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Archive for the ‘Iran’ Category

La follia pavida dei nostri servi di Israele

17 Maggio 2012 Lascia un commento

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ROMA – Il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, ritiene che sia “molto basso” il rischio che Israele attacchi l’Iran e auspica che le pressioni occidentali possano costringere Teheran a fermare il suo programma nucleare che a suo avviso avrebbe “uno scopo militare”.

Il titolare della Farnesina pero’ non e’ dello stesso parere nei confronti d’Israele che al contrario dell’Iran, non ha mai firmato il Trattato di non proliferazione nucleare (Tpn), non e’ un membro dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e non ha permesso mai all’Aiea di visitare i suoi siti nucleari. Israele che secondo le fonti occidentali e non, e’ in possesso di almeno 200 testate atomiche. Alla domanda se si facciano due pesi e due misure tra il nucleare di Teheran e la bomba israeliana, Terzi risponde che l’esistenza dell’ordigno di Tel Aviv “non e’ mai stata dichiarata”. In altre parole il ministro degli Esteri italiano prima dice di non sapere nulla dell’atomica israeliana ma all’improvviso cambia idea: “se comunque Israele l’avesse, avrebbe finalita’ pacifiche”.

Servono commenti?

fonte: iran.italia.radio

La giustizia Usa

2 Maggio 2012 1 commento

 

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Qualche tempo addietro avevamo i media stracolmi di notizie eclatanti per la barbarie di una pena che avrebbe dovuto essere inflitta ad una donna: la lapidazione. Parliamo di Sakineh, quella disgraziata rea e confessa di aver complottato per l’uccisione del marito assieme al suo amante.

In tutto mondo occidentale una valanga di urla, manifesti, di cortei a favore di questa donna dal viso dolce, ma dal pensiero omicida. La punizione, ci è stato detto, avrebbe potuto essere la lapidazione che in Iran viene applicata, ci è stato detto, a tutte le donne fedigrafe.

Poi si scorge che in Iran la pena della lapidazione è stata abolita dopo la caduta dello Scià e che la pena di morte viene esercitata solo se c’è il consenso dei parenti della vittima. Paese profondamente barbaro!.

In altre parti del mondo la pena di morte viene applicata senza che nessuno manifesti, senza cartelloni appesi sui municipi delle città e senza continue notizie nei telegiornali. Silenzio stampa.

In Usa, la patria della democrazia anche esportata, è stato messo a morte un carcerato che stava nel braccia della morte da oltre 37 anni. E’ stato ucciso con un’iniezione letale nel braccio della morte di Tulsa, in Oklahoma, Michael Bascum Selsor, condannato a morte per un omicidio commesso 37 anni fa quando aveva 20 anni. L’uomo, ora 57enne, era stato condannato per aver ucciso un uomo durante una rapina che si era conclusa con un bottino di 500 dollari. Prima che iniziasse l’esecuzione Selsor ha rivolto un saluto al figlio e alla sorella, mentre alcuni degli altri detenuti hanno salutato con un applauso l’uomo rimasto per 37 anni nel braccio della morte.

Michael Bascum Selsor

Fino ad ora credevamo che la giustizia avesse il suo corso, che in un grande paese come gli Usa ci fosse il senso della misura, della punizione e del perdono, invece scopriamo che la giustizia non solo agisce in maniera barbara, ma produce efferati crimini contro i quali lo Stesso governo Usa investe diversi milioni di dollari.

Tenere un uomo per 37 anni in carcere e quindi ammazzarlo come una bestia è il peggior crimine che la mente umana possa realizzare. Altro che Kafka, che nel vedere queste cose si rivolterebbe nella tomba. Qui siamo davanti ad un paese che della vita umana – per quanto colpevole sia di efferati crimini – non ha nessuna considerazione tanto da attendere decenni per servire la testa alla mannaia del boia con la calma di un freddo psicopatico.

Questi sono gli Usa, la nazione che distribuisce democrazia, libertà ed amore…ma siccome la giustizia non è di questo mondo anche loro avranno la loro Caporetto, anche loro avranno ciò che mille altri popoli hanno ricevuto durante il grande secolo americano.

La guerra contro l’Iran, massiccio ammasso di truppe e navi nello stretto di Hormuz.

3 febbraio 2012 Lascia un commento


Le mosse politiche di Barak Obama in questi ultimi mesi sono tutte finalizzate alla rielezioni e sopratutto a non deludere quella parte molto importante dell’elettorato Usa che favorì la sua elezione nel 2009. Stiamo parlando della frazione ebraica americana, quello molto vicina agli interessi israeliani, molto importante ed influente con infinite ramificazioni in tutti i settori chiave dell’economia, della finanza e del governo americano, sia nella fazione repubblicana che in quella democratica.

Nel fatti di tutti i giorni, le mosse prese da Obama alle richieste israeliane di fare la guerra all’Iran, dimostrano che il presidente americano si trova tra l’incudine ed il martello: da un lato quelli che vorrebbero la cancellazione dell’Iran con un attacco rapido, immediato e definitivo e dall’altro quelli che invece, pur concordi per la soluzione militare, preferirebbero percorrere la linea delle sanzioni e della diplomazia per arrivare ad un risultato vincente. Due fazioni appartenenti alla stessa radice ebraica-sionista che spesso si confondono.

Il caos regna sovrano, sarebbe il caso di dire, ed è proprio in questo caos che Israele non perde minuto per bacchettare la politica estera di Obama, per i suoi tentennamenti e la sua prudenza. Il ministro della difesa israeliano Ehud Barak affermavaOggi, a differenza del passato, si è diffusa convinzione internazionale che è di vitale importanza impedire all’Iran di diventare ‘nucleare‘”, è ovvio che la convinzione internazionale al quale si riferisce Barak, è quella anglo-americana e dei suoi alleati europei come Francia ed Inghilterra.
Convinzione però che non convince né la Cina, né la Russia e tanto meno l’India. Nazioni queste che contano, messe assieme, una massa di individui pari a circa 3 miliardi (42% della popolazione mondiale) , ma come è abitudine degli israeliani “nelle scelte da attuare qualsiasi opzione non deve essere scartata”, perché se le sanzioni dovessero fallire, e falliranno a causa dei veti imposti da Cina e Russia e India, “l’unica strada percorribile dovrà essere quella militare”. Dichiarazioni fatte (guarda caso) poco dopo un viaggio compiuto dal capo dei servizi israeliani Tamir Pardo in Usa per discutere dei programmi nucleari dell’Iran con alti funzionari militari americani.

Adesso anche gli americani pensano ad una eventuale probabilità che Israele possa sferrare un attacco tra la primavera e l’inizio dell’estate tanto che “Panetta ritiene che ci sia la forte possibilità che Israele colpisca l’Iran ad aprile, maggio o giugno – prima che l’Iran entri in quella che gli israeliani descrivono come una ‘zona di immunità’ per iniziare a costruire una bomba nucleare“.  In America si stanno infatti portando avanti misure di sicurezza militaristiche come la nuova legislazione contro gli stessi cittadini americani e il controllo dei luoghi di culto islamico come le moschee, probabilmente come prevenzione agli atti di ribellione che la popolazione americana potrebbe attuare per l’eventuale intervento in Iran.
Nel contempo, mentre i creduloni festeggiano l’abbandono delle forze Usa dall’Iraq, in silenzio sono state ammassati oltre 50.000 truppe   nell’isola di Socotra e Masirah nel golfo di Oman a poche miglia dallo stretto di Hormuz, in attesa di un rinforzo di altre 50.000 previste per marzo che stazioneranno nel Kuwait.

E come non bastasse per marzo è previsto l’arrivo della Enterprise, accompagnata da due navi della Marina USA, il sottomarino nucleare USS Annapolis ed il cacciatorpediniere USS Momsen, entrati nel Mar Rosso attraverso il Canale di Suez. La Lincoln e la  Vinson sono già dislocate nell’area del Golfo di Oman e del Golfo Persico. Quello che appare comunque strano è la presenza della Lincoln, portaerei vecchia ormai destinata ad essere smembrata tanto che a marzo ed aprile è previsto il suo ritorno in patria per il suo disarmo.

Lincoln a parte, si stanno concentrando in quella zona delicatissima del golfo persico una tale quantità di armi e uomini che non sono semplicemente una dimostrazione di forza, come alcuni vorrebbero farci credere, ma che lasciano presagire dei tempi in cui la follia umana sarà al servizio della morte. I nostri uomini di potere, asserviti ad un dogma incomprensibile, ci stanno accecando con manovre politiche, sindacali, economico e finanziarie che spingono le persone a rimanere in uno stato di limbo. Nessuno mette al corrente degli avvenimenti che si stanno profilando, nessun giornale o tv sembra interessata a discutere fatti che se accadranno cambieranno per anni la faccia della terra e la nostra vita. Tutti a discutere delle più stupide ed inutili cose e nessuno a puntare il dito su atti e decisioni politiche prese a tavolino da gruppi di potere indifferenti dell’Umanità.

PS.

A completamento di quanto sopra il seguente articolo è molto illuminante: Obama’s Drift Toward War With Iran

L’anno che verrà cosa potrà riservarci, visto le premesse?

19 dicembre 2011 1 commento

Siamo alle porte del Terzo Conflitto Mondiale?

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Ieri indicavo che i tempi sono maturi per una terza guerra mondiale e che le grandi nazioni del globo conosciuto stanno incrociando le spade per appropriarsi delle risorse necessarie alle loro sopravvivenze.

E’ impensabile credere che nazioni “democratiche”, sulla carta, come Usa, Canada ed Europa siano pronte a sferrare un attacco preventivo contro il male assoluto come l’Iran, ma i continui messaggi, le sanzioni economiche, bancarie e finanziarie non sono portatrici di belle speranze. I messaggi inviati dai Capi di Stato suddetti sono senza speranza e senza una via di ritorno e nonostante le continue aperture iraniane all’Aiea di visitare i siti nucleari, la disinformazione guidata occidentale spinge l’altra parte del mondo ad agire per preservare la loro esistenza.

L’Iran è il terzo produttore mondiale essenziale e strategico per la Repubblica Cinese, così come anche attore nelle attività energetiche per la Russia. Un conflitto aperto occidentale contro l’Iran, sappiamo tutti, avrebbe conseguenze catastrofiche per l’intera area orientale: le forniture dell’Arabia Saudita, dei vari staterelli rivieraschi del Golfo Persico vedrebbero ridotta la loro capacità produttiva e di estrazione a causa del blocco dello stretto di Ormuz.

Già le informazioni a tal proposito non lasciano spazio alla fantasia, perché le continue minacce israeliane di bombardare i siti nucleari, i falsi complotti iraniani di assassinare un membro delle nazioni unite dell’Arabia Saudita, le misteriose esplosioni in alcune zone di Isfhan e di Shabab, la distruzione di alcuni vettori missilistici, l’uccisione di alcuni addetti ai siti nucleari e del responsabile del programma nucleare iraniano, i continui attacchi informatici tramite l’utilizzo del virus informatico Stuxnet, sono le premesse che la provocazione di Usa, Israele ed Europa stanno portando contro l’Iran per trascinarlo in una guerra totale. E’ necessario sottolineare la pazienza estrema di quel popolo che sottoposto a sanzioni vessatorie riesce comunque a non entrare nell’inganno dell’occidente.

I fatti, secondo alcune fonti, sembrano incentrarsi su alcuni avvenimenti accaduti in Qatar qualche giorno fa quando l’ambasciatore russo Vladimir Titorenko e due dei suoi aiutanti di ritorno dalla Giordania furono brutalmente assaliti in aeroporto dalle forze speciale del Qatar, della Cia e dell’MI6 (Inghilterra), i quali tentavano di impossessarsi di alcuni documenti segreti che l’ambasciatore portava con se che dimostravano l’intromissione in Siria di alcuni mercenari della fantomatica Al-Qaeda sostenuti dal governo americano di Barak Obama.

I documenti dell’ambasciatore sembrano inoltre indicare (?) che gli Usa si stiano preparando per la soluzione finale per la crisi del medio-oriente con l’utilizzo di armi nucleari e biologiche. E’ di questi ultime settimane, infatti, la scoperta – fortuita!! – di un supervirus estremamente aggressivo (una variante dell’aviaria H5N1, manipolato geneticamente), di cui ancora pare non vi siano possibilità di debellarlo. La scoperta fatta in Olanda ha suscitato notevole scalpore nel mondo scientifico.

Ma sappiamo però che gli americani non oserebbero mai attaccare i propri nemici in casa loro, specialmente se questi sanno come difendersi così che in queste ultime due settimane sono stati portati degli attacchi di prova con i droni radio-guidati da terra. Il caso vuole che i comandi americani, perennemente in preda ai fumi dell’alcool o di droghe sintetiche, abbiano perso un drone in Iran che, sotto le mani di ingegneri iraniani e russi, sta portando alla luce alcune tecnologie e “segreti” che il nemico Amalek non dovrebbe sapere. Immagino la rabbia dei generali nell’aver appreso la notizia, ma tanto è il popolo americano che paga, a loro non cambia nulla.

Il Drone catturato farebbe parte di una nuova famiglia di VAS (Veicoli Aerei Senza-umani) capaci di grande autonomia di volo, di trasportare armi nucleari tattiche (gli eufemismi si sprecano) e biologiche. Il colpo mancino inferto alle forze Usa in Afghanistan, perché da quella zona è partito il drone, sembra sia dovuto all’uso di alcune tecnologie che la Russia ha messo a disposizione degli iraniani. Si tratta di stazioni radio di disturbo (Jamers) capaci di intercettare, disturbare, rompere e scoordinare le emissioni radar dei velivoli e dei missili lanciati, sia di intercettare le deboli emissioni radar che i velivoli invisbili (Stealth) sono in grado di produrre.

Come spesso ho indicato, le pedine stanno posizionandosi al loro posto ed ora si è in attesa della scintilla, quella che porterà il medio-oriente ad una guerra della quale non si conoscono i limiti.

Quali saranno le alternative per il mondo occidentale, impreparato per uno scenario del genere? Io credo che se facessimo un passo indietro nella storia di questi ultimi decenni, fino agli anni 70 si capirebbe che allora percepimmo solo una minima parte di quello che invece potrebbe accadere oggi. Gli attori di allora erano Arabia Saudita, USSR ed Usa, la Cina era ancora troppo indietro e il suo peso nello scacchiere internazionale a livello finanziario e militare era per lo più irrilevante. Inoltre a quell’epoca le mosse in ballo erano focalizzate alla supremazia delle risorse energetiche del golfo persico ed il peso che l’URSS esercitava era un deterrente di notevole entità, mentre adesso oltre a queste sono in ballo i disegni geopolitici dell’intero oriente e medio-oriente.

Il Golfo Persico e lo Stretto di Ormuz diventerebbero un cimitero di navi, il canale di Suez sarebbe presidiato dalla flotta americana e israeliana con l’appoggio degli egiziani (ricordiamo che nei pressi di Alessandria d’Egitto è presente una immensa base americana sotto il nome di Mubarak Military City), la maggior parte delle forniture di petrolio sarebbero costrette ad immensi viaggi dai costi proibitivi e i prezzi dell’energia andrebbero alle stelle. La Siria sarebbe devastata dai continui bombardamenti aerei “umanitari” della Nato e di Israele con perdite umane e architettoniche di inestimabile valore. La Turchia ingaggerebbe una serie di attriti con la Russia per il dominio marittimo sul Mare Egeo e dello Stretto dei Dardanelli, costringendo la flotta del Mar Nero a forzare il passaggio per aiutare la Siria con conseguenze impensabili (ricordiamo che la Turchia fa pare della coalizione della Nato e sul tavolo potrebbe sicuramente vantare qualche velleità sugli ex territori del passato impero Ottomano). Le conseguenze di tutto questo aumento porterebbe ad una soluzione economica impossibile per tutta l’Europa costretta a fare i conti con prezzi inaccessibili e la maggior parte della popolazione sarebbe costretta a dichiarare fallimento, incapace di autodeterminarsi, perché succube delle politiche suicide del patto Atlantico di Israele, Usa e Inghilterra. Anche il gasdotto russo verrebbe chiuso costringendo l’intero sistema occidentale ad entrare in un periodo buio senza eguali nella storia.

Possiamo permetterci questa visione possibile? Nel modo più assoluto: No!
Però c’è chi ci gioca, c’è chi insiste e chi determina il nostro futuro e quello della nostre generazioni future. Questi sono quei personaggi che popolano l’Olimpo della politica e della finanza, persone che non hanno mai avuto nessuna remora a sterminare 1/100/1000 e più vite. Persone senza fede, senza morale, il cui unico scopo è il potere per il potere, fine a se stesso. Persone animate da una malattia sanabile solo con il braccio secolare della giustizia umana che non dovrebbero popolare ed albergare i nostri palazzi del governo o quelli di altre nazioni; persone capaci di tali misfatti che se compiuti da un singolo cittadino anche il papa vorrebbe veder penzolare dalla forca.

Eppure essi esistono, stanno annidati come virus nelle pieghe della politica, del tessuto sociale ed economico che ci circonda; sono esseri pronti ad attivarsi appena se ne presenti l’occasione, senza uno scopo “biologico”, perché un virus naturale mai si sognerebbe di distruggere il suo ospite, altrimenti che senso avrebbe la sua funzione? Peggio dei virus, quindi! Che solo il fuoco o una concentrazione altissima di radiazioni gamma potrebbe eliminare.

A parte questa elucubrazione, i fatti suddetti non sono pensieri personali e nemmeno indottrinamenti forzati, ma fatti. Ogni guerra passata è sempre stata preceduta da movimenti e da scaramucce in attesa dell’evento giustificatorio, le ultime delle quali ci danno un bel esempio (Libia, Kossovo, Serbia, Afghanistan, Iraq, Pakistan, ecc.). Così lo è stato per il I° conflitto mondiale (Sarajevo) e così lo è stato per il II° conflitto (le bande armate ebraico-sioniste pagate dall’Inghilterra e dagli Usa in accordo con Stalin che sterminarono migliaia di tedeschi in Polonia e Danzica spingendo la Germania all’intervento). Siamo quindi sull’orlo del baratro e ogni evento che accadrà nei prossimi mesi potrà innescare quella scintilla che falcidierà milioni di persone.

L’anno 2012, al di là delle funeste previsioni dei maghi o dei catastrofisti, se non avverranno eventi che invertano la rotta di collisione, non sarà sicuramente un anno di cui andare fieri. Le politiche internazionali a tali proposito, sia dell’Italia che degli altri paesi europei, non lasciano spazio a voli pindarici. Il governo attuale pare quasi fatto apposta per preparaci ai prossimi sacrifici che andremo a conoscere, poiché nessuno delle forze politiche attuali è intenzionata ad andare alle urne o di cercare una soluzione diplomatica e da ogni parte si avverte che è meglio attendere il 2013, la scadenza formale dell’attuale esecutivo. In Francia, in Germania e in Inghilterra le cose non vanno meglio e dall’altra parte della cortina europea, in Russia, le prossime elezioni di Putin fanno intendere che venderà cara la pelle. In Cina sono decisi a difendere la loro autonomia energetica, ma sopratutto geopolitica con ogni mezzo contro lo strapotere egemonico degli Stati Uniti. Non ultimo l’aspetto funesto delle attività della Corea del Nord che, adesso, al cambio del potere getterà scompiglio in uno scacchiere che ormai non è più gestibile.

Sul tavolo del Risiko reale c’è una popolazione di oltre 7 miliardi di persone che in un battibaleno potrebbe essere ridotta a pochi milioni (2 miliardi è il suggerimento dei malthuisiani, seguaci dei Rockfeller e della setta dei Rothschild).

L’alba dell’attacco all’Iran

10 novembre 2011 5 commenti

Nel frattempo che gli squali inizieranno a spolpare l’Italia di tutti i suoi capitali e delle sue ricchezze – già ci aveva pensato il massone di Napoleone e di Hitler – da più parti si stanno concretizzando le idee per un attacco “preventivo” contro gli impianti di arricchimento nucleare iraniano.

Già all’epoca del maremoto giapponese avevo evidenziato (leggasi il mio articolo: Nucleare, Merkel e Virus) che la causa della fuoriuscita del materiale atomico fosse dovuto al malfunzionamento di alcune pompe interne dei reattori, pompe queste controllate da alcuni computer della Siemes che furono messi fuori uso da un virus informatico (Stuxnet) sviluppato e messo a punto dai servizi segreti israeliani, gli stessi che bloccarono l’anno scorso decine di migliaia di pc in Iran. Il giochetto informatico, oltre a provocare la morte dei pc provocò anche quella di molti ingeneri iraniani Daryoush Rezaei, Majid Shahriari, Davani Masoud, Ali Mohammadi, e il ferimento del capo dell’organizzazione atomica iraniana Fereydoon Abbasi. Ma è evidente che tutto questo versar sangue non ha prodotto il risultato che Israele tende produrre: l’eliminazione della Repubblica Islamica dell’Iran (biblicamente l’odiato Amalek).

A nulla sono valsi i vari contrasti interni al Knesset di Tel Aviv tanto che l’opposizione dell’ex ministro degli esteri Tzipi Livni non concordava con le idee di un attacco preventivo contro l’Iran e lo stesso ex capo del Mossad, Efraim Halevy, affermava che il vero pericolo non è l’Iran ma la parte religiosa integralista di Israele: ‘Religious extremism is a greater threat than nuclear Iran‘. Se lo dice un ex capo del Mossad c’è sicuramente da crederci! Ma siccome le cose non avvengono per caso, ma per un disegno ben congegnato, molti velivoli militari israeliani e italiani (ripeto italiani!!) provvedevano a compiere voli addestrativi a lungo raggio dalla Base militare dell’aeronautica militare italiana di Decimomannu.

Nel frattempo si paventa un altro scenario che parrebbe stare alla base dell’attacco all’Iran: il prezzo del petrolio per il suo lento, ma costante declino. Israele “ha comprato miliardi di dollari infuturespetroliferi, una scommessa fondata sulla segreta conoscenza di eventi imminenti che farebbero salire il prezzo del barile, a dispetto di tutte le indicazioni in senso contrario” Loro sanno ciò che non ci è dato di sapere? E ad accompagnare questa possibilità ci sarebbe anche un gruppo dell’opposizione interna iraniana del partito del clero che vedrebbe nell’attacco all’Iran un ottimo motivo per un aumento del prezzo del greggio con le ricadute economiche che ne conseguono, ma sopratutto per pagare l’élite militare necessitaria di molti denari.

Nel frattempo anche l’Inghilterra muove le sue pedine sullo scenario del mediterraneo posizionando alcune navi e sommergibili capaci di far partire i Tomahawk, missili a lungo raggio, e allestendo la base di Diego Garcia nell’Oceano Indiano usata per gli attacchi all’Afghanistan.

Siccome le cose non stanno tutte sullo stesso piano militare, il Guardian ha messo in evidenza il piano militare Trident che ripropone ed attua il rimodernamento ed aumento degli arsenali nucleari dei maggiori paesi (Cina, Russia, Usa, Francia, Israele, Inghilterra, India, Pakistan). Nel caso specifico Israele ha convertito alcuni suoi missili balistici a lunga gittata il Jericho 3 che verranno caricati su sommergibili che la Germania ha loro fornito (meglio dire regalato, forse sempre per il solito ricatto semitico). Il rimodernamento permetterà ai criminali di Israele di aumentare la gittata da 3.000 a 8.000 km, il che vuol dire che tutte le capitali europee saranno sotto scacco ad ogni ricatto di Sion e sarà come avere il coltello alla gola.

E’ chiaro quindi che le pedine si stanno muovendo all’ordine di quel branco selvaggio guidato da Nethanyau e da Barak, due pazzi scatenati che all’ordine dei seguaci lubavitcher vogliono pulire il mondo dai loro nemici (il mondo intero?), tanto che nella loro seconda patria, gli Usa, l’Aipac (American-Israeli Political Committee) sta mettendo in piedi tutto il necessario per abbattere l’immobilismo di Obama e i suoi tentennamenti per spingerlo a compiere il passo per la 3a guerra mondiale. Infatti la Commissione Affari Esteri della Camera ha elaborato un disegno di legge che impedisce ogni contatto diplomatico con Teheran. In sostanza esso recita quanto segue:

(c) RESTRICTION ON CONTACT – No person employed with the United States Government may contact in an official or unofficial capacity any person that –
(1) is an agent, instrumentality, or official of, is affiliated with, or is serving as a representative of the Government of Iran; and
(2) presents a threat to the United States or is affiliated with terrorist organisations.

(d) WAIVER – The president may waive the requirements of subsection (c) if the president determines and so reports to the appropriate congressional committees 15 days prior to the exercise of waiver authority that failure to exercise such waiver authority would pose an unusual and extraordinary threat to the vital national security interests of the United States.

Traducendo:
c) Restrizione di contatti – Nessun funzionario del governo degli Stati Uniti può contattare, in veste ufficiale o non-ufficale, nessuna persona che:

1) sia un agente, o uno strumento, o un funzionario o affiliato, e delegato del governo dell’Iran; e
2) presenti una minaccia agli Stati Uniti o sia affiliato ad organizzazioni terroristiche.

d) Deroga – Il presidente può derogare alle prescrizioni del comma suddetto se il presidente decide e sottoponga in tal senso alle commissioni competenti del Congresso 15 giorni prima di esercitare la deroga, comprovando che il mancato esercizio della deroga pone una minaccia insolita e straordinaria agli interessi vitali degli Stati Uniti.

Cosa vuol dire tutto questo in termini pratici? Significa che né i Presidente, né il segretario di Stato e nessun diplomatico o emissario incaricato o potrà agire fintanto che il Presidente non convinca la Commissione per gli Affari Esteri (feudo dell’AIPAC) che non sussiste la minaccia vitale per gli interessi degli Stati Uniti.

E’ evidente il tono vessatorio e limitante il concetto democratico interno degli Stati Uniti che con questo disegno di legge, se verrà approvato, permetterà l’apertura della nuova era in America dove le libertà individuali, già di per sé accecate dal Patriot Act, verranno ancor più limitate e dove lo stato di polizia, stile la Stasi nella DDR, potrà rovesciare, disfare ed imporre qualsivoglia immonda azione come i attaccare l’Iran.
Per chi fosse interessato faccia un salto in questo indirizzo per capire come abbiano pianificato l’attacco ed a questo.

Navi da guerra Iraniane in transito sul canale di Suez.

17 febbraio 2011 Lascia un commento

Come qualche giorno fa si commentava una notizia in cui alcune navi iraniane avevano ormeggiato nel porto di Jeddah. Adesso anche Al-Jazera riporta la conseguenza di quanto detto.

Pare infatti che le navi, mollati gli ormeggi da Jeddah, siano dirette a nord verso il Canale di Suez e stando alle proteste israeliane secondo la voce del suo ministro degli esteri Liebermann, il quale sostiene l’Iran è in procinto di inviare due navi da guerra attraverso il Canale di Suez per la prima volta dopo anni, definendolo una “provocazione“,  indicando che le navi sarebbero dirette verso la Siria senza però offrire alcuna prova delle sue affermazini, né da che fone la avesse presa.

Infatti anche il dipartimento di stato americano e il Pentagono sono a conoscenza di questo movimento di navi e secondo la dichiarazione di un ufficiale israeliano le navi iraniane fanno parte di un piano di addestramento nel Mar Rosso e nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez.

Non è detto che si tratti di belligeranza iraniana nei riguardi di Israele, ma gli sviluppi odierni nel medioriente e le proteste colorate del NED (National Endowment for Democracy) nelle varie attività  in Tunisia, Algeria, Marocco, Yemen e così pure in Siria e ultimamente in Iran, fanno pensare che  queste navi abbiano, con la loro presenza, un valore ben più importante che non il semplice addestramento.

Auguriamoci che non sia l’inizio di qualche cosa di molto peggio…

 

 

 

L’Iran sfrutta i tumulti egiziani per avanzare ad Ovest.

15 febbraio 2011 Lascia un commento

Imbarcazioni da Guerra iraniana Jeddah con un occhio Canale di Suez.

Alcune navi da guerra iraniane (Navy’s 12th Flotilla)  sono approdate al porto di Jeddah in Arabia Saudita e contemporaneamente alcune navi da guerra americane (USS Kearsarge Expeditionary Strike Group) si sono posizionate in prossimità del canale di Suez.

Il movimento delle navi iraniane e il loro attracco al porto di Jeddah sembra segnare definitivamente un capovolgimento dei rapporti tra i due paesi, l’uno sciita e l’altro sunnita. Fino a ieri l’Arabia Saudita, molto vicino all’Egitto di Moubarak e alle forze Usa sembra dimostrare al mondo occidentale un cambiamento della sua politca estera ed uno spostamento dell’asse favorendo l’avanzamento delle forze iraniane in acque altrimenti vietate.

La presenza della flottiglia è giustificata dal governo di Theran per la protezione delle merci e delle navi civili nel golfo soggetto alla pirateria. Il comandante ammiraglio  Habibollah Sayyari ha annunciato quindi “Alla ricerca di una potenza (militare) presenza in alto mare e di consolidare i nostri legami amichevoli e di portare il nostro messaggio di pace e di amicizia verso i paesi della regione“.

Fonte: debka.com

Mini Global Hawk italiani per la guerra in Pakistan

13 ottobre 2010 Lascia un commento

In Pakistan si registra l’escalation delle operazioni coperte della CIA, l’agenzia d’intelligence degli Stati Uniti d’America. Nel solo mese di settembre, a Wana nel sud Waziristan, sono stati lanciati più di 20 attacchi contro presunti obiettivi filo-Talibani utilizzando i famigerati velivoli senza pilota UAV del tipo “Predator” o “Reaper”. Un martellamento senza precedenti che, secondo i ricercatori del sito web The Long War Journal, porta a 74 il numero degli attacchi effettuati nel 2010 dalla CIA con UAV che sganciano bombe e missili aria-terra. Il Pentagono, da parte sua, ha varato un piano coperto per lo schieramento in Pakistan di un battaglione del III Gruppo delle Forze Speciali Aviotrasportate (3rd Special Forces Group – Airborne), forza d’elite USA di stanza a Fort Bragg, Nord Carolina. Già ampiamente impegnato nello scacchiere afgano, il III Gruppo delle Special Forces avrà come compiti primari «l’azione diretta, l’intelligence e il riconoscimento, l’assistenza alle forze di sicurezza, le operazioni congiunte civili-militari e la fornitura di servizi alle popolazioni locali».
Tre intensi bombardamenti sono stati realizzati negli ultimi giorni da aerei ed elicotteri USA in aree prossime alla frontiera con l’Afghanistan, causando la morte di 50 presunti membri di un gruppo filo Al Qaeda. La crescita esponenziale dell’intervento militare statunitense in Pakistan è stato confermato dal Pentagono che ha spiegato che «i bombardamenti fanno parte di uno sforzo congiunto militare e d’intelligence per cercare di mutilare i Talibani in una roccaforte utilizzata per pianificare attacchi contro le truppe USA in Afghanistan». A breve, potrebbero essere diretti veri e propri raid terrestri al confine Pakistan-Afghanistan, per cui si attenderebbe solo l’autorizzazione del presidente Obama. Una spirale di guerra in parte temuta dalle autorità politiche e militari pakistane che hanno bloccato una delle rotte vitali per l’approvvigionamento delle truppe NATO in Afghanistan in ritorsione ad un recente attacco aereo alleato nella regione nord-occidentale del paese. Islamabad condivide con Washington le finalità della lotta anti-insorgenti, ma rivendica il pieno esercizio della sovranità sul territorio nazionale e un coinvolgimento più diretto delle proprie forze armate.
Il Pakistan è attualmente impegnato in uno sforzo bellico interno costosissimo in termini di risorse finanziarie e umane. Nelle offensive e nelle operazioni d’intelligence nelle regioni nord-occidentali contro una serie infinita di target (depositi munizioni, bunker e altre infrastrutture utilizzate da presunti Talibani), il regime utilizza dall’estate 2009 un proprio sofisticatissimo aereo senza pilota di dimensioni ridotte rispetto ai più noti Global Hawk dell’US Air Force. Il mini Hawk, il “piccolo Falco”, è un aereo spia tattico in grado di sondare metro per metro il territorio ed inviare le immagini ai centri di comando terrestri per una loro elaborazione. È un gioiello di guerra ad alta tecnologia “made in Italy”, il Falco UAV delle forze armate pakistane. Questo velivolo, infatti, è stato progettato e realizzato da Selex Galileo (già Galileo Avionica), una delle aziende del comparto Finmeccanica. Il “Falco” è in grado di volare a medie altitudini, ha un raggio di azione di 230 km e un’autonomia superiore alle 12 ore di volo, e può trasportare carichi differenti tra cui, in particolare, sensori radar ad alta risoluzione. Prodotto nello stabilimento di Ronchi dei Legionari (Gorizia), è stato sperimentato la prima volta nel 2004 nel poligono sardo di Salto di Quirra. Test dimostrativi sono stati poi effettuati in condizioni ambientali estreme, dai ghiacci del nord Europa a zone desertiche con temperature di oltre 40 gradi centigradi, mentre una serie di lanci sono avvenuti dalla base aerea di Cheshnegirovo (Bulgaria).
A fine 2008 la prima commessa per Selex Galileo, acquirente appunto il Pakistan. Nonostante i manager dell’industria italiana abbiano mantenuto il massimo riserbo sull’affaire (si tratta comunque di un paese in guerra, profondamente autoritario e dove è in vigore la pena capitale anche per lapidazione), fonti giornalistiche USA hanno documentato il trasferimento al Pakistan di «5 sistemi aerei, che includono un totale di 25 Falco UAV con unità di volo di riserva e stazioni di controllo terrestri (GCS)». I primi due sistemi “Falco”, non armati, sarebbero stati consegnati al regime di Islamabad nel marzo 2009; altri due sarebbero in dirittura d’arrivo, mentre l’assemblaggio dell’ultimo sistema dovrebbe avvenire in Pakistan nel complesso industriale statale di Kamra, nei pressi della capitale. La consegna dei mini Global Hawk non è stata però gradita da Washington. In precedenza, il Pentagono aveva posto il veto alla vendita al paese asiatico di un modello UAV USA più avanzato per il timore che i servizi d’intelligence locali potessero trasferire “i dati sensibili” raccolti ai leader delle organizzazioni ribelli. Una preoccupazione evidentemente non avvertita dai vertici di Selex Galileo che anzi puntano ad esportare al mercato mediorientale una versione più avanzata del velivolo (il “Falco Evo”) che consentirà un’autonomia di volo sino a 18 ore, una capacità di trasporto sino a 120 Kg e la possibilità di ospitare a bordo bombe e missili teleguidati.
Altri “Falco” UAV made in Italy potrebbero essere trasferiti a breve alle forze armate degli Emirati Arabi Uniti, secondo quanto annunciato dall’amministratore delegato di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini. La fornitura dei velivoli a pilotaggio remoto farebbe parte di un “pacchetto” complessivo comprendente anche il trasferimento agli EAU di tecnologie nel campo dei materiali compositi e la creazione di una joint venture con la holding industriale-finanziaria Mubadala con sede ad Abu Dhabi, per la realizzazione di velivoli UAV della classe Medium Altitude Long-Endurance (MALE). Essi si svilupperebbero dal programma denominato “Molynx” di Alenia Aeronautica: velivoli senza pilota bimotori con una lunghezza di 12 metri e un’apertura alare di 25, in grado di volare a 407 km/h con un’autonomia di 30 ore ed effettuare missioni d’intelligence, ricognizione e sorveglianza del suolo volando a elevatissime quote (sino a 13.700 metri sul livello del mare) e in qualsiasi condizioni atmosferica.
Sulla partenership Finmeccanica-Mubadala per la produzione di UAV di ultima generazione incombe tuttavia l’esplicita opposizione di Stati Uniti d’America ed Israele, i quali non guardano con occhio benevolo al vasto processo di riarmo in atto tra le forze armate degli Emirati Arabi. Finmeccanica avrebbe così allentato la trattativa con Abu Dhabi, scontentando però gli emiri che adesso minacciano di congelare sine die l’acquisto dei 48 caccia bimotori M-346 “Master” già ordinati ad Alenia Aermacchi. Una megacommessa da due miliardi di euro perorata in tutte le sedi istituzionali dalla lobby parlamentare bipartisan dei mercanti d’armi italiani.

ref: peacelink.it

IDF’s Dance

6 ottobre 2010 Lascia un commento

In Hebron, località occupata dalle truppe israeliane, riporta il giornale online Haaretz.com, si è verificato un ennesimo atto di umiliazione del popolo palestinese a cura di alcuni soldati delle forze israeliane.

Il video, andato in onda su Channel 10, mostra un soldato che simula la danza del ventre agitandosi attorno ad una donna palestinese con gli occhi bendati riversa contro un muro.

Commentare l’umiliazione sarebbe troppo facile, più difficile è capire la pazienza di questo popolo semita, quello palestinese, condannato all’estinzione fisica e culturale.

L’Europa tace, le altre nazioni tacciono, i potenti della terra tacciono e distolgono lo sguardo in quella porzione di territorio ormai divenuto luogo di barbarie e di gozzoviglie talmudiche.

Scandalo Sakineh

25 settembre 2010 Lascia un commento

L’attuale pubblicità sulla lapidazione dell’iraniana Sakineh trova alcuni punti di riflessione su un articolo apparso sul sito di Thierry Meyssan.

E’ evidente la pubblicità attuata dalle forze che agiscono a favore del pensiero globalizzato che vede contrapposte le forze occidentali e islamiche. E mentre le islamiche replicano alle accuse ed agli attacchi montati con cura nelle stanze dei poteri forti, la massa silenziosa beve e trangugia il veleno delle notizie a loro somministrate senza mai chiedersi dove stia effettivamente la verità.


Il saggista Bernard-Henry Levy e il Presidente Nicolas Sarkozy hanno mobilitato l’opinione pubblica francese per salvare dalla lapidazione una donna iraniana accusata di adulterio. Travolti dalle emozioni, i francesi non hanno avuto il tempo di verificare questa accusa, fino a quando Dieudonne M’Bala M’Bala s’è recato a Teheran. Sul posto, la cosa s’avvera del tutto falsa. Thierry Meyssan torna è su questa spettacolare e assai imprudente manipolazione.

L’annuncio dei roghi del Corano, da parte del pastore statunitense, nel nono anniversario degli attentati dell’11 settembre 2001, scuote il mondo musulmano. L’evento è sentito in modo diverso a seconda della cultura. Per gli occidentali, questa provocazione deve essere relativizzata. Certo, questo è un libro che i musulmani considerano sacro, ma, dopo tutto, ci si limita a bruciare carta. Al contrario, nel mondo musulmano, si crede che bruciando il Corano, si tenti di privare gli uomini della parola divina e di negargli la salvezza. Questo porta a reazioni emotive incontrollabili, che gli occidentali percepiscono come isteria religiosa. Mai una cosa del genere potrebbe verificarsi in Europa, e ancor meno in Francia, un paese formato da un secolo di laicità combattente. Eppure …

Mobilitazione

Recentemente, il saggista Bernard-Henri Levy [1] ha messo in guardia l’opinione pubblica circa il caso Sakineh Mohammadi-Ashtiani, una giovane donna che è stata condannato alla lapidazione in Iran per adulterio. Ha lanciato una petizione online per fare pressione sulle autorità iraniane e chiedere loro di rinunciare a tale barbarie.

Nei contatti telefonici regolari con il figlio della vittima, che vive a Tabriz (Iran) e il suo avvocato, Javid Houstan Kian, che recentemente si è trasferito in Francia per sfuggire al regime, il signor Levy non è stato avaro nei dettagli: la lapidazione, la cui pratica è stata interrotta da una moratoria, sarebbe tornata per impulso del presidente Ahmadinejad. Mohammadi-Ashtiani, potrebbe essere giustiziata alla fine del Ramadan. Nel frattempo, il direttore della prigione, furioso per il battage mediatico, avrebbe somministrato 99 frustate.

Il saggista concentra i suoi attacchi sulla modalità dell’esecuzione. Egli scrive: “Perché la lapidazione? Non ci sono, in Iran, altri modi per uccidere? Perché è il più abominevole di tutti. Perché questo attacco contro il viso, questa pioggia di pietre su un volto innocente e nudo, questa raffinata crudeltà che codifica le dimensioni dei ciottoli per garantire che la vittima soffra a lungo, è una rara concentrazione di disumanità e barbarie. E perché c’è, in questo modo di distruggere un volto, di strappare la carne e di ridurlo in una pozza di sangue, perché c‘è in questo gesto di bombardare un volto fino a sfigurarlo, qualcosa di più che uccidere. La lapidazione non è una condanna a morte. La lapidazione è una punizione. La lapidazione è la liquidazione della carne a cui si fa il processo, in qualche modo retroattivo, essere stata questa carne, solo carne: la carne di una giovane e bella donna, forse amante, forse amata, e avendo forse goduto della felicità di essere amata e di amare.”

Il presidente Sarkozy ha confermato le informazioni del Sig. Levy, in occasione della conferenza annuale degli ambasciatori di Francia [2]. Dopo il suo discorso, ha detto che la condannata era “ora sotto la responsabilità della Francia.”

Ben presto, molte associazioni e singoli individui hanno aderito a questo movimento, e più di 140.000 firme sono state raccolte. Il primo ministro Francois Fillon è arrivato, sul pulpito del principale telegiornale pubblico, a esprimere la propria simpatia e solidarietà per Sakineh, “la sorella di tutti noi”. Mentre l’ex segretaria di stato per i Diritti Umani, Rama Yade ha detto che la Francia ora, ne faceva un caso di “questione personale”.

Mistificazione

Anche se non ne erano consapevoli, le emozioni dei francesi si riferivano alla parte religiosa del loro inconscio collettivo. Siano cristiani o no, sono stati segnati dalla storia di Gesù e dell’adultera. Ricordiamo il mito [3]: i farisei, un gruppo di ebrei arroganti, tentarono di mettere Gesù in una posizione difficile. Hanno Portarono una donna che era stata sorpresa in flagrante delitto di adulterio. Secondo la Legge di Mosè, doveva essere lapidata, ma questo requisito crudele fortunatamente, era caduto in disuso. Chiesero a Gesù cosa conveniva fare. Se prevedeva di lapidarla, sarebbe apparso come un fanatico, e se rifiuta la sanzione, sarebbe stato incriminato per sfida alla legge. Tuttavia, Gesù salvò la donna rispondendogli: “Lasciate che chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Quindi rovesciò il dilemma: se i farisei la lapidano, pretendono di essere dei puri, se non lo fanno, sono quelli che violano la legge. E il testo lo chiarisce: “Hanno rinunciato uno a uno, a cominciare dal più anziano”.

Questo mito si basa, nel pensiero occidentale, sulla separazione tra legge religiosa e legge civile. L’adultera ha commesso un peccato nei confronti di Dio e deve rendere conto a lui. Non ha commesso un reato e non può essere giudicata dagli uomini.

La lapidazione annunciata di Sakineh è sentita dai francesi come una regressione terribile. La Repubblica islamica d’Iran deve essere un regime religioso che applica la Legge di Mosè rivista dal Corano, la Sharia. I mullah devono essere dei fallocrati fanatici che puniscono gli amori delle donne al di fuori del matrimonio e le tengono in soggezione agli uomini. Accecati dalla loro stessa oscurità, arrivano ad uccidere, e nei modi peggiori.

Qui si tratta di un isterismo collettivo religioso poiché in questo caso, il riflesso normale di tutti dovrebbe essere quello di verificare le accuse. Ma per settimane nessuno s’è preso la briga di farlo.

Interrogativi

Avendo a sua volta, firmato la petizione, il leader del partito antisionista, Dieudonne M’Bala M’Bala, che è andato a Teheran nel quadro del progetto di un film, ha voluto intercedere per la condannata. Ha chiesto una pubblica audienza con le autorità, ed è stato ricevuto da Ali Zadeh, vice presidente del consiglio giudiziario e portavoce del Dipartimento della Giustizia.

L’intervista sarà un modello nel suo genere. Zadeh si chiedeva se il suo partner, il comico di professione, lo schernissi riportando i suoi timori. M’Bala M’bala faceva ripetere più volte le risposte alle sue domande, tanto stentava a credere di esser stato manipolato fino a quel punto.

Succedendo alla dittatura dello Shah di Reza Pahlavi, la Repubblica islamica s’era prima di tutto preoccupata di porre fine all’arbitrio e di creare lo Stato di diritto il più possibile rigoroso. Per quanto riguarda i reati giudicabili, da lunga data il sistema giudiziario prevede il diritto di appello. In ogni caso, la Corte di Cassazione viene incaricata automaticamente di verificare la legittimità della procedura. Il sistema giudiziario offre, quindi, garanzie di molto superiori a quelli dei tribunali francesi, e gli errori sono molto meno frequenti.

Tuttavia, le condanne hanno conservato una particolarmente durezza. Il paese applica notoriamente la pena di morte. Invece di ridurre la durata della pena, la Repubblica islamica ha scelto di limitarne l’applicazione. Il perdono delle vittime o delle loro famiglie, è sufficiente per annullare l’esecuzione delle pene. A causa di questa disposizione e della sua diffusione, non c’è il perdono presidenziale.

La pena di morte è spesso imposta, ma molto raramente applicata. Il sistema giudiziario pone un periodo di circa cinque anni dalla sentenza all’esecuzione, nella speranza che la famiglia della vittima conceda il perdono al condannato che viene così graziato e subito rilasciato. In pratica, l’esecuzione riguarda principalmente i maggiori trafficanti di droga, terroristi e infanticidi. L’esecuzione è eseguita per impiccagione in pubblico.

Si spera che la rivoluzione islamica continuerà ad evolversi e ad abolire presto la pena di morte.

Tuttavia, la Costituzione iraniana riconosce la separazione dei poteri. La magistratura è indipendente e il Presidente Ahmadinejad non ha nulla a che fare con una decisione del tribunale, qualunque essa sia.

Manipolazioni

Nel caso Sakineh, tutte le informazioni diffuse da Bernard-Henry Levy e confermate da Nicolas Sarkozy sono false.

1. Questa signora non è stato processato per adulterio, ma per omicidio. Inoltre, in Iran, non si emette la condanna per adulterio. Invece di abrogare questo reato, la legge ha stabilito delle condizioni per lo definizione dei fatti che non possono essere soddisfatte. Ci vogliono quattro persone che siano state testimoni nello stesso momento [4].

2. La Repubblica islamica non riconosce la Sharia, ma solo il diritto civile emanato dai rappresentanti del popolo in Parlamento.

3. Ms. Mohammadi-Ashtiani ha drogato il marito e lo ha fatto uccidere nel sonno dal suo amante, Issa Taheri. Lei e il suo complice sono stati giudicati in primo e secondo grado. Gli “amanti diabolici”, sono stati condannati a morte nel primo e secondo grado. La Corte non fa discriminazione secondo il sesso degli accusati. Va osservato che, nella requisitoria, le relazioni intime degli assassini non sono state menzionate, proprio perché non sono dimostrabili, secondo la legge iraniana, anche se sono state segnalate dai parenti come certe.

4. La pena di morte è suscettibile di essere attuata per impiccagione. La lapidazione, che era in vigore sotto lo scià e qualche anno dopo la sua caduta, è stata abolita dalla Rivoluzione islamica. Indignato per le affermazioni di Bernard-Henri Levy e Nicolas Sarkozy, il vicepresidente del potere giudiziario iraniano ha detto a Dieudonne M’Bala M’Bala che sfidava questi personaggi sionisti a trovare una legislazione iraniana contemporanea che preveda la lapidazione.

5. La sentenza è attualmente all’esame della Corte di Cassazione, che verifica la correttezza di ogni dettaglio della procedura. Se non è stata scrupolosamente rispettata, la decisione sarà annullata. Questa procedura d’esame è sospensiva. Il processo non è ancora definitivo, l’imputato gode ancora della presunzione d’innocenza e non è mai stata questione d’essere eseguita alla fine del Ramadan.

6. Javid Houstan Kian, che si presenta come l’avvocato della Signora Mohammadi-Ashtiani, è un impostore. E’ legato al figlio dell’imputata, ma non aveva un mandato da questa donna e non ha mai avuto alcun contatto con lei. E’ un membro dei Mujahidin del Popolo un’organizzazione terroristica protetta da Israele e dai neconservatori [5].

7. Il figlio dell’imputata vive normalmente a Tabriz. Può parlare senza problemi e spesso telefona a Levy per maledire il suo paese, cosa che illustra il carattere libero e democratico del suo governo.

In definitiva, nulla, assolutamente nulla della versione Sarkozy-Levy della storia di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, è vero. Forse, Bernard-Henry Levy ha rilanciato in buona fede le false accuse che servono per la sua crociata contro l’Iran. Il Presidente Nicolas Sarkozy, quanto a lui, non può far valere la sua negligenza. Il servizio diplomatico francese, il più prestigioso al mondo, sicuramente ha inviato tutte le relazioni pertinenti. Così ha deliberatamente mentito all’opinione pubblica francese, probabilmente per giustificare, a posteriori, le drastiche sanzioni imposte all’Iran, con particolare danno dell’economia francese, che è già stata gravemente colpita dalla sua politica.

Thierry Meyssan giornalista e scrittore, presidente del Réseau Voltaire.

Fonte: Scandalo Sakineh [Voltaire].

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