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Guerra alla Libia con settecento super bombe italiane

24 febbraio 2012 2 commenti

Guerra alla Libia con settecento super bombe italiane

“Le operazioni condotte nel 2011 sui cieli libici hanno rappresentato per l’Aeronautica Militare italiana l’impegno più imponente dopo il 2° Conflitto Mondiale”.
È orgogliosissimo il Capo di Stato maggiore delle forze aeree, generale Giuseppe Bernardis.
giovedì 12 gennaio 2012, di Antonio Mazzeo

L’Italia repubblicana ha conosciuto i teatri di guerra dell’Iraq, della Somalia, del Libano, dei Balcani, dell’Afghanistan e del Pakistan, ma mai avevamo sganciato tante bombe e tanti missili aria-terra come abbiamo fatto in Libia per spodestare e consegnare alla morte l’ex alleato e socio d’affari Muammar Gheddafi. Una guerra record di cui però è meglio non andare fieri: secondo i primi dati ufficiali – ancora parziali – i nostri cacciabombardieri hanno martoriato gli obiettivi libici con 710 tra bombe e missili teleguidati. Cinquecentoventi bombe e trenta missili da crociera a lunga gittata li hanno lanciati i “Tornado” e gli AMX dell’Aeronautica; centosessanta testate gli AV8 “Harrier” della Marina militare. Conti alla mano si tratta di quasi l’80% delle armi di “precisione” a guida laser e GPS in dotazione alle forze armate. Un arsenale semi-azzerato in poco più di centottanta giorni di conflitto; il governo ha infatti autorizzato i bombardamenti solo il 25 aprile 2011 (56° anniversario della Liberazione) e la prima missione di strike (nda: bombardamento) in Libia è stata realizzata tre giorni dopo da due caccia “Tornado” decollati dall’aeroporto di Trapani Birgi. “Le munizioni utilizzate dalle forze aeree italiane sono state le bombe GBU-12, GBU-16, GBU-24/EGBU-24, GBU-32, GBU-38, GBU-48 e i missili AGM-88 HARM e Storm Shadow, con una percentuale di successo superiore al 96%”, elenca diligentemente lo Stato Maggiore dell’AMI. Inutile chiedere cosa o chi sia stato colpito nel restante 4% degli attacchi dove sono state sganciate più di trenta bombe di “precisione”.

Dettagliata è invece la descrizione del documento “Unified Protector: le capacità di attacco dell’AM” (6 giugno 2011) sulle caratteristiche tecniche di questi strumenti di distruzione e di morte. “I sistemi d’arma a guida laser sono stati sviluppati negli anni ‘80 con i primi test eseguiti dalla Lockheed Martin e sono stati utilizzati nei più recenti conflitti, dalla guerra del Golfo alle operazioni sui Balcani, Iraq e Afghanistan”, scrivono i comandanti delle forze aeree. “La GBU-16 è un armamento a guida laser Paveway II, basato essenzialmente su bombe della serie MK83 da 495 Kg. Della stessa famiglia di ordigni fa parte la GBU-12 (corpo bomba MK82, 500 libbre). La GBU-24 è invece un armamento basato essenzialmente sia sul corpo di bombe della serie MK da 907 Kg. che delle bombe penetranti BLU-109 modificate con un kit per la guida laser Paveway III. Sviluppato per rispondere alle sofisticate difese aeree nemiche, scarsa visibilità e limitazioni a bassa quota, l’armamento consente lo sgancio a bassa quota e con una capacità di raggio in stand off (oltre 10 miglia) tale da ridurre le esposizioni”. Ancora più sofisticate le bombe GBU-24/EGBU-24, guidate con doppia modalità GPS e laser ed usate “per distruggere i più resistenti bunker sotterranei” e le GBU-32 JDAM (Joint Direct Attack Munition) da 1.000 e 2.000 libbre, che possono essere lanciate in qualsiasi condizioni meteo, sino a 15 miglia dagli obiettivi, “per ingaggiare più target con un singolo passaggio”.

“Lo Storm Shadow è un missile aviolanciabile con telecamera a raggi infrarossi a guida Gps che può colpire obiettivi di superficie in profondità, a prescindere dalla difesa aerea, grazie alle sue caratteristiche stealth”, recita il report dell’Aeronautica. Sviluppato a partire dal 1997 dalla ditta inglese MBDA, il vettore è lungo cinque metri, pesa 1.300 Kg, ha un raggio d’azione superiore ai 250 km e può trasportare una testata di 450 kg. “È utilizzabile contro obiettivi ben difesi come porti, bunker, siti missilistici, centri di comando e controllo, aeroporti e ponti. La carica esplosiva è infatti ottimizzata per neutralizzare strutture fisse corazzate e sotterranee”. Le coordinate del target e la rotta di volo dello Storm Shadow vengono pianificate a terra e successivamente inserite all’interno del missile durante la fase di caricamento sul velivolo. “Una volta lanciato, raggiunge l’obiettivo assegnato navigando in ogni condizione di tempo, di giorno o di notte in maniera assolutamente autonoma utilizzando gli apparati di bordo e confrontando costantemente la sua posizione con il terreno circostante”. L’altro missile aria-superficie impiegato dai caccia italiani è l’AGM-88 HARM (High-speed Anti Radiation Missile) della Raytheon Company, ad alta velocità e un raggio d’azione di 150 km, in grado di individuare e “sopprimere” i radar nemici.

Secondo il generale Bernardis, nei sette mesi di operazioni in Libia, “i velivoli dell’Aeronautica Militare italiana hanno eseguito 1.900 missioni con oltre 7.300 ore di volo, pari al 7% delle missioni complessivamente condotte dalla coalizione internazionale a guida NATO”. Attacchi e bombardamenti sono stati appannaggio dei cacciabombardieri “Tornado” versione IDS (Interdiction and Strike) del 6° Stormo di Ghedi (Brescia) e dei monoreattori italo-brasiliani AMX del 32° Stormo di Amendola (Foggia) e del 51° Stormo di Istrana (Treviso). Per la “soppressione delle difese aeree” e il controllo della no-fly zone sono stati impiegati i “Tornado” ECR (Electronic Combat Reconnaissance) del 50° Stormo di Piacenza, i cacciabombardieri F-16 del 37° Stormo di Trapani-Birgi e gli “Eurofighter 2000” del 4° Stormo di Grosseto e del 36° di Gioia del Colle (Bari). “L’AMI ha pure impiegato i velivoli da trasporto C-130 “Hercules”, i tanker KC-130J e Boeing KC-767 per il rifornimento in volo e, nelle ultime fasi del conflitto, gli aerei a pilotaggio remoto Predator B per missioni di riconoscimento”. Sui cieli libici hanno pure fatto irruzione un velivolo G.222VS “per la rilevazione e il contrasto delle emissioni elettromagnetiche” e un C-130 per quella che è stata definita dal comandante di squadra aerea, Tiziano Tosi, come una “PsyOP – Psycological Operation”, finalizzata a “influenzare a proprio vantaggio la coscienza e la volontà della popolazione interessata”. Su Tripoli e altre città libiche sono stati lanciati centinaia di migliaia di volantini, il cui testo è stato concordato con il Comitato nazionale provvisorio di Bengasi. “La Libia è una e la sua capitale è Tripoli”, il titolo. “Vi chiediamo di unirvi tutti e prendere la decisione giusta e saggia. Unitevi alla nostra rivoluzione. Costruiamo a Libia lontano da Gheddafi. Libia unificata, libera, democratica”.

Quasi tutti i velivoli da guerra italiani sono stati schierati sulla base aerea di Trapani nell’ambito del Task Group Air Birgi, da cui dipendevano anche gli aerei senza pilota Predator B, operanti però dallo scalo pugliese di Amendola. Pisa e Pratica di Mare, gli aeroporti per le operazioni dei velivoli da trasporto o rifornimento. “Le operazioni d’intelligence, sorveglianza e ricognizione sono state effettuate grazie alla disponibilità di speciali apparecchiature elettroniche Pod Reccelite in dotazione ai “Tornado” e agli AMX”, scrive ancora lo Stato Maggiore. “Sugli oltre 1.600 target di ricognizione assegnati ai velivoli italiani, sono state realizzate più di 340.000 foto ad alta risoluzione, mentre circa 250 ore di filmati sono stati trasmessi in tempo reale dai Predator B”. Le missioni di attacco al suolo sono state pianificate e condotte “contro obiettivi militari predeterminati e definiti, o contro target dinamici nell’ambito di aree di probabile concentrazione di obiettivi nemici”. Probabile, dunque e non certa la concentrazione degli obiettivi militari. E gli effetti collaterali si confermano elemento integrante delle strategie di guerra del Terzo millennio… I condottieri dell’Aeronautica Militare forniscono infine la percentuale delle ore di volo relative alle differenti tipologie di missione: il 38% ha riguardato pattugliamenti e “difese aeree” (DCA); il 23% attività di “sorveglianza e ricognizione” (ISR); il 14% l’attacco al suolo contro “obiettivi predeterminati” (OCA); l’8% la “neutralizzazione delle difese aeree nemiche” (SEAD); un altro 8% il rifornimento in volo (AAR); il 5% la “ricognizione armata e l’attacco a obiettivi di opportunità” (SCAR); il restante 4% “la rilevazione e il contrasto delle emissioni elettromagnetiche” (ECM). Come dire che ogni quattro velivoli decollati, uno serviva per colpire, ferire, uccidere.

Anche la Marina militare ha fornito dati numerici sull’intervento dei propri mezzi in Libia. Otto aerei a decollo verticale AV8 B Plus “Harrier”, stazionati sulla portaerei “Garibaldi”, hanno effettuato missioni di interdizione ed attacco per complessive 1.223 ore, utilizzando i missili aria-aria a guida infrarossa AIM-9L “Sidewinder”, quelli a medio raggio a guida laser “AMRAAM”, gli aria-terra “Maverick” e le bombe del tipo Mk82 ed Mk20. Una trentina gli elicotteri EH-101, SH-3D ed AB-212 assegnati ad Unified Protector, per complessive 3.311 ore di volo. Tremila e cinquecento gli uomini e le donne imbarcati su due sottomarini (“Todaro” e “Gazzana”) e quattordici unità navali (tre delle quali, “Etna”, “Garibaldi” e “San Giusto”, utilizzate in periodi diversi come sedi del Comando per le operazioni marittime NATO).

Come se non bastasse, i vertici delle forze armate fanno sapere che l’80% circa delle missioni aeree alleate sono partite da sette basi italiane (Amendola, Aviano, Decimomannu, Gioia del Colle, Pantelleria, Sigonella e Trapani Birgi). “In questi aeroporti, l’Aeronautica Militare ha assicurato il supporto tecnico e logistico, sia per gli aerei italiani sia per i circa 200 aerei di undici paesi della Coalizione internazionale (Canada, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Francia, Giordania, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Turchia), schierati sul territorio nazionale. In sostanza, il personale e i mezzi della forza armata sono stati impegnati in maniera continuativa per fornire l’assistenza a terra, il rifornimento di carburante, il controllo del traffico aereo, l’alloggiamento del personale, ecc.”. Piattaforma avanzata per il 14% di tutte le sortite aeree di Unified Protector lo scalo siciliano di Trapani, da cui sono transitati pure 300 aerei cargo e circa 2.000 tonnellate di materiale. Dalla Forward Operating Base (FOB) di Birgi, uno dei quattro centri di cui dispone la NATO nello scacchiere europeo, hanno operato anche gli aerei radar AWACS, “assetti essenziali alle moderne operazioni aeree per garantire una efficace capacità di comando e controllo”. Lo Stato Maggiore AMI ricorda infine “l’importante supporto di personale specializzato nel campo della pianificazione operativa offerto ai vari livelli della catena di comando e controllo NATO, attivata in tutta Italia”, all’interno del Joint Force Command di Napoli e del Combined Air Operation Center 5 di Poggio Renatico (Ferrara).

No comment invece sul costo finanziario sostenuto per le tremila missioni e le oltre 11.800 ore di volo dei velivoli italiani impiegati nella guerra alla Libia. Possibile però azzardare una stima di massima tenendo conto delle spese per ogni ora di missione dei cacciabombardieri (secondo Il Sole 24Ore, 66.500 euro per l’“Eurofigher 2000”, 32.000 per il “Tornado”, 19.000 per l’F-16, 11.500 per il C-130 “Hercules” e 10.000 per l’“Harrier”). Prendendo come media un valore di 20.000 euro e moltiplicato per il numero complessivo di ore volate, si raggiunge la spesa di 236.220.000 euro. Vanno poi aggiunti i costi delle armi di “precisione” impiegate (dai 30 ai 50.000 euro per le bombe a guida laser e Gps, dai 150.000 ai 300.000 per i missili “intelligenti”). Limitandosi ad un valore medio unitario di 40.000 euro, per le 710 munizioni sganciate sul territorio libico il contribuente italiano avrebbe speso non meno di 28.400.000 euro. Così, solo per “accecare” radar, intercettare convogli e bombardare a destra e manca abbiamo sperperato non meno di 260 milioni. Fortuna che c’era la crisi.

Fonte: Girodivite

Un passo indietro nella questione libica secondo Chossudovsky.

26 gennaio 2012 1 commento

In una intervista di PressTV a Michel Chossudovsky, direttore del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione, venivano evidenziati con molta naturalezza i veri obbiettivi della criminale guerra di Libia, in cui anche l’Italia ha preso parte e perdendo nel contempo la fiducia internazionale e le grosse riserve petrolifere che il governo di Gheddafi aveva designato per l’Italia.

Press TV:  I poteri occidentali hanno affermato che la comunità internazionale supporterà la politica di transizione per una libera e democratica Libia: In che maniera avverrà questo “supporto”?  Una democrazia “occidentale” imposta ai libici? Che significato avrà per i libici? L’occidente userà lo stesso sistema come hanno fatto in Afghanistan 10 anni fa e in Iraq 8 anni fa? Gli Stati Uniti insistono che i suoi soldati devono essere immuni in questi paesi (Iraq e Afghanistan), come sarà in Libia?

Chossudovsky: credo che dobbiamo capire la natura di questa operazione militare così come quella della copertura di intelligence che sta dietro ai ribelli, come sui bombardamenti delle infrastrutture civili, residenziali, delle scuole, degli ospedali che sono stati portati avanti in questi mesi. In particolare i bombardamenti continui in questi ultimi giorni. Stiamo parlando di oltre 20.000 incursioni e 8.000 bombardamenti. In altre parole quello che è accaduto in questi ultimi mesi è la distruzione di una intera nazione: le sue infrastrutture,  le sue istituzioni che hanno fatto molte vittime civili.

In altre parole, l’occidentale democratico della Nato supporta i ribelli tanto quanto ha sostenuto i capi di stato dei governi di altre nazioni a loro favore. Le mani della “democratica Nato” sono lorde di sangue, poiché hanno massacrato moltissimi donne e bambini.

PressTV: il nostro corrispondente ha riportato, dall’Hotel Rixos, alcune ore fa che lui ed altri giornalisti sono stati liberati dall’hotel in cui erano trattenuti, e adesso sono salvi.

Chossudovsky: Le posso dire, dal mio punto di vista, che prima di tutto questa non è una rivoluzione. Questi ribelli sono killer addestrati dalla Nato e sono forze paramilitari di Al-Qaeda e mercenari. Essi hanno un bassissimo supporto dalla popolazione locale. Se ci piaccia o meno  il regime di Gheddafi non è questo il problema, poichè la maggior parte della popolazione sono contro i ribelli e l’unica cosa che sostiene i ribelli sono i bombardamenti criminali della Nato. Criminali perché in deroga alle leggi internazionali e per le loro conseguenze: l’uccisione di bambini, di persone nelle loro case, e questo è stato ben documentato. Ma quello che è criminale in questo evento è la questione che la guerra è stata presentata ai media come un’operazione umanitaria.

La realtà è stata capovolta: ci è stato detto che la guerra è pace, le bugie sono la verità. In sostanza quanto è accaduto.

Press TV: molti paesi occidentali, inclusa la Francia, parlano del successo di come sta procedendo questa operazione e del suo disingaggio dalla regione. Può questo essere la base per la minaccia di abuso, in quello che è chiamato RTP (Right to Protect) sotto umanitari motivi per i loro interessi, come nello Yemen, Bahrain, Arabia Saudita? Se questa è la maniera di procedere, perché non parlano di queste nazioni? Perché menzionano solo la Siria, come il Presidente francese Sarkozy disse nell’incontro con il NTC?

Chossudovsky: Lei sa che ho studiato le dittature per oltre 30 anni, ho vissuto in America Latina. Gli Stati Uniti non si sono mai preoccupati delle azioni dei dittatori, poiché furono gli Usa a permettere loro di arrivare al potere. Fino a quando i dittatori seguono i loro  (degli Usa) ordini , stabiliscono dei stati fantoccio e servono gfli interessi Usa, e gli americani continueranno a supportarli. Questa fu la situazione in Cile con Pinochet, in Argentina, Brasile e nell’America Centrale.

Dobbiamo quindi capire la natura di questa operazione militare in Libia.

I ribelli senza la Nato, militarmente e politicamente non esisterebbero. Dobbiamo capire che le forze speciali della Nato stanno già operando all’interno della ribellione, ovviamente di nascosto. Sono esperti delle forze armate, mercenari e paramilitari.
Se la Nato si ritira la rivolta non durerà molto a lungo e penso che ogni analista militare lo può confermare. Ma la questione fondamentale, che viene sollevata e che è già sul tavolo del Pentagono e della Nato, è se vogliono invadere il paese con le truppe. (a tale proposito vedasi quanto scrivevo su Libia, Usa, Gas, Italia in netta (s)Concordia )

Una parte delle truppe, sotto mentite spoglie, è già sul terreno e la domanda è quando verrà ufficcializzata? Gli elicotteri Apache e le Forze Speciali sono già dislocate. Abbiamo un massiccio dispiegamento delle forze navali nel Mediterraneo, in particolare la portaerei George Bush con tutta la tecnologia a supporto. E in caso di una guerra terrestre potremmo assistere alle forze alleate atterrare sulle spiagge libiche. Se guardiamo allo scenario è chiaro che i ribelli non avrebbero durato molto senza la Nato: non hanno capacità militare e non hanno le istituzionali competenze per creare un reale governo.

Quindi quello che accadrà sarà: le Forze Speciali della Nato rimarranno, altre arriveranno, probabilmente non ufficialmente, e  instaureranno, come fecero in Iraq nel 2003, un governo fantoccio che modellerà la Libia come un sceiccato al pari dell’Arabia Saudita o dei stati del Golfo Persico.

In ogni caso, il neo colonialismo o riconquista della Libia, è funzione di un progetto più grande che interessa l’intero continente africano, poiché già contemplato. Questo implica la militarizzazione con AFRICOM (United States Africa Command) ed è parte integrale dell’agenda Usa.

Press TV: vada avanti professore.

Chossudovsky:  molti anni fa, in una conferenza pubblica, mi fu chiesto qualcosa riguardi all’Iraq, e mi fu fatta una domanda: “Professore abbiamo bisogno di quel petrolio”. Va bene, questa è la posizione occidentale.
La mia risposta fu: “Fate commercio, non rubatelo!”

Questo è ciò che le compagnie petrolifere stanno facendo in Libia e esse si sono già posizionate per questo motivo.

La Libyan Oil Company era una entità di stato molto importante, che serviva al popolo libico per lo sviluppo sociale, economico e finanziario. Essa sarà quindi privatizzata e fatta a pezzi e incorporata dalla Total, che è una compagnia francese, assieme ad altre compagnie estere.

Pertanto quando risposi alla domanda “se hai bisogno di petrolio, lo dovresti comperare sul mercato a accettare che una larga percentuale di riserve petrolifere sia nei paesi paesi arabi. E’ oltre il 60% e appartiene al popolo di queste nazioni.

Essi (i paesi occidentali) possono acquistare il grezzo dai paesi arabi e non c’è nessuna necessità di invadere questi paesi e rubar loro il petrolio, ma questo è ciò che accade: questo è successo in Iraq e sta accadendo i Libia.

Libia, Usa, Gas, Italia in netta (s)Concordia

22 gennaio 2012 4 commenti

In questi giorni di fermento gli americani oltre a rinunciare alla mega operazione congiunta con Israele (Austere Challenge 12) lasciando i 9.000 soldati in Israele hanno preferito dirottare alcune migliaia di soldati (12.000) presso uno dei terminal petroliferi più importanti della Libia: Brega.

Il motivo della presenza massiccia di militari Usa, secondo le notizie riportate, sembra sia dovuto per portare la stabilità nella regione e al controllo delle operazioni petrolifere e dei campi petroliferi della zona, i più importanti della Libia. Ma mi chiedo, non si era instaurato un governo di ribelli riconosciuto da tutti i governi lecchini della Nato? Non era successo che quel massone comunista infame di Napolitano aveva accolto a Roma un criminale che aveva massacrato Gheddafi? E con quale faccia l’aveva accolto? Quella stessa che aveva quando stringeva le mani a Gheddafi?
Ma voi, se foste uno della CNT, vi fidereste di un italiano infame-guerrafondaio-voltagabbana e che in futuro vi pugnalerà alle spalle?

Fa specie sapere inoltre che il nostro Monti sia approdato sulle coste libiche per riallacciare i rapporti che erano stati “casualmente” interrotti per un raffreddore dei nostri rapporti internazionali con la Libia di Gheddafi di circa 30 miliardi.
Al seguito del massone di Monti c’era anche il capo dell’Eni (Paolo Scaroni) che per l’occasione ha anche indicato di essere pronto a vendere la quaota di Snam perché ha aggiunto: “ L’importante è che si riesca a vendere nell’interesse degli azionisti“. Chiedo io da ignorante: per gli interessi degli azionisti o per l’interesse degli ‘acquirente della Snam?

Non dimentichiamoci che dalla Libia importavamo un’alta percentuale di gas (11% del consumo giornaliero), proprio con Snam rete gas e questa notizia non fa altro che confermare che il Governo Monti, con i giusti appoggi dei suoi affiliati (Scaroni è uno di questi), cederà un’altra delle nostre perle aziendali a qualche azienda sicuramente NON italiana.

E così, passo dopo passo – oltre a perdere la sovranità nazionale – perderemo anche la possibilità di una indipendenza energetica. E mentre mediaticamente – lo ripeto ancora per i sordi – si focalizzano i problemi di una manovra salva-italia-1 e salva-italia-2 insignificanti, sommergendo la radio, i giornali di notizie false e senza senso dal punto di vista produttivo e di incremento della economia reale anche con l’appoggio della confindustria, nel silenzio e in qualche notizia appena accennata, si porterà allo sconquasso della vera economia italiana, quella fatta dei grandi nomi che l’hanno resa celebre nel mondo.

Tuttavia i tassinari fanno giustamente cagnara per difendere il loro pane quotidiano, ma si troveranno la benzina disponibile nei distributori con nomi diversi e ad un costo 2 volte più alto di quello attuale: in parole povere becchi e bastonati. Questo perché oltre alla Snam la prossima vittima sacrificale sarà l’Eni e Finmeccanica.
E nessuno alza un dito per difendere le nostre aziende. Tutti zitti e magna-magna!

Ecco una delle tante mosse subdole messe in atto dal Governo Monti o se volete essere complottisti, dalla finanza mondialista, poco pubblicizzata e coperta mediaticamente da un incidente di assoluta irrilevanza (Costa Concordia) se non fosse che sono morte alcune persone senza colpa (forse pochi ricordano l’incidente di Vermicino e cosa accadde nella finanza di quel periodo e quante bastonate economiche e finanziarie prese l’Italia in quell’anno). Ma il mercato, come insegnano i guru della finanza, non guarda in faccia nessuno, nemmeno le vite umane, tant’è che quelle sacrificate per la conquista della terra di Libia pare siano oltre 150.000 di cui noi italiani abbiano ancora le mani sporche di sangue e sulle quali non ho mai visto nessuna tavola rotonda, nessuna interrogazione parlamentare e nessun veto da parte di nessuna forza politica.

Il tesoro di Gheddafi e l’Anonima Criminale Internazionale della Nato

28 ottobre 2011 3 commenti

Le notizie sulla Libia stanno scemando. Si è raggiunto lo scopo dell’intervento armato della Nato e di tutti i suoi attivi alleati: Italia, Francia, Inghlterra e Usa. Gli altri più piccoli non sono meno colpevoli, ma sicuramente meno affamati se paragonati ai primi.

Nella realtà pare invece che oltre alla destabilizzazione delle sponde a noi vicine, adesso vi sia la corsa per cercare di “sgranfignare” il tesoro nascosto di Gheddafi. Tutti, ripeto, tutti, dal CNT ai baluba ed agli altri vari lacché in doppio petto, stanno crcando di sotrarre al popolo libico quanto è invece di suo diritto. E’ denaro libico che Gheddafi avevano accantonato sotto diverse forme, investendo e diversificando i capitali nei fondi di investimento, in partecipazioni societarie e minerarie ed in altre attività remunerative. Insomma quello che un “buon padre di famiglia” dovrebbe fare con il denaro guadagnato dal suo lavoro per salvaguardare il futuro dei suoi congiunti.

Si scopre infatti che secondo il Los Angeles Times l’ex colonnello avrebbe messo da parte una somma considerevole pari a oltre 200 miliardi di dollari. Come detto questo tesoro è in parte congelato dalle autorità bancarie dei paesi belligeranti e in parte disponibile presso altre nazioni dove la Libia aveva intensi rapporti economici e commerciali.  La maggior parte del denaro quindi sembra sia investito sotto il nome di istituzioni governative come la Banca Centrale della Libia, la Libyan Investment Authority, la Banca degli Esteri libico, la Libyan National Oil Corp. e per gli investimenti la Libia Africa Portfolio.

Come detto in altro posto “come era la libia di gheddafi“, l’attuale politica degli Usa e della Nato, nel suo complesso non è solo quella di massacrare un legittimo governo, ma quella di gettare fango e di insozzare a più non posso quanto di buono aveva fatto il governo di Gheddafi per giustificare agli occhi del mondo una seconda rapina al popolo libico.

Hanno ottenuto il petrolio, la terra, il disordine del mediterraneo e adesso si prendono anche l’argent de poche per le piccole spese che i razziatori necessitano per ripagarsi delle titaniche fatiche.

Mi chiedo e chiedo a voi che mi leggete, che differenza c’è tra un ladro qualsiasi che entra in una banca o a casa vostra, ruba, razzia tutto quel che trova e uccide il legittimo proprietario e questa Anonima Criminale Internazionale (ACI) della Nato e di tutti i suoi accoliti?

Ma c’è ancora qualcuno che crede veramente che queste organizzazioni sia state fondate per operare nella morale e nel rispetto delle vite umane e delle nazioni?

Gheddafi morto, si apre il vaso di Pandora.

21 ottobre 2011 2 commenti

Il cerchio si sta chiudendo, le ultime pedine sono state posizionate e le attività frenetiche dei servizi e dell’intellighenzia delle diverse potenze internazionali stanno rifinendo le ultime modalità per far cadere l’altro dittatore di Assad per poi passare al vero scenario che si aprirà nel mediterraneo.

In questo prospettiva allucinante – decisa e sostenta dai grandi economisti, strateghi e politici di fama internazionale – le forze messe in campo sono pronte a sferrare e a cercare il vero motivo per provocare e spingere la grande Repubblica Islamica dell’Iran nelle mani dei suoi carnefici: Usa ed Israele.

Nel frattempo, mentre le bestia infernale si lecca le fauci dal pasto infernale del sangue di Gheddafi, le nuove teste di ponte anglosassoni e francesi puntano ai capisaldi della ricchezza interna libica fomentando e innescando una battaglia tra poveri e prezzolati al soldo di un barile di petrolio o di qualche lingotto d’oro, poveri illusi.

Tutto l’occidente – quello che ha combattuto una guerra preventiva, una guerra per difendere la popolazione – esulta di fronte all’efferatezza del massacro, del vilipendio che ricorda quanto accadde all’epoca della seconda guerra mondiale con Mussolini. E’ il totem, il simulacro talmudico, l’offesa peggiore che un branco di pecorai zoticoni, incolti, guidati da un ladro, stupratore, saccheggiatore, pedofilo di Mosè compì a suo tempo di solito usa nei riguardi dei goym. E’ la punizione per il ribelle che ha osato imporre un’idea diversa di stato e nazione  che ha cercato di dare un volto nuovo alla Libia.

Ma per fortuna che non tutto il mondo editoriale è soccombente all’idea massacratrice che ormai pervade l’umanità giudaicizzata.

Da La Stampa di Massimo Gramellini

Non c’è mai nulla di glorioso nell’esecuzione di un tiranno. La vendetta resta una pulsione orribile anche quando si gonfia di ragioni. Ci vogliono Sofocle e Shakespeare, non gli scatti sfocati di un telefonino, per sublimarla in catarsi. Gli sputi, i calci e gli oltraggi a una vittima inerme – sia essa Gesù o Gheddafi – degradano chi li compie a un rango subumano.

Dal governo del baciamano ci si sarebbe aspettati qualche parola di pietà nei confronti del vecchio sodale tramutato in un cencio sporco di sangue. Invece è toccato leggere le parole del ministro degli Esteri Frattini, che appena tre anni fa chiamava Gheddafi «un grande alleato dell’Italia» e adesso definisce la sua barbara fine «una grande vittoria del popolo libico». Davvero «grande» anche lui, il signor ministro con delega alla coerenza e alla sensibilità. La Russa non poteva essergli da meno e infatti non lo è stato. Ha detto: «Dobbiamo gioire». Per la nuova Libia, immagino. Ma con che razza di cuore si può abbinare un verbo di festa alle immagini di un corpo trascinato sull’asfalto? Ho vanamente cercato parole simili nelle dichiarazioni dei ministri francesi, tedeschi, americani. Forse i nostri sono solo più ruspanti: parlano prima di pensare, o anche senza pensare, né prima né dopo. Al confronto giganteggia persino il filosofo di Palazzo Chigi ed ex amicone del rais. Il suo «Sic transit gloria mundi» sulla volubilità della condizione umana (Gloria Mundi non è il nome di una ragazza) sembra voler dar voce, se non a un presentimento, a un tormento interiore.

Disastro sanitario libico o premeditazione stile “Piombo Fuso”??

3 settembre 2011 8 commenti

A seguito del commento di una lettrice mi sono spinto a cercare notizie circa la sparizione di 1500 bambini dalla Libia. Al momento non si sa se si tratta di una notizia fasulla o dell’esagerazione mediatica dell’altra notizia che avevo riportato tempo addietro riguardante il sequestro di 105 bimbi da Misurata, in cui si vedevano coinvolte anche alcune navi italiane e che, come sempre accade in Italia, nessun quotidiano o telegiornale ha voluto rivelare.

Si scopre invece che l’umanità della guerra di Libia da parte delle forze belligeranti (Italia, Francia, Inghilterra e le latre della Nato a seguire, senza dimenticare gli Usa) nell’imporre la risoluzione 1973 della no-fly-zone ha  imposto direttamente la dichiarazione di morte di moltissimi bambini ammalati negli ospedali di Tripoli e delle varie città della Libia.

Le uniche autorità sanitarie permesse ad operare, proprio per rispettare l’ordine dell’Onu, erano la Croce Rossa internazionale e Medici Senza Frontiere. La prima deve coprire vastissime aree, mentre MSF sono rimasti in pochi senza sostegno lavorando in una situazione dove manca di tutto: dalle bende, alle medicine di prima necessità, ai vaccini che per i bambini ai primi anni sono vitali.

L’embargo occidentale sta riducendo la Libia a quello che è Gaza, ma in scala maggiore e l’umanità delle operazioni della Nato impedisce che ci sia il rifornimento delle medicine necessarie. Più volte gli addetti sanitari degli ospedali libici hanno fatto richiesto urgente di medicine e vaccini, senza mai però ottenere nessuna risposta.

Questa è la rappresentazione umanitaria che Frattini e l’altro cialtrone di Napolitano continuano a ripeterci, alla quale fa eco l’altro criminale mafioso sionista di Sarkozy che le azioni della Nato devono durare comunque fino alla completa liberazione della Libia ( forse intende attuare un’altra operazione stile Piombo Fuso su suggerimento dei suoi mentori israeliani?). Pare infatti che la Nato prolunghi la sua attività fino alla fine di ottobre o dell’anno in corso e questo la dice lunga sulle operazioni militari che vede il nostro prossimo medio-oriente in totale rivolta. Nel frattempo i vari ribelli della CNT si sono accomodati all’Eliseo accolti dai vari manigoldi europei per avere il denaro necessario, a loro dire, per risollevare l’economia della Libia e sopratutto, dicono, per portare il sostengo sanitario lì dove manca. Hanno anche una faccia di tola che non ci si aspetterebbe, no?

Ma se sono stati loro, con l’aiutino anglo-francese, a buttare il cerino nel pagliaio adesso che si stanno bruciando le dita vogliono anche avere l’acqua per spegnerlo? Io gli passerei una bella tanica di benzina raffinata e che si facciano un bel falò. Però, nelle stanze ovattate dell’Eliseo, il mafioso di Sarkozy ha già ottenuto il 30%, ripeto il TRENTA PER CENTO delle forniture di petrolio dalla Libia. Vorrei ricordare, per chi ancora non lo sapesse, che questa immagine che avevo già postato qui, era la situazione della ripartizione delle forniture del petrolio libico.

E’ bene notare quale era PRIMA la percentuale che andava alla Francia (il 6%) contro il valore che invece l’Italia poteva vantare (38%). Ora, se i numeri dicono sempre la verità, sarei curioso di sapere cosa potrebbe giustificare questo cambiamento di rotta che ci vede minoritari nel rifornimento di petrolio (appena un 10%) contro quanto invece ha siglato la Francia.

Chissà se quel deficiente (dal latino deficere: scarso al bisogno) di Frattini e dell’altro demente senile di Napolitano avranno sottoscritto una assicurazione per pagare la differenza. Purtroppo ad essere beatamente deficienti non sono solo questi due campione di merda italiana, come l’ha definita l’altro stampo da pippe di Berlusconi, ma l’intero sistema Italia. Dalla destra alla sinistra. E noi popolo imbelle e vigliacco che andiamo alle loro manifestazioni li applaudiamo li inneggiamo!!!…ma a valangate di merda dovremmo inneggiarli, a sprangate di stronzi in testa dovremmo applaudirli altro che palle, questa immonda crosta incancrenita che ci gestisce non merita nulla di più.
Chiedo venia per la scurrilità ma quando è troppo è veramente troppo.

Manifestazione di Roma alla Farnesina: silenzio stampa!!!

1 settembre 2011 6 commenti

Siamo arrivati veramente ad uno stadio di servilismo che neppure il più laido dei più perfidi vigliacchi riuscirebbe ad eguagliare.

Il nostro (purtroppo) rappresentante della Farnesina ha affermato che «La Nato ha prorogato la missione militare in Libia fino a fine settembre» e la missione «concluderà i suoi effetti quando si dichiarerà la Libia liberata», aggiungendo che: «Ragioniamo in termini di pochissimi giorni – ha aggiunto il capo della Farnesina – se Sirte cadrà, come io mi auguro, per una resa pacifica entro qualche giorno, cioè entro sabato, sarà il pilastro definitivo della caduta del regime».

Queste le parole di Frattini, il nostro ministro degli esteri che dovrebbe lavorare per gli interessi dell’Italia; questo è il politico che paghiamo profumatamente per permettergli di farci perdere montagne di miliardi a favore della Francia, dell’Inghilterra e degli Usa. Questo uomo è parte del partito degli sfruttatori che Berlusconi ha dovuto accettare, perché imposto dai suoi padroni della sponda opposta del Mediterraneo: Israele.

Frattini, un uomo che, sulla base delle sue dichiarazioni, in un paese serio dovrebbe essere gettato dalla finestra senza troppi complimenti.
Ma in che mani siamo? Che genere di gentaglia abbiamo a Roma e nelle istituzioni che ci rappresenta e ci amministra? Quanti e che qualità di mascalzoni popolano l’agorà della politica italiana che dovrebbero essere presi a calci in culo senza troppi indugi, e noi, popolo di schiavi infami, accettiamo questa crema puzzolente delle fogne solo perché ci assicurano una partita di calcio, oppure perché ci danno in pasto immagini di qualche puttanella da strapazzo? Ma siamo popolo o pecore pronte per il macello?
Per fortuna che alcune agenzie hanno riportato l’evento, mentre tutti i media nazionali hanno avuto la bocca cucita.

Come se non bastasse, siccome la favola della rivolta di popolo ormai ha preso piede anche in quelli che avevano ancora dei dubbi, si legge che il grande centro di spionaggio americano, la CIA, sta reclutando 1500 persone pronte a dare il tutto per tutto. Una sorta di mercenari-liberatori, come accadde nella guerra del Kossovo e di Albania. Gente disposta a massacrare.

Questo fiore di persone, ormai abbruttite dalla guerra decennale in Afghanistan sono stati reclutati per dar man forte alla massa di ladri del CNT. La domanda sorge spontanea, ma come fa la Nato a servirsi di questa gentaglia da forca quando hanno fatto oltre 15.000 missione aree distruggendo il distruttibile? Come è possibile che un paese con un dittatore odiato da tutti – così mostrano alla tv dei ragazzi – abbia bisogno del supporto dei pendagli da forca, collaborazionisti con la Cia (ex Al-Qaeda che adesso diventano utili), per vincere una battaglia che ormai da 6 mesi sta rovinando i piani strategici dei sempre più alcolizzati dei nostri alleati?

La teoria di fondo spinge a far intendere che il servizio di intelligence americano stia spingendo affinché l’intervento di terra venga fatto da queste squadre della morte e successivamente la pulizia finale verrebbe fatta da  quelle speciali del MI5, MI6 e i sempre famosi ed eroici Navy Seal (quelli per intenderci che hanno ammazzato un uomo morto nel dicembre del 2001). Ma a guardare bene la cosa e lo scacchiere mediterraneo, il vero obbiettivo è quello di spingere le forze russe all’infuori del Mare Nostrum, lasciando spazio alle forze navali americane ed israeliane con il supporto delle inglesi e francesi. Ma perché?

La risposta si trova nella disposizione geopolitica che la Siria e la Libia hanno nei riguardi di Israele oltre al fatto che la presenza russa presso la Siria impedisce di fatto un’azione ad ampio raggio delle forze navali e strategiche americane, il cui scopo ultimo e rispettare gli ordini israeliani di attaccare l’Iran. Eliminata la Russia dal Mediterraneo e relegata nel Mar Nero, sotto il controllo della Turchia, l’attacco all’Iran è presto fatto. Gheddafi, così come Assad sono la spina nel fianco di una certa parte del gruppo di comando israelo-americano e pare anche in contraddizione con le direttive della Casa Bianca e di Tel-Aviv. Vedasi a tal proposito quanto scrivevo su Qualche parola sulla Libia… in cui la lista degli stati “canaglia” messa a punto dai criminale del patriot act aveva previsto esattamente come sarebbe andata.

Il dramma al quale andremo incontro sarà sicuramente uno scenario di guerra proprio sotto casa nostra con conseguenze disastrose. Ricordate nell’articolo “Qualche parola sulla Libia… quanto disse il massone di Napolitano in occasione dell’incontro con gli Italiani d’America per i 150 dell’unità d’Italia? Ebbene disse questo:<< Il mondo di oggi è contrassegnato da opportunità, sfide, contraddizioni. I prossimi anni non saranno facili per nessuno, ed in particolare per l’Italia“. A dirlo è il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione dell’incontro con la comunità italiana di New York riunita per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Adesso fate quindi i vostri conti e realizzate come ci stanno trattando quelle testine incaprettate che saranno dei nostri politici.

Per il traditore di Frattini e Napolitano e del Fondo Monetario Internazionale: ecco come era la Libia di Gheddafi.

26 agosto 2011 3 commenti

Nella spasmodica ricerca del dittatore di Gheddafi crescono a dismisura le nefandezze della manipolazione ordita dalle forze della Nato. Gheddafi viene dipinto come un sanguinario e brutale assassino, come quello che ha voluto mettere il popolo libico alla fame, che lo ha torturato maltrattato, trucidato. Gli esempi non mancano e i vari notiziari della coalizione bancaria della Nato, Inghilterra e Francia in testa, portando esempi raccapriccianti sulle scorribande selvagge dei lealisti (chissà perché li chiamano lealisti e gli altri ribelli, forse perché quelli della Nato si rendono conto di aver usurpato uno stato sovrano), quando nella realtà sono i risultati delle massicce scorribande dei voli della Nato e dei massacri compiuti con bombe al fosforo  sui civili e con armi non convenzionali e con l’uso di elicotteri e squadre d’intervento speciali.

Anche il חזיר di Frattini, assieme alla sua congrega sionista, spinge affinché Gheddafi venga catturato vivo o morto. Vivo o morto: ma che senso ha? Se lo catturi vivo hai modo di capire e di carpirgli alcuni segreti, ma se lo catturi morto non saprai mai nulla…impossibile capire quei cancheri sionisti che popolano quei governi come il nostro.

Nel frattempo siccome siamo bravi a mostrare la via per farci “inchiappettare” la Francia e l’Inghilterra ha già messo giù un piano di ristrutturazione (piano marshall IIa versione) per i paesi e le città distrutte dagli aerei della coalizione, mentre l’Italia con quell’altro infame di Scaroni (massone), appoggiato dal supremo מכוער di Frattini e Napolitano, raccoglierà le bricciole del banchetto giacobino, perdendo nel contempo una cosa come oltre 30 miliardi di euro di forniture.

Il ruolo dell’Italia è stato decisivo, il governo della destra e sinistra italiana è stato decisivo e tutto l’arco costituzionale, schiavo delle logge massoniche e bancarie che hanno deciso l’attacco alla Libia, ha avuto il suo meritato contributo economico: 4,5 miliardi di dollari a fronte di commesse già sosttoscritte con Gheddafi di oltre 40 miliardi di dollari.

Sembra come la storiella del commerciante che vendeva sempre tutto la sua merce ad un prezzo più basso del costo sostenuto per acquistarla.

Nel contempo e la cosa lascia per lo più meravigliati, ma non sorpresi, è che tutte le popolazioni arabe non hanno mosso un dito e questa la dice lunga sulla situazione politica del medioriente, ovvero della inaffidabile condizione di stabilità di una zona dove pochi ladri (Francia, Inghilterra, Israele e Italia) possono determinare ancora una volta una condizione coloniale per dominare il mondo. Mi preoccupa anche la posizione della Cina e della Russia che essendo fruitrici del petrolio libico avrebbero potuto estendere il loro veto all’Onu in maniera ben più prepotente, ma è evidente ancora una volta che a fare i conti non sono il rispetto delle nazioni, ma gli interessi miliardari delle aziende che controllano i paesi, tanto in Russia quanto in Cina.

Ma quello che ancora è più infame da parte di tutte le organizzazioni mondiali è che i giornalisti indipendenti, quelli che non prendono i soldi dai potenti sono in serio pericolo di morte per le minaccie subite e per le testimonianze da loro riportate direttamente dalla Libia. E’ il caso di Lizzie Phelan che ha subito la censura di Worpress e di Twitter per le notizie che riportava dalla Libia: libertà a senso unico?

E’ un esempio emblematico e se quanti, come vogliono farci credere, inneggiano all’unità d’Italia, dall’altra parte stanno svuotando la sostanza di questa unità proprio attraverso questi sistemi di dominio che della sovranità di un paese e di un popolo non gliene frega niente a nessuno, tanto meno a quello che molti inneggiano come il salvatore (Napolitano), mentre pochi sanno che è un essere che nemmeno della sua ombra ci si dovrebbe fidare, tanto grande è il laidume che permea quel comunista: per tutti i suddetti solo una pena sarebbe loro da riservare come la Crux patibulata, così come a Roma si usava per la feccia più bassa ed ignobile che calpestava la nobile terra italica.

LA LYBIA DI GHEDDAFY:

Elettricità domestica gratuita per tutti

■Acqua domestica gratuita per tutti

■Il prezzo della benzina è di 0,08 euro al litro

■Il costo della vita in Libia è molto meno caro di quello dei paesi occidentali. Per esempio il costo di una mezza baguette di pane in Francia costa più o meno 0,40 euro, quando in Libia costa solo 0,11 euro. Se volessimo comprare 40 mezze baguette si avrebbe un risparmio di 11,60 euro.

■Le banche libiche accordano prestiti senza interessi

■I cittadini non hanno tasse da pagaren e l’IVA non esiste.

■Lo stato ha investito molto per creare nuovi posti di lavoro

■La Libia non ha debito pubblico, quando la Francia aveva 223 miliardi di debito nel Gennaio 2011, che sarebbe il 6,7% del PIL. Questo debito per i paesi occidentali continua a crescere

■Il prezzo delle vetture (Chevrolet, Toyota, Nissan, Mitsubishi, Peugeot, Renault…) è al prezzo di costo

■Per ogni studente che vuole andare a studiare all’estero, il governo attribuisce una borsa di 1 627,11 Euro al mese. ■Tutti gli studenti diplomati ricevono lo stipendio medio della professione scelta se non riescono a trovare lavoro

■Quando una coppia si sposa, lo Stato paga il primo appartamento o casa (150 metri quadrati)

■Ogni famiglia libica, previa presentazione del libretto di famiglia, riceve un aiuto di 300 euro al mese

■Esistono dei posti chiamati « Jamaiya », dove si vendono a metà prezzo i prodotti alimentari per tutte le famiglie numerose, previa presentazione del libretto di famiglia

■Tutti i pensionati ricevono un aiuto di 200 euro al mese, oltre la pensione.

■Per tutti gli impiegati pubblici in caso di mobilità necessaria attraverso la Libia, lo Stato fornisce una vettura e una casa a titolo gratuito. Dopo qualche tempo questi beni diventano di proprietà dell’impiegato.

■Nel servizio pubblico, anche se la persona si assenta uno o due giorni, non vi è alcuna riduzione di stipendio e non è richiesto alcun certificato medico

■Tutti i cittadini della libia che non hanno una casa, possono iscriversi a una particolare organizzazione statale che gli attribirà una casa senza alcuna spesa e senza credito. Il diritto alla casa è fondamentale in Libia. E una casa deve essere di chi la occupa.

■Tutti i cittadini libici che vogliono fare dei lavori nella propria casa possono iscriversi a una particolare organizzazione, e questi lavori saranno effettutati gratuitamente da aziende scelte dallo Stato.

■L’eguaglianza tra uomo e donna è un punto cardine per la Libia, le donne hanno accesso a importanti funzioni e posizioni di responsabilità.

■Ogni cittadino o cittadina della Libia si puo’ investire nella vita politica e nella gestione degli affari pubblici, a livello locale, regionale e nazionale, in un sistema di DEMOCRAZIA DIRETTA (iniziando dal Congresso popolare di base, permanente, fino ad arrivare al Congresso generale del popolo, il grande Congresso nazionale che si riunisce una volta all’anno) .

Fonte: ipharra.org

Come volevasi dimostrare, con la guerra a Gheddafi ci siamo fottuti.

26 agosto 2011 Lascia un commento

Il titolo non lascia scampo a divagazioni di sorta, infatti si legge:

La battaglia per la ricostruzione della Libia è cominciata. Mahmoud Jalil, il leader dei ribelli, ha chiesto oggi a Milano aiuti immediati per garantire i servizi essenziali alla popolazione. Berlusconi ha promesso una tranche da 350 milioni di euro, più 450 complessivi già stanziati da Eni, UniCredit e Sace. La Francia ha speso per la guerra 160 milioni di euro a fronte di contratti per 28 miliardi di dollari. Noi invece, sulla base dei contratti noti, abbiamo speso 143 milioni a fronte di contratti per 4,81 miliardi. (vogliamo meravigliarci?)

Un anticipo delle forniture di gas e gasolio per le immediate esigenze della popolazione, e lo scongelamento dei fondi libici detenuti nelle banche italiane, con una prima tranche da 350 milioni di euro. Sono questi i primi accordi annunciati dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in conferenza stampa al termine dell’incontro milanese con Mahmoud Jibril, leader del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), al suo secondo giorno di tour dopo l’incontro di ieri all’Eliseo con il presidente francese Nicolas Sarkozy.

Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, lunedì sarà a Bengasi, città simbolo da cui è partita la rivolta contro il Colonnello, per siglare il memorandum con il Cnt, di cui al momento non si conoscono i dettagli “numerici”. Si sa solo che il pagamento per l’anticipo delle forniture avverrà in petrolio una volta che i campi in Cirenaica saranno pienamente funzionanti, ovvero tra sei mesi, come ha confermato Scaroni a margine della conferenza stampa di oggi, sottolineando si darà la priorità al ripristino delle forniture di gas, che contano per il 10-12% dell’approvvigionamento italiano. Per quanto riguarda i 350 milioni di euro da trarre dai fondi depositati da Gheddafi, in prevalenza su conti UniCredit, bisognerà aspettare il doppio via libera, dapprima dal Consiglio di sicurezza Onu, e in seguito dal Parlamento europeo, al loro smobilizzo.

Lo stesso discorso, affermano fonti della Farnesina, vale per le due linee di credito da 450 milioni di euro complessivi, da parte di Eni, UniCredit e Sace, annunciate dal ministro Frattini lo scorso 31 maggio. Finanziamenti che, una volta ricevuto il via libera Onu-Ue, saranno presentati al Comitato sicurezza finanziaria della Banca d’Italia. Solo allora, e una volta individuata la controparte libica all’interno della Banca centrale del Paese nordafricano, potranno essere erogati. Soldi che, oltre a contribuire a pagare gli stipendi della popolazione, dovrebbero fungere da “assicurazione” sui progetti italiani in corso d’opera nel Paese, che vedono protagoniste principalmente Impregilo, Ansaldo Sts e Selex, per un ammontare complessivo di poco inferiore a 5 miliardi. Escludendo i 20 miliardi di dollari di investimenti in dieci anni della sola Eni, annunciati da Scaroni la scorsa estate. Il tutto per un esborso militare, tra marzo e giugno, pari a 143 milioni di euro.

Ieri, intanto, i rappresentanti del Gruppo di contatto riuniti a Doha, in Qatar, hanno accolto la richiesta, da parte del Cnt, di scongelare 5 miliardi di dollari di beni libici e di fornire 2,5 miliardi di dollari da destinare ad aiuti umanitari entro agosto, in attesa che, nei prossimi giorni, gli Usa sblocchino altri 1,5 miliardi di dollari a stretto giro. Come ha sottolineato Jibril più volte nel corso della conferenza stampa  di oggi, i libici non ricevono lo stipendio da 4 mesi, e senza l’aiuto finanziario italiano e internazionale «il governo transitorio non sarà in grado di erogare i servizi essenziali» (mi auguro che il governo provvisorio e i loro sostenitori europei ed americani possano essere tutti fucilati per lesa maestà) a favore della popolazione. «La nostra aspettativa», ha poi affermato il leader del Cnt, «è che gli amici italiani svolgano un ruolo importante nel prendersi cura dei civili». Ai microfoni di Radio 24, Frattini – che presiederà il neonato Comitato congiunto Italia-Libia, creato ad hoc per gestire la transizione – ha fatto sapere che: «Da due mesi è a Bengasi un team di militari italiani, con scopi di addestramento», specificando che «abbiamo mandato già 15-20 militari italiani per l’addestramento tecnico di alcune unità di forze armate libiche, ma pensiamo di estenderlo anche alla polizia, con particolare riferimento alla polizia di frontiera e alla guardia costiera libica». Pattugliamento, soprattutto sulla fascia costiera, che avviene utilizzando i radar Selex.

Di tutt’altro segno non nei modi, ma nei temi, l’incontro di ieri con Sarkozy, che ha annunciato per il primo settembre prossimo a Parigi una conferenza dei Paesi “amici della Libia”, nel cui novero sono presenti Russia e Cina, due dei membri del Consiglio di sicurezza Onu con potere di veto, che ieri e oggi hanno sottolineato il ruolo centrale delle Nazioni Unite nella transizione. Proprio la Francia, che ha forzato la mano al Palazzo di vetro per scendere in campo contro il Colonnello, punta ad avere un ruolo di primo piano nella ricostruzione, impegnandosi a garantire la regolare riapertura delle Scuole per il nuovo anno scolastico. Le operazioni libiche, secondo una relazione presentata al Parlamento a inizio luglio, sono costate alle casse transalpine 160 milioni di euro, ben poca cosa rispetto al budget della Difesa, 40 miliardi di euro, e ai contratti per 28 miliardi di dollari siglati finora da Parigi con Tripoli, che coinvolgono principalmente colossi come Eads, Total, Areva e Alcatel-Lucent. Energia, infrastrutture e difesa, gli stessi comparti dove sono attive le società italiane.

La corsa alla ricostruzione, come è facilmente intuibile, si gioca quindi tra Roma e Parigi. Lo denunciano con una malcelata dose di patriottismo Der Spiegel – la Gheddafi Spa ha 7,3 miliardi di dollari depositati negli istituti tedeschi – e il Telegraph che ha accusato le imprese inglesi di “oziare”. Da capire quali saranno le mosse della Cina. Due giorni fa, il ministro degli Esteri dell’ex Celeste Impero ha dichiarato di “rispettare la scelta del popolo libico”, in un’uscita inusuale per l’abbottonatissimo regime di Pechino. I cui interessi petroliferi nell’area africana sono noti da tempo e potrebbero sparigliare le carte messe sul tavolo da Eni e Total.

Fonte: linkinchiesta

L’aiuto meritato.

22 agosto 2011 Lascia un commento
L’aiutino

Forse siamo all’epilogo di una situazione disastrata che si trascina da oltre 6 mesi e in questi momenti di bisogno ecco spuntare i veri sostegni del popolo libico, i veri mentori, i veri mecenati.

La Banca Mondiale ha fatto sapere che in questi momenti di difficoltà è pronta ad intervenire a sostengo del popolo libico “Guidata dai nostri azionisti, la Banca tornerà ad avere rapporti con la Libia non appena potremo essere utili alla ricostruzione del paese“. Già, perché prima il dittatore di Gheddafi l’aveva messa alla porta per il suo prezioso sostegno usuraio.

I ribelli adesso hanno chiuso il cerchio con l’aiuto dei soliti noti e per chi crede in un Dio diamo uno sguardo al cielo e preghiamo per quanti sono morti inutilmente nella loro ignoranza.

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