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Archive for the ‘Mario Monti’ Category

Avete voluto fare i polli? Preparatevi per la spennatura montiana.

12 novembre 2012 2 commenti

«Vorremmo introdurre una tassa generalizzata sui patrimoni ma non avendo gli strumenti non vorremmo favorire l’allontanamento dei capitali».

Questa la battuta di uno sprovveduto che per inesperienza e incapacità intellettiva annuncia ai quattro venti che potrebbe essere introdotto una patrimoniale con il risultato effettivo di far scappare ancora quei pochi che credevano in una politica “seria”.

La frase suddetta è stata pronunciata dal nostro capo del Governo Monti in occasione del Forum del Financial Times di Milano. C’è qualcosa di nuovo? Sì, ovvero l’annuncio aperto che ci sarà la patrimoniale, ma con i passi che il governo sta compiendo. Non ci sarà una scure nottetempo come nel precedente governo Amato e forse nemmeno retroattiva, ma ci sarà. L’avviso ai naviganti è chiarissimo: se potete esportare i capitali, fatelo in fretta perché non ho più tempo per tergiversare e chi ha orecchie per intendere intenda.

Già s’era scritto su questo odiosa tassa, iniqua, incapace di risolvere nulla se lasciata da sola e senza che vi siano le necessarie correzioni che mai verranno fatte, ma ora i tempi stringono e a Bruxelles non viene lasciato spazio a tentennamenti, sopratutto per le vagonate di miliardi di euro che l’Italia si trova ad affrontare per il patto di stabilità (MES) per 20 anni. Siamo indietro sulla tabella di marcia e nella caotica gestione di un governo incapace è preferibile usare la solita scure sui pochi capitali rimasti in Italia: immobili.

L’intolleranza delle parole di Monti non hanno confine e nemmeno riguardo per i sudati risparmi di milioni di famiglie, poiché argomenta che questa necessaria “patrimoniale esiste già in alcuni paesi estremamente capitalisti”. Come dire: mal comune mezzo gaudio. Ma un male, anche se comune, è sempre un male e non necessariamente risolve le problematiche economiche del nostro paese quando tutto il resto rimane immutabile e ingessato su posizioni di potere di partito e clientelari.

Monti non solo non ha cambiato nulla in questo anno di governo, ma ha portato l’Italia sempre più in basso, come si confa all’usuraio che chiede mensilmente alti interessi alla sua preda.

Il bello della questione è che i vari lazzaroni d’Italia, dal Quirinale e giù fino al più piccolo infame insistono che sostenere questo deprecabile governo è meglio che andare alle elezioni, meglio che votare con una legge elettorale colabrodo. I vari Udc, PD, PDL e tutta la masnada di briganti che infesta l’Italia si stringono a coorte e son pronti alla morte, l’Italia di Monti chiamò.

Attacco all’oro dell’Italia

1 dicembre 2011 5 commenti

In tempi non sospetti (2009) la Cina provvedeva a ritirare alcune tonnellate di oro fisico per immagazzinarle nei suoi caveau e allo stesso tempo il governo cinese  spinse i suoi abitanti ad acquistare e a trasformare i propri risparmi in oro fisico liberalizzando  le procedure per l’acquisto. Il Venezuela in considerazione dell’andamento dell’oro e della speculazione in atto sul metallo, ha in mente la nazionalizzazione delle sue miniere e il rimpatrio delle 211 tonnellate d’oro presenti nelle mani degli anglosassoni (Bank of England, Banca dei Regolamenti Internazionali e JP Morgan). L’accusa della GoldMoneyNews è ovviamente contro questa decisione che potrebbe sovvertire il mercato del metallo, però è molto più facile pensare che la scelta di Chavez sia in linea con quella dei Cinesi, della Russia e dell’India che si stanno comportando allo stesso modo. La stessa Goldman Sachs annuncia che il prezzo dei metalli preziosi è destinato ad aumentare a causa della politica di aiuti finanziari  (Quantitative Easing) che la banca europa (BCE) e la Bank of England e la FED ed altre banche nazionali stanno pompando sul sistema finanziario e mantenere i proprio oro in mano di quelli che – una volta come adesso – erano pirati contro i quali spagnoli e portoghesi combattevano non è un’idea certamente saggia.

Non a caso in questa giornata frenetica le borse mondiali sono schizzate ad livelli da record proprio in funzione di alcune battute finanziarie messe in atto dal sistema bancario internazionale per tamponare e non per risolvere il problema attuale del debito mondiale.

Tra le quali la Banca Cinese che ha abassato di 50 punti base la riserva frazionaria delle banche passando da 21,5% a 21%; la Germania è disposta a fornire più risorse finanziarie al FMI attraverso prestiti bilaterali; in Usa nel mese di novembre gli occupati del settore privato in Usa sono cresciuti di 206mila unità, contro le 130mila previste in media dagli economisti; e le vendite negli USA di case esistenti a ottobre sono balzate del 10,4% contro attese di 2%.

Nella sostanza queste misure sono tutte indirizzate a fornire liquidità al mercato interbancario e come risultato quello di raffreddare, momentaneamente, la tensione sui titoli di stato. Opera questa utile nel breve, ma alla lunga sarà una valanga che travolgerà tutto e tutti, ma come dice qualcuno: vai con la coca e a forza di siringate di liquidità mantieni in piedi un mercato drogato.

A questo è però necessario dare anche uno sguardo agli attacchi avvenuti sui nostri titoli di stato che se da un lato hanno mostrato il lato più debole, dall’altro l’attacco si inserisce in una trama che non lascia spazio a molti se o ma. A tale proposito ho trovato interessante leggere  quanto scrive Attilio Folliero nel suo blog che raccomando e copio in parte:

L’Italia è un paese in crisi, in profonda crisi economica, con un debito pubblico praticamente impagabile, attorno al 120% del PIL e con le principali imprese del paese che a causa della caduta dei tassi di guadagno si stanno riubicando altrove, in zone che permettono guadagni superiori a quelli dell’Italia. Ma l’italia, pur in profonda crisi ha ancora tanti gioielli, molto appetibili e che le multinazionali anglo-americane sperano di “comprare” a prezzi stracciati.
Gli interessi dei globaloisti e degli anglosassoni puntano a privatizzare quanto c’è rimasto da privatizzare in Italia: dall’ENI, di cui una parte è ancora in mano allo stato, così come pure l’Enel, oltre a Finmeccanica, Fincantieri, Trenitalia, Poste, Televisione pubblica, Ospedali e centri sanitari all’avanguardia nella ricerca, Università, Scuole e imprese municipalizzate, come quelle dell’acqua e della raccolta dei rifuti. A tutto ciò va aggiunto che l’Italia possiede un ricco patrimonio paesaggistico e ambientale, decisamente invidiabile e un ricchissimo patrimonio artístico; in Italia è concentrato il 60/65% di tutti i beni artistici e archeologici dell’umanità.
A tutto questo va aggiunta una ulteriore ricchezza posseduta dall’Italia, di cui nessuno parla: il suo oro!
Nessuno ne parla, ma l’Italia ha la quarta riserva di oro del mondo, che allo scorso giugno ammontava a ben 2.451,80 tonnellate, che al prezzo odierno dell’oro equivale a circa 100 miliardi di euro. Solo FMI e due stati, USA e Germania, hanno riserve auree superiori alla riserva italiana. L’oro è un prodotto altamente strategico destinato a rivalutarsi fortemente nel futuro inmediato, per cui questa ricchezza è molto appetibile.
In questo momento, l’oro italiano è il principale obiettivo su cui hanno messo gli occhi i globalizzatori.
Quindi, l’Italia pur essendo un paese in forte crisi, possiede ingenti ricchezze. Come impossessarsi o meglio derubare queste ricchezze all’Italia ed al popolo italiano? Approfittando dell’enorme debito pubblico, i grandi predatori con l’aiuto dei propri rappresentanti all’interno del paese, ovvero i liberisti nostrani, gli stipendiati di Goldman Sachs, FMI, BCE, Federal Reserve, World Bank, WTO ed affini faranno pressione per ridurre il debito pubblico attraverso la privatizzazione, la vendita, ovviamente a prezzi fortemente scontati, dei beni sopra citati. Come già successo con la privatizzazione delle grandi banche statali, ad esempio, negli anni novanta, lo stato incasserà delle somme che andranno ad incidere in minima parte sulla riduzione del debito, ma allo stesso tempo l’Italia perderà definitivamente i grandi guadagni che queste imprese producono.
La privatizzazione, come insegna la storia, non è mai servita a risolvere i problema di un paese, anzi li ha ingigantiti. Pertanto, nei prossimi anni l’Italia andrà incontro a problemi economici moltio più gravi. Il mancato introito dei guadagni derivanti dalle imprese pubbliche privatizzate, la riduzione della spesa pubblica e lo smantellamento del welfare state, dello stato assistenziale, ma anche l’incremento della disoccupazione e la riduzione dei consumi accentuerà la crisi, che porterà alla chiusura di ulteriori imprese; tutto ciò si ripercuote ovviamente anche sugli introiti dello stato, dato che si determina una riduzione del gettito fiscale, una riduzione delle imposte dirette ed indirette e per conseguenza lo stato avrà sempre meno soldi da distribuire. Come insegna la storia recente, per esempio dell’Argentina o dell’Ecuador, per restare all’America Latina, la conseguenza diretta sarà una inevitabile esplosione sociale, placabile solo con la repressione, con la forza ovvero con una dittatura.
Il futuro dell’Italia appare sempre più nero ed inveitabilmente il popolo italiano sarà costretto a riprendere la via dell’emigrazione.
Come mai gli attacchi a Berlusconi, uno dei massimi rappresentati del capitalismo italiano? Berlusconi, da quando è al governo, fra una orgia e l’altra non ha avuto il tempo di continuare con la svendita del patrimonio italiano, occupandosi esclusivamente degli affari suoi, ovvero di come risolvere i propri problema giudiziari. Ai globalizzatori ha concesso poco, certamente molto meno di chi lo ha preceduto e quindi è normale che sia attaccato. Berlusconi, però dovrebbe comuqnue essere ringraziato dai globalizzatori anglo-aemricani, perchè con la sua política ha contribuito non poco ad incrementare il debito pubblico italiano, dando quindi una grossa mano ai globalizzatori che sulla base del forte debito pubblico, lasciato in eredità anche da Berlusconi, potranno chiedere a gran voce che si proceda con la massima urgenza alla privatizzazione di tutto quanto è possibile svendere.
Ricordiamo che Berlusconi, la prima volta che arriva al Governo era stato preceduto da Carlo Azeglio Ciampi, e questi poco dopo essere diventato capo del governo, il 30 giugno del 1993 nomina un Comitato di consulenza per le privatizzazioni, presieduto da Mario Draghi, uomo Goldman Sachs, non a caso, oggi, arrivato alla presidenza della BCE.
Ciampi aveva proseguito la svendita del patrimonio italiano iniziata dal socialista Giuliano Amato, braccio destro di Craxi (inspiegabile miracolato dai giudici che provvidero a far piazza pulita della classe politrica italiana di allora) e dal “lottizzatore” democristiano Romano Prodi; Romani Prodi venne così definito, per il suo comportamento quando era presidente dell’IRI, da Franco Bechis in un articolo pubblicato su Milano Finanza: “Prodi, all’Iri, lottizzò come un democristiano“.
Sul tema delle privatizzazioni in Italia, invitiamo ancora una volta a leggere l’articolo di Eugenio Caruso su Impresa oggi: “Iri tra conservazione e privatizzazioni
Insomma l’attacco al Cavaliere si spiega perchè non è considerato all’altezza dei suoi predecessori privatizzatori e quindi si preme per un immediato ritorno di questi.
L’attacco all’italia è finalizzato al furto del suo oro, del suo enorme patrimonio ambientale, artístico e archeologico e delle imprese pubbliche dai grandi guadagni.
A chiusura voglio menzionare quanto James G. Rickards, uno che vorrebbe il ritorno al “Gold Standard” e che in 35 anni di attività ha costruito il Fear Index che misura la confidenza nazionale di uno stato in relazione alla massa monetaria in circolazione, alle riserve auree detenute ed al suo valore di mercato che dichiara: “Since its formation (si parla della Federal Reserve, nda.) in 1913 it has failed to maintain price stability, failed as a lender of last resort, failed to maintain full employment, failed as a bank regulator and failed to preserve the integrity of its balance sheet.”
C’è altro da aggiungere?

In attesa della manovra

28 novembre 2011 1 commento

In attesa della manovra i tempi stanno maturando e la corsa febbrile del nostro governo e di quello degli altri paesi europei indicano che non c’è più tempo. Nel frattempo i debiti dei vari paesi – meglio sarebbe dire dei vari continenti – aumenta di giorno in giorno senza soluzione di continuità, senza cercare un cambiamento strutturale, senza nessuna regola, ancorché inutilmente enunciata.

Da parte di Monti, l’autorevole Primo Ministro italiano – così lo definiscono i vari media anglosassoni – i programmi sembrano apparire un pallido sistema di regole non perfettamente a fuoco: qualche voce, qualche opinione, ma nessun annuncio ufficiale. La confusione impera sovrana, ma Monti appare salvifico all’immane debitoha sottolineato che l’Italia ha dimostrato nel suo recente passato di aver compiuto progressi significativi in materia di consolidamento fiscale, mentre l’impegno a rendere tale consolidamento sostenibile sarà attuato in tempi rapidi attraverso misure di impulso alla crescita. Sarebbe da capire quali siano queste manovre di impulso alla crescita e sopratutto quali saranno quelle incaricate a limitare la spesa pubblica.

Una piccola luce sembra apparire all’orizzonte, il principio di equità che misurerebbe il merito – nel caso delle pensioni – di ricevere una pensione in funzione dei contributi effettuati. Secondo il sole24ore vi sono due strade: la prima che misura la percentuale tra pensioni erogate e le entrate dello stato con un differenziale del 20% a fronte di una spesa pensionistica di 295 miliardi e di entrate per 204 miliardi che significa che per ogni 100 euro euro di pensione ce ne sono 20 che saranno accollati come debito, la seconda strada è più dolorosa per tutta quella massa di persone che alla fine non hanno mai versato nulla o in maniera insignificante ai fini pensionistici. E’ il caso delle 500.000 baby pensioni e dei 9 milioni di italiani che hanno versato contribuzioni irrisorie (pari al 40% del totale).

Ma sono – dicono – diritti acquisiti, impossibile toccare questo immane serbatoio di consensi. In effetti, se facciamo mente locale e se ci immedesimiamo in queste persone, possiamo comprendere che se una legge di stato permette di avere dei vantaggi anche noi sicuramente la sfrutteremmo, ma “non si fanno conti senza l’oste” e prima o dopo i nodi vengono al pettine e quelli che in tempi d’oro hanno succhiato dalla mammella statale adesso dovrebbero rendersi conto che non c’è più latte. La vacca di stato è ormai esangue, sfinita e ad ogni poppata comincia a scalciare, e saran dolori.

Les jeux sont fait” direbbe il croupier del casinò, sul tavolo verde del grande gioco finanziario non è più possibile fare nessuna mossa. La Germania è decisa a mantenere la sua posizione inflessibile contro gli eurobond, la Francia al contrario spinge affinché la BCE apra i rubinetti e come risposta la Germania, così come altri paesi Europei, vuole garanzie. Ma quali garanzie possono dare dei debitori? Sono tutti debitori, nessuno si salva. Chi più e chi meno hanno nelle loro pance montagne di immondizia finanziaria che nessuno vorrebbe detenere.

Ecco però arrivare la ciambella di salvataggio del Fondo Monetario Internazionale, quell’ente che ha messo in crisi migliaia di persone in Italia con i famosi bond argentini, che con molto altruismo concederebbe all’Italia un prestito di 600 miliardi per 18 mesi ad un tasso del 5%. Un vero affare!!! Accidenti, è più basso del differenziale (spread) tra i bund germanici e i btp, ci stanno quasi 3 punti percentuali. Altro che affare! Una manna!.
Ma chi pagherà questo 5% e chi ripagherà i 600 miliardi del capitale imprestato? Insomma la solita tiritera che ha stancato anche un sordo: aggiungiamo debito a debito e come nelle più classiche formule usuraie il debitore fa debito con un altro usuraio aumentando spaventosamente la sua quota di indebitamento. Un classico!

Nel frattempo la guerra tra banche e stato si sta facendo sempre più dura con le banche che offrono interessi sempre più alti ed entrano in competizione con i vari Bot/Btp con un unico particolare che mai nessuno vuol enunciare a piena voce: i conti deposito bancari NON sono coperti da nessuna garanzia e se la banca fallisce (vedasi quanto scrivevo qui) NESSUNO vi restituisce i vostri denari investiti (svegliaaaaa!!!). Ma la gente è sciocca, stupida, abbindolata dai numeri sempre più alti degli interessi e non si informa, non chiede, non studia, non si interessa e come le bestie da soma accetta il peso del pegno che dovrà pagare. Purtroppo il lato “B” di questa cosa è che alcuni perderanno montagne di denari ed altri – le banche – ci sguazzeranno. E’ successo sempre così, dal fallimento della Banca dei Bardi nel lontano 1345 e da allora ad oggi pare non sia cambiato nulla. Mah?!

Nel frattempo che l’illustre Monti metterà a punto una manovra per mettere a posto le nostre finanze, mi chiedo come mai nessuno, ripeto nessuno, abbia mai considerato l’opportunità di alcune risorse per le casse dello stato.
Tra queste possiamo enumerare alcuni mercati che per un motivo o per l’altro sono delle isole felici per l’evasione fiscale, per traffici illegali, per il lavaggio del denaro sporco. Parlo di quei mercati come quello OTC (Over the counter) e quello delle Dark Pool, mercati questi completamenti al di fuori di ogni regolamentazione e dove ogni giorno passano svariate centinaia di miliardi. Se poi consideriamo il mercato delle valute (Forex) e quello dell’oro (per la grande parte detenuto da privati (inglesi e olandesi), abbiamo fatto tombola. Solo un prelievo del 2/3‰ produrrebbe giornalmente qualche decina di miliardi, sufficienti per sanare la spesa pubblica nell’arco di un paio d’anni di Europa e Usa messi assieme. Troppo ottimistico?

Disgregazione dello stato e nuovo feudalesimo

16 agosto 2011 Lascia un commento

L’andamento economico finanziario di questi ultimi giorni ha lasciato molti morti sul campo, molti dei quali mascherati da indubbie azioni vessatorie per uno stato ormai morente.

L’Italia, dopo il contropelo della Commissione Europea e della BCE (leggasi Deutch Bank) ha varato una serie di iniziative volte tutte a mantenere uno status quo per lo più ininfluente sull’andamento economico e fiscale italiano, penalizzando come sempre tutta la fascia media della popolazione e gabbando con inique tasse la popolazione meno ricca, quella che a malapena se la cava con una pensione di 500 euro o con stipendio medio di 1000/1200 euro al mese.

Abbiamo avuto, per ora, il plauso della Comunità Europea, e nel frattempo continuano a sbarcare, anzi ce li andiamo a prendere sulle spiagge libiche, i rifugiati che i ribelli libici ci inviano a tutto spiano. Non sono infatti i libici che scappano, ma semplicemente dei poveri disgraziati delle zone subshariane. Anche il noto tecnico Monti, elogiato dall’Aspen Institute, dal Bildeberg, dal Club di Londra e dal Club di Roma, ha elogiato il governo per la forza e per la serietà con cui sono stati affrontati i problemi, denunciando però il ritardo di questa “tassa europea”. Lo stesso Monti ha suggerito ai tecnici del governo le strade da percorrere: liberalizzazione completa di tutto; ma pur evidenziando il ritardo della manovra non omette che le osservazione dei mercati fatte all’Italia ed al suo governo, sono finalizzate alla stabilità dell’euro e al problema che l’eventuale insolvenza dell’Italia potrebbe arrecare al sistema euro/dollaro.

La morale è evidente, in un sistema globalizzato in cui tutte le regole non esistono più, una nazione come l’Italia, o la Spagna o la Francia, non può agire da sola, ma bensì in sintonia con il mercato globale e se il mercato chiede sacrifici per salvare la speculazione globale, questi devono essere fatti senza battere ciglio.

Le premesse sono quindi chiare: l’Italia è ormai governata da Parigi, Francoforte, Londra e New York, Pechino e Tokyo. I governanti attuali hanno la solo funzione di esecutori senza possibilità di cambiare una virgola dalle decisioni prese. Come diceva Casini, ci hanno imposto una egida superiore alla quale nessun politico, anche quello con le buone intenzioni, potrà ribellarsi.

E’ la fine dello stato in senso assoluto e le misure prese: abolizione delle provincie, di molti comuni, stanno ad indicare che non solo il federalismo è una pagliacciata, ma che l’unità di stato che quell’infame di Napolitano ha tanto sbandierato prendendo per i fondelli milioni di italiani, non esiste di più.

Di fatto quindi siamo tornati nell’arco di pochissimi anni, da uno stato sovrano ad una terra a regime feudale, ma non in senso storico, poiché se prima il feudo era un baluardo a difesa delle regole che le invasioni barbare volevano infrangere per imporre il disordine ed il caos, adesso, il feudalesimo mercatista-liberista, ha annichilito l’intera popolazione assoggettandola ad una schiuma informe da usare e gettare quando meglio serve. Le regioni, le provincie, ed i comuni, avranno la sola utilità burocratica di vessare e coercizzare l’intera popolazione rendendola schiava dei nuovi padroni: lo stesso sistema usato nell’Inghilterra vittoriana del 1829 in cui una piccola minoranza deteneva il potere economico e politico a scapito della maggioranza usata per lo più come bassissima manovalanza, insomma gente inutile, da sopprimere senza troppi indugi. La civile Inghilterra, ehh???

Da destra a sinistra la parola d’ordine è liberalizzare tutto e subito, vendere il patrimonio immobiliare italiano, vendere i gioielli di famiglia artistici per dare man forte alle economi anti-italiane di rimpinguare le loro probabili perdite. La stessa Merkel ha detto che a fronte dell’acquisto dei btp italiani l’Italia dovrebbe dare parte del suo oro fisico a garanzia. E’ una dimostrazione del ritorno del vecchio sistema dell’usura che nei secoli passati fu la causa primaria delle guerre dei 30 anni, fu causa primaria delle rivoluzioni storiche che si ebbero in Europa dal 1200 fino all’inizio del 1500.

Ma il debito pubblico ammonta a 1.901 miliardi di euro e l’Europa, per gentile concessione di Germani e Francia, accetta di acquistare i nostri BTP ed altra cartaccia buona da far fuoco. Il problema di fondo è che questi acquisti europei non hanno la base di copertura, ovvero se Italia e Spagna non pagassero l’intero sistema verrebbe giù come un castello di carte. E’ solo una toppa al sistema plutocratico che ormai ha raggiunto vette prima mai viste e che lascia spazio alle manovre di arricchimento alle lobbies finanziarie e bancarie sovranazionali.

Siamo ad un punto storica di enorme gravità e di portata tale che forse non ce ne rendiamo ancora conto. Stiamo passando da stato sovrano a stato vassallo a tutti gli effetti. Già dal 2014 il 95% delle spiagge italiane del demanio passeranno dallo stato ad imprese private (per lo più straniere). Le aziende municipalizzate come Luce, acqua, gas, rifiuti e quant’altro, verranno privatizzate con un obbiettivo unico: massimo utile con il minimo costo, alla faccia della concorrenza. Ma anche qui il bravo discepolo del liberismo di Monti affronta il problema delle privatizzazioni come un passo necessario per dare una scossa alla concorrenza per una migliore offerta alla nazione. Sarebbe necessario che Monti spiegasse come mai da quando sono state privatizzate l’Enel, la Telecom, l’Iri, l’Eni, la Cirio i servizi per l’utente finale hanno subito contraccolpi che ancora paghiamo, mentre i gestori hanno fatto guadagni stellari, senza contare le centinaia di migliaia di posti di lavoro persi.

 No cari italiani che avrete pazienza di leggere, ormai siamo messi come bestiame sul palco del macello, pronti ad affrontare la mannaia del mercato e volenti o nolenti non ci rimane altro che attendere la fitta sul collo, quella che spegnerà per sempre la nostra Italia.

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