, per esempio, volente o nolente, se ne uscirà dal club degli usurai dell’euro.
Finalmente si potrebbe dire, sono anni che lo si dice! Già, però a certe istituzioni finanziarie il giochetto della Grecia che se ne esce dall’euro potrebbe rappresentare una bomba a scoppio ritardato e la cosa metterebbe a repentaglio l’intero sistema europeo soprattutto per quanto riguarda, per esempio, la grande Germania e la Francia, oltre alla sventrata Inghilterra.

Il vero problema quindi, anche secondo le parole di Krugmann, sono che con l’uscita della Grecia dall’Euro si potrebbe assistere ad una “debacle” tanto grande che nessun potrebbe prevedere le conseguenze. Cioè???

Semplice. La Grecia uscita dall’euro avrebbe la sua amata Dracma, la svaluterebbe di un 20/30% e ricomincerebbe ad attivarsi facendo concorrenza agli altri paesi europei ingessati dagli ordini della BCE e dalla Deutch Bundesbank, dal Trattato di Mastricht, dal fondo salva-stati che obbliga i paesi a versare miliardi di euro all’anno e via dicendo.
Tutto questo peso la Grecia non ce l’avrebbe più, anzi, al contrario sarebbe libera di imporsi nei mercati come meglio crede. La domanda che sorge quindi spontanea è: ma gli altri porci del mediterraneo che cosa farebbero? Con molta probabilità Spagna e Portogallo seguirebbero a ruota, mentre l’Italia rimarrebbe legata alla maglia di ferro che le ha imposto il sistema economico finanziario e solo per una sua peculiare caratteristica morfologica: la sua posizione geografica nel Mare Nostrum.

Nessun potere forte permetterà che vi sia il controllo “locale” dell’Italia, è un pezzo troppo importante nello scacchiere internazionale e chi controlla l’Italia controlla l’intero occidente europeo, sappiatelo !

A questo aspetto, importantissimo (l’uscita della Grecia dall’Euro), se ne aggiunge un altro meno conclamato che riguarda lo stato di salute della nazione americana. I tagli economici e finanziari che nei prossimi mesi dovrà subire, saranno talmente elevati che nelle alte sfere si ipotizza una rivolta popolare. Il grande rivoluzionario, dalla parte del popolo schiacciato per i debiti bancari e grande nemico della Fed, Ron Paul, stranamente ha dismesso la sua candidatura alla casa Bianca ed è stato invitato ad una colazione d’affari da Ben Bernake (sionista), della quale non si conoscono i temi dell’appuntamento. Molti suppongono sia stato ricattato o minacciato, ma sono solo “giustificate illazioni”.

Da dicembre inizieranno una serie di tagli che ammontano ad oltre 250  miliardi di dollari (si parla di oltre 1000 miliardi) che dovranno essere tagliati dalla spesa nazionale (Medi care, assistenza sociale oltre a quelli per i buoni pasto e via dicendo), il bilancio federale incontrerà diversi «scalini» in discesa, dai tagli obbligatori di 1,1 trilione (metà li subirà il Pentagono), diverse scadenze di facilitazioni fiscali risalenti all’era Bush: da 4 a 7 trilioni (ossia 7 mila miliardi di dollari) di tagli, per i quali non ci si è affatto preparati. Questo il dramma economico finanziario che gli Usa stanno andando incontro e che viene visto come il preludio di una serie di rivolte alle quali la Home Land Security ha già preso in anticipo i suoi provvedimenti acquistando 450 milioni di palle da calibro .40 e altri 175 milioni di munizioni calibro .223 (5,56 mm).

Lo so è lungo da leggere e sconclusionato, ma ho finito, manca poco. Gli Usa in questa situazione di mancato controllo interno non ha certamente tempo e denaro per seguire gli avvenimenti che andremmo ad avere nei prossimi mesi, soprattutto fra giugno e novembre (!!!). Inoltre le forze del Medioriente (Siria, Iran ed Israele) diventano sempre più ingestibili data la complessità dello scacchiere e dei fronti potenziali che si andrebbero ad aprire (scommettiamo che tra qualche mese la flotta di stanza negli Emirati Arabi se ne ritorna a San Francisco??) e gli Usa, ancorché Inghilterra e Francia, devono avere delle certezze sulle quali contare in caso di un conflitto “inaspettato” (la nuova coalizione politica israeliana è sempre più propensa ad attaccare l’Iran anche senza l’aiuto degli Usa).
Queste certezze sono alla base di un mutuo supporto e una di queste, la prima che mi viene in mente, è una base dalla quale poter supportare gli attacchi aerei, navali contro eventuali postazioni siriane, libanesi e quindi di aiuto ad Israele. L’Italia è sicuramente tra queste prime, così come la Turchia, ma mentre quest’ultima deve anche fare conti con un certo nervosismo interno contro Erdogan, rivelatosi ultimamente un pagliaccio a servizio della Nato, l’Italia è invece profondamente legata al patto atlantico da moltissimi trattati.

Ora, cosa c’entra questo con quella povera Melissa e gli altri giovani colpiti? Se provate a fare una analisi di come uno stato vuole mantenere una certa strategia di tensione per accettare anche cose contro le quali nessuno si sognerebbe di accettare, allora capireste bene e queste cose, sullo scacchiere internazionale, si stanno avverando, una dopo l’altra. Melissa quindi è un simulacro, un povero ed inutile corpo sul quale scaricare l’orrenda manipolazione strategica di una nazione che non è più in grado di gestire la propria terra, le proprie origini e la propria dignità usando la vita di una ragazzina per imporre il terrore, la paura e l’odio.

Per questa ragazzina e per tutti quelli che hanno subito un’offesa atroce ad uso e consumo da sporchi individui porgiamo un fiore e una piccola preghiera di amore per una vita spesa nel sangue inutilmente versato.

Voglio comunque ricordare che la canaglia che sta al Quirinale disse un anno fa alcune parole:

Il mondo di oggi è contrassegnato da opportunità, sfide, contraddizioni. I prossimi anni non saranno facili per nessuno, ed in particolare per l’Italia“. (adnkronos 18 marzo 2011)

Suicidio, fuga irresponsabile

7 Maggio 2012 1 commento


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In questo periodo di sconquasso economico e finanziario la cassa di risonanza dei media sta facendo più male che bene all’intero sistema paese. Da inizio anno ad oggi il numero dei suicidi per cause di lavoro sono arrivati ad oltre 60, un numero impressionante che tuttavia è inferiore alla media nazionale riferita dall’Istat.

I dati parlano da soli, nel 2010 ci sono stati 3048 suicidi pari a 254 al mese di persone che si sono tolte la vita. Ovviamente non è possibile riassumere il tutto in semplici aridi numeri, ma è evidente che qualche cosa si è inceppato nel ragionamento di queste persone.

Difronte al problema sempre più impellente della sfida quotidiana con i propri concorrenti, l’essere umano odierno ha alzato bandiera bianca, delegando alla morte il compito di togliere ogni possibilità di rivincita. E’ un fallimento educazionale profondo, così come lo sono tutte quelle morti per altre cause, ma in questo specifico è ancor più grave se confrontato al problema effettivo. Un tassa non pagata, una cartella esattoriale, una multa, un credito mai pagato sono stimoli che spingono alcune persone a scegliere una strada che non offre alternative. Eppure tra le due possibilità c’è sempre una terza via e il detto “tertium non datur” non ha nessun valore.

Cosa potrebbe accadere, andare in carcere perché non c’è denaro? Soffrire la fame? Non avere le possibilità economiche che si avevano prima dell’arrivo della cartella esattoriale?
Nulla di tutto questo è troppo grave, eppure la via di fuga che queste persone scelgono è il proprio annullamento, contro ogni ragione evidente.
La società odierna spinge a questo, imponendo loro di non accettare la vergogna, l’onta del disonore, della miseria, della rinuncia e i più deboli, forse i più onesti, cadono nella trappola. La democrazia fa le sue vittime e la distruzione dei valori più profondi come i legami famigliari, i figli, l’educazione , la scuola, il rispetto degli altri vengono annullati dalla concorrenza spietata, dalla vessazione, dalle imposizioni fiscali più alte che nel resto del mondo.

Tutto ha un prezzo, ma a che prezzo? Le lettere di scuse, di perdono che questi lasciano ai loro cari è ancor più offensivo che la morte stessa, perché impone una condanna a chi sopravvive all’onta elusa dal suicidio.

E’ un atto di irresponsabilità, forse anche di vigliaccheria, che spinge queste persone a suicidarsi?

In parte credo di sì. Il suicidio non è mai accettabile, ancor meno per i debiti lasciando il grave fardello ricadere sulle famiglie. Pensiamo ai mutui, ai debiti contratti per un’azienda, a quanto il suicida aveva contratto per migliorare se stesso e la propria famiglia. Tutto, dopo la sua morte, ricadrà sul coniuge superstite, sui figli, sui parenti più prossimi con dei costi aggiuntivi e con la condanna che non potranno risolvere. E’ questo un atto onorevole, responsabile?

02/01/12

Bari, 74 anni, pensionato si getta dal balcone Inps chiedeva rimborso.

12/01/12

Arzachena, 39 anni commerciante tenta di asfissiarsi, viene salvato.

22/02/12

Trento, 44 anni per i troppi debiti si getta sotto ad un treno…. è salvo.

25/02/12

San Remo, 47 anni, elettricista si spara  L’uomo era stato licenziato qualche settimana fa dalla ditta nella  quale lavorava da molti anni.

02/03/12

Ragusa, commerciante tenta di darsi fuoco.

02/03/12

Pordenone, 46 anni, magazziniere si suicida.

09/03/12

Genova, 45 anni disoccupato, sale su un traliccio della corrente.

09/03/12

marzo Vincenzo Di Tinco, titolare 60/enne di un negozio di abbigliamento si è impiccato ad un albero a Ginosa Marina (Taranto). In pochi giorni si era visto addebitare, forse per errore, 4.500 euro di commissioni bancarie e rifiutare un prestito di poco piu’ di mille euro.

10/03/12

Torino, 59 anni, muratore si da fuoco.

14/03/12

Trieste, 40 anni, appena disoccupato si da fuoco.

20/03/12

un giovane artigiano di 29 anni si è impiccato a Scorano (Lecce). L’uomo ha lasciato un biglietto spiegando che non riusciva a trovare un altro lavoro e che era disperato.

21/03/12

Cosenza, 47 anni, disoccupato si spara.

21/03/12

marzo un imprenditore edile, di 53 anni, in crisi da tempo per i crediti che non riusciva a riscuotere e che vantava nei confronti di pubbliche amministrazione e di privati, si e’ tolto la vita impiccandosi in una baracca dietro casa nel bellunese, mentre i familiari lo aspettavano a cena.

23/03/12

un imprenditore quarantaquattrenne di Cepagatti (Pescara) si è impiccato nella sua azienda. Strozzato dai debiti, non ha retto alla vergogna di non poter pagare gli stipendi ai dipendenti e all’incertezza sulla sua capacità di garantire un futuro al figlio e alla compagna.

27/03/12

marzo scorso Giuseppe Pignataro, 49 anni, di Trani, si è ucciso dopo essersi lanciato dal balcone della sua abitazione. L’uomo, che faceva l’imbianchino, si è tolto la vita a causa delle difficoltà nel trovare un’occupazione stabile in grado di fornire un reddito degno alla propria famiglia.

28/03/12

Bologna, 58 anni, si da fuoco davanti all’Agenzia delle entrate.

29/03/12

Verona, 27 anni, operaio si da fuoco.

01/04/12

Sondrio, 57 anni, perde lavoro, cammina sui binari, salvato in tempo.

02/04/12

Roma, 57 anni, corniciaio, si impicca.

03/04/12

Catania, 58 anni, imprenditore si spara.

03/04/12

Roma, 59 anni, imprenditore, si spara con un fucile.

01/04/12

un artigiano di 57 anni si è impiccato all’interno della sua bottega di conici a Roma a causa dei ‘’problemi economici’’.

04/04/12

Milano, 51 anni, disoccupato si impicca.

04/04/12

Roma Imprenditore si spara al petto col fucile La sua azienda stava fallendo.Mario Frasacco, 59 anni, aveva tre figli.

04/12/12

Mercatale di Ozzano, 58 anni, morto dopo 9 giorni di agonia, si era dato fuoco per i debiti.

06/04/12

A Paternò (Catania) un altro imprenditore di 57 anni ha posto fine alle sue ansie con il suicidio si è impiccato, in un deposito di proprietà della ditta della quale era titolare, in preda alla disperazione a causa dei debiti contratti dalla sua azienda.

14/04/12

Un giovane imprenditore agricolo 29enne di Donnalucata, in provincia di Ragusa, si è tolto la vita impiccandosi in una delle serre della propria azienda.

13/04/12

Imprenditore veneto si è sparato appena uscito dallo studio del commercialista. Le notizie che aveva avuto dal professionista non erano rassicuranti. E’ accaduto a Montecchio Maggiore, nel vicentino. Fortunatamente, in questo caso, l’uomo dovrebbe farcela.

14/04/12

42 anni, dirigente d’azienda disoccupato da alcuni mesi, che si è gettato sotto un treno nei pressi della stazione ferroviaria a Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze. È ricoverato in gravi condizioni.

16/04/12

FROSINONE – Un ventenne disoccupato residente a Boiville Ernica (Frosinone) ha tentato il suicidio.

21/04/12

a Corridonia un camionista rimasto senza lavoro tenta il suicidio impiccandosi a una trave di casa. Viene salvato in estremis.

22/04/12

Bosa Giovanni Nurchi 52 anni, moglie e tre figli, non ha resistito. Aveva perso il lavoro.

24/04/12

Napoli si è consumato l’ennesimo suicidio dettato dalla crisi. L’imprenditore Diego Peduto, 52 anni, si è lanciato dal balcome di casa sua in via Cilea.

25/04/12

una signora, lodigiana di 55 anni, ha tentato il suicidio, tuffandosi nell’Adda a Pizzighettone (Cremona). Per fortuna, Carlo Musti, assistente della polstrada di Pizzighettone, l’ha salvata. Alla base del gesto estremo c’era una situazione economica disperata. “Non riesco a pagare la multa, siamo senza soldi e ci stanno tagliando le utenze”.

27/04/12

Un impresario edile di 55 anni, originario di un paese del Nuorese, Mamoiada, si è tolto la vita dopo che la sua azienda, a causa della crisi, aveva cessato l’attività e l’uomo era stato costretto a licenziare i suoi due figli.

03/05/12

Gravina di Catania, si suicida dopo essere stato licenziato.

03/05/12

Uomo armato negli uffici Equitalia con lui ci sarebbero alcuni ostaggi – Milano – “Sono senza soldi, mi uccido”. imprenditore in crisi si impicca.

05/05/12

Gianni Merlo, 52 anni, si toglie la vita nel suo camion l’azienda di cui era socio aveva i conti in rosso. Ieri tragico gesto di due disoccupati. L’uomo, 47 anni, sposato e padre di due figli si è impiccato nel garage della villetta a Troina, nell’ennese.

05/05/12

E’ in condizioni disperate il pensionato 72enne che si è sparato alla tempia dopo aver ricevuto una cartella esattoriale per svariate migliaia di euro.

Disoccupazione Giovanile…

3 Maggio 2012 Lascia un commento

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Ammettiamolo, sentire certi dati fa venire la pelle d’oca: disoccupazione giovanile oltre il 35% (dati Istat). Per disoccupazione giovanile si intendono quelle persone attive che cercano lavoro, ma non impiegate. Il dato è certamente preoccupante, ma allo stesso tempo appare un pochino fuorviante.

L’Istat dichiara che le sue analisi vengono raccolte intervistando ogni trimestre un campione di quasi 77 mila famiglie, pari a 175 mila individui residenti in Italia. Ora 175 mila persone su una popolazione di circa 60 milioni mi sembra che non possano considerarsi un campione sufficiente per stabilire la media dell’intera popolazione visto che il campione rappresenta appena il 0,002916 % dell’intera popolazione. Probabile che con il nuovo censimento, appena concluso, i dati potrebbero differire, staremo a vedere.

Altra considerazione che salta subito agli occhi è l’età di riferimento: 14-24 anni.
Il Ministero del Lavoro e della previdenza sociale con la nota 20 luglio 2007, n. 9799. riporta quanto segue: L’eta’ per l’accesso al lavoro e’ conseguentemente elevata da quindici a sedici anni.(art. 1, comma 622, della Legge Finanziaria 2007). Allo stesso tempo l’INPS ricorda quanto segue: dal 1° settembre 2007 decorre anche l’innalzamento a 16 anni dell’età di ingresso al lavoro per i minori. L’agenzia del Lavoro di Trento riporta: …l’età minima di ammissione al lavoro dipendente, e quindi di iscrizione al Centro per l’impiego, è stabilita attualmente in 16 anni.

Se le notizie sopra riportate sono vere, ovvero se le dichiarazioni dell’INPS, del Ministero del Lavoro e dell’Agenzia del Lavoro di Trento non sono false andrebbero esclusi quegli individui dai 14 ai 15 anni. (in totale 1.125.344 persone)

La popolazione tra i 14 e 24 anni secondo l’Istat è di 6.632.175 di individui dei quali 562.942 di 14 anni e 562.402 di 15 anni pari a 1.125.344, ovvero il 16,97% % della popolazione esaminata nella fascia d’età tra i 14 e 24 anni. Il dato quindi enunciato sulla disoccupazione, solo sui numeri, dovrebbe essere rivisto al ribasso e se poi aggiungiamo un’altra variabile  le cose cominciano a complicarsi.

La variabile è l’effettiva ricerca di lavoro dei ragazzi tra i 14 e 24 anni. Ne siamo veramente sicuri che questi ragazzi cerchino lavoro per sistemarsi il loro futuro? Io ho qualche dubbio primo perché a 14 anni non c’è la testa, secondo perché l’unica cosa che interessa in quella fascia d’età non è certamente la sistemazione pensionistica, ma molto più probabilmente le attività di socializzazione, il sesso, le amiche, i prodotti alla moda, i ritrovati tecnologici e tante altre mistificazioni che spingono il giovane a spendere senza coscienza.

La domanda che sorge è quindi la liceità di queste statistiche: a chi servono e perché si insiste così tanto sulla disoccupazione giovanile? Quale è il vero scopo di queste indagini?

Senza trovare risposta penso che un piccolo test sarebbe – in piccolo – più realistico se si provasse a rispondere ad alcune domande come ad esempio:

  1. A quanti anni hai iniziato a lavorare?
  2. Hai cercato lavoro attivamente appena compiuti 14 anni?
  3. I tuoi genitori ti danno una paga settimanale?
  4. Ti interessa lavorare per il tuo futuro?
  5. Cosa compreresti con la tua prima paga?
  6. Sei disposto a lavorare per 8/9 ore di fila con una pausa di 30 minuti?

Non sono certamente significative, ma con molta probabilità potrebbero dare uno spaccato realistico del vero mondo del lavoro giovanile.

I risparmi dei privati devono fluire nel mercato…le banche hanno troppi problemi

17 aprile 2012 Lascia un commento

In un’intervista di oggi a Radio24 il direttore della Consob, mentre era in visita al salone del Mobile in Lomabardia, ha affermato che “i denari dei risparmi privati, visto i grossi problemi delle banche impossibilitate a dare il credito che le aziende si spettano, devono fluire nel mercato” aggiungendo che “solo così possiamo pensare di far ripartire l’economia”.

Non servono commenti nei riguardi di chi ha il dovere di controllare le porcherie che si stanno facendo nel settore finanziario, e non lo fa, ma mette un brivido alla schiena il sapere che le “alte sfere” della finanza “stanno mettendo a punto dei piani proprio per questo obbiettivo“, così ha concluso.

Consiglio spassionato: prelevate i vostri denari dalle banche, metteteli dove volete, sotto il materasso, la mattonella, portateli all’estero, espatriate, insomma non date da mangiare alla bestia infame che ci vuole succhiare l’ultima goccia di sangue che ancora ci permette di sopravvivere.

Parole inascoltate

17 aprile 2012 3 commenti

Il mondo di oggi, e’ contrassegnato da opportunità, sfide, contraddizioni. I prossimi anni non saranno facili per nessuno, ed in particolare per l’Italia“. Era il lontano 27 marzo 2011 e le parole sono quelle pronunciate da Napolitano in occasione dell’incontro con una rappresentanza della comunità italiana a New York.

Come ebbi già modo di scrivere altre volte (vedi: Qualche parola sulla Libia e Manifestazione di Roma alla Farnesina: silenzio stampa!!!) nessun giornalista al seguito chiese spiegazione di quelle parole, il senso o a cosa alludevano. Il silenzio compiacente della stampa fu assordante. Eppure in quelle parole si rivelano i segreti di una situazione che oggi ci vede attanagliati in una via senza ritorno. I messaggi criptici del massone-comunista di Napolitano hanno la funzione di informare solo quelli in possesso della chiave di lettura, mentre al popolo bue che lo ascolta e dinnanzi alla sua effige s’inchina bizzantinamente, viene lasciato il vuoto delle scelte criminali di una banda di strozzini.

Era dall’epoca del “tutto va bene“, del “bisogna essere ottimisti” di berlusconiana memoria, siamo passati al “tutto va male” “il governo tecnocratico affonda il paese” e saltando da una frase all’altra milioni di persone cominciano a malapena a capire la trappola nella quale si sono gettati. Non c’è tempo per pensare, perché in situazioni di emergenza tutte le forze e le risorse devono essere spinte alla salvaguardia della propria esistenza e in questo disastro, che non è ancora effettivamente iniziato, ma che si sta delineando molto chiaramente, i prossimi anni saranno oltremodo difficili per gli italiani. Da notare le parole usate dal massone: i prossimi anni!!!

Anche il criminale di Soros avverte dell’imminente crack del sistema Europa che i politici e le grandi associazioni bancarie hanno fondato solo ed esclusivamente sul denaro. Soros avvisa che la crisi europea e quindi anche italiana  è molto complessa e copre praticamente tutti i settori strategici di questa parte del globo:

  • The Euro is a broken currency system in its current construct.
  • The peripheral nations have been rendered to 3rd world status.
  • The Euro users are essentially indebted in a foreign currency.
  • The political dynamic is going to destroy the Euro
  • The European union is at risk of dissolution.
  • The Euro doesn’t have to collapse.
  • Europe needs to come together and take extraordinary actions to resolve the crisis.

Parole sante (!!) dette da uno che nel 1992 fece affondare la lira, con la complicità di Ciampi.  E, pur con tutte le attenzioni del caso, le parole di Soros appaiono più chiare e più aperte di quelle dei nostri tecnocrati, di quella cianfrusaglia politica che alberga in parlamento. La chiarezza e le indicazioni sono così evidenti che anche un sordo (scusate, un non-udente) le potrebbe udire. Nella sostanza siamo alla frutta e ciò che può salvare il salvabile lo possono fare solo i governi europei.

Qui però c’è da distinguere come e con che mezzi, perché è proprio in queste battute che Soros ricava la sua linfa vitale: i soldi.
Lui specula sulle debolezze delle economie e dei governi e come ogni predatore, appena si accorge delle difficoltà, salta al collo della sua preda per risucchiare quanto più possibile. Lui fa il suo mestiere, deprecabile, non c’è che dire, ma coerente con la sua indole disonesta. Cosa diversa invece della coerenza dei nostri pagliacci che un giorno dicono bianco e quello dopo nero per poi ricominciare d’accapo.

In questa situazione economica internazionale, in cui ormai le economie procedono a tentoni, i debiti sovrani sono la palla al piede per lo sviluppo reale e le uniche cose a cui assistiamo è la distruzione totale, senza esclusione di colpi, non solo della economia, ma di tutto il patrimonio sociale che è costato decenni di battaglie, sangue e sacrifici dei nostri padri.
Tutto al macero, pagando pure lo smaltimento di quanto costruito in questi ultimi decenni.

Nessun atto preso contro gli sperperi, contro le dissennate spese pubbliche che non hanno una ricaduta utile per la popolazione, nessuna manovra che impedisca lo stritolamento bancario-finanziario. Zero assoluto!! Nel frattempo il calo del nostro prodotto interno lordo (PIL) produrrà una ulteriore manovra finanziaria, aspettiamoci quindi dall’estate e fino alla fine dell’anno una serie di provvedimenti che comporteranno una ulteriore stangata sulle nostre già magre economie.

A giugno, inoltre, sono in scadenza alcune centinaia di miglia di cassaintegrati che non avranno nessuna possibilità di recupero o reinserimento nel mondo del lavoro. Senza paga e alla fame che faranno questi poveri diavoli? Si veda la lista delle aziende a rischio per il 2012 qui.
Eppure questo tecno-governo imperterrito, ligio ai doveri imposti, prosegue con il suo stritolamento, ma sopratutto, e lo vediamo giorno dopo giorno, non mette le mani nelle tasche di quei settori che potrebbero portare un po’ di ossigeno alle nostre economie: non si tocca il settore pubblico, non si toccano i finanziamenti ai partiti, non si toccano i stratosferici guadagni delle banche e delle finanziarie, non si toccano i grandi patrimoni quelli nascosti; si preferisce invece agire sui piccoli e su quelli facilmente visibili dal fisco o sui dipendenti che non hanno nessuna possibilità di replica o di scelta ed è per questo che è meglio non pagare le tasse, perché come già scritto (vedi: Far Pagare le Tasse è il Furto di uno stato Parassita: evaderle è un atto di civiltà!) in un stato parassita se tutti pagassero le tasse noi ci impoveriremmo di più e loro, la casta dei parassiti, guadagnerebbero 100 volte di più, mantenendo il loro status quo inalterato e sempre più potente.
Anche Grillo si è stranamente accorto di questo, forse ha letto il mio blog, ma poco importa, perché quello che si deve capire è che la bestia che ci sta succhiando deve essere messa alla fame, gli si deve togliere l’elemento primario che la fa sopravvivere e che gli permette di massacrarci.

Forse il compiacente amico dello Sceicco del Qatar (il finanziatore della guerra di Libia e di Siria), anziché accogliere al Quirinale una figura intabbarrata dovrebbe spiegare quali altri sacrifici dovranno fare gli italiani nel corso di questi anni.

Denuncia contro lo Stato italiano

9 aprile 2012 3 commenti

Più volte si è scritto che gli appartenenti alle forze di governo e del parlamento italiano, sono dei criminali al servizio dei potenti e delle “lobbies” bancario-assicurative oltre che strettamente legati al patto atlantico (Nato). Personaggi che mai hanno fatto gli interessi dei loro amministrati, gli italiani, ma sempre e comunque quelli per i quali sono stati eletti e che gli hanno voluti in quegli scranni.

Le varie vicissitudine italiane: l’entrata nell’euro, la costituzione di una Europa legata solo da una moneta che è assente di una banca centrale di ultima istanza, l’apertura dei confini e l’imposizione di un libero mercato, la privatizzazione di tutte le aziende di stato, hanno portato l’Italia e con essa molti paesi europei allo sfascio.

In Sardegna, fortunatamente, c’è chi ancora ha un minimo di onesta intellettuale, di coraggio e di orgoglio provvedendo di fatto alla formale denuncia nei confronti di Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, tutti i ministri e tutti i membri del parlamento.

Può sembrare una bufala, ma nella realtà un avvocato di Cagliari s’è preso la briga di intentare causa contro questa massa sfruttatrice del popolo italiano.  Parliamo dell’Avv.to Paola Masu che con estremo coraggio e sfidando le più alte istituzione dello stato rischia non solo l’siolamento mediatico, ma quello più grave alla sua persona.

Sosteniamola!

Isteria finanziaria

4 aprile 2012 Lascia un commento

La finanza diventa isterica, qualche giorno fa il Financial Times enunciava. “Gli sforzi dell’Italia per raggiungere gli obiettivi principali di bilancio possono essere di ostacolato alle prospettive di una crescita depressa e dai tassi di interesse relativamente elevati. Il governo dovrebbe essere pronto ad evitare qualsiasi slittamento nell’esecuzione del bilancio e adottare ulteriori azioni, se necessario“.

Secondo il FT si tratta di un memorandum circolato a Copenhagen venerdì 30 marzo da un membro della Commissione europea.
Il giornale avverte che le prospettive di crescita italiana sono ancora molto lontane dal raggiungere gli obbiettivi ambiziosi che il tecnocrate Monti si era proposto e che una probabile manovra correttiva dovrebbe essere necessaria entro la fine dell’anno.
Già c’è l’avvisaglia di questa manovra: non a caso c’è stata una trattativa sulla tassa IMU che verrà applicata solo al livello più basso (il 7,6‰), lasciando intendere che la revisione della stessa verrà fatta da settembre in poi in relazione al gettito ottenuto, come dire “intanto vi smazziamo con questa, poi, dato che i conti non torneranno, ma che siete già assuefatti alla prima botta, vi daremo la seconda che comprenderà anche altre “cosucce”.

E’ bene ricordare che tra le altre “cosucce” c’è quella del Fiscal Impact che ci vede impegnati a sborsare una valanga di miliardi (40 all’anno) per mantenere un fondo salva-stati per 20 anni, il quale impone ai 25 Paesi che lo hanno sottoscritto che adottino la regola del pareggio di bilancio, inserendola nelle proprie costituzioni (bestemmia assoluta!!). Laddove dovessero sforare il tetto del 60% del debito sul pil, il patto li obbliga ad un piano di rientro pari ad un ventesimo del debito l’anno.

Lo stesso giornale avverte che gli economisti sono preoccupati per l’aumento delle tasse sul reddito, sui beni e sulle merci (iva al 21% e prossima al 23%, Imu e altre indirette come quelle sulla benzina), stanno strangolando la già debole economia portando alla fine in una spirale recessiva.

Il fatto che non ci sia una banca centrale italiana lo evidenzia bene Paul Krugman in una dichiarazione al NYTWhat has happened, it turns out, is that by going on the euro, Spain and Italy in effect reduced themselves to the status of third-world countries that have to borrow in someone else’s currency, with all the loss of flexibility that implies. In particular, since euro-area countries can’t print money even in an emergency, they’re subject to funding disruptions in a way that nations that kept their own currencies aren’t — and the result is what you see right now. America, which borrows in dollars, doesn’t have that problem”. Tradotto in soldoni ci dice chiaramente che l’aver rinunciato alla nostra indipendenza monetaria ci ha ridotti ad un paese del terzo mondo e pur avendo una banca centrale europea, che però non può essere quella di ultima istanza, il denaro necessario a far funzionare la nostra economia, come quella di altri paesi europei, potrà essere ricavato solo a forza di enormi sacrifici, cosa diversa invece per gli Usa o l’Inghilterra o il Giappone che possono stampare moneta senza problemi.

No problems, dice Monti, i conti li abbiamo fatti e bene e non c’è bisogno di nessuna altra manovra aggiuntiva. Ma…ci prende per fessi? No, perché è risaputo che in politica se dicono sì è no e se dicono no e sì. Quindi mutande d’acciaio e orecchi aperte.

Allo stesso tempo il Wall street Journal lancia un avviso sulla grave crisi italiana e la sua continua recessione adducendo che “Le misure di austerity in Italia stanno bloccando l’attività nella terza principale economia dell’eurozona..” e ancora ”i recenti aumenti delle tasse stanno aiutando l’Italia a tagliare il suo deficit ma al contempo stanno spingendo l’attività economica a contrarsi ancora più velocemente“.
Beh! Uno dice che è necessario abbordare la crisi con maggior forza facendo attenzione a non calpestare i calli dell’economia, l’altro indica che l’attuale imposizione fiscale rende l’economia asfittica. Insomma una veduta di idee convergente su un punto: l’economia è praticamente al lumicino.

Però non mettiamoci dietro alla scusa che il governo Monti ne sia la causa, sia chiaro, sarebbe troppo facile e sopratutto disonesto nei riguardi di quelli che in questi ultimi 40 anni ci hanno portato nel baratro meritando il giusto compenso per l’attività svolta a loro favore. A forza delle piccole gocce, dei piccoli provvedimenti e degli assalti alle varie diligenze (mani pulite, liberalizzazioni delle aziende di stato, sistema bancario selvaggio) siamo arrivati alla situazione attuale e Monti, il caposquadra dell’attuale governo, più che artefice del rapido declino italiano è la spoletta che innesca la polvere pirica che, anno dopo anno, abbiamo accumulato e sulla quale ci siamo seduti sopra.

Il boom sarà quando verrà, è solo questione di tempo.

Una battaglia già persa da oltre 30 anni: l’art. 18 è il troian massonico.

24 marzo 2012 Lascia un commento

Il vero problema è l’articolo 18, non ci sono dubbi e basta dare uno sguardo alla valanga di notizie per capire che una volta sistemato questo l’Italia potrà navigare in acque tranquille.

Tutte le parti sociali – sindacati e imprenditoria – sollecitano la sistemazione di questo annoso problema e non mancano le proposte, molte delle quali anche interessanti come il modello tedesco, ma inapplicabili in Italia.

Sorge un dubbio semplicissimo: cos’è, come e quando è applicato l’Art. 18.

Allora tutto parte dalla legge del 15 luglio 1966 n. 604 – art. 2 e 7 che recitano rispettivamente:

  • Art. 2
  1. Il datore di lavoro, imprenditore o non  imprenditore, deve comunicare per iscritto il licenziamento al prestatore di lavoro.
  2. Il prestatore di lavoro può chiedere, entro quindici giorni dalla comunicazione, i motivi che  hanno determinato il recesso: in tal  caso il datore di lavoro deve, nei sette giorni dalla richiesta, comunicarli per iscritto.
  3. Il licenziamento intimato senza l’osservanza delle disposizioni di cui ai commi 1 e 2 è inefficace.
  4. Le disposizioni di cui al comma 1  e di cui all’art. 9 si applicano anche ai dirigenti.
  • Art. 7
    Quando il prestatore di lavoro non possa avvalersi delle procedure previste dai contratti collettivi o dagli accordi sindacali, puo’ promuovere, entro venti giorni dalla comunicazione del licenziamento ovvero dalla comunicazione dei motivi ove questa non sia contestuale a quella del licenziamento, il tentativo di conciliazione presso l’Ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione

A questa legge fa seguito quella sullo statuto del lavoratore (legge 20 maggio 1970, n. 300) che all’art. 18 che recita:

Ferme restando l’esperibilità delle procedure previste dall’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell’articolo 2 della predetta legge o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro.

I problemi quindi nascono solo se i licenziamenti avvengono in aziende con più di 15 prestatori di lavoro o più di 5 se si tratta di imprenditore agricolo da un licenziamento senza giusta causa e sulla voce reintegro. Vediamo quindi come stanno le cose dal punto di vista della popolazione lavorativa dal 1861 al 2001 (dati istat):

Come si vede dal grafico, nell’arco di 140 anni c’è stata una enorme migrazione delle forze lavoro dal settore agricolo a quello industriale/commerciale con un aumento vertiginoso nel settore del terziario (servizi) a partire dagli anni ’60, superando percentualmente il settore industriale/commerciale. Il dato è sconfortante, ma si rifà agli accordi europei nel settore agricoltura, in cui l’Italia cedette (a favore di Germania, Francia e Olanda) parte della sua capacità produttiva agricola a vantaggio di quella industriale (leggasi acciaio, auto, chimica). Adesso, a posteriori, sappiamo che fine hanno fatto questi distretti industriali e come siano ridotte le infrastrutture di quei settori.

Gli eventi di quegli anni furono la base di partenza sulla quale vennero costruite tutte quelle regolamentazioni sociali e sindacali che permisero alla forza lavoro di poter sopravvivere in questi ultimi 50 anni. Nel frattempo le centinaia di migliaia di persone impiegate nelle varie acciaierie, nelle settore automobilistico e nella chimica si sono ridotte a poche migliaia, un niente rispetto agli anni 60/70 e le varie aziende di allora non esistono più, sono state spezzettate, rivoltate, rimodernate, trasformate e alla fine distrutte lasciando sul campo decine di migliaia di persone che si sono distribuite nel corso di questi ultimi 30 anni. Per contro il sindacato (da dx a sx) è rimasto ingessato sulle barricate degli anni 60 sbandierando diritti sacri per le persone senza mai rivendicare una volta la responsabilità sociale delle aziende.
I luoghi comuni sono sempre sulla bocca di tutti i sindacalisti: equità, diritto dei lavoratori, rispetto, dignità del lavoro, accesso al lavoro per tutte le classi sociali.

Mai una volta che fossero state sottolineate dai sindacati l’oggettiva responsabilità delle aziende nel tessuto sociale, mai!
Che abbiano puntato il dito contro un sistema legislativo che premia l’azienda e punisce il lavoratore, mai!

Adesso a cose fatte, decise ed imposte dal governo tecnico (non si tratta, decide il governo e nda. si fottano tutti gli stronzi dei lavoratori), non ci sono possibilità di ripensamenti vari: le barricate della Camusso, dei vari Bersani e dei vari plutocratici che mangiano a sbaffo nella mensa Italia non hanno più senso. Adesso tutti in fila, tutti di corsa a capire che succederà. Ed anche il cane da guardia del colle afferma che non saranno accettabili ricatti di vario genere.
Ci sono però da fare alcune considerazioni. Questo governo, pur con tutti i se ed i ma del caso, è l’esatta immagine di quello che altri governi avrebbero dovuto fare molti decenni fa, sin dalla scomparsa del settore agricolo e la trasformazione industriale italiana. Parliamo quindi di oltre 30 anni fa, ma allora c’era il problema del compromesso storico, dei blocchi russo-americano che offuscavano i problemini di un distretto piccolo, ma essenziale come quello dell’Italia.

Nessun politico di allora e di adesso ha il coraggio di ammettere di aver fallito nella sua missione, se lo facesse dovrebbe dimettersi e rinunciare a tutti gli emolumenti a lui garantiti, contro quelli invece proibiti alla classe dei lavoratori comuni. E’ la dimostrazione applicata del fallimento della politica, così come la conosciamo, della gestione di una nazione, di uno stato che ha abdicato alle mani forti della finanza e delle grandi aziende multinazionali pur di aver salvo quel piccolo cumulo di escrementi con cui la politica si nutre. Ecco la vera immagine dei politici italiani: coprofagi.

Possiamo definirli diversamente quelli che si nutrono degli escrementi della finanza, delle multinazionali delle grandi lobbies assicurative giudaico-massoniche?

La politica italiana ha fallito nel corso dei suoi 60 di vita, ha ceduto lo scettro del potere ad una banda di tecnici che chiamarli onesti ci vuole tanto pelo nello stomaco.

Ma le forze sindacali obbiettano, vanno a pranzo con il loro nemico a Cernobbio, sorseggiano, discutono, sorridono e scambiano battute di simpatia. E’ quasi un’immagine evangelica. L’agnello nella tana de lupo o lupo travestito da agnello che sguazza alle nostre spalle?

Ref:
1) RapportoStatistico2011
2) Istat

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