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Giornalismo? No, solo feccia!
Quando si vede che la maggior parte dei media inonda l’etere con le notizie del salame assolto per il Ruby Ter provo un senso di vuoto, di vomito di schifezza mista a rabbia per come il giornalismo sia così schifoso, infimo, basso, inutile, di sacrestia, di bassa lega e che condivida queste pruriginose notizie perché altro non sa che scrivere.
Uno copia l’altro, ma nessuno che abbia l’ardore di essere unico: troppo difficile, ma sopratutto troppo rischioso! Meglio uniformarsi, confondersi, mimetizzarsi, abbassare la cresta, camminare chini tra la melmosa feccia che percorre le vite di quegli scribacchini non più capaci di frecciate che colpiscono al ventre il potere, solo feccia immonda, putrida, maleodorante, inutile anche come immondizia indifferenziata che nemmeno la soda caustica o la calce viva redimerebbe.
Eppure la massa si abbevera a questo…ma che Italia s’è fatta quindi?
Il dovere della Bellezza (di Luigi Pecchioli)

In una calda mattina di maggio, un uomo cammina verso la stazione ferroviaria. Un breve viaggio in treno verso la periferia, un atto quotidiano compiuto migliaia di volte per lavoro. Stavolta l’uomo viaggia per svago e si guarda in giro. Nonostante il sole, la città gli appare imbruttita. Non è la solita incuria, la sporcizia o il degrado progressivo dell’arredo urbano. Le vie, i palazzi municipali sono sfigurati, oltreché dai soliti ghirigori e dai graffiti senza senso di mille Bansky privi di talento e di vergogna, da centinaia di scritte multicolori che invadono edifici e strade. Insulti tra le tifoserie calcistiche cittadine.
Accanto alla stazione, un imponente muraglione grigio di contenimento del torrente interrato. Il tocco estetico dovrebbe essere l’acqua (fetida) che scende tra centinaia di mattoncini quadrati a sbalzo, altrettanto grigi. Più in là, sul viale che conduce al mare, torreggia un orrore architettonico di grandi dimensioni e straordinaria incongruenza con il contesto. Di fronte, una nuova scultura di difficile interpretazione per i semplici. L’uomo sale sul treno suburbano, comodo e persino bello, ma le fiancate e i vetri sono state scempiate dai forzati delle bombolette spray. Macchie di mille colori, informi e prive di senso, a meno che l’ignoranza impedisca di cogliere chissà quali messaggi.
Il potere della bruttezza è diventato dittatura. Per una volta attento al paesaggio familiare che conosce da sempre, l’uomo prende atto che il brutto, l’informe, il deforme si sono impadroniti del paesaggio urbano e fanno breccia nel suo animo. Intristito, mette mano al giornale e constata la povertà di linguaggio, il lessico limitato, la superficialità, la sintesi sbrigativa. Il brutto domina anche la parola scritta; i messaggi della comunicazione puntano sull’attimo, un urlo sboccato che tenta di catturare per un istante l’attenzione di un pubblico distratto a cui si vendono prodotti, idee e stili di vita.
Il giorno prima lo stesso uomo visitava una mostra di pittura. Una nuova doccia gelata, un’altra indigestione di macchie. Dovunque, il brutto si impone come cifra e simbolo dell’epoca, nell’indifferenza di un pubblico disabituato, diseducato, narcotizzato dai messaggi di critici menzogneri. La bruttezza ha conquistato la pubblicità: sempre corriva, ha abbandonato le famiglie da Mulino Bianco e il richiamo sessuale immediato per propagandare, insieme con la forma-merce, il meticciato, il green, il nomadismo dell’uomo sradicato, precario della vita cui è ingiunto di essere felice nonostante non abbia e non sia nulla.
La Via Crucis continua: l’uomo comincia a osservare gli altri viaggiatori. Il chiacchiericcio di ieri è sostituito dalla concentrazione sullo schermo dello smartphone. Chi parla al telefono, lo fa a voce alta senza remore: nessuna riservatezza, il linguaggio è elementare e il turpiloquio generalizzato. L’abbigliamento combina sciatteria, ostentazione, volgarità e bruttezza. Conta che stracci più o meno costosi siano firmati, come si dice, o che magliette e camicie abbiano stampate scritte nel globish di massa, l’anglo grugnito globalizzato. I pantaloni escono dalla fabbrica già sdruciti e strappati. Finto minimalismo, autentico festival della trascuratezza elevato a modo di vita. Povere le nostre mamme, che con pochi mezzi rammendavano gli abiti laceri per farci fare bella figura, come allora si diceva.
Visibilmente, la maggioranza, senza distinzione di censo e di età, veste allo stesso modo. Unica differenza, il marchio e il prezzo. L’aspetto della gente è così livellato che se ci attenessimo all’abbigliamento, sarebbe difficile distinguere tra classi alte e basse, o meglio, tra plebe ricca e povera (Nicolàs Gòmez Dàvila).
Plebe, appunto, adusa al deforme e all’informe, al punto di non accorgersi di vivere nel trionfo del brutto. L’idiota, il principe Myshkin di Dostoevskij esclamò: la bellezza salverà il mondo. Se è vero, la bruttezza lo rovinerà e forse ci è già riuscita. La bellezza deve addirittura essere salvata dall’estinzione, dalla crassa indifferenza di un’epoca e di un pensiero dominante in cui vale solo l’utile, ciò che serve immediatamente per fare denaro o svolgere una funzione. Difendere, mantenere, rivendicare la bellezza diventa un dovere morale, un’impresa da eroi fuori tempo.
Parafrasando Orwell, per il quale in tempi di menzogna universale dire la verità è un atto rivoluzionario, proclamare la bellezza in un epoca di brutture è un gesto rivoluzionario. La ribellione in nome dell’estetica. Al di là delle mode e della cura maniacale del corpo- botox, trucchi pesanti, la mania regressiva neo tribale di tatuaggi generalmente privi di significato, talora uno sfregio alla naturale bellezza dei corpi- la folla solitaria dà un’impressione di incuria, trascuratezza, disordine interiore prima che esteriore. Bruttezza dell’epoca riflessa in sguardi vuoti, posture volgari, interfaccia del brutto che ci circonda.
Che cosa aspettarsi da generazioni che la scuola- il potere – ha modellato a immagine e somiglianza del mediocre e dell’identico, uguali in basso, senza ordine interiore, privati di modelli positivi e di riferimenti etici? L’uomo è un essere mimetico: imita la bellezza se gli viene proposta come modello, ma anche il suo contrario. Nel mondo capovolto il brutto è al potere e il deforme è sul trono. La responsabilità è dello spirito del tempo, lo zeitgeist, che non nasce da solo, è l’espressione del gusto, della volontà, degli interessi della classe dominante, la post borghesia che ha mandato al potere non la fantasia invocata nel Sessantotto, ma l’ignoranza scaltra dei bottegai senz’anima, il regno dell’anodino, del brutto, del seriale, e insieme del bizzarro e del capriccioso.
La bellezza, tuttavia, resta, come aspirazione dell’essere umano, speranza, tensione verso l’alto che nessun materialismo, nessuna pratica da contabili può scacciare. Alla fine tornerà, attraverso l’esperienza, lo stupore della bellezza, la vita dello spirito, lo sguardo estetico ed estatico. Il trionfo globale della bruttezza è un fenomeno che nessuno tratta come la catastrofe esistenziale che è. L’argomento non risveglia coscienze, non suscita collera né proteste. Tutt’al più una benevola commiserazione da parte di chi ha sempre questioni più importanti di cui occuparsi. Eppure si tratta di un fenomeno che nessuna epoca aveva vissuto con questa estensione: la sistematica distruzione della bellezza.
Ci sono sempre stati periodi più sterili di altri. Pensiamo alla fine dell’impero romano e alla decadenza prima della vigorosa rinascita benedettina, l’edificazione delle meraviglie romaniche e gotiche, ma anche la ripresa dell’agricoltura, dell’artigianato e delle scienze, sospinta dal recupero dei testi antichi e dal desiderio di essere all’altezza degli esempi del passato. Sulle spalle di giganti, seppero creare in ogni campo, arte, cultura, sapienza, bellezza. Mai era accaduto che un tempo e una civilizzazione, la nostra, sostituisse l’arte con la non-arte, ovvero perseguisse il brutto anziché il bello. Addirittura, esiste una corrente che si definisce, con onestà espressiva (e confusione mentale) “non arte”. I suoi esponenti evitano di definirsi “non artisti”: tirano quattro paghe per il lesso come i manzoniani fustigati dal Carducci.
Claes Oldenburg teorizza: “un’opera è fatta per essere brutta, repellente, senza alcun significato per lo spirito e i sensi. Le opere non sono fatte per essere belle, ma perché, guardandole, non si capisca che cosa rappresentano e venga voglia di strapparle e passare via correndo. “. Obiettivo pienamente raggiunto in tutti i campi della vita sociale e anche nelle condotte e negli atteggiamenti individuali.
Certo, una grande quantità di bellezza resta ed è a disposizione di chi ancora riesce a vederla, distinguerla, restarne incantato. Il verbo intristisce: la bellezza “resta”: un fatto residuale. Le opere dell’ingegno del passato, quando non sono ridotte a fondale per i “selfie” o per la pubblicità (nella neolingua si dice location) sono in gran parte rinchiuse nei musei e nelle biblioteche, nei dischi, nei siti archeologici. Nessuna epoca si è presa tanta cura del passato artistico come la nostra, tempo della riproducibilità seriale dell’arte (W. Benjamin). Non creazione ex novo e in ogni caso “produzione”, ossia qualcosa che attiene all’industria, alla mentalità strumentale che inibisce l’esistenza dell’arte, afflato spirituale, oltreché tecnica raffinata, gusto estetico, intuizione lirica compiutamente espressa, nella splendida definizione di Benedetto Croce. Arte e bellezza conservate in una teca, tracce, vestigia, simili agli scheletri di animali estinti nei musei di storia naturale.
Si consuma una doppia distruzione nell’indifferenza di massa: si disperde la grande bellezza artistica e insieme la piccola bellezza quotidiana, quella che prima avvolgeva il nostro paesaggio abituale, dal nostro abbigliamento alle nostre case. Si spegne per inaridimento la creatività, una terribile siccità dello spirito. Diventiamo più acidi, più miseri dei nostri antenati poveri, più soli anche per l’abbandono dell’idea di bellezza, compagna silenziosa che ci seguiva come un’ombra e conferiva armonia, altezza, etica al cammino dell’esistenza. Diventa impossibile – diseducati e prigionieri di una greve dittatura del brutto, purché immediato, utile, funzionale- perfino la nostalgia della bellezza: la bruttezza ingoia tutto, divora e spinge in basso.
Sparisce la distinzione, finanche la dignità del passato, comune a poveri e ricchi, come mostra un’opera d’arte “politica”, il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, l’avanzata carica di energia, di decoro di un proletariato a cui povertà e fatica non avevano sottratto il naturale orgoglio. Ci crediamo giganti che hanno soppiantato i nani di ieri poiché possediamo più cose, più beni, più mezzi. Mancano i fini, di cui la bellezza era testimone, pietra di paragone.
Siamo laceri come gli abiti pre strappati dai fabbricanti. Paghiamo per estendere al corpo la sciatteria dell’animo, nebbia che non permette di riconoscere la bruttezza di cui diventiamo parte. Poveri di spirito perché l’unica ricchezza a cui ambiamo è materiale. Per le strade, ci assale la medesima materia scabra di cemento squadrato, ingrigito, priva di grazia. Non “serve”, compare come passivo nel conto economico, dunque è inutile: quel che conta è che la struttura si sostenga e assolva una funzione. Tutto secco, pratico, semplice: l’ordine meccanico degli schiavi. Senza bellezza, “i morti sono più morti dei personaggi dei libri” (Alvaro Mutis), nei quali ci rifugiamo per scaldare il cuore e vivere con l’immaginazione ciò che lo sguardo non vede più.
La bruttezza è l’acceleratore della corsa verso il basso. Bisogna ritrovare la bellezza, ricrearla, un’esigenza che dovrebbe partire dalle classi dirigenti, i cui gusti e desideri influenzano tutti. Scriveva Muriel Barbery ne L’ eleganza del riccio: “ai ricchi, il dovere del bello. Altrimenti, meritano di morire.”
Per possedere il senso del bello, però, occorre educazione, il contrario di una vita di consumi, desideri, istinti. Bisogna volere un destino, ignoto all’esausto viandante d’Occidente. Un passante solitario, angosciato, solitario, come intuì Nietzsche, la cui tragica consapevolezza terminò in follia. “Nessun Dio ci sostiene? Nessuna Ragione dà veramente ragione? Nessun Al di là guida i nostri passi? Siamo soli più di quanto nessun uomo è mai stato in nessun luogo? “Senza il conforto della bellezza che apre il cuore- un lacerto di eternità- solo il cammino che si spezza è legge a se stesso. Per questo abbiamo l’arduo dovere della bellezza, contro l’aridità che il brutto insinua nei cuori. Scriveva Saint Exupéry: “se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare la legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito
ref: https://www.maurizioblondet.it/il-dovere-della-bellezza/
Francia, ipotesi o certezze?
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Ancora una volta la Francia diventa l’obbiettivo di queste fantomatiche cellule terroristiche islamiche. Che sia vero? Tutto il mondo occidentale raccoglie questa notizia con disprezzo per quello che è accaduto a Parigi, ma pochi, almeno sino ad ora, provano a vedere come la situazione potrebbe realmente essere.
Proviamo a fare una panoramica degli eventi.
Belgio: un criminale, cosiddetto islamista, compie una strage. Molte ombre e dubbi sulla paternità del criminale assalto, lo stesso Telegraph sostiene la tesi di una guerra interna alle forze dei servizi segreti sionisti. Ma anche Haaretz porta avanti la stessa ipotesi.
Francia 2012: un islamico, Mohammed Merah, un individuo in scooter, con
il casco, spara e uccide prima un parà francese a Toulouse, poi altri tre a Montauban (tutti
nordafricani, fra l’altro), infine quattro studenti e insegnanti di una scuola ebraica. Verrà identificato come una vecchia conoscenza della DCRI (Direction Centrale du Réinsegnement Interieur, la loro Digos). Su questo personaggio si riscontrano alcune cose strane: aveva una pistola (una colt 45) caratterizzata da una modifica fatta solo ed unicamente per le forze speciali francesi, inoltre indossava un giubbotto antiproiettile della polizia tagliato su misura del suo minuto corpo. Sul Il Foglio dell’epoca si leggeva che Merah aveva viaggiato in Medioriente sotto copertura della DGSE (Servizi segreti Francesi), mentre lo Shin Beth l’aveva arrestato anni prima in possesso di un coltello. Molti dubbi e domande se le pongono anche i francesi su questi caso rimasto irrisolto. Ma anche il noto musicista ebreo Gilad Atzom ipotizza che Merah fosse stato istruito dalle forze dei servizi israeliani per creare dei false-flag.
Ma perché dovrebbero essere così sciocchi da colpire degli ebrei? E perché oggi si colpiscono delle persone appartenenti ad un giornale satirico proprio nella terra dell’illuminismo, della libertà di pensiero, purché non antisemita? Chi si giova di questi misfatti?
Vien da pensare che il mondo islamico sia impazzito tutto d’un tratto, che abbia perso completamente il pragmatismo che lo caratterizza, ma soprattutto che si stia tirando la zappa sui piedi in maniera anche troppo evidente. Ha senso? No! I pazzi in ogni comunità esistono da tutte le parti, ma arrivare a compiere un atto di sabotaggio come quello odierno ripreso da tutte le tv internazionali è al limite del grottesco, salvo l’impunità degli esecutori che potrebbero avere coperture molto altolocate nei servizi deviati francesi e con la collaborazione sempre attenta e precisa del Mossad.
E perché mai dovrebbero coprire degli assassini? La Francia in questi ultimi mesi ha messo a punto un documento che rappresenta per la comunista sionista francese e americana una spina al fianco della rivoluzione illuministica: il riconoscimento dello stato della Palestina, e non solo, la Palestina il 1°aprile dovrebbe far parte della Corte Internazionale contro i crimini di guerra (ICC) anche se gli Usa hanno evidenziato che la Palestina non essendo stato riconosciuto non è qualificata ad entrare nella Corte Internazionale. Quale miglior occasione per far capire all’opinione pubblica francese e soprattutto europea che il mondo islamico è il peggior nemico? Quello che si mostra agli occhi è che l’islamismo non accetta nessuna satira, nessuna voce che esca dai canoni teologici che vogliono farci credere. L’Isis ne è una rappresentazione canonica della radicata idea alimentata proficuamente dagli interessi americani e sionisti di Israele.
La cosa più evidente in questa buffonata è che tutti i cosiddetti attentatori sono stati freddati e contro ogni logica non si saprà mai chi sono, chi li ha mandati, cosa volevano fare, quali erano i loro progetti. Stesso sistema usato con Merah, freddato lucidamente prima che si potesse sapere qualcosa. Eppure le forze dell’ordine sanno che una flebile testimonianza vale più di mille cartucce, ma in Francia come in altri luoghi d’oltreoceano si preferisce zittire anziché verificare. C’è comunque una coreografia degna di Hollywood: 88.000 agenti di polizia e delle forze speciali a caccia di 3 deficienti, forse 4 con un costo sociale mostruosamente enorme. C’è qualcosa che non quadra, così almeno appare.
In Francia si accoppano alcuni giornalisti (12) più 4 ostaggi del supermercato Kosher, si mobilitano esercito (le forze speciali), le teste di cuoio (o di legno), migliaia di agenti, l’aeronautica, vigli del fuoco, in servizi segreti in abbinata a quelli americani della Nsa e inglesi del MI6/MI5 compresi i sempre presenti del Mossad e nel frattempo, nelle stesse ore in Nigeria le squadre di un altro pazzo (Boko Haram) fanno strage di almeno 2000 persone massacrandole a colpi di macete e quant’altro la fantasia produca.
Eppure i nostri media sono tutti febbrilmente eccitati di riportare la notizia più cruenta di quanto accaduto a Parigi. Caspita: non c’è sangue, non si vedono morti, non c’è il parapiglia e il terrore nelle facce della gente come si poteva scorgere in quelli di Kiev o del Donbass, ma il giornalismo affannato cerca comunque di emulare la sensazione dell’11/9 americano come dire “Anche noi! Anche noi abbiamo avuto un attacco di Al-Qaeda”. Possiamo essere da meno dei nostri cari alleati? Certo che no! Eppure analizzando alcune immagini è possibile scoprire che ci sono molti dubbi: il sangue del poliziotto freddato NON si vede, l’auto dei due attentatori ha le calottine dei retrovisori bianche, quella ritrovata dello stesso colore ha invece le calottine nere;
questi fantomatici fratelli che hanno eseguito un’operazione di guerra istruiti (così ci dicono) nello Yemen, sono così istruiti da dimenticare addirittura la carta d’identità nell’auto per farsi riconoscere. Ma so proprio scemi ‘sti due qua, vi pare? Addirittura uno perde una scarpa, ma il giornalismo becero ci indica la freddezza dell’uomo, la raccoglie e se ne va con calma in auto. Altra cosa le riprese video:come facevano i giornalisti a sapere che in quella pare della strada si sarebbe stato un evento del genere? Mistero e perché assieme a loro c’erano anche alcune persone con giubbotto antiproiettile? Come mai è stato ammazzato proprio colui (Bernard Maris) che aveva proposto la cancellazione del debito pubblico francese? E come mai un ufficiale di polizia si suicida prima di inviare il suo rapporto sulla sorveglianza di alcune vittime di Hebdo?
Le domande sono tante e per ora non c’è una risposta assoluta, ma quello che rimane dopo un avvenimento del genere, che probabilmente ha creato dei lutti, è il vuoto, l’assenza completa della sensazione di far parte di una società che ormai è completamente priva di valori, allo sbando senza nessun riferimento alla realtà. Questi fatti sono sicuramente reali, almeno dovrebbero esserlo, ma si poggiano su un castello di sabbia che prima o dopo crollerà rovinosamente su chi li ha architettati, purtroppo con loro molti di noi ci andranno dietro.
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Aggiornamento:
I fatti di Charlie Ebdo, che caso, sono stati secretati, ovvero top-secret, segreto di stato.
Ma non erano stati dei terroristi a compiere questi misfatti? Chissà Hollande cosa risponderebbe a qualche impavido giornalista che si arrischiasse di fargli una domanda sulle indagine di questa “strage”.
Auguri a Renzi e a tutti i compagni del PD
Mi sento in vena poetica e augurale in questo giorno del 2014, in cui tra poco avremo il cosiddetto “ultimo” discorso del nostro amato Presidente che tutti siamo ansiosi di poter udire in religioso silenzio.
La vena poetica però me l’ha data un giovane su youtube che ha espresso l’esatto profilo dei compagni del PD, Renzi compreso.
E’ inutile che voti PD pensando che una volta era il Partito Comunista Italiano, è come trombarsi una vecchia pensando che da giovane era un gran figa!
Hai capito?
E poi…per voi comunisti ricordatevi che il Viagra non funziona, perché l’hanno inventato per il cazzo e non per i coglioni!
Bisogna ammettere che con poche parole s’è dipinto la figura esatta di quella massa informe di parassiti che sostengono il bamboccione.
Buon Anno!
Sakineh, finlamente libera!
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Non è possibile che esultare per la notizia della liberazione di Sakineh, scarcerata per “buona condotta” dai criminali teocratici iraniani dopo otto anni.
La “presunta” omicida del marito (secondo i media internazionali) finalmente potrà godere della libertà che le è stata negata per otto lunghissimi anni. La dimostrazione della barbarie iraniane è evidente, l’omicidio viene punito con la prigionia e alla fine commutato in liberazione, esattamente come accadde in Usa con Michael Bascum Selsor che dopo 37 anni di prigionia nel braccio della morte viene definitivamente liberato iniettandogli il veleno che lo poterà al cospetto di Dio.
Le democrazie si confrontano anche in queste piccole cose (sic). L’Iran, paese teocratico, criminale, guerrafondaio pronto a lapidare arcaicamente una donna per un semplice omicidio instilla nel senso comune della nostra mentalità un senso di repulsione, mentre gli Usa all’avanguardia in tutti i campi tecnologici, morali e filosofici, meditano lungamente a come applicare la legge ad un omicida compiendo quello che il braccio secolare della legge americana impone.
Due visioni della vita diametralmente opposte.
Treni Italia, una privatizzazione efficiente.
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Dopo le varie peripezie che il settore dei trasporti ha subito nel corso degli anni con le varie privatizzazioni (finte), può accadere che si scorga qualche piccolo malanno o disservizio che, inevitabilmente, ricade sempre sul fruitore finale.
Errore!! Questa volta Treni Italia ha dato esempio di efficienza, di correttezza e trasparenza, ma veniamo ai fatti.
Una conoscente si trovava in 1ª classe nel tragitto “Gorizia-Udine-Conegliano-Mestre”, nella tratta “Conegliano-Mestre” la 1ª classe viene declassata a 2ª e il controllore a bordo del convoglio avvisava del declassamento appuntando il fatto sul biglietto e informando che poteva essere richiesto il rimborso a Treni Italia.
Efficienza e cortesia!
La conoscente, scesa a Mestre, inizia la procedura per poter avere l’accredito per la differenza dovuta al declassamento del suo biglietto di 1ª classe. Tutto procede in ordine e senza intoppi.
Ai tempi dei Treni di Stato (FFSS) la cosa era trattata in maniera pressapochista: si andava all’ufficio reclami si mostrava il biglietto e si chiedeva il rimborso relativo della differenza che veniva immediatamente saldato dall’impiegato e tutto finiva lì. Ma si sa, in questa maniera c’è sempre qualcuno che “ciurla sul manico”, quindi ora, Treni Italia, con la procedura del rimborso creata, è certa che non ci saranno dispersioni di denaro senza motivazione.
Ogni cosa è tracciata, anche il più piccolo valore economico.
Vuoi mettere le voragini che si erano create con le Ferrovie dello Stato?
Infatti, siccome non scappa nulla e tutto è tracciabile una volta partita la richiesta del rimborso Treni Italia ci lavora al fine di soddisfare la clientela che non può lamentare lentezza e bizantinismi costosi.
Alla conoscente arriva una lettera raccomandata di avviso che tra qualche giorno le sarà versato a mezzo assegno bancario, il credito dovuto:
Incredula e basita mi ripete al telefono la cifra che le sarebbe dovuta arrivare con un assegno: 2,10 euro (due/10). Ebbene, non ci si può meravigliare, finalmente abbiamo una struttura che funziona alla perfezione, alcuni impiegati che smistano i declassamenti, altri che redigono verbali ed altri ancora che iniziano a preparare una lettera di avviso, e tutto per l’efficente burocrazia di Treni Italia.
Perché lamentarsi? Perché imprecare? Alla fine Treni Italia saprà con esattezza che avrà dato un rimborso per il declassamento alla 2ª classe di un biglietto di 1ª classe. Possiamo rimanere meravigliati di questa meraviglia burocratica?
Alcuni potrebbero supporre che si tratti di una barzelletta, ma invece, qualche giorno dopo arriva il tanto atteso assegno che comporterà un paio d’ore di permesso per poterlo incassare in banca:
La meraviglia della meraviglie, l’azienda ha partorito il topolino e gli utenti ne sono grati per l’immane fatica di aver prodotto un rimborso di 2,10 euro. Ma…al ragioniere viene sempre in mente una cosa: quanto sarà costato alla società Treni Italia tutta la procedura di accredito di 2,10 euro? Proviamo a fare un conto a braccia?
Ebbene:
– il capotreno che deve scrivere sul biglietto di 1ª classe che è stato declassato;
– Notifica del capotreno al capo-servizi (si chiamerà così?) del declassamento;
– I Capo-servizi che invia la notifica alla centrale amministrativa la notifica del capotreno;
– La centrale amministrativa che verifica l’esattezza della notifica e la invia a sua volta all’ufficio “rapporto con il pubblico” se esatta, altrimenti ritorna indietro per una seconda verifica;
– L’ufficio “rapporto con il pubblico” che da ordine ad una persona di inviare una lettera alla conoscente;
– L’impiegato che deve scrivere quattro parole in croce, forse sono dei prestampati (me lo auguro) per informare che le sarà concesso l’accredito ed invia la lettera con raccomandata!
– Nel frattempo, dal 20/01/2014 al 17/02/2014, viene inoltrato l’ordine di inviare l’assegno: si attiveranno quindi l’ufficio amministrativo per il controllo del budget della cifra scritta e delle eventuali discrepanze di tutta la catena burocratica: non si scherza con i denari del pubblico!!
Alla fine si ordinerà di preparare l’assegno che dovrà essere firmato da un responsabile con potere di firma e quindi messo nelle mani di un fidato impiegato che provvederà ad imbustarlo e inviarlo a mezzo raccomandata assicurata (normale).
Tutto questo per euro 2,10 (due/10). A braccia, come detto sopra, sarà costato almeno 200 euro, ma sicuramente molto di più, perché molti passaggi non saranno corretti. Inoltre la conoscente dovrà prendersi un paio d’ore di permesso dal lavoro (costo di almeno 150 euro) per andare in banca a depositare questa immensa somma.
Vi domanderete ma chettefrega di 2, 10 euro: errore! La bestia parassita di stato gode di questi chemmefrega!
Ora, alla luce di questa efficiente burocrazia che sarà costata almeno 200 euro per produrre un accredito di 2,10 euro, forse era più semplice, come accadeva una volta, fare in modo che gli sportelli delle biglietterie, una volta che il capotreno aveva vidimato il declassamento, fossero abilitate a queste cose, magari con un limite di spesa. E invece no!
E’ necessario creare una rete di parassiti (capotreno-caposervizi-centrale amministrativa-ufficio rapporto con il pubblico – impiegato – ufficio amministrativo – ecc.ecc.) che costano milioni di euro all’anno per gestire delle briciole di accredito che avrebbero potute essere risolte in pochissimi passaggi ed a costo zero.
Ora si capisce dove si annida il parassitismo di stato? Perché l’inefficienza, l’inettitudine e il pressapochismo è sovrano nella nostra nazione? Si capisce perché certi amministratori delegati prendono milioni di euro nonostante i buchi creati nella gestione? Per il semplice motivo che devono fare di tutto per creare confusione e inefficienza così da permettere a molti parassiti, spesso involontari, di sopravvivere.
Speedy Pizza al gas!
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E’ proprio il caso di dirlo, siamo alla canna del gas, solo che a farne le spese è un povero ragazzo che ha scelto la via del suicidio per evitare di affrontare il fallimento e la chiusura del suo locale dove sua moglie, pare, l’aiutava e per questo multato di 2 mila euro che non aveva.
Gli ispettori del fisco e dell’agenzia delle entrate dovrebbe essere più accorti, sia mai che qualche scellerato non inforni anche loro. Stanno tirando la corda in maniera obbrobriosa, infame e scellerata, senza ritegno e con la supponenza di chi si sente (adesso) il più forte. Ti dicono con la faccia da parassita beota: Noi facciamo il nostro dovere, non possiamo esimerci dall’applicare la legge.
Già, è vero, loro sono dei semplici esecutori di uno stato (questo stato) sempre più oltraggioso, infame e usuraio. Incapace di risollevare l’economia, incapace di dare ossigeno alle aziende che stanno scomparendo (1.000 al giorno!!!). Tanto loro hanno il loro stipendio assicurato, le loro vacanze, la loro pensione (Per poco ancora. E poi saremo noi a ridere delle vostre disgrazie!), i loro giorni di permessi retribuiti e se vanno in vacanza quando il cittadino chiede rispondono che è un loro diritto, diritto!
Nel frattempo le aziende chiudono, saltano i contratti e diminuiscono le entrate fiscali dello stato parassita. E allora si ricorre a tutte quelle gabelle, volute dalla banda criminale della politica italiana che in altri tempi non sarebbero nemmeno state prese in considerazione. Si multa il vecchio per aver sbagliato una virgola nella dichiarazione dei redditi, si acceca l’impresa per qualche centesimo, ma si chiudono tutti gli occhi su tutte le immense voragini che questo stato, compresi i suoi lacché, stanno creando ed aumentando.
La voragine dei 3,5 milioni di parassiti è immensa (850 miliardi all’anno) e ogni anno di più cresce in maniera incontrollata senza che nessuno metta un freno: tanto c’è sempre uno SpeedyPizza che pagherà con la vita o con i denari.
Il toto parassitismo
Ancora una volta l’Italia subisce un colpo di stato ad opera della congrega giudaico-massonica qui capeggiata dalla figura immonda che alberga, abusivamente, al Quirinale.
Non entrerò nella discussione di questo oltraggioso gesto di potere che la finanza globale, sostenuta a piene mani dalla Germania e dall’Inghilterra, ha attuato. Questo è solo carne per le testate di regime come Repubblica, Corsera, Libero e Il Giornale, senza dimenticare la Stampa ed il Mattino. Ma cercherò di porre un’attenzione sulle probabili nomine in corso d’opera che il nuovo “bamboccio” avrebbe in odore di nominare.
Epifani: probabile ministro del Lavoro. Noto sindacalista della CGIL, dell’ex PCI e ora del PD. Non ha mai lavorato, non ha mai fatto nulla che sfruttare i compensi dei lavoratori depredando loro le buste paga: un parassita.
Marianna Nada: una signora nessuno, ma una esponente del PD, altra parassita.
Angelino Alfano: uno dei tanti traditori, un altro voltagabbana, ovvero un altro italiano con un profondo senso della giustizia ‘pro domo sua’ desiderato dalla carcassa del Quirinale.
Ex PDL ora mina vagante disinnescata, capace solo di riempire le latrine.
Graziano Delrio: un altro signor nessuno, medico che fa politica dal 2000 che ha perfezionato parte dei suoi studi tra Inghilterra ed Israele: parassita filo sionista.
Dario Franceschini: autorevole personaggio del PD, non ha mai lavorato, ma solo incamerato denaro dal sudore degli italiani. Politico figlio d’arte. Dicono che ha scritto molti libri, probabile che molti di questi li abbia scritti per lui il cosidetto ‘Ghost writer’: altro esempio di parassitismo. Ex democristiano, la peggior specie politica, anzi la variante più virulenta dello scenario politico di questi ultimi 60 anni di storia politica italiana. Un vero esempio di come il parassitismo si incista nelle pieghe dello stato.
Tito Boeri: quello che sputtanò l’altro bel tomo del giornalista economico finanziario *****. laureato alla Bocconi ed ex consigliere del FMI, della banca Mondiale, del OCSE e della Commissione Europea. Uno che ha i giusti contatti con quelli che contano, ma che non son mai stati eletti da nessuno. Un figlio ‘buono’ della massoneria più speciosa, uno che non si nota ma che nota quanto va contro i dettami giudaico-massonici. Un vero parassita, nel senso classico del termine, opportunista, sciacallo, mentalmente robotico, incapace di pulsioni umane.
Lucrezia Reichlin: ah beh, qui andiamo sul velluto. Niente e popò di meno che la figlia del vecchio Reichlin ex deputato del PCI (ora PD) e figlia della fondatrice del Manifesto, quel giornalino che copriva le opere caritatevoli delle BR. Una figlia d’arte della cospirazione antidemocratica. Ha ricoperto alcune cariche importanti presso la BCE ed è candidata a vice-governatore della Banca d’Inghilterra. Le sue origini giudaico-sioniste non potevano che portare a questi lidi. Esempio classico della più becera degradazione nazi-sionista.
Vittorio Colao: personaggio della Vodafone, alias De Benedetti, sempre la solita minestra con qualche variante. In poche parole una foglia d’Ulivo in salsa cabalistica. Un ex amministratore di RCS, il salotto massonico all’italiana. Un ometto da 17 milioni di euro all’anno. Un raro parassita da eradicare.
Oscar Farinetti: un imprenditore pronto a mordere tutto quello che gli passa sotto la bocca. Un vero ministro dell’agricoltura capace di difendere l’italianità dei nostri prodotti, purché i suoi (Eataly) siano sempre in primo piano. Altro parassita incapace di visione globale.
Emma Bonino: già la conosciamo questa signora. Agnostica, laica e filosionista. Atlantista e contraria agli interessi italiani. In un anno del suo ministero NON ha risolto nulla nella questione dei due marò. Grande parlatrice senza mai concludere nulla. Politica dagli anni 70 prima come femminista acerrima a favore dell’aborto, dei matrimoni omosessuali e della libertà di sventrare le donne rimaste in cinta. Un donna parassita che NON ha mai lavorato!
Maria Elena Boschi: una ragazza molto carina, dagli occhi sinceri e dallo sguardo sorridente, ma spesso nell’innocenza di uno sguardo si cela la vipera più acerrima. Una delle tante ingurgitate dal PCI. Una ennesima parassita.
Beatrice Lorenzin: anche questa signora è conosciuta ormai. Ex PDL, trasformista, voltagabbana, alla ricerca del piatto più gustoso. Non è nemmeno laureata, ma è una politica, di cosa non si sa, ma quello che si capisce è che si è incistata come tutti gli altri parassiti alle nostre spalle.
Maurizio Lupi: Uno che se lo incontri in auto è meglio fare un frontale. Voltagabbana, traditore e inaffidabile; ex PDL, ora non si sa, ma ‘purché se magna’ è sempre lì sul desco pronto ad ingolfarsi. Parassita.
Alessandro Baricco: la desolazione e la delusione di molte donne che vedevano in questo maschio l’idolo dei loro sogni letterari. Personaggio del PD. Probabile designato alla cultura, meglio forse sarebbe alla coltura. Ennesimo parassita inutile. Sarebbe stato meglio un Daverio.
Matteo Orfini: sicuramente molto vicino agli amici di grembiulino filosionisti, del PD. Uno dei cosiddetti ‘Giovani Turchi’, che nella storia sono i criptogiudei che massacrarono gli armeni. Ma in Italia, il rimescolamento delle carte storiche, nella distorsione della storia stessa, è preambolo di rinnovamento, di laicità, del nuovo…del nuovo???? Un altro parassita!
Gianni Cuperlo: uomo del PD, parassita per antonomasia. Come si fa a dare 2 euro per votare alle primarie dei parassiti che si criticano? L’ennesima potenza del parassitismo trasfigurato e cervellotico.
Laura Boldirni:si avete letto bene, proprio lei. La donna di ferro, la brutta copia della Lady di Ferra inglese, che però in tempi non sospetti lasciava ampio spazio alle sue pudenda. La donna dei froci e delle lesbiche, della parità dei diritti per i matrimoni e per le adozioni di bimbi. Quella che sostiene a piene mani i genitori di genere 1 e 2, purché non si sappia se uno di questi è maschio o femmina. Una vera parassita da enucleare dal parlamento.
Deborah Serracchiani: Pd, Presidente del Friuli Venezia Giulia, una brava ragazza, a prima vista, ma che nelle pastoie politiche di palazzo deve per forza di cosa arrivare ai compromessi che la metteranno in minoranza.
Michele Vietti: il vero cardine del nuovo governo Renzi, quello che può tutto, e rendere la vita difficile a chi non condivide le regole di magistratura democratica, (nb. il termine democratica è solo un aggettivo). Un vero caimano, un cane mordace e temibile, capace di ribaltare le regole “democratiche” di questo paese che in 150 di storia ha guadagnato con il sangue. Il re dei parassiti, ovvero la leva che potrebbe scoperchiare e portare l’Italia ad uno stato stile sovietico. Uomo dell’UDC, pericoloso, molto pericoloso e profondamente massone.
Roberto Giacchetti: chi lo conosce è bravo. Nessuno l’ha mai sentito, ma questo ragazzo ha fatto lo sciopero della fame per cambiare il Porcellum! Ma è anche vice presidente della Camera e chissà come avrà fatto ad arrivare a questo incarico? Che sia uno dei tanti piccoli parassiti? Certo che lo è!
Ebbene, dopo questo breve excursus dei vari parassiti del probabile collegio di governo del governo Renzi, possiamo brindare, rallegrarci soprattutto per il fatto che le grandi lobbies finanziarie hanno hanno dato il benvenuto con un aumento degli indici di borsa di Milano, come dire che finalmente s’è trovato quello che lavora per loro.
Nella realtà, Renzi, pare voglia aumentare la tassazione finanziaria. Occhio però, è solo una distrazione, nella realtà il suo desiderio è quello di seguire le indicazioni del suo mentore De Benedetti che prevede una patrimoniale per tutti i redditi superiori ai 70 mila euro. Ma non è il solo, anche l’Europa cerca i risparmi poiché i conti della serva stanno mettendo a nudo i grandi buchi del sistema finanziario-bancario. Renzi quindi è il pagliaccio al posto giusto e nel momento giusto: giovane, scafato, figlio d’arte della politica rapace, che parla come la gente vuol sentire, ma che nasconde la mano delle sue mire, ma è costretto dai gnomi della finanza a seguire pedantemente le loro indicazioni, in caso contrario salta il banco.
Eppure…quasi 3 milioni di persone hanno versato un contributo volontario di 2 euro a testa per votare uno come questa persona. Ma questi 3 milioni sono l’intero popolo italiano? E quella brutta immagine che abbiamo al Quirinale come può arrogarsi il diritto di dare l’incarico ad uno che nessuno ha mai votato. Che si tratti quindi di colpo di stato è evidente e quello che impensierisce di più è la mancanza dei fatti che, per esempio, il M5s non ha fatto seguire per la messa sotto stato d’accusa nei confronti del presidente della repubblica: un massone, collaborazionista, antitaliano, comunista e filo sionista.
Onu, Omosessualità delle nazioni Unite.
L’ Organizzazione delle nazioni Unite, alias l’Omosessualità delle Nazioni Unite, per bocca (di rosa) del suo rappresentante Ban Ki-moon, ha dichiarato: “Molti atleti professionisti eterosessuali e gay sono contro i pregiudizi. Noi dobbiamo alzare la nostra voce contro gli attacchi a lesbiche, gay, bisessuali, transgender.Ci dobbiamo opporre agli arresti, alle incarcerazioni, alle restrizioni discriminatorie“.
Bocca di rosa omette di dire che gli arresti valgono per tutto quello che è la pubblicità omosessuale in cui siano coinvolti i minori, ma, e qui entra un altro documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sessualità dei minori è una cosa “normale”, da insegnare per far capire la loro identità, sia etero sessuale che omosessuale.
Tanto che il programma ministeriale svizzero insegna che: “Un’educazione sessuale che abbia un approccio basato sul diritto, fornisce ai giovani le conoscenze essenziali, gli orientamenti, le capacità ed i valori dei quali essi hanno bisogno per vivere appieno la loro sessualità con il piacere fisico, psichico ed emozionale che l’accompagna. L’educazione sessuale dovrà aiutare i giovani ad ottenere delle informazioni corrette, a sviluppare delle attitudini atte a fronteggiare la vita e delle attitudini e dei valori positivi”
E’ bene che i bimbi, dai 4 anni in su, capiscano le differenze, conoscano il loro corpo e come reagisce agli stimoli. Viene infatti insegnato ai bimbi la masturbazione e l’uso dei vari strumenti (falli artificiali). Tanto che a Basilea si sta tenendo un corso pilota per queste “importantissime” cose accompagnato da un completo di oggetti di svariate misure da adattare a seconda del minore.
La base pedagogica è il libro di disegni e fumetti Lisa und Jan, che contiene, fra le varie immagini, una bambina che si masturba mentre un’altra la guarda, un bambino che si tocca sotto le coperte illuminandosi i genitali con una torcia, una donna che infila un preservativo ad un uomo, un bambino che spia dalla finestra i genitori impegnati in un atto sessuale. Il contesto completo delle pulsioni pedofile.
Non possiamo negare che l’informazione delle associazioni LGB che fanno capo alla madre di tutto questo sono locate nel più grande postribolo del mondo: gli Usa. Ma fa un certo senso che queste informazioni, se anche avessero un benché minima utilità, da cercare comunque con il lanternino, promuovono a piene mani la sessualità solo ed unicamente omosessuale. Ma anche così non funziona!
C’è poi l’altro aspetto che non viene nemmeno preso in considerazione da questi pedofili: le motivazioni! Secondo loro è per una maggior presa di coscienza del giovane, diciamo dell’infante perché a 4 anni non c’è formazione celebrale come un adulto, omettendo invece che attraverso questo sistema educativo, in cui il corpo è visto solo come altare su cui sacrificare i propri piaceri a vantaggio degli altri, l’attuale società che conosciamo diverrebbe presto e nell’arco di una sola generazione, un vero postribolo. Donne, anzi bimbe offerte a vogliosi e luridi ricconi, bimbi dilaniati dai desideri incurabili di gentaglia.
In tutto questo lerciume umano prodotto e sostenuto a piene mani dalle sinistre radical-chik si fonda la nuova società del XXI° secolo, una società destinata a frantumarsi, a suicidarsi, in cui le famiglie non avranno nessuna certezza nemmeno quella della loro progenie, probabili incubatori di sterilità per mancanza di attività eterosessuale.
La gente dice…