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Posts Tagged ‘Turchia’

La Turchia adesso può attaccare Israele

14 settembre 2011 Lascia un commento

La prosopopea israeliana e l’indifferenza agli appelli internazionali di mediare le richieste palestinesi, come abbiamo visto, ha portato al disastro di Gaza con tutte le sue conseguenze e se a questo aggiungiamo che il maggior alleato di Israele (gli Usa) fa da eco alle pretese israeliane sui territori occupati, allora il cerchio si chiude.

La Turchia per contro, membro permanente della Nato, dopo l’aggressione subita sulla spedizione della Mavi Marmara, in cui furono assassinati dalle squadre speciali israeliane degli attivisti turchi, ha iniziato un percorso di affrancamento dal giogo sionista.
La strada che sta percorrendo non è certamente facile – all’interno delle forze turche armate (per lo più nelle alte sfere) sono ancora presenti moltissimi cripto giudei , i così detti Dunmeh, i responsabili del genocidio degli armeni – ma le diverse purghe che ha attuato recentemente e la denuncia di un potere (Ergenekon) parallelo allo stato turco ha in qualche maniera sfrondato la frangia pseudo-revanscista e ultranzionalista turca slegandosi dai lacci sotterranei che alcuni personaggi avevano tessuto con Israele molto prima della sua costituzione e di cui l’Italia s’era anche fatta partecipe.

Erdogan ha quindi preteso che Israele, macchiatosi di un infame delitto, oltre a chiedere scusa pubblicamente, risarcisse i familiari turchi delle vittime per il delitto subito, ma ovviamente la risposta israeliana è stata quella di puntare il dito dell’aggressione che avrebbero subito i militari dell’IDF, contro il blocco navale di Gaza e che pertanto non avrebbe avallato le richieste turche. Il resto è storia di questi giorni.

La Turchia come membro della nato ha in dotazione alcuni velivoli militari come gli F-16, in cui è montato un sistema di rilevamento radar capace di discernere tra velivoli amici e nemici. Detto sistema è l’IFF è l’acronimo di Identification, Friend or Foe – identificazione amico o nemico – e in base ad un database inserito nel radar il velivolo è capace di attuare le tattiche più opportune a seconda del segnale rilevato e di evitare che vi siano possibilità di errore umano del pilota di attaccare velivoli amici. Sulla base di questa politica Nato e forse anche in risposta alle offese subite, la Turchia ha fatto costruire dalla Military Electronics Industry (ASELSAN) un nuovo sistema Radar che rimpiazzerà quello in datazione agli aerei Nato e quello che è più rilevante è che nel database del radar nella lista dei velivoli amici non appare lo stato di Israele. C’è da notare che Israele NON fa parte della Nato, ma è comunque inserita nella lista dei paesi membri della Nato stessa.

Divisione dell’Egitto: minaccie da Usa, Israele e intervento della Nato.

11 febbraio 2011 Lascia un commento

Le proteste tunisine hanno avuto un effetto domino nel mondo arabo e l’Egitto, il più popoloso paese di fede islamica, è catalizzato dalle proteste popolari per le dimissioni di Moubarak.

Vogliamo pensare che Usa, Israele e la Nato rimarranno indifferenti a quanto accade e rimarranno dei semplici spettatori?

La parabola del dittatore arabo (Moubarak) è paragonabile ad uno “spider-web” e sebbene lo spider si senta sicuro nel web nella realtà la sua è una fragile sicurezza. Così quindi anche gli altri dittatori, dal Marocco all’Arabia Suadita, in questi giorni stanno provando la sensazione di insicurezza e di incertezza della loro posizione. L’Egitto è sull’orlo di ciò che potrebbe diventare uno dei più importanti eventi geo-politici di questo secolo.

Stati Uniti ed Israele vogliano usare la forza militare per mantenere l’ordine.

All’inizio della protesta egiziana i militari furono convocati negli Usa e si consultarono con i responsabili militari US per come arginare la protesta incombente. Gli egiziani, per contro,  sanno bene che la loro debolezza  è riposta nelle forze Usa ed israeliane e questo è il motivo per cui gli slogans sono contro gli Usa e Israele. Questo è quindi il motivo per cui ogni azione e ogni attività è subordinata alle direttive americane ed israeliane nella regione, compresa l’attività di ostacolo di scambio assistenziale e logistico attuato sul confine della striscia di Gaza.

La realtà appare quindi più complessa di come molti media internazionali vogliamo far apparire. Gli Usa e il loro fido capo, Israele, sono concordi che il dominio di Moubarak deve comunque rimanere attivo fintanto non sia possibile trovare una soluzione alternativa alla attaule dittatura. Non vi sarà mai uno stato egiziano democratico fintanto che Israele ed Usa avranno il dominio sulle basi di egiziane. Ed è per tale motivo che il regime di Tel Aviv è stato così sfrontato rispetto ai media internazionali a sostenere Moubarak. Il loro unico scopo è il mantenimento di una forza parallela e sostenitrice che difenda i loro interessi a scapito dell’osservanza dei diritti umani e della libertà.

La realtà è però molto più complessa ed articolata. Da un lato le forze israeliane sono arrivate ad un punto di stallo nel quale l’uscita eventuale di Moubarak metterebbe tutto il medioriente in mano agli estremismi presenti con la cancellazione quasi immediata dello stato di Israele. I vari fondamentalismi, non solo quelli di fede islamica, ma sopratutto laica, metterebbero l’intera regione in condizione di sovvertire l’intero ordine mondiale sulle attività energetiche. Si pensi all’immensa regione dell’Arabia Saudita, al Sudan , agli emirati del golfo persico e a tutte quelle regioni che della ormai presente e prevaricatrice presenza americana ne hanno le tasche piene. L’intero oriente andrebbe in mille pezzi con una rivolta che non ha nessun colore, perché sappiamo che quelle colorate hanno avuto sempre il placet da Washington. Sarebbe una cosa nuova, oppure una vecchia come avvenne anni fa con la rivoluzione komeinista in Iran.

Potrebbe Israele ed Usa permettere che ciò accada? Giammai!!!

Tel Avivi ha infatti un Piano di attacco ben preciso contro l’Egitto e dalle parole di Netanyahu “Un accordo di pace non garantisce l’esistenza della pace [fra Israele ed Egitto], in modo per proteggere noi stessi e, nei casi in cui l’accordo scomparisse o venisse violata la pace a causa di cambiamenti di regime dall’altra parte, questi  [i terrirtori israelaini] verranno protetti con la sicurezza di terra (leggasi con le armi)

EGITTO RIVOLUZIONARIO: un secondo Iran nel medioriente?

E’ evidente che se si dovesse attuare una rivolta completa dell’attuale situazione molti paesi del mondo ne avrebbero da soffrire, a cominciare dalla Gran Bretagna, Israele, Europa, la Nato e gli Stati Uniti. Inoltre il grande problema della pace tra Israele e Palestinesi verrebbe interrotta (ndt: anche se non è mai cominciata.) e l’alleanza tra Iran e Siria prenderebbe sempre di più piede rispetto alle attuali condizioni. Senza sottovalutare che l’Iran sta attentamente controllando l’andamento degli avvenimenti egiziani per percepire la strada in cui potersi incuneare per raggiungere lo scopo di avviluppare l’intero medioriente in una unica entità.

Lo scenario al quale andiamo incontro è estremamente articolato perché da un lato le forze in ballo hanno una potenza distruttrice enorme con conseguenze mondiali di immane portata. Nel lontano 1956 la forze egiziane, guidate da Nasser, nazionalizzarono il canale di Suez, fu un ecatombe, perché intervennero gli inglesi, gli israeliani e i francesi, la Nato e le forze Usa a far soccombere le forze in ballo egiziane. Nel 2008 Norman Podhoretz propose uno scenario apocalittico. In questo scenario gli israeliani occupavano le raffinerie di petrolio i porti navali del Golfo Persico per assicrare l’energia lanciando allo stesso tempo un attacco nucleare preventivo contro Iran, Siria ed Egitto.

Va inoltre ricordato che Podhoretz, l’ideatore di questo scenario, è un destinatario del Presidential Medal of Freedom per la sua influenza intellettuale negli Stati Uniti ed è uno dei primi firmatari del Progetto per il Nuovo Secolo Americano (PNAC) insieme a Elliot Abrams, Richard Cheney , John (Jeb) Bush, Donald Rumsfeld, Steen Forbes Jr. e Paul Wolfowitz. (ndt: tutta brava gente!)

Cambiamenti in corso…

Gli avvenimenti delle ultime ore sono significativi delle innumerevoli ingerenze americane, israeliani e dei loro alleati: Francia ed Inghilterra in prima fila. Gli interessi economici e di stabilità dello scacchiere mediorientale è talmente enorme che come avvenne con Sadat, amico degli Usa e con i Talebani in Afghanistan sovvenzionati dagli Usa e dall’Arabia Saudita, le promesse indicate da Moubarak, prima del suo ecclissarsi, hanno spinto le mani invisibili ad evitare la perdita di controllo del paese che rappresenterebbe la spina nel fianco dell’ Arabaia Saudita, ma sopratutto il maglio schiacciante contro gli interessi israeliani.

Al largo delle coste della striscia di Gaza sono infatti presenti enormi giacimenti di gas che la U.S. Geological Survey, agente governativa americano, ha stimato che nel bacino del Mediterraneo del Levante ci siano delle riserve di gas naturale di circa 3.500 miliardi di m3 e delle riserve di petrolio per circa 1,7 miliardi di barili. Il problema attuale è quindi il controllo delle nuove risorse che quasi sicuramente verranno sottratte ai loro legittimi proprietari (Libano e Palestina) e la possibilità per Israele di affrancarsi dall’Arabia Saudita per il petrolio  necessario. E’ quindi pacifico che la conduzione della transizione egiziana sia passata dalle mani di Moubarak, burattino di Usa ed Israele, a quello dei militari, la mano longa del Pentagono.

Il popolo egiziano è sostanzialmente passato dalla padella alla brace e il ritorno alla democrazia è solo una maschera per cose che difficilmente si sapranno.

Le forze armate egiziane sono sotto il totale controllo delle forze americane e i loro generali vengono addestrati in Usa. Israele contrinbuisce con l’apporto della sicurezza (leggasi Mossad) , mentre gli inglesi, i veri tessitori della strategia del divi et impera, contribuiscono al mantenimento di una situazione di stallo e di falsa libertà. I giornali, le tv ed internet, allineata, spingono ad entusiasmi poco credibili. La regione egiziana è troppo preziosa e troppo popolata per permettere che avvenga una transizione democratica come avviene in europa (nda: anche da noi, di fatto, l’alternanza politica è già decisa, le urne sono solo una sbuffata di fumo contro i creduloni).

Ma chi saranno i papabili nuovi dittatori per la terra d’Egitto? Forse Sami Hafez Anan, Mohab Mamish, Mohamed Hussein Tantaoui e Reda Mahmoud Hafez Mohamed, oppure Omar Souleiman. Quest’ultimo uomo protetto da Cia ed Israele, il fautore della distruzione dei tunnel che comunicavano con l’Egitto e la striscia di Gaza. Un uomo utile per le mire espansionistiche americane ed israeliane di controllo e non troppo schizzinoso. Un uomo utile che ha partecipato a moltissime attività di “intelligence” particolari!!

L’uomo giusto al momento giusto!

 

Ref: Global Researchjadaliyya.com

Egitto: USA invia navi da guerra e soldati.

7 febbraio 2011 Lascia un commento

Gli Stati Uniti stanno inviando navi da guerra e un contingente di 800 soldati completo con altri assetti militari nel nord Africa nel caso che dovesse aumentare l’instablità della regione.[1]

Secondo gli ufficiali di Washington la spedizione è funzione dell’eventuale evacuazione del personale statunitense presente in Egitto, respingendo l’ipotesi che l’invio sia il preparativo per un intervento militare al Cairo. E’ comunque da evidenziare che l’Egitto è di fatto al di fuori del gruppo di comando americano in Africa (Africom), ma è inserito in quello più importante di difesa degli interessi petroliferi della regione (Centcom) con la funzione stabilizzatrice degli interessi americani e di Tel Aviv contro le infiltrazioni di armi e vettovagliamento a Gaza.

L’Egitto di Mubarak al centro di uno scacchiere molto importante per gli interessi Usa, si colloca come mediatore e stabilizzatore tra quei paesi che vorrebbero assumere una certa indipendenza. Sulla base di questo gli Usa in collaborazione con gli egiziani, hanno tenuto nel 2009 una esercitazione militare (Bright Star) che si è svolta presso una struttura militare in Egitto (Moubarak Military City) situata a 2 miglia fuori da Alessandria e a pochi minuti dalle coste del Mediterraneo.[2]

Tutto sembra quindi previsto nel caso di sommosse estremiste interne che potrebbero rovesciare il regime di Moubarak: invio di navi da guerra americane, soldati e apporto logistico, esercitazioni di guerra urbana. Sarà comunque da verificare se l’esercito egiziano risponderà correttamente agli ordini dei suoi comandanti e di quelli americani.

[1]-press.tv
[2]-voltairenet.fr

Scie, fantasie o realtà misconosciute?

6 febbraio 2011 Lascia un commento

Quanti alzano gli occhi al cielo per osservare? Quanti hanno notato delle scie bianche che rimangono in cielo per ore ed ore, allargandosi successivamente in chiazze biancastre rendendo il cielo velato con colori al tramonto innaturali?
Credo che molti le abbiano notate e molti se ne siano disinteressati: tanto che cosa possono fare?

Immagine satellitare

Sulle scie che si vedono in cielo non si sa nulla, nel senso che nessuno delle istituzioni spiega esattamente cosa siano e quando vengono richieste (le spiegazioni) sono per lo più banali, quasi infantili: scie di condensazione del vapore acqueo dai motori degli aerei. Tutte cose risapute!
Il fatto è che il vapore acqueo non rimane in cielo per ore ed ore e non varia la sua colorazione con i raggi del sole a certe angolazioni, ma anche sotto questo punto di vista le spiegazioni dei “tecnici” sono per lo più banali e infantili: sono la condensazione degli scarichi degli aerei che contengono sostanze diverse in funzione dei carburanti e degli additivi usati che con la temperatura ed umidità dell’atmosfera a certe altitudini, rifraggono la luce in maniera diversa. Oddio, può anche essere una buona spiegazione, ma non spiega perché rimangono nel cielo per ore e perché i certe occasioni si formino buchi perfettamente rotondi nel cielo, oppure le nuvole, all’avvicinarsi di temporali assumano forme insolite, quasi di matasse di lana.

Però, sappiamo che a Pechino, durante le olimpiadi, furono usati razzi carichi di ioduro d’argento per scongiurare la pioggia proprio durante la inaugurazione, sappiamo che in Abudabi hanno provocato la pioggia (52 acquazzoni) in agosto (!!!) usando la semina aerea di sostanze ionizzanti l’atmosfera. E queste non sono le prove dei complottisti, ma fatti veri ed accaduti. Anche alla BBC.UK si ammette che vi siano sperimentazioni chimici a nostra insaputa: anche loro complottisti?

Mah?! Eppur si muove, l’areo che solca il cileo e che fa strani disegni! Nella realtà ci sono state anche alcune interpellanze parlamentari, ovviamente senza esito.

I complottisti dicono che queste scie rilasciano alcune sostanze, per lo più bario, bromo, silicati, torio, ma possiamo immaginare che ce ne siano altri. Si pensi per esempio alle quantità industriali di diossina e defogliante scaricati dalle forze americane in Vietnam per fare terra bruciata contro i vietcong, questa è staoria degli anni ’60 e non è complottismo, ma realtà passata!

Ora se si è utilizzato del “semplice” defogliante o della diossina per stanare i “viet”, è possibile pensare che chi controlla non possa fare a noi cose sconosciute per modificare alcune variabile ambientali, climatiche, comportamentali, irrorando l’atmosfera di sostanze che possano modificare la stua struttura e l’aria che respiriamo e che respirano i nostri figli? Ma oltretutto lo ammette anche l’europa.

Allora che si dice a tal proposito, perché tacere? Perché i piloti di quegli aviogetti sono “condannati” a stare zitti? A quale tipo di ritorsione sono sottoposti e  che ricatti subuiscono loro e la loro famiglia se per caso sfugge loro una parola in questo campo? Eppure le prove stanno tutte sui cieli, si vedono tutti i giorni e anche di notte, è sufficiente alzare il naso e anziché bere una birra, o alzare il gomito per trangugiare una pastiglia di droga con un bicchiere di alcool forse se tutti dessimo maggior peso a quello che ci accade attorno potremmo vivere meglio, no?

E invece no! Meglio drograsri, ubriacarsi, non vedere, non denunciare, non sottolineare quanto le alte sfere farmaceutiche, militari stanno compiendo sulle nostre teste. Non dobbiamo sapere! E non serve porsi delle questione perché anche in altre parti del mondo il problema è presente, così in USa in Canada, nella Gran Bretagna, in cui è anche bene espresso un commento del parlamento inglese. Quindi non sono balle solo che per digerire quanto si vede, è necessario accettare la favola del cambiamento climatico, del surriscaldamento terrestre e del buco dell’ozono per permettere a dei criminali travestiti da agnelli di defraudarci della nostra vita.

Turkia: vince il sì.

13 settembre 2010 Lascia un commento

Una ventata di rinnovamento arriva da quella parte del medioriente che per secoli aveva fatto tremare l’Europa intera. Questa volta, però, il suo Primo Ministro Tayyip Erdogan ha messo a segno un punto epocale nella gestione interna del paese: sì alle riforme della costituzione!

La Turchia si avvia ad essere sempre più un paese vicino al rinnovamento e alla rivalutazione delle sue tradizioni, contrariamente a quello dei suoi oppositori che vede in questa vittoria un ritorno all’oscurantismo religioso, mai esisto in Turchia in secoli di domini in tutto il Mediterraneo.

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