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Le balle del New York Times
Ancora una volta il giornale americano, il New York Times, scrive le solite balle per convincere, spingere e convincere l’opinione pubblica con le calunnie contro il governo del dittatore Ghedaffi al fine di attuare l’intervento armato tanto agoniato da una certa corrente interventista americana.
La notizia che molti avranno sentito è che il governo libico stia lanciando le Cluster Bombs sulla popolazione inerme della Cirenaica.
Per chi non lo sapesse le Cluster Bomb (in italiano bombe a grappolo) sono degli involucri lanciati da aerei e da mortai che ad una certa altezza dal suolo si aprono e lasciano cadere sul suolo delle “bombette” più piccole che possono scoppiare subito, in ritardo , oppure se vengono toccate
Sono armi micidiali che normalmente dovrebbero essere usate in un campo di guerra contro battaglioni di uomini armati e non contro la popolazione civile, infatti nella convenzione di Ginevra questo tipo di arma è vietato, ma si da il caso che gli Usa le abbiano usate in maniera abbondante nei vari teatri di guerra a loro più consoni: dal Vietnam alla Nigeria, Congo, Liberia, Somalia, Iraq, Pakistan, Afghanistan, Honduras, Nicaragua, Venezuela, Colombia, Argentina, Cile ecc.ecc.
Questa sono bombe fatte in misura diversa con scopi specifici e vengono lanciate dagli F-16 (caccia-bombardiere) e da altri aerei come l’A-10 (bombadiere). Le bombe caricate variano a seconda degli scopi e degli obbiettivi e possono essere:
Cluster Bombs | Tipo di Submunizioni |
Bombette Quatità |
CBU-7/A | BLU-18 | 1200 |
CBU-12/A | BLU-17/B | 213 |
CBU-24/B | BLU-26/B | 670 |
CBU-25/A | BLU-24/B | 132 |
CBU-29/B | BLU-36/B | 670 |
CBU-46/A | BLU-66/B | 444 |
CBU-49/B | BLU-59/B | 670 |
CBU-52/B | BLU-61A/B | 217 |
CBU-55/B | BLU-73/B | 3 |
CBU-58/B | BLU-63/B | 650 |
CBU-59/B | BLU-77/B | 717 |
CBU-60/A | BLU-24/B | 264 |
CBU-63/B | M40 | 2025 |
CBU-70/B | BLU-85/B | 79 |
CBU-71/B | BLU-86/B | 650 |
CBU-72/B | BLU-73A/B | 3 |
CBU-75/B | BLU-63/B | 1800 |
CBU-75A/B | BLU-63 | 1420 |
BLU-86 | 355 | |
CBU-76/B | BLU-61A/B | 290 |
CBU-77/B | BLU-63/B | 790 |
CBU-78/B | BLU-91/B | 45 |
BLU-92/B | 15 | |
CBU-81/A | BLU-49A/B | 45 |
CBU-87/B | BLU-97/B | 202 |
CBU-89/B | BLU-91/B | 92 |
CBU-89/B | BLU-92/B | 92 |
CBU-97 | BLU-108/B | 10 |
CBU-98 | HB-876LE | 24 |
MK15 | M40 | 2020 |
MK20 | MK118 | 247 |
MK22 | M38 | 2020 |
E’ evidente che oggetti come la CBU75 con 1800 bombette da 0,5 kg ciascuno con all’interno 600 schegge affilate come rasoi può arrecare dei danni inimaginabili. Provate a pensarci per un momento: scoppiano ad una certa altezza e pensate di ripararvi da qualche parte, ma ne cadono a migliaia con una sola bomba, mentre di solito ne sganciano qualche decina per ogni passaggio e il risultato è che una sola ha una superficie totale letale più del doppio di quella di una bomba standard da 2.000 pound (907,18474 Kg.) l’equivalente di 157 campi di calcio. Solo nella guerra del Golfo gli americani ne hanno state sganciate 17,831 (pari a 32.095 “bombette”!!!) e parliamo solo di un tipo di bombe cluster.
I vecchi, quelli della seconda guerra mondiale sapranno che gli inglesi e gli americani usavano spesso questo genere di regalini per la popolazione italiana lanciando dagli arerei delle bombe sotto forma di oggetti in maniera tale che le persone andassero a cercarli come: penne, bambole, piccole macchinette ed altre amenità. Il caso vuole che al momento di prendere in mano questi giocattolini graziosi scoppiassero lacerando e mutilando orribilmente migliaia di italiani: ce lo ricordiamo di quello che gli alleati ci fecero???? O forse è comodo buttare qualche badilata di sabbia su questi aspetti del passato recente per comodità??? Qualcuno si ricorda dei cartelli nelle scuole elementari che incitavano di NON raccogliere oggetti dei quali non si sapeva l’origine?
E il New York Times fa la paternale a Gehddafi sulle Cluster Bombs, ma mi facci il piacere!!!!!!
Navi da guerra Iraniane in transito sul canale di Suez.
Come qualche giorno fa si commentava una notizia in cui alcune navi iraniane avevano ormeggiato nel porto di Jeddah. Adesso anche Al-Jazera riporta la conseguenza di quanto detto.
Pare infatti che le navi, mollati gli ormeggi da Jeddah, siano dirette a nord verso il Canale di Suez e stando alle proteste israeliane secondo la voce del suo ministro degli esteri Liebermann, il quale sostiene l’Iran è in procinto di inviare due navi da guerra attraverso il Canale di Suez per la prima volta dopo anni, definendolo una “provocazione“, indicando che le navi sarebbero dirette verso la Siria senza però offrire alcuna prova delle sue affermazini, né da che fone la avesse presa.
Infatti anche il dipartimento di stato americano e il Pentagono sono a conoscenza di questo movimento di navi e secondo la dichiarazione di un ufficiale israeliano le navi iraniane fanno parte di un piano di addestramento nel Mar Rosso e nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez.
Non è detto che si tratti di belligeranza iraniana nei riguardi di Israele, ma gli sviluppi odierni nel medioriente e le proteste colorate del NED (National Endowment for Democracy) nelle varie attività in Tunisia, Algeria, Marocco, Yemen e così pure in Siria e ultimamente in Iran, fanno pensare che queste navi abbiano, con la loro presenza, un valore ben più importante che non il semplice addestramento.
Auguriamoci che non sia l’inizio di qualche cosa di molto peggio…
Rivoluzione creativa: destrutturazione per “Greater Middle East”?
Mentre da noi infuria la lotta per la puttana o per chi ha avuto maggior concubinaggio, inneggiando alla moralità (falsa) delle forze politiche in campo, nel resto del mondo, in quello più vicino all’Italia, si stanno preparando eventi epocali che i nostri media tendono sommessamente a sussurrare anziché le porcate dei vari Berlusca e loro ruffiani dell’opposizione.
In Egitto è risaputo, l’esercito – controllato dal Pentagono e dal Mossad – ha avuto la meglio su quest’ultimo travagliato periodo. Gli egiziani esultano, ballano e incoscientemente fanno il gioco dei loro carnefici; la libertà, la democrazia e le varie angherie sofferte in questi trentanni verranno ristabiliti (ma non sono mai stati presenti prima!). Ognuno potrà fare come nelle democrazie occidentali: potrà costruire, potrà avere una famiglia omosessuale, potrà dedicare il suo tempo al cellulare, potrà ubriacarsi, drogarsi, vestirsi come gli yankee impongono, potrà usare la coca come sferzata per un venerdì da sballo, potranno sbeffeggiare i più anziani e allo stesso tempo potranno fare del loro paese il centro di sperimentazione industrializzato di Guantanamo. Già si fa a Moubarak Military City (MMC)
Gli egiziani non sanno, o fanno finta di non saperlo, ma finirà così, come finì così anche da noi e nell’intera Europa che dal giogo nazi-fascista diede spazio e libertà, alla libera concorrenza, alla democrazia, alla demagogia, alla corruzione, alla mafia ed alle lottizzazioni di potere. Loro ancora non lo sanno, ma presto, molto presto rimpiangeranno Moubarak e i suoi sistemi oppressivi, dittatoriali e impedenti lo sviluppo di alcune lobbies, delle classi di affari, delle finanziarie per la spartizione del territorio e delle sue risorse. Loro ancora non lo sanno, ma presto lo proveranno sulla loro pelle.
Sono un popolo relativamente giovane: oppresso dai turchi, poi dai liberali inglesi, dai russi con Nasser, poi con Sadat e dal democratico filo americano di Moubarack. Adesso i militari, è meglio ribadirlo, sono i difensori delle libertà di stampa, di parola, di opinione, mentre si sa che molti dei militari hanno lottizzato buona parte delle risorse egiziane, buona parte delle finanze e della cultura della corruzione. I militari hanno fatto accordi con Israele, con gli Usa e con tutte quelle forze che dell’Egitto se ne infischiano, ma il popolo inneggia a loro come liberatori. Beati i poveri di spirito perché avranno il regno dei cieli, forse la stessa cosa si dirà anche in arabo, ma pochi seguiranno e pochi osserveranno i veri cambiamenti che le menti eccelse stanno elaborando nelle loro dorate residenze.
Così il movimento kefaya (nda: basta!)sostenuto dal Washington National Endowment for Democracy (NED) ed il Albert Einstein Institution tramite il suo sostenitore, intacca e porta a casa un’altra pedina nel Risiko della spartizione dei poteri mondiali.
Il nome formale di Kefaya in egiziano è il Movimento per il Cambiamento. E ‘stata fondato nel 2004 da selezionati intellettuali egiziani a casa di Abu’ l-Ala Madi, leader del partito di al-Wasat, un partito creato riferito dai Fratelli Musulmani. Il movimento di protesta è stato organizzati tramite le reti internet e i giovani legati a Mohammed ElBaradei e al gruppo torbido e segreto dei Fratelli Musulmani, i cui legami con servizi segreti inglesi e americani e la massoneria sono ampiamente segnalati.
Ma la scintilla che ha innescato lo sciopero del 25 gennaio è stata l’appello allo sciopero del Movimento 6 Aprile tramite Facebook , gruppo guidato da un ventinovenne Ahmed Maher Ibrahim. Il gruppo, tramite Twitter e Facebook dichiarava, seguito degli avvenimenti di piazza che il rappresentante per l’egitto non poteva che essere l’ex capo della International Atomic Energy Aagency (IAEA) assieme alla National Association for Change (NAC), associazione dello stesso Elbaradei. La NAC include, tra l’altro George Ishak (ebreo) leader ne movimento Kefaya e Mohamed Saad El-Katatni, presidente del blocco parlamentare del controverso gruppo Ikhwan (Fratelli Mussulamani). Insmma gira e rigira si torna sempre ai soliti caporioni, no? Nel dicembre del 2009 il movimento Kefaya annunciava il supporto della candidatura di Mohammed ElBaradei per le elezioni del 2011.
Sempre un caso che Elbaradei sia apparso dopo 30 anni di assenza dall’Egitto?
Dire dei rapporti tra Obama e Mubarak sono stati congelati fin dall’inizio non è esagerato. Mubarak è stato fermamente contrario alle politiche di Obama sull’Iran e su come trattare il suo programma nucleare, sulle politiche di Obama verso gli Stati del Golfo Persico, la Siria e il Libano, nonché verso i palestinesi. [1] E’ stato una spina formidabile ai grandi ordini del giorno di Washington per l’intera regione, il progetto di Washington del Grande Medio Oriente, recentemente riproposta col meno inquietante titolo di “Nuovo Medio Oriente”.
Il giorno delle straordinariamente ben coordinate manifestazioni popolari che chiedevano a Mubarak le dimissioni, i membri chiave del comando militare egiziano, incluso il capo di Stato Maggiore Gen. Sami Hafez Enan, erano tutti a Washington in qualità di ospiti del Pentagono. Neutralizzando opportunamente la forza decisiva dell’esercito nel fermare la protesta anti-Mubarak, crescente nei primi giorni critici [2].
Curiosamente, i progettisti della National Endowment for Democracy (NED) di Washington [3] e delle ONG connesse alla rivoluzione colorate, sono apparentemente prive di creatività riguardo degli accattivanti nuovi nomi per la loro Color Revolution egiziana. Nel novembre 2003 per al loro Rivoluzione delle Rose in Georgia, le ONG finanziate avevano scelto una parola attraente, Kmara! Al fine di identificare il movimento giovanile per il cambiamento di regime. Kmara!, anche in georgiano significa “basta!”
La NED di Washington era tranquillamente impegnata nella preparazione di un ondata di destabilizzazioni dei regimi in tutto il Nord Africa e Medio Oriente, dopo l’invasione militare degli Stati Uniti, nel 2001-2003, di Afghanistan e Iraq. L’elenco dei luoghi dove la NED è attiva, è rivelatore. Il suo sito web elenca Tunisia, Egitto, Giordania, Kuwait, Libia, Siria, Yemen e Sudan e, curiosamente, Israele (un caso che Netanyahu abbia richiesto il supporto a Moibarak?). Casualmente questi paesi sono quasi tutti soggetti oggi a “spontanee” insurrezioni popolari per un cambio di regime.
La NED è l’agenzia di coordinamento di Washington per la destabilizzazione e il cambiamento dei regimi. E’ attiva dal Tibet all’Ucraina, dal Venezuela alla Tunisia, dal Marocco al Kuwait nel ridisegnare il mondo dopo il crollo dell’Unione Sovietica, in quello che George HW Bush, in un discorso del 1991 al Congresso [4], proclamò trionfalmente essere l’alba di un Nuovo Ordine Mondiale. Mentre l’architetto e primo capo del NED, Allen Weinstein ha detto al Washington Post nel 1991 che, “molto di quello che facciamo oggi è stato fatto di nascosto 25 anni fa dalla CIA“.
[1]- DEBKA, Mubarak believes a US-backed Egyptian military faction plotted his ouster, February 4, 2011, accessed in www.debka.com/weekly/480/. DEBKA is open about its good ties to Israeli intelligence and security agencies. While its writings must be read with that in mind, certain reports they publish often contain interesting leads for further investigation.
[2]Ibid.
[3] – National Endowment for Democracy, Middle East and North Africa Program Highlights 2009, in http://www.ned.org/where-we-work/middle-east-and-northern-africa/middle-east-and-north-africa-highlights.
[4] – George Herbert Walker Bush, State of the Union Address to Congress, 29 gennaio 1991. Nel discorso, Bush a un certo punto ha dichiarato con aria trionfante di celebrazione del collasso dell’Unione Sovietica, “Ciò che è in gioco è più di un paese piccolo, è una grande idea, un nuovo ordine mondiale …”
(Nadia Oweidat, et al, The Kefaya Movement: A Case Study of a Grassroots Reform Initiative, Prepared for the Office of the Secretary of Defense, Santa Monica, Ca., RAND_778.pdf, 2008, p. iv.)
Divisione dell’Egitto: minaccie da Usa, Israele e intervento della Nato.
Le proteste tunisine hanno avuto un effetto domino nel mondo arabo e l’Egitto, il più popoloso paese di fede islamica, è catalizzato dalle proteste popolari per le dimissioni di Moubarak.
Vogliamo pensare che Usa, Israele e la Nato rimarranno indifferenti a quanto accade e rimarranno dei semplici spettatori?
La parabola del dittatore arabo (Moubarak) è paragonabile ad uno “spider-web” e sebbene lo spider si senta sicuro nel web nella realtà la sua è una fragile sicurezza. Così quindi anche gli altri dittatori, dal Marocco all’Arabia Suadita, in questi giorni stanno provando la sensazione di insicurezza e di incertezza della loro posizione. L’Egitto è sull’orlo di ciò che potrebbe diventare uno dei più importanti eventi geo-politici di questo secolo.
Stati Uniti ed Israele vogliano usare la forza militare per mantenere l’ordine.
All’inizio della protesta egiziana i militari furono convocati negli Usa e si consultarono con i responsabili militari US per come arginare la protesta incombente. Gli egiziani, per contro, sanno bene che la loro debolezza è riposta nelle forze Usa ed israeliane e questo è il motivo per cui gli slogans sono contro gli Usa e Israele. Questo è quindi il motivo per cui ogni azione e ogni attività è subordinata alle direttive americane ed israeliane nella regione, compresa l’attività di ostacolo di scambio assistenziale e logistico attuato sul confine della striscia di Gaza.
La realtà appare quindi più complessa di come molti media internazionali vogliamo far apparire. Gli Usa e il loro fido capo, Israele, sono concordi che il dominio di Moubarak deve comunque rimanere attivo fintanto non sia possibile trovare una soluzione alternativa alla attaule dittatura. Non vi sarà mai uno stato egiziano democratico fintanto che Israele ed Usa avranno il dominio sulle basi di egiziane. Ed è per tale motivo che il regime di Tel Aviv è stato così sfrontato rispetto ai media internazionali a sostenere Moubarak. Il loro unico scopo è il mantenimento di una forza parallela e sostenitrice che difenda i loro interessi a scapito dell’osservanza dei diritti umani e della libertà.
La realtà è però molto più complessa ed articolata. Da un lato le forze israeliane sono arrivate ad un punto di stallo nel quale l’uscita eventuale di Moubarak metterebbe tutto il medioriente in mano agli estremismi presenti con la cancellazione quasi immediata dello stato di Israele. I vari fondamentalismi, non solo quelli di fede islamica, ma sopratutto laica, metterebbero l’intera regione in condizione di sovvertire l’intero ordine mondiale sulle attività energetiche. Si pensi all’immensa regione dell’Arabia Saudita, al Sudan , agli emirati del golfo persico e a tutte quelle regioni che della ormai presente e prevaricatrice presenza americana ne hanno le tasche piene. L’intero oriente andrebbe in mille pezzi con una rivolta che non ha nessun colore, perché sappiamo che quelle colorate hanno avuto sempre il placet da Washington. Sarebbe una cosa nuova, oppure una vecchia come avvenne anni fa con la rivoluzione komeinista in Iran.
Potrebbe Israele ed Usa permettere che ciò accada? Giammai!!!
Tel Avivi ha infatti un Piano di attacco ben preciso contro l’Egitto e dalle parole di Netanyahu “Un accordo di pace non garantisce l’esistenza della pace [fra Israele ed Egitto], in modo per proteggere noi stessi e, nei casi in cui l’accordo scomparisse o venisse violata la pace a causa di cambiamenti di regime dall’altra parte, questi [i terrirtori israelaini] verranno protetti con la sicurezza di terra (leggasi con le armi)“
EGITTO RIVOLUZIONARIO: un secondo Iran nel medioriente?
E’ evidente che se si dovesse attuare una rivolta completa dell’attuale situazione molti paesi del mondo ne avrebbero da soffrire, a cominciare dalla Gran Bretagna, Israele, Europa, la Nato e gli Stati Uniti. Inoltre il grande problema della pace tra Israele e Palestinesi verrebbe interrotta (ndt: anche se non è mai cominciata.) e l’alleanza tra Iran e Siria prenderebbe sempre di più piede rispetto alle attuali condizioni. Senza sottovalutare che l’Iran sta attentamente controllando l’andamento degli avvenimenti egiziani per percepire la strada in cui potersi incuneare per raggiungere lo scopo di avviluppare l’intero medioriente in una unica entità.
Lo scenario al quale andiamo incontro è estremamente articolato perché da un lato le forze in ballo hanno una potenza distruttrice enorme con conseguenze mondiali di immane portata. Nel lontano 1956 la forze egiziane, guidate da Nasser, nazionalizzarono il canale di Suez, fu un ecatombe, perché intervennero gli inglesi, gli israeliani e i francesi, la Nato e le forze Usa a far soccombere le forze in ballo egiziane. Nel 2008 Norman Podhoretz propose uno scenario apocalittico. In questo scenario gli israeliani occupavano le raffinerie di petrolio i porti navali del Golfo Persico per assicrare l’energia lanciando allo stesso tempo un attacco nucleare preventivo contro Iran, Siria ed Egitto.
Va inoltre ricordato che Podhoretz, l’ideatore di questo scenario, è un destinatario del Presidential Medal of Freedom per la sua influenza intellettuale negli Stati Uniti ed è uno dei primi firmatari del Progetto per il Nuovo Secolo Americano (PNAC) insieme a Elliot Abrams, Richard Cheney , John (Jeb) Bush, Donald Rumsfeld, Steen Forbes Jr. e Paul Wolfowitz. (ndt: tutta brava gente!)
Cambiamenti in corso…
Gli avvenimenti delle ultime ore sono significativi delle innumerevoli ingerenze americane, israeliani e dei loro alleati: Francia ed Inghilterra in prima fila. Gli interessi economici e di stabilità dello scacchiere mediorientale è talmente enorme che come avvenne con Sadat, amico degli Usa e con i Talebani in Afghanistan sovvenzionati dagli Usa e dall’Arabia Saudita, le promesse indicate da Moubarak, prima del suo ecclissarsi, hanno spinto le mani invisibili ad evitare la perdita di controllo del paese che rappresenterebbe la spina nel fianco dell’ Arabaia Saudita, ma sopratutto il maglio schiacciante contro gli interessi israeliani.
Al largo delle coste della striscia di Gaza sono infatti presenti enormi giacimenti di gas che la U.S. Geological Survey, agente governativa americano, ha stimato che nel bacino del Mediterraneo del Levante ci siano delle riserve di gas naturale di circa 3.500 miliardi di m3 e delle riserve di petrolio per circa 1,7 miliardi di barili. Il problema attuale è quindi il controllo delle nuove risorse che quasi sicuramente verranno sottratte ai loro legittimi proprietari (Libano e Palestina) e la possibilità per Israele di affrancarsi dall’Arabia Saudita per il petrolio necessario. E’ quindi pacifico che la conduzione della transizione egiziana sia passata dalle mani di Moubarak, burattino di Usa ed Israele, a quello dei militari, la mano longa del Pentagono.
Il popolo egiziano è sostanzialmente passato dalla padella alla brace e il ritorno alla democrazia è solo una maschera per cose che difficilmente si sapranno.
Le forze armate egiziane sono sotto il totale controllo delle forze americane e i loro generali vengono addestrati in Usa. Israele contrinbuisce con l’apporto della sicurezza (leggasi Mossad) , mentre gli inglesi, i veri tessitori della strategia del divi et impera, contribuiscono al mantenimento di una situazione di stallo e di falsa libertà. I giornali, le tv ed internet, allineata, spingono ad entusiasmi poco credibili. La regione egiziana è troppo preziosa e troppo popolata per permettere che avvenga una transizione democratica come avviene in europa (nda: anche da noi, di fatto, l’alternanza politica è già decisa, le urne sono solo una sbuffata di fumo contro i creduloni).
Ma chi saranno i papabili nuovi dittatori per la terra d’Egitto? Forse Sami Hafez Anan, Mohab Mamish, Mohamed Hussein Tantaoui e Reda Mahmoud Hafez Mohamed, oppure Omar Souleiman. Quest’ultimo uomo protetto da Cia ed Israele, il fautore della distruzione dei tunnel che comunicavano con l’Egitto e la striscia di Gaza. Un uomo utile per le mire espansionistiche americane ed israeliane di controllo e non troppo schizzinoso. Un uomo utile che ha partecipato a moltissime attività di “intelligence” particolari!!
L’uomo giusto al momento giusto!
Ref: Global Research – jadaliyya.com
Egitto: USA invia navi da guerra e soldati.
Gli Stati Uniti stanno inviando navi da guerra e un contingente di 800 soldati completo con altri assetti militari nel nord Africa nel caso che dovesse aumentare l’instablità della regione.[1]
Secondo gli ufficiali di Washington la spedizione è funzione dell’eventuale evacuazione del personale statunitense presente in Egitto, respingendo l’ipotesi che l’invio sia il preparativo per un intervento militare al Cairo. E’ comunque da evidenziare che l’Egitto è di fatto al di fuori del gruppo di comando americano in Africa (Africom), ma è inserito in quello più importante di difesa degli interessi petroliferi della regione (Centcom) con la funzione stabilizzatrice degli interessi americani e di Tel Aviv contro le infiltrazioni di armi e vettovagliamento a Gaza.
L’Egitto di Mubarak al centro di uno scacchiere molto importante per gli interessi Usa, si colloca come mediatore e stabilizzatore tra quei paesi che vorrebbero assumere una certa indipendenza. Sulla base di questo gli Usa in collaborazione con gli egiziani, hanno tenuto nel 2009 una esercitazione militare (Bright Star) che si è svolta presso una struttura militare in Egitto (Moubarak Military City) situata a 2 miglia fuori da Alessandria e a pochi minuti dalle coste del Mediterraneo.[2]
Tutto sembra quindi previsto nel caso di sommosse estremiste interne che potrebbero rovesciare il regime di Moubarak: invio di navi da guerra americane, soldati e apporto logistico, esercitazioni di guerra urbana. Sarà comunque da verificare se l’esercito egiziano risponderà correttamente agli ordini dei suoi comandanti e di quelli americani.
[1]-press.tv
[2]-voltairenet.fr
Scie, fantasie o realtà misconosciute?
Quanti alzano gli occhi al cielo per osservare? Quanti hanno notato delle scie bianche che rimangono in cielo per ore ed ore, allargandosi successivamente in chiazze biancastre rendendo il cielo velato con colori al tramonto innaturali?
Credo che molti le abbiano notate e molti se ne siano disinteressati: tanto che cosa possono fare?
- Immagine satellitare
Sulle scie che si vedono in cielo non si sa nulla, nel senso che nessuno delle istituzioni spiega esattamente cosa siano e quando vengono richieste (le spiegazioni) sono per lo più banali, quasi infantili: scie di condensazione del vapore acqueo dai motori degli aerei. Tutte cose risapute!
Il fatto è che il vapore acqueo non rimane in cielo per ore ed ore e non varia la sua colorazione con i raggi del sole a certe angolazioni, ma anche sotto questo punto di vista le spiegazioni dei “tecnici” sono per lo più banali e infantili: sono la condensazione degli scarichi degli aerei che contengono sostanze diverse in funzione dei carburanti e degli additivi usati che con la temperatura ed umidità dell’atmosfera a certe altitudini, rifraggono la luce in maniera diversa. Oddio, può anche essere una buona spiegazione, ma non spiega perché rimangono nel cielo per ore e perché i certe occasioni si formino buchi perfettamente rotondi nel cielo, oppure le nuvole, all’avvicinarsi di temporali assumano forme insolite, quasi di matasse di lana.
Però, sappiamo che a Pechino, durante le olimpiadi, furono usati razzi carichi di ioduro d’argento per scongiurare la pioggia proprio durante la inaugurazione, sappiamo che in Abudabi hanno provocato la pioggia (52 acquazzoni) in agosto (!!!) usando la semina aerea di sostanze ionizzanti l’atmosfera. E queste non sono le prove dei complottisti, ma fatti veri ed accaduti. Anche alla BBC.UK si ammette che vi siano sperimentazioni chimici a nostra insaputa: anche loro complottisti?
Mah?! Eppur si muove, l’areo che solca il cileo e che fa strani disegni! Nella realtà ci sono state anche alcune interpellanze parlamentari, ovviamente senza esito.
I complottisti dicono che queste scie rilasciano alcune sostanze, per lo più bario, bromo, silicati, torio, ma possiamo immaginare che ce ne siano altri. Si pensi per esempio alle quantità industriali di diossina e defogliante scaricati dalle forze americane in Vietnam per fare terra bruciata contro i vietcong, questa è staoria degli anni ’60 e non è complottismo, ma realtà passata!
Ora se si è utilizzato del “semplice” defogliante o della diossina per stanare i “viet”, è possibile pensare che chi controlla non possa fare a noi cose sconosciute per modificare alcune variabile ambientali, climatiche, comportamentali, irrorando l’atmosfera di sostanze che possano modificare la stua struttura e l’aria che respiriamo e che respirano i nostri figli? Ma oltretutto lo ammette anche l’europa.
Allora che si dice a tal proposito, perché tacere? Perché i piloti di quegli aviogetti sono “condannati” a stare zitti? A quale tipo di ritorsione sono sottoposti e che ricatti subuiscono loro e la loro famiglia se per caso sfugge loro una parola in questo campo? Eppure le prove stanno tutte sui cieli, si vedono tutti i giorni e anche di notte, è sufficiente alzare il naso e anziché bere una birra, o alzare il gomito per trangugiare una pastiglia di droga con un bicchiere di alcool forse se tutti dessimo maggior peso a quello che ci accade attorno potremmo vivere meglio, no?
E invece no! Meglio drograsri, ubriacarsi, non vedere, non denunciare, non sottolineare quanto le alte sfere farmaceutiche, militari stanno compiendo sulle nostre teste. Non dobbiamo sapere! E non serve porsi delle questione perché anche in altre parti del mondo il problema è presente, così in USa in Canada, nella Gran Bretagna, in cui è anche bene espresso un commento del parlamento inglese. Quindi non sono balle solo che per digerire quanto si vede, è necessario accettare la favola del cambiamento climatico, del surriscaldamento terrestre e del buco dell’ozono per permettere a dei criminali travestiti da agnelli di defraudarci della nostra vita.
Benetton traslocca in Serbia, alla faccia del federalismo.
Contraddizioni colorate
Ehi sì, anche il Gruppo Benetton, uno dei più prestigiosi del tessile italiano, ha deciso, quatto-quatto, di prendere la palla al balzo e stante alle offerte fatte dal governo serbo è praticamente sicuro che gli stabilimenti di Ponzano e di Castrette chiuderanno buttando sulla strada qualche centinaio di persone.
Nella pratica l’offerta del governo serbo, da luglio sul tavolo di Luciano il patriarca, è simile a quella fatta alla Fiat: un contributo di diecimila euro per ogni lavoratore assunto (in un Paese dove la paga media è di 80 euro al mese) e un’area industriale, quella della Niteks, in regalo. Purché vengano riassunti i seicento lavoratori che oggi si trovano in ferie forzate dopo un tentativo di privatizzazione finito col fallimento.
Nei fatti e considerando le paghe medie dei serbi nel settore (80 euro al mese), i problema di fondo dei Benetton sono i ricavi che secondo loro dovrebbero essere armonizzati (te capì???).
Per chi non lo sapesse il Gruppo Benetton fa capo alla finanziaria Edizione Holding (la cassaforte di famiglia) che è così costituita:
Fondatori:
- Luciano Benetton è il Presidente del Gruppo Benetton. Siede anche nel Consiglio di Amministrazione di Edizione Holding.
- Giuliana Benetton siede nel Consiglio di Amministrazione di Edizione Holding e del Gruppo Benetton.
- Gilberto Benetton è Presidente di Edizione Holding, Presidente di Autogrill e Consigliere del Gruppo Benetton. E’ vicepresidente di Olimpia e azionista di riferimento di Telecom Italia, dove ricopre la medesima carica. E’ inoltre consigliere di Autostrade S.p.A., Mediobanca S.p.A., Pirelli S.p.A. e Abertis Infrastructuras S.A.
- Carlo Benetton (l’epimeteo del gruppo) è vicepresidente di Edizione Holding e siede nel Consiglio di Amministrazione del Gruppo Benetton.
Attività:
- Focalizzata nel settore dell’abbigliamento, l’azienda è oggi presente in 120 Paesi del mondo con i marchi United Colors of Benetton, Sisley, Playlife e Killer Loop. Il Gruppo Benetton è quotato presso le Borse di Milano, Francoforte e New York.
Gli operai di Ponzano e Castrette ringraziano vivamente per la ricerca certosina dell’ottimizzazione e armonizzazione dei ricavi.
Egitto: la Cia è arrivata al Cairo.
Gli americani hanno sfoderato la loro arma segreta: è arrivato al Cairo il 31.01.2011 di sera, Frank G. Wisner, spedito direttamente dagli Usa dopo una telefonata fatta dal Capo di Stato Maggiore, l’ammiraglio Mike Mullen, al suo omologo egiziano, il generale Sami Enan, l’esercito egiziano è equipaggiate e addestrate dal Pentagono.
Questo lo sappiamo già, perché anche i nostri qua-qua-qua ne hanno parlato senza darne troppo peso.
Ma chi è questo Frank G. Wisner e perché è stato mandato proprio lui?
L’attuale ambasciatore americano è una donna di carriera- Margaret Scobey – poco addentro agli affari particolari che si celano nelle camere polverose delle ambasciate. Il Consiglio di Sicurezza ho quindi ritenuto più proficuo, sopratutto per salvaguardare gli interessi della pace separata tra Egitto e Israele, di mandare una persona che già aveva ricoperto la carica di ambasciatore in Egitto (1986-1991).
Wisner è il figlio di Frank Wisner Sr., co-fondatore della CIA e Gladio. Egli è stato, insieme a Alan Dulles, uno dei padri della dottrina degli interventi segreti degli Stati Uniti: attivare le democrazie che sostengono il “diritto di scelta”, per scoraggiare le persone che non la pensano nella stessa maniera. In parole più semplici le famose rivolte colorate.
Wisner Jr. ha poi lavorato, all’interno dell’agenzia (Cia), come direttore del settore dei Rifugiati Internazionali (?).
Dall’altra parte dell’Atlantico Wisner non è conosciuto come spia, ma come uno di quelli che hanno partecipato al fallimento della Enron e come direttore della AIG (American International Group) aziende che qualche anno fa (2007) hanno bruciato miliardi di dollari delle pensioni americane ed azzerrato i risparmi di milioni di famiglie. Un tipetto di tutto rispetto, non c’è che dire!
Per contro, da questa parte dell’Atlantico, Mr. Wisner ha giocato un ruolo importante in Francia ed all’ascesa di Sarkozy. Egli infatti ha sposato Christine de Ganay (seconda moglie di Sarkozy Pal) tramite il quale il giovane rampollo Sarkozy pote essere introdotto nei circoli della Cia e quindi nella politica francese di interesse americano. Inoltre, a completamento del quadro, uno dei figli di Wisner, è uno dei membri più importanti del gruppo Carlyle (il gruppo che ha sostenuto l’amministrazione Bush e il famigerato e mai catturato Osama Bin Laden).
E’ chiaro adesso perché Mubarak ha detto che prima di settembre non se ne andrà?!
Riferimenti: clarissa.it – agoravox.it – voltairenet.org
Esercito assente…
E’ già passata una settimana e molte zone dei Padova (Casalserugo-Saletto di Montagnana) stanno ancora con i piedi in ammollo.
La struttura della Protezione Civile arranca nel portare aiuti e sostegno a quelle migliaia di persone impegnate a mettere in salvo le proprie cose a cercare di sistemare il loro futuro che oggi più di ieri appare più grigio e insicuro. Molti hanno perso raccolti, aziende disastrate, operai ed impiegati lasciati a casa, famiglie distrutte dall’inefficienza e dall’inettitudine di una struttura che in questi ultimi 40 anni ha prodotto solo disastri, cementificazioni, disservizie e spartizioni di potere.
Oggi, sta ancora piovendo e sembra non migliorare fino a metà settimana. Ma è sufficiente andare indietro di qualche anno per capire che la trama del disastro è stata voluta ed attuata con certosina volontà.
Facciamo un salto indietro ed andiamo: il 1-gennaio-2007 il servizio di leva obbligatorio fu abolito (o meglio sospeso a tempo indeterminato).
La maggioranza delle forze militari si concentravano nella zone del Nord-Est dell’Italia come conseguenza della guerra fredda tra i blocchi Nato e URSS.
Durante i vari cataclismi naturali (?) (Vajont-Alluvione del 1966 – Terremoto del Friuli) la presenza rapida, coordinata e logisticamente preparata ad agire con prontezza e a obbedire agli ordini erano solo i militari: educati alla discliplina, al rispetto. Non c’erano problemi di famiglia, di fidanzate, di feste od impegni di lavoro, peché per tutto il periodo di ferma si era a disposizione dello stato italiano e dovunque esso chiamasse il soldato andava (con tutti i pro e contro di questa affermazione).
In ogni luogo, camion, mezzi cingolati, mezzi anfibi, tende, cucine da campo e quanto la logistica militare permetteva, si istituiva una catena di comando per arginare, sistemare e riparare i problemi che si venivano a creare portando sollievo a quelle popolazione cadute nel disastro naturale. Nelle linee di comando non c’erano defezioni e ogni comando veniva eseguito ed attuato in virtù dell’ordine militare. Necessitava agire, subito e senza indugi, anche se il nostro esercito allora era più paragonabile ad una squadra di boy-scout piuttosto che ad un sistema militare come gli altri paesi. Ad ogni modo, pur nella sua raffazzonata condizione voluta con il trattato di pace della seconda guerra, il nostro corpo militare compiva ed agiva secondo regole e principi che ha reso a tutte le popolazioni colpite un egregio servizio.
Adesso ci troviamo qualche sparuta squadra di volontari della Protezione Civile, con qualche scalcinato mezzo anfibio e con tanta volontà. Poco coordinamento, nessun obbligo e tanto, tanto denaro da distribuire.
Tutte persone per bene, ma che del senso della disciplina, dell’urgenza e del lavoro a tempo pieno non ne conoscono il senso, perché ignorano il senso della gerarchia e del rispetto per l’ordine ricevuto. Essi agiranno fintanto che potranno e fintanto che il lavoro non li chiamerà fuori dall’attività del volontariato, oppure sentiranno di agire finché altre cose non saranno più urgenti di quelle che stanno facendo: nessuno li obbliga, ma quella gente in acqua non può aspettare!!!! E continua a piovere.
Per contro il vero impegno, il vero lavoro lo stanno facendo le forze dei Vigili del Fuoco, che non solo spengono i fuochi, ma mettono al sicuro e tamponano le falle di un sistema che ormai fa acqua da tutte le parti. Poca cosa comunque, ma meglio di nulla. Nel frattempo la gente continua a rimanere nell’acqua e quanto promesso dai vari governanti è voce in un deserto. Tutto fermo e tutto lasciato all’iniziativa privata che vede in questi eventi l’occasione per arricchirsi maggiormente a sfavore di quelle unità famigliari che hanno perso tutto. Ci saranno le solite iene, gli avvoltoi che faranno dell’evento l’occasione per proporre la vendita di capannoni, di attività, di case ormai disastrate che potranno acquistare per pochi denari.
La denuncia che più di sovente si sente dire, ma che i più vecchi possono confermare, è che in questi ultimi 40 anni non c’è stato nessun intervento di gestione del nostro territorio: a partire dalle montagne fino al mare. Ogni attività svolta nell’ambiente è stata solo la benda di un infermiere su uno squarcio irrimediabile. Piccoli tamponamenti, qualche corezzione e nulla più. Per contro le attività umane, tutte, hanno selvaggiamente razziato e sovvertito l’ordine naturale rendendo il territorio più simile ad una discarica che ad un giardino della propria casa. Fiumi, torrenti, canali, bacini imbriferi e quant’altro sono stati via-via abbandonati per far luogo alla speculazione edilizia, commerciale alla realizzazione di strade deserte e di manufatti sottodismesionati rispetto alle necessità dovute all’evolversi della società.
E’ inutile alzare gli argini con i sacchetti di sabbia quando al loro interno sono scavati dalle gallerie delle nutrie e dei topi (topinare); è inutile gettare sassi e barriere jersey per arginare la rottura di un argine ormai imbevuto d’acqua se prima non si sono stabiliti i criteri della sistemazone idraulica; è inutile fare proclami quando, passato l’evento, si sposta l’attenzione sulle prossime festività natalizie, perché in un stato serio non c’è Natale o festività che tenga se prima non vengono realizzate e sistemate tutte le falle di questa barca (infatti anche il Dante Alighieri, nei secoli passati cantava: Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!).
Sarebbe sufficiente leggere qualche libro, fare un po’ di studio, affidare i compiti gestionali a chi di queste cose se ne intende e nel caso padovano abbiamo l’esempio del Prof. Luigi D’Alpaos che nessuna amministrazione ha mai tenuto conto della sua esperienza. Lui forse non è corruttibile e ricattabile, quindi non è utile all’impresa dei magna-magna che governa questa parte d’Italia. Eppure anche un semplice custode degli argini, che ormai non c’è più, saprebbe aiutare e sistemare le cose disastrate in maniera più efficace ed utile di quanto viene fatto ora.
E poi parliamo del sud, senza sapere che il primo a rendersi conto della necessità delle sistemazioni idrauliche e delle arginature e manutenzione fu proprio Ferdinando I re delle Due Sicilie. Egli infatti istituì nel 1829 un corpo di funzionari (Guardalagni o Guardie) con il duplice incarico di sorvegliare le opere fluviali e di bonifica e solo 30 anni dopo il massone di Vittorio Emanuele II con la Legge del 20-novembre-1859, sull’ordinamento del servizio delle Opere Pubblice, emanòil primo Ordinamento Generale del Servizio del Genio Civile che da allora in poi è andato sempre più scemando e svuotato della sua funzione fino ai giorni nostri.
La gente dice…