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Genova devastata, ma la colpa la dobbiamo dare ai cambiamenti climatici.

4 novembre 2011 Lascia un commento

Solo qualche giorno fa in Liguria si abbattevano gli effetti dell’incuria delle amministrazioni e dello sfascio ambientale in cui versa l’intera Italia. Tutti a urlare, a fare scenate da commedia greca e nessuno che invece abbia avuto l’idea di prendere un’iniziativa per tamponare la catastrofe per evitare che si ripeta nel futuro. Uomo avvertito  mezzo salvato, recita il detto, ma noi non abbiamo uomini, ma una massa amorfa di sfruttatori incapaci di pensare se non alla loro pancia, indifferenti alle tragedie che, giorno dopo giorno, si abbattono sul nostro territorio.

E’ accaduto, dopo mille avvisaglie, avvertimenti, programmi meteo condotti da qualche puttanella di turno, insomma è stato urlato anche ai sordi che erano in arrivo delle condizioni meteorologiche che avrebbero messo a dura prova le già deboli strutture e come in una tragedia greca anche Genova subisce l’onta della devastazione e della morte.

E il sindaco di Genova che dice: “Una tragedia assolutamente imprevedibile”, imprevedibile??? Ma se sono giorni che stanno massacrando i timpani con allerte, con proclami da fine del mondo, come fa essere una tragedia imprevedibile, come disse pure l’altro devastato mentale di Alemanno per l’inondazione di Roma di qualche settimana fa?

E nella sua fantasmagorica follia continua: “Io non mi sento di dare la colpa a nessuno. Il Fereggiano era un fiume di sicurezza su cui da tempo si era attivata l’attenzione della Protezione civile e del presidente della Regione. Sono stati fatti lavori dal Comune, tutto sulla base del piano di bacino“. In quel punto, osserva Vincenzi, “nel giro di qualche minuto si è sollevato un muro d’acqua a una velocità spaventosa“.

E’ probabile che il sindaco sia in buona fede, ma lo dubito fortemente, mentre è certo che quanto accaduto, per una stupida ed insignificante pioggia, a causa della cementificazioni che Genova ha subito nel corso dei decenni ha prodotto il disastro di oggi.
Non ci sono scuse e nemmeno frasi tipo quelle dettate dall’altro menestrello della politica massone di Napolitano che affermava “questi morti sono il triste tributo che dobbiamo pagare per i cambiamenti climatici“. E’ evidente che quando ci si trova davanti ad affermazioni del genere, a persone che non vogliono vedere le loro responsabilità scaricandole su eventi di cui nessuno sa nulla siamo arrivati alla frutta.

I morti si moltiplicheranno, i disastri “ambientali”, a causa dell’incuria dell’uomo e della sua avidità, aumenteranno, e troveremo sempre qualche decerebrato che indicherà la via per soluzioni insignificanti, ma cariche di denaro e interessi personali.

Alluvione: “il triste tributo che paghiamo ai cambiamenti climatici”.

27 ottobre 2011 3 commenti

Abbiamo assistito alla potenza della natura e come essa sia capace di agire e cancellare in pochi momenti, quanto la superbia umana erige con tanto orgoglio.

In Liguria come in Toscana alcuni paesi sono stati spazzati dall’imperversare del “mal tempo” e a nulla sono valse le precauzioni dei comuni colpiti. In un batter baleno, quello che prima erano dei ridenti paesi, ora sono un ammasso di macerie e fango e disperazione della popolazione che dopo anni di sacrifici e duro lavoro si è vista cancellare il proprio passato.

In questa situazione imprevedibile, in cui l’uomo soccombe alla forza della natura, i cambiamenti climatici sembrano essere la causa principe degli eventi e nulla può l’uomo per contrapporre la sua forza a quella naturale. Egli è solo un piccolo fruitore, spesso senza rispetto e senza coscienza, animato dal proprio opportunismo e dalla propria convenienza.

Ed ecco che ancora oggi, a distanza di un anno dall’alluvione del Veneto, si ripete l’ennesima scena drammatica: case distrutte, strade impraticabili, campi sconvolti, terreni devastati.

Da uno studio dell’Istituto Superiore per la Protezione e le Risorse Ambientali risulta che il 70% dei comuni è a rischio frane, ciò vuol dire che 5.708 su 8.101 comuni prima o dopo verranno devastati da frane incombenti, fenomeni alluvionali per qualche piccola pioggerellina.  I dati non solo allarmanti, ma rappresentano lo stato di disfacimento del territorio, all’interno del quale la dissolutezza dei responsabili pubblici e dell’impresa privata non  ha la minima preoccupazione che le attività, le costruzioni, le cementificazioni a lungo andare produrranno sempre più disastri e sempre più vittime. Complici di questo scempio si aggiungono lo spopolamento delle campagne delle colline e dei monti.

I discorsi sono sempre gli stessi: incuria, indifferenza, non visibilità, disinteresse, ignoranza, interessi privati e pubblici che collidono con la stabilità del territorio.  Quante volte abbiamo assistito alla distruzione di case costruite sui greti dei fiumi o sulle golene, quante volte abbiamo visto nelle città, ma anche nei paesi, fontane d’acqua sgorganti dalla rete di scarico idrico. Eppure di fronte a questi eccessi e a questo malversare c’è qualcuno che imputa il danno agli eventi climatici ed ai suoi cambiamenti, per altro indimostrabili.

Proprio ieri il nostro amato Presidente della Repubblica delle Banane ha commentato le morti dell’alluvione ligure e toscana “E’ il triste tributo che paghiamo ai cambiamenti climatici…”. Triste tributo????? Io mi chiedo se questo gerontopolitico comunista-massone sia scemo dalla nascita o pensa che tutti siano talmente deficienti da accettare la storiella del cambiamento climatico. Nessuna parola sulle responsabilità pubbliche e locali, nessuna accusa e nessun rimprovero contro quelli che hanno sovvertito la natura e contro quelli che l’hanno devastata con costruzioni inique, con cementificazioni a tutto spiano, con creazioni di quartieri dormitorio inutili, con la desertificazione delle montagne e di vaste aree della pianura, con la mancata pulizia degli alvei dei fiumi e dei canali di scolo.

Una persona con la testa al suo posto avrebbe detto altro, si sarebbe dispiaciuta e avrebbe aggiunto che con il potere in sue mani avrebbe spinto le forze politiche ad intervenire, una volta per tutte, a sistemare questo annoso e gravissimo aspetto della nostra amministrazione territoriale. Invece l’uomo di Londra, l’uomo del sistema bancario, l’uomo che lavora contro gli interessi italiani accusa il cambiamento climatico!

Non ho parole, altrimenti diventerei offensivo.

Ci troviamo quindi ancora, anno dopo anno, a dover fare i conti con la solita minestra dei disastri, dei danni e dei miliardi che serviranno a ripristinare, eppure le soluzioni stanno tutte lì sul tavolo e basterebbe sforzarsi di agire, per il bene dell’intera penisola e non solo per la sua sistemazione idraulico-forestale, ma anche e sopratutto perché queste attività rappresenterebbero una utile valvola di sfogo per un impiego a lungo termine. Sistemare una nazione dal dissesto idrogeologico impegnerebbero attività per oltre 50 anni e le ricadute in termini di efficienze si avrebbero non solo sul risparmio oggettivo, ma sopratutto per quella parte dell’industria che è sempre stata quella più bastonata: il turismo.

Provate a pensare di visitare i giardini di Boboli a Firenze, la Reggia di Napoli, o gli scavi di Ercolano dopo anni di incuria: ci entrereste? Avreste piacere di vederli o provereste una sensazione di repulsione per l’incuria e il disordine?

Le prime osservazioni che si sentono spesso fare a questi ragionamenti sono sempre le stesse: mancano i fondi, non ci sono capitali e nessun privato investirebbe nel sistemare fiumi o torrenti. Vero! Ma uno stato serio ha cura della sua casa così come il massone-comunista di Napolitano ha cura della sua vecchiaia e ai primi acciacchi corre dal medico a farsi curare.

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