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Siamo pronti ad altri sacrifici? Ma sì dai che a noi italiani ci va bene qualsiasi cosa, basta che ci sia calcio e pupe e tutto si risolve.
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In queste giornate di caldo estivo, con la gente che corre al mare per rinfrescarsi e nell’attesa del risultato delle elezioni greche, all’orizzonte si stanno ammassando una serie di nubi che presagiscono una tempesta.
I conti italiani non sembrano rientrare nelle previsioni delle scommesse del casinò generale della finanza, e rimbalzando da un porco all’altro il casinò dei coca-boys della finanza trova terreno fertile per arraffare il più possibile. I tempi non sono ancora pienamente maturi, è necessario aspettare ancora qualche mese finché non ci sarà la rielezione dello psico-poliziotto afro-americano.
Avremo un’estate molto calda, e le premesse ci sono tutte, in tutti i sensi. Non è una previsione personale, ma quanto dichiara il nostro capo-tecnico. “stiamo attraversando una nuova crisi, il cratere del precipizio si e’ allargato, ma il nostro paese sta uscendo dalla crisi da solo.” Ancora una volta i nostri sacrifici, quelli di milioni di italiani, non hanno sortito alcun ché: tutto da rifare, il baratro del fallimento alla greca si sta presentando con il conto.
Qualche giorno fa Monti dichiarava che non servono altre manovre e che non c’è necessità di costringere gli italioti ad altri sacrifici, perché “Sui conti pubblici abbiamo fatto un pesantissimo intervento in dicembre ma va continuata l’opera sui conti pubblici… non occorrerà una seconda manovra, ma l’azione di disciplina sui conti pubblici dovrà procedere”. Si da il caso che la revisioni della spesa pubblica (che gli italioti amano definire Spending review in onore dei loro sfruttatori) è ancora ferma al palo e Bondi, il gran maestro del risanamento della Parmalat, è impantanato nelle sacrestie del palazzo. Insomma le solite balle in politichese che vanno sempre lette al contrario. Ma gli italioti non hanno ancora capito nulla.
Cosa si stia preparando lo si può anche immaginare. Parte del nostro patrimonio pubblico verrà svenduto come accadde nel 1992 e le parole di Monti non lasciano spazio a incertezze di sorta: “Non solo non escludiamo la cessione di quote dell’attivo del settore pubblico, ma la stiamo preparando come abbiamo già annunciato e presto seguiranno degli atti concreti: abbiamo predisposto dei veicoli, fondi immobiliari e mobiliari attraverso i quali convogliare in vista di cessioni attività mobiliari e immobiliari del settore pubblico, prevalentemente a livello regionale e comunale“. Domandiamo al Capo-Tecnico: chi controllerà i fondi mobiliari ed immobiliari, chi sarà a capo della cordata per assicurarsi le fette più succulente e più grasse del nostro patrimonio, su che base verranno costituiti i fondi, quali saranno le regole dei fondi affinché vi sia trasparanrenza e non la solita manfrina anglo-mafiosa-italiana???
Ci troveremo proprietari di aria fritta, di uno territorio in mano a banchieri, ad associazioni extra nazionali, a persone che della nostra cultura e delle nostre tradizioni se ne servirà per fare cassa, quando andrà bene, altrimenti le useranno come carta da cesso. Si approprieranno dei nostri beni immobili ed industriali (Finmeccanica con tutte le associate al gruppo, fiore all’occhiello della nostra ultima spiaggia industriale, ma soprattutto spina nel fianco degli anglo-americani e francesi che la vogliono smantellare). Ma noi siamo italiani, pensiamo al calcio, pensiamo alle corruttele dei vari politici e perdiamo la bussola quando si tratta di difendere la nostra terra, i nostri valori, il nostro Corpus iuris civilis abdicando per un paio di tette, per una coscia di qualche puttanella da quattro soldi, per qualche sghemba uscita di un signor nessuno. Italiani, popolo incapace di fare squadra (non saremo italiani) e di agire ferocemente contro i veri usurpatori, rapinatori.
Quando il sindacato vede la trave nell’occhio del popolo spremuto
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“Occorre inviare un segnale chiaro a tutto il Paese che le tasse vanno pagate nei tempi e nei modi previsti dalla legge”. Queste le parole del sindacalista Bonanni a difesa dei lavoratori di Equitalia.
In effetti un buon sindacalista avrebbe il dovere di difendere i lavoratori, indipendentemente dal colore politico e della ditta di appartenenza, e così appare faccia Bonanni.
Quello che suona strano è che qualche anno fa il Ministro del Lavoro Tiziano Treu e Tito Boeri proposero una riforma sul lavoro con contratto unico suddividendolo in tre fasi. Un periodo di prova di sei mesi per valutare la qualità del lavoratore, quindi l’inserimento dal sesto mese al terzo anno tutelando il lavoratore da licenziamenti discriminatori e in fine il periodo di stabilità.(1)
La proposta fu cassata da Bonanni e da tutti i suoi consimili delle altre due confederazioni. Successivamente fu esaminata la prospettiva di Ichino di mettere alla porta l’1% della popolazione pelandrona nella pubblica amministrazione facendo posto alla classe dei precari e di chi era senza lavoro, i tre dell’Ave Maria hanno ribadito “Non esistono nullafacenti” (¹)
Andando avanti di questo passo e considerando che il mondo sindacale è una macchina mangia soldi ed è la seconda forza lavoro italiana, non ci si può meravigliare se i conti delle tre confederazioni non sono trasparenti. La nebbia e il pressapochismo impera a tutto tondo, tanto che l’ex radicale Capezzone avventava la cifra di 3.500 miliardi di lire nel 2002 il giro d’affari dei sindacati, indicando però che i conti erano sicuramente fatti per difetto. (²)
Dai sindacati dipendono molte cose: i contributi degli iscritti, i Caf, i patronati sindacali, il patrimonio immobiliare immenso, la raccolta del 5×1000, gli affari degli immigrati, le tessere e tutto all’ombra delle dichiarazioni fiscali, possibile?
Non dimentichiamo poi che i le confederazioni sindacali non pagano l’Ici, ora Imu e che il loro smisurato patrimonio immobiliare fu dato loro dallo stato italiano a seguito di una legge (n. 902 del 18 novembre 1977) che gli esentò anche dal pagamento di qualiasi tassa o imposta relativa al trasferimento dei beni. Inoltre, per quanto concerne l’Ici (ora Imu) il decreto n. 504 del 30 dicembre 1992 esonera questi enti dal pagamento dei tributi comunali.
Certo che fare il sindacalista con queste premesse è un bel lavoro tanto da lucrare anche su dei versamenti INPS mai pagati. Una legge del 1996, la 564, permette ai sindacalisti di avere il doppio contributo calcolato su versamenti “figurativi” legati agli ultimi stipendi realmente percepititi e l’onere di questi versamenti viene dato ovviamente all’Inps per tutti quei dipendenti in aspettativa per incarichi sindacali. Le confederazioni sindacali ovviamente non hanno mai versato un centesimo traendone gran beneficio per le loro economie. A questa legge se ne aggiunge un’altra, la Legge Mosca (LEGGE 11 giugno 1974, n. 252 – Regolarizzazione della posizione assicurativa dei dipendenti dei partiti politici, delle organizzazioni sindacali e delle associazioni di tutela e rappresentanza della cooperazione. (GU n.177 del 8-7-1974 )) che prevedeva dall’armistizio del’8 settembre 1943 ad alcune centinaia di persone per aver lavorato in nero o prestato attività sindacali, politiche assistenziali di essere messe in regola con i versamenti pensionistici. Era sufficiente una attestazione del sindacato per poter entrare di fatto a libro paga dell’Inps.
La legge Mosca prevedeva ovviamente una scadenza, ma in Italia fatta la legge…così che dalla sua scadenza iniziano le proroghe fino che ebbero il loro fine solo nell’aprile del 1980.
Proviamo a contare gli anni dall’ 8 settembre 1943 all’aprile del 1980. Dentro questa immensa forbice ci sono quasi tutti i nomi noti del sindacato: da Bertinotti a D’Antoni, quindi Trentin, Larizza, Del Turco, Marini. (³)
In questo assalto alla dirigenza dello stato sociale italiano la voce forte di denuncia di Bonanni appare quasi un urlo disperato ed accorato di chi comincia intravvedere le loro prebende, i loro vantaggi, le loro ruberie, le corsie preferenziali di chi non ha mai lavorato, ma ha scaricato sull’intero mondo del lavoro l’onere delle loro mancanze.
(¹) Stefano Livadotti – L’altra Casta – Ed. Bompiani
(²) ibidem
(³) ibidem
La gente dice…