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Quanto costa all’Italia la guerra in Ucraina

22 novembre 2022 Lascia un commento

La guerra è in corso ormai da mesi, si sta radicalizzando in una guerra di posizione che vede le parti in gioco trincerarsi in posizioni sempre più radicate, delle quali ogni evento è un successo per una parte e un fallimento per l’altra. L’occidente consociato con la Nato invia armi e denari per contrastare la forza russa, ma nel contempo queste scelte guerresche producono nei paesi europei malumore e sopratutto enormi debiti della spesa pubblica. In Italia come siamo messi?

La guerra in Ucraina, oltre alle migliaia di morti e alle inaudite sofferenze, ha generato un enorme fiume di denaro che sta abbeverando i colossi delle materie prime, i produttori di armi e la grande finanza internazionale.

A sborsare questi soldi come sempre è Pantalone, ovvero i Paesi occidentali, quindi i loro cittadini, anche se il conto più salato lo andranno a pagare gli ucraini una volta che questa guerra sarà finalmente giunta a conclusione. Facendo una stima al ribasso e assolutamente parziale, visto che tutti i segnali farebbero pensare a una guerra in Ucraina che potrebbe andare avanti ancora a lungo, finora dall’Occidente sarebbero stati spesi, o messi in preventivo, almeno 1.000 miliardi di dollari.
Assai salato sarebbe il conto anche per l’Italia, con il nostro Paese che entro la fine anno potrebbe aver avuto quasi 200 miliardi di spese in più a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Lo scorso giugno un articolo di Massimiliano Di Pace pubblicato dall’Huffington Post, ha stimato per l’Italia un costo complessivo per la guerra in Ucraina che potrebbe arrivare entro la fine dell’anno alla cifra monstre di 180 miliardi.
Al conto però mancano i 14 miliardi stanziati dal decreto Aiuti ter licenziato a settembre, che si sono sommati ai circa 50 miliardi dei due provvedimenti precedenti per mitigare l’aumento del costo del gas, oltre ai 25 miliardi che dovrebbero essere la dotazione dell’Aiuti quater, nuovo pacchetto di misure che sarà il primo atto ufficiale del governo Meloni; in più ci sono i vari bonus e i tagli al prezzo della benzina che sono stati prorogati.

Stando all’Ukraine support trucker, da quando è scoppiata la guerra l’Italia finora ha elargito all’Ucraina 150 milioni di aiuti militari e 510 milioni di aiuti finanziari, contro i 52 miliardi di dollari totali degli Usa; inoltre lo scorso luglio il nostro Parlamento ha deciso di aumentare la spesa militare di 1,2 miliardi l’anno.
Poi ci sono gli effetti indiretti, come la contrazione del Pil tanto che l’Italia stando al Fmi nel 2023 dovrebbe entrare in recessione. Sempre il Fondo Monetario Internazionale ha stimato per il Belpaese una inflazione al +7% nel 2022 e del +9% per il 2023.

Altra voce sono gli aiuti comunitari all’Ucraina, con Ursula von der Leyen che nelle scorse ore ha annunciato 1,5 miliardi di aiuti mensili a Kiev. Briciole queste in confronto a quanto costerà la ricostruzione del Paese ora martoriato dalla guerra: la Banca Mondiale ha parlato di 350 miliardi, ma altre analisi hanno ipotizzato una cifra doppia. Da tempo a riguardo si parla di un Piano Marshall da parte dell’Occidente che si è “spartito” le varie zone dell’Ucraina da ricostruire: all’Italia spetterà il Donetsk, ora in buona parte in mano alla Russia.

Tra crollo del Pil, lo spettro della recessione, aiuti all’Ucraina, crescita delle spese militari, aumento dell’inflazione e delle bollette per non parlare del caro-carburante, la guerra sembrerebbe poter avere un effetto ancora più devastante del Covid per le nostre tasche, tanto che in meno di un anno i costi sembrerebbero essere superiori ai 191,5 miliardi che incasseremo complessivamente dal Pnrr.

Ref: money.it, 26 ottobre 2022

Mosca ruba il frumento, davvero?!

8 giugno 2022 Lascia un commento

Si legge: «La Russia è l’unica responsabile per l’incipiente crisi alimentare – ha proseguito, mentre l’ambasciatore russo lasciava Vassily Nebenzia la sala – Il Cremlino sta usando le forniture di cibo come un missile invisibile contro le nazioni emergenti».

Fa specie leggere che un paese come la Russia , al 3° posto nella produzione mondiale, sia la principale causa della fame in 14 paesi. Nessuna osservazione circa le condizionanti attività di rapina e furti legalizzati compiuti dalla Comunità Europea e dagli Stati Uniti. Vendere un prodotto per la Russia in questo momento è alquanto difficile sopratutto a causa delle limitazioni e chiusure operate dall’occidente atlantista che ha posto dei blocchi sulle transazioni bancarie come lo Swift.

E’ chiaro pertanto che l’interesse della Russia è quello di vendere i suoi prodotti, ma non è responsabile se qualche mago della finanza politicizzato ha messo dei cancelli per impedire di farlo.

Si continua a blaterare sul ladrocinio della Russia per il grano ucraino, sarà vero o falso è pacifico che nessuno lo sa, ma si sa per certo che l’occidente ha privato la Russia dei suoi introiti derivanti dalle attività economiche e finanziarie per un valore di 650 miliardi di dollari che certamente non sono paragonabili ai 100 milioni delle granaglie ucraine.

Qualcuno ci specula sopra e andrebbero cercati in quelle infami 4 “sorelle” del settore agroalimentare (Amber Daniels Midland (Usa), Bunge (Usa, Bermuda), Cargill (Usa) Louis Dreyfus Commodities (Paesi Bassi) che possono decidere chi vive e chi no.

Banche e tassi negativi

26 giugno 2013 Lascia un commento

cassaforte materassp .

Qualche tempo fa si parlava del possibile fallimento del sistema bancario, ma l’aiuto della BCE e le iniezioni di liquidità ha permesso al sistema di stare in piedi con le stampelle. All’inizio di giugno, a seguito delle parole di Mario Draghi, le borse europee hanno avuto un sussulto, un ruttino per un boccone non bene digerito. Di che si tratta? In soldoni, visto che parliamo di banche, l’emerito Draghi ha fatto sapere che ci sarà la possibilità che i tassi di interesse in conto deposito potranno essere negativi: “Non prendiamo mai impegni in anticipo ma tutto il lavoro di preparazione per avventurarci nei tassi negativi e’ stato compiuto”… “se cio’ verrebbe combinato con altre misure, non sono nella posizione di dirlo”. Booomm!!

In sostanza dalle parole non appare chiaro se il discorso sia riferito ai conti deposito dei cittadini o a quelli delle banche che chiedono a prestito dalla BCE. Quale che siano i punti da verificare è ineluttabile che anche il cittadino avrà la relativa mazzata sui suoi sudati risparmi.

Quello che colpisce è che già adesso i tassi di interesse sono negativi, il che vorrà dire che, con la nuova manovra che si sta profilando all’orizzonte, sprofonderemo sempre più nel baratro della miseria più nera. La fuga dei capitali è già iniziata molto tempo fa e solo l’anno scorso sono usciti dall’Italia oltre 235 miliardi di euro, ma la stima è ovviamente in difetto.

Quello che vede chiaramente la situazione, in tempi non sospetti, fu Willem Buiter che nel 2009 stese per il FT una relazione che spiegava dettagliatamente la necessità dei tassi negativi motivandoli che in periodi di espansione (inflazione) le banche centrali hanno la possibilità di aumentare i tassi, mentre in quelli di deflazione o recessione al massimo li possono portare a zero, mentre nella realtà, secondo quanto spiega Buiter i tassi dovrebbero essere negativi, in linea con l’andamento dei mercati. Quello che però, a mio modesto parere, dimentica od omette Buiter, è che le banche sin dagli anni 2000 non hanno mai operato per l’economia reale a pieno regime, ma hanno spostato le loro attività in quella della speculazione finanziaria molto più remunerativa, ma anche al tempo stesso, più rischiosa, scaricando sui clienti il costo delle operazioni in perdita. Draghi infatti accusa i governi europei come primi responsabili del risanamento delle banche nazionali.

Purtroppo il sistema bancario globale è allo sbando completo con in testa le maggiori banche centrali e il comune cittadino, per mettere al riparo i suoi risparmi, ha come unica risorsa solo il materasso.

Euro irreversibile o bancarotta annunciata del sistema bancario?

6 settembre 2012 Lascia un commento

Oggi 6 settembre 2012 ennesima iniezione di cocaina bancaria.

Mario Draghi ha infatti prodotto quello che, secondo le sue parole sarebbe, la maniera migliore per salvare l’area euro, perché come dice lui stesso, l’euro è irreversibile, mentre sappiamo che l’irreversibilità, date le condizioni restrittive dei vari trattati e delle condizioni vessatorie del Fondo Monetario Internazionale, è la situazione economica nazionale ed internazionale.

A questo e con rispetto riporto un interessante ed illuminante articolo di Chicago.blog:

Quando la BCE tra il mese di luglio 2011 e il mese di febbraio 2012 ha immesso nel sistema bancario europeo 1,3 trilioni di euro (in soli nove mesi!) per soccorrere il sistema bancario (espandendo così il suo bilancio a tre trilioni, una cifra ben superiore al PIL tedesco) avrebbe dovuto essere chiaro che l’estrema gravità della crisi europea non solo era di molto superiore a quella di cui i leader europei parlavano, ma che fino ad allora avevano mentito sulla reale esposizione dei paesi membri che ha reso la crisi irreversibile. Non è l’euro ad essere irreversibile come dice il governatore della BCE, ma la sua crisi.

Ancora oggi la reale ampiezza della voragine che si è spalancata nell’eurozona ci è ignota e solo la “liquidazione” del sistema potrebbe fare emergere la verità.

Si consideri ad esempio la crisi della Grecia iniziata nel 2010 e dopo ben due anni rimasta irrisolta. Questo paese rappresenta appena il 2% dell’economia europea e si sta facendo di tutto per ritardarne l’uscita dalla eurozona. Il vero motivo? Per gli analisti che hanno ben scavato nei bilanci, la reale esposizione greca verso i paesi membri, è di oltre 1 trilione. Ecco il motivo per cui l’Europa continua a erogarle denaro nonostante sia in bancarotta completa e non abbia ottemperato a nessuna delle misure fiscali richieste. Si temono le ripercussioni della sua uscita su un sistema bancario già barcollante.

Nel 2012 è poi esplosa la crisi della Spagna che ha riguardato contemporaneamente il sistema bancario e il debito sovrano. Nel giro di appena un week end si è cercato di tamponare la falla, ma poi ci si è accorti che era un’altra voragine che faceva anche di questo paese un problema europeo: Tutto il sistema bancario è seduto infatti su una polveriera: il mercato del debito spagnolo, pari a €2.1 trilioni. L’Europa funziona così: quando i paesi emettono debito questo viene immediatamente acquistato dal sistema bancario e parcheggiato nei bilanci come “senior asset”, cioè come attivo a basso rischio (!). Le banche quindi concedono prestiti a terzi e fanno colossali operazioni di investimento a fronte di questo attivo. In caso di default della Spagna gli attivi a copertura del portafoglio investimenti andrebbero quindi immediatamente in fumo e i tassi di interesse salirebbero alle stelle facendo crollare tutto il sistema europeo. E accenniamo solo di sfuggita a ciò che accadrebbe al mercato dei derivati basati sui tassi di interesse preesistenti. Molto probabilmente Wall Street verrebbe chiusa per qualche tempo. Insomma la Spagna, come la Grecia, rimane un grave problema irrisolto.

Se l’Italia naviga in difficoltà non godono buona salute neppure Francia e Germania il cui debito rispetto al PIL è ormai al 90%, un livello che di solito fa scattare il declassamento di un paese da parte delle agenzie di rating.

Eppure, nonostante questa realtà, il governatore della Banca Centrale, Mario Draghi, ostenta sicurezza facendo intendere di avere sotto controllo la situazione e di poter risolvere tutti i problemi. Noi, invece, crediamo che l’euro sia in coma irreversibile e che quindi the game is over. In altri termini non esiste nessuna strategia politica e finanziaria credibile che possa salvare l’eurozona.

Proviamo infatti ad analizzare le opzioni di salvataggio e la loro plausibilità concentrandoci soprattutto sulle due entità portanti dell’eurozona la BCE e la Germania a fronte dei meccanismi di salvataggio come l’EFSF, l’EMS e il FMI.

BCE. Molti credono che la soluzione sia una banca centrale europea che operari come l’omologa statunitense acquistando su larga scala i titoli di debito pubblico in cambio di denaro di nuova creazione. Ma si sbagliano di grosso se credono alla percorribilità concreta di questa opzione. Primo, Mario Draghi ha detto con chiarezza che la banca centrale potrebbe intervenire solo in caso che i paesi bisognosi rispettino le misure di austerità, mandino ad effetto le riforme strutturali e cedano sovranità (quanta?) al governo di Bruxelles. Se queste sono le condizioni poste dal Governatore, pensiamo che non si realizzeranno mai, soprattutto l’ultima (terrificante): la cessione di sovranità al governo di Bruxelles. Ergo la BCE non acquisterà direttamente titoli di debito dai paesi membri. E se anche lo volesse fare avrebbe il veto della Germania che vede in questa operazione il rischio di una iperinflazione.

Secondo. Non bisogna dimenticare che la crisi europea non è di liquidità ma di insolvenza, aka di capitale. Nel primo caso l’acquisto di bond in cambio di denaro fresco (cash for trash) potrebbe temporaneamente alleviare le difficoltà del sistema bancario che, ufficialmente, ha una leva finanziaria di 26 a 1. Ciò significa che ogni 26 euro del suo attivo (prestiti erogati a terzi) sono garantiti da appena 1 euro di capitale. Quindi, con una leva così alta, basterebbe un ribasso dell’attivo di appena il 3,8% (ad es. per perdite su crediti o diminuzione delle quotazioni dei titoli) per azzerare il loro capitale. In realtà la precarietà del sistema è ancora più acuta se si pensa che la leva finanziaria è in molti casi è superiore, cioè di 30 a 1, di 50 a 1 o addirittura di 100 a 1 come nel caso delle banche francesi (quando la Lehman Brothers è fallita aveva una leva finanziaria di 30,7 a 1). In una situazione di scarsa liquidità sostituire titoli con contante alle banche farebbe comodo. Tuttavia poiché la crisi di liquidità deriva dalla crisi di insolvenza, l’operazione cash for trash sarebbe controproducente perché rimuoverebbe dall’attivo delle banche i titoli che, come abbiamo accennato più sopra, rappresentano il collaterale per ottenere prestiti e per effettuare investimenti. E le banche hanno bisogno disperato di “attivo”. Terzo. Tecnicamente la BCE potrebbe acquistare, come nel passato, direttamente titoli sul mercato, ma questa iniziativa è stata abbandonata da quattro mesi appunto perché la Germania (e la Bundesbank) si è opposta e continua ad opporvisi. E’ chiaro che la BCE non può muoversi in autonomia ma deve aver l’assenso della Germania perché senza questo paese l’euro cesserebbe di esistere. Inoltre non ci si dimentichi che quando nel 2011 la BCE acquistò debito sovrano non risolse alcun problema e perse il controllo del mercato del debito. Infine, oltre il 25% del suo bilancio è già costituito dal debito dei PIIGS e aumentare questo attivo (aka spazzatura) metterebbe a rischio la sua stessa solvibilità.

Allora la BCE potrebbe acquistare il debito di concerto con l’EFSF e l’ESM. Ma anche questa opzione è problematica. L’EFSF dopo il primo salvataggio spagnolo (100 miliardi) è rimasto con una debolissima potenza di fuoco, appena 65 miliardi di euro. Quanto al nuovo fondo ESM di 700 miliardi non è stato ancora ratificato. Che sia ratificato o meno il 12 settembre prossimo dalla corte costituzionale tedesca ha poca importanza sostanziale; la ratifica potrà solo protrarre lo stato comatoso della moneta unica. Infatti, se il fondo fosse approvato Spagna ed Italia dovrebbero contribuirvi al 30% per…salvare se stesse! Il che sarebbe veramente grottesco. Ma supponiamo che questi paesi siano esentati dal contribuirvi. In tal caso il peso del finanziamento (il 66%) del fondo ricadrebbe su Francia e Germania. Ma entrambe non hanno questa disponibilità finanziaria. E anche se l’avessero, mettendola a disposizione dei paesi periferici verrebbero immediatamente declassate dalle agenzie di rating. Il problema potrebbe essere superato facendo acquistare dall’ESM i bond. Ma anche questa opzione è impossibile: il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble è stato chiaro: L’ESM non sarà mai autorizzato ad acquistarli.

Allora quali altre misure resterebbero alla BCE per sostenere l’euro? Potrebbe lanciare il terzo LTRO (il quantitative easing in versione europea) cioè prestare direttamente un altro trilione (o altri due?) al sistema bancario perché acquisti il debito che la banca centrale non può acquistare direttamente. Ma l’effetto di questa operazione sarebbe lo stesso dei LTRO 1 e 2 precedenti: abbassare il valore dei bond, ridurre il valore dell’attivo delle banche, fare aumentare i rendimenti, cioè i tassi di interesse e rendere così ancora più costoso l’indebitamento nell’eurozona. Tutte le opzioni in mano alla BCE portano ad un circolo vizioso ritorcendosi sempre contro l’euro.

Conclusione: la BCE non può migliorare la situazione ma peggiorarla. La crisi infatti, lo ripetiamo, non è finanziaria ma economica e di insolvenza e acquisti di bond e monetizzazione del debito non possono nulla a fronte di un economia che non produce correnti di reddito sufficienti (la vera fonte del credito e della potenza di fuoco finanziaria) per ripianare perdite e debiti esponenziali.

Germania. E’, insieme alla BCE l’elemento chiave dell’eurozona. Ma come abbiamo già accennato il peso del suo debito sul PIL sta raggiungendo livelli preoccupanti (90%) e in corrispondenza dei quali la solvibilità di una nazione può venir messa in discussione. Inoltre bisogna ricordare che ha un’esposizione verso la UE di un trilione di euro pari al 30% del suo PIL erogato attraverso i vari meccanismi di salvataggio dei PIIGS. La Germania ha ormai esaurito le sue cartucce. Escludendo ormai completamente la soluzione degli eurobond a cui la Merkel ha opposto un irrevocabile nein, potenzialmente la Germania potrebbe salvare l’eurozona con l’aiuto della BCE accettando, in una forma o nell’altra, di monetizzare tutto il debito. Ma abbiamo già visto che questo è impossibile. Il prossimo anno il cancelliere tedesco deve affrontare l’elezioni e sa che la monetizzazione del debito potrebbe scatenare un’inflazione e danneggiare l’economia tedesca sulla quale l’agenzia Moody non fa rosee previsioni. Se la Germania perdesse lo status di tripla A sarebbe la fine immediata dell’eurozona, senza esitazioni. Il popolo tedesco già contrario ai salvataggi europei non tollererebbe mai un downgrade del merito del credito per il proprio paese. La Merkel impossibilitata ad aiutare i suoi partner europei può solo aggrapparsi alla speranza che i programmi di austerità e di riforme in corso negli altri paesi inneschino una ripresa e che l’export del suo paese non rallenti. Ma anche questa è un’ illusione. Le misure di austerità in atto nei paesi partner (per il modo in cui sono intese e realizzate) danneggeranno anche il suo paese. La Germania comunque insieme ad altri paesi come la Finlandia ha un piano di emergenza per l’eventuale uscita dall’euro.

Per quanto riguarda, infine il Fondo Monetario Internazionale rimarrà passivo per qualche tempo. Anche negli USA le elezioni sono imminenti ed Obama non si accollerà il rischio di un intervento che comporterebbe più tasse a carico dei contribuenti americani.

Game is over. Quattro mesi scrivemmo (Breve Profilo del Caos) che l’eurozona era un morto vivente e anticipavamo l’analisi che abbiamo qui solo dettagliato un po’ di più. Nulla è cambiato da allora e non è emersa alcuna opzione concreta che possa migliorare la situazione. I piani finanziari passati e quelli da attuare in prospettiva sono da Fannie Mae e Freddie Mac: disastrosi. La fine dell’esperimento dell’euro può non essere imminente. Ma è inevitabile. Non sarà assolutamente la fine dell’Europa che deve restare area di libero scambio, ma la fine di un sistema che non rende possibile la crescita economica e crea irresponsabilità, apatia e dipendenza dei paesi deboli dai paesi forti. La fine sarà dolorosa ma molto meno di quanto si pensi. Il suo mantenimento in stato di coma sarà altresì doloroso ma molto peggio di quanto si creda.

E’ evidente che siamo all’ennesima produzione di insolvenza, all’ennesima produzione di guadagni per il sistema bancario nazionale ed internazionale che nel frattempo metterà al riparo i propri attivi quando arriverà il crack finale.
Non definiamo la politica dell’attuale governo costruita da un collaterale di manigoldi (gli attuali politici) e nemmeno l’attività del governo stesso che piacente alla lobby bancaria, disinteressandosi dei problemi dell’economia reale e dei lavoratori, porterà la nostra nazione ad un servaggio mai visto prima.

Andamento caldo

26 luglio 2012 Lascia un commento

Oggi è stato sufficiente che il nano di Draghi pronunciasse alcune parole per dare alle borse europee quell’ossigeno – speculativo – di cui avevano bisogno: “Ho un messaggio chiaro da darvi: nell’ambito del nostro mandato la Bce è pronta a fare tutto il necessario a preservare l’euro. E credetemi: sarà abbastanza“. Il messaggio chiaro probabilmente è rivolto alla Germania, ma sappiamo che le borse, molto attente alle iniezioni futili, domani saranno mosce se non addirittura negative.

Possiamo anche immaginare che la BCE diventi una specie di FED, cosa per ora impossibile, perché dovrebbero cambiare una quantità enorme di trattati, ma come ha fatto di recente potrebbe continuare a comperare le diverse obbligazioni dei stati fallimentari (Italia, Spagna, Portogallo) con i vari LTRO1 & 2. E’ probabile quindi che le parole di Draghi siano un messaggio chiaro per la Merkel, ma vedremo se la cancelliera saprà rispondere come si deve. Per ora stiamo alla finestra perché le speculazioni di questi giorni non promette nulla di buono.

Nel frattempo, siccome in Spagna si sta consumando una tragedia simile alla Grecia, se non peggio, l’esercito ha ammonito il governo indicando chiaramente che ad ogni cosa c’è un limite e non è accettabile che il governo cambi le regole del gioco indicando inoltre che, qualora il governo continui nella sua scelta, scenderà in piazza a fianco dei dimostranti.
Come dire attenti, state giocando con il fuoco!

Possiamo dire che questa fine mese e il prossimo saranno un banco di prova su molte questioni, dalla situazione finanziario-monetaria a quella geopolitica che si sta consumando in medioriente e in Myanmar dove migliaia di persone vengono trucidate ogni giorno con il slenzio della stampa

L’Italia è già fallita, ormai lo dicono più voci, ma c’è chi continua a dire il contrario.

20 luglio 2012 20 commenti

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Oggi ero in macchina ed ascoltavo radio24. La persone intervistate Paolo Alazraki, manager ed esperto di Finanza islamica e di “humor finance” e Vincenzo Griesi, giornalista e docente incaricato di “Economia applicata” all’Università di Bari, autori del libro “Veni Vidi Spread”.

Il problema: lo spread! Evito di riportare il riassunto della trasmissione che potete ascoltare direttamente dal sito, ma evidenzio le castronerie professate dai suddetti signori.

Uno definisce Monti il salvatore dell’Italia che senza di lui saremmo già falliti dato che l’Italia non godeva della fiducia internazionale. Sarà vero? Perché c’è da notare che con Monti c’è stato una impennata del differenziale Bond/Btp. Però,  evidenzia l’intervistato che se Monti, in accordo con partiti politici e con il massone di Napolitano, accettasse di rimanere in carica per altri due anni, quindi fino al 2015, sicuramente, data la stabilità politica, avremmo un grosso vantaggio di credibilità e il fatidico “differenziale” (spread) scenderebbe di almeno 150 punti.

Infatti l’Italia ha dei parametri straordinariamente positivi: un’evasione fiscale molto alta dalla quale si “potrebbero” recuperare molti miliardi, un debito delle famiglie più basso di tutti gli altri, un possesso degli immobili molto alto dato che non abbiamo avuto la bolla speculativa immobiliare come la Spagna ed un sistema bancario che non si è lasciato ingolosire dai rendimenti alti.

Come sempre quando non si sa dove pescare si evidenzia la pecca dell’evasione fiscale quale male assoluto, ma non si evidenziano invece le varie possibilità che vengono offerte per evadere; così come, per esempio è vero che le famiglie italiane sono poco indebitate, ma è anche vero che in questi ultimi 12 mesi l’indebitamento è andato di pari passo con la mancanza di lavoro e di propensione alla spesa, specialmente quella che vede impegnate le famiglie per anni. E’ vero anche che l’Italia non ha avuto la bolla immobiliare, ma è altresì vero che nessuna banca, oggi e fino al qualche mese fa, è disponibile ad offrire mutui casa o all’economia salvo che le garanzie non siano d’acciaio. Così come è evidente che la montagna di mutui in pancia alle banche sono in fase di lievitazione alcolica a causa delle insolvenze dei privati a far fronte alle rate dei mutui le banche non solo sono in sofferenza paurosa, ma hanno inscritto nei propri libri contabili immobili a valore sopravvalutati di almeno un 20/30%, e nessuna banca è per ora così stupida nel riallineare i propri valori immobiliare rischiando il totale fallimento che non mancherà tra pochissimo.

Ma difronte a questo scenario da suicidio nel governo del salvatore d’Italia c’è chi offre ai vari avvoltoi stranieri e nazionali il nostro patrimonio valorizzato attorno ai 20 miliardi, questa la proposta del Ministri Grilli. E nessuno delle canaglie che stanno in parlamento alza barricata contro queste bestemmie che meriterebbero il rogo solo per averle pronunciate. Già infatti a seguito della vendita dei nostri beni pubblici (spiagge, isole, caserme, aree demaniali ecc.ecc.) che facciamo? Il sistema rimane così com’è e nulla cambierà. Ma per il popolo italiano e più in generale per quello europeo cosa cambierà?

Nulla! Se il sistema non si cambia possiamo anche vendere quello che non abbiamo che non risolveremo niente di niente. Ma per quelli che hanno un occhio attento c’è un cambiamento e questo è evidente nella scelta politica internazionale della nomina di Monti, dei giochi che si stanno attuando alle nostre spalle per coprire quelle delle varie caste, dei vari parassiti. E’ il caso del fondo salva stati, del fiscal compact che porteranno ancora una volta l’intera popolazione italiana a sacrificare parte della sua libertà per avvantaggiare solo ed esclusivamente il sistema bancario.

Ma in tutto questa baraonda dove ci porterà? Se contiamo che la pressione fiscale va oltre il 60% e che le nostre economie sono in contrazione cosa pensano di attuare quella banda di parassiti che stanno a Roma e nelle varie sedi politico-finanziarie?? A tale proposito è giusto evidenziare uno studio messo a punto da Rischio Calcolato:

In estrema sintesi, risulta evidente che:

Il secondo Trimestre 2012 e’ andato nettamente peggio del primo Trimestre 2012 (la cosa e’ evidente guardando la maggior parte degli indicatori, che si sono ulterioremente deteriorati); temo che il dato del PIL anna su anno del secondo trimestre 2012 sara’ tra -2,5% e -2,8% (contro -1,4% del primo trimestre)

Il mese peggiore, con la discesa dei dati grezzi piu’ profonda rispetto ad 1 anno prima appare Aprile 2012; Maggio e Giugno 2012 restano terrificanti, seppur qualcosina di muove nel senso di una caduta meno verticale

Ora sulla base di questa analisi e quella di molti altri autorevoli blogger che si sono rotti le palle delle varie nenie che tutto va bene dove pensiamo di portare questa nazione?

Brindisi, mafia o attentato manipolato da un certo Stato?

20 Maggio 2012 5 commenti

Melissa

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Alla prima notizia degli eventi di Brindisi ho subito pensato ad una vendetta interna alla malavita, poi mettendo a fuoco la notizia mi sono subito chiesto che senso avesse avuto mettere delle bombe davanti ad una scuola anche se intitolata a Falcone. Mistero!

Successivamente e pensandoci sopra, ma soprattutto facendo mente locale sull’attuale situazione italiana-europea e finanziaria che stiamo attraversando, ho fatto un pensiero che è andato direttamente al 1992 o agli attentati di Firenze o a quelli più vecchi della strage di Bologna del 1980.  Mi son reso conto che la matrice è sempre la stessa, i sistemi non sono cambiati, ma i termini dell’accento sono “appena” diversi poiché vanno a colpire i giovani.

Questo termine i “giovani” è ormi sulla bocca di tutti e dal presidente della repubblica fino all’ultimo cialtrone politico si riempiono la bocca di questa parola: i giovani, i giovani i giovani. Poi, a luci spente fanno spallucce e tutto ritorna come prima.

Però rimane l’eco delle parole: i giovani devono trovare lavoro, i giovani devono essere integrati nel mondo politico (Napolitano) i giovani sono la forza della nostra democrazia, i giovani senza lavoro sono il nostro futuro senza basi e così via senza un nesso che faccia da collante con questo termine.

Ma i giovani sono anche dei grandissimi consumatori, sono dei ribelli, sono quelli che passano facilmente dal bianco al nero senza pensarci, sono irrequieti e soprattutto sono instabili, hanno il ditino facile e sono curiosi, capaci anche di atti di estremo eroismo che la storia ci ha insegnato. Che sia questo il motivo? Ne dubito assai.

Allora perché fare strage di ragazzi?

La malavita non è solita fare questo a meno che non vi siano degli interessi incrociati in cui i giovani non abbiano calpestato i piedi a qualcuno, ma di solito non pare usare questi stratagemmi, perché troppo chiassosi e la malavita non ha bisogno del clamore, le cose vanno fatte in sordina, un colpo d pistola e via!

Anche su il fatto quotidiano si fanno le stesse supposizioni:

Quindi il mandante va ricercato altrove. Si potrebbe ipotizzare che una tale strage sia nello stile della Mafia. La scuola porta il nome di Falcone, quindi si voleva inviare un messaggio ai vertici dello Stato. Ma anche in questo caso, c’è un’anomalia. Cosa Nostra non ha mai coinvolto i ragazzi in stragi di ampio respiro. L’attentato a Falcone e Borsellino fu eclatante, ma colpì magistrati e poliziotti. Sarebbe quindi una strana novità l’uccisione indiscriminata di ragazzi sedicenni.

Oggi il cambiamento in Italia si sta manifestando attraverso i giovani a la Rete. La politica dal basso – che scuote i palazzi del potere – usa Internet. Questo è un aspetto che non condivido con l’articolista. La rete è manipolata e i giovani non hanno nessuna speranza di cambiare alcun ché!

Se tale cambiamento si dovesse propagare sul piano nazionale, l’intreccio politica-mafia sarebbe in pericolo. Quindi i mandanti sono da cercare in pezzi deviati dei poteri dello Stato, che da anni hanno stretto un patto con le grandi organizzazioni criminali. Chi ha piazzato le bombe davanti a una scuola lo ha fatto tenendo all’oscuro la Sacra Corona Unita. È gente spietata che si è infiltrata nel territorio pugliese. La scelta di usare bombole del gas rende poi difficile rintracciare la provenienza di un eventuale esplosivo. Quindi anonimato assoluto. Tracce zero. Anche qui non sono d’accordo il cambiamento non è del mondo giovanile attuale anche se appare esserlo, perché troppo ignoranti, troppo interessati alle cose ora e subito.
Manca una regia nei giovani, ma possono essere una gran fonte di manipolazioni e qui la storia insegna.

Io sarò il solito complottista da due soldi, che mi frega, ma la realtà è sempre più vicina di quel che si vuole far intendere.

Cosa sta accadendo adesso che non si vuol far conoscere al mondo dei deficienti (il popolo)? Io credo che stiamo, anzi andremo a subire una dei periodi più bui e più controversi della nostra “democrazia dittatoriale tecnocratica”:

  • Sistema bancario totalmente allo sfascio (già lo supponiamo, ma nessuno lo dice a chiare lettere);
  • economia ridotta al lumicino che si mantiene con immani sacrifici da parte di eroici (pro domo loro) imprenditori;
  • sistema politico istituzionale completamente sfiduciato, sia dagli stessi attori che ci vivono dentro, che da parte di quell’elettorato che timidamente crede di avere ancora un posto al sole;
  • spesa pubblica completamente fuori controllo e soprattutto mai punita sugli eccessi;
  • evasione pubblica e privata a livelli mai visti prima;
  • situazione economica europea completamente fuori controllo.

Quest’ultima voce, la situazione europea fuori controllo, è quella che spesso viene taciuta dai grandi media per la paura di non incontrare i favori di chi li finanzia, ma siamo al punto che la Grecia, per esempio, volente o nolente, se ne uscirà dal club degli usurai dell’euro.
Finalmente si potrebbe dire, sono anni che lo si dice! Già, però a certe istituzioni finanziarie il giochetto della Grecia che se ne esce dall’euro potrebbe rappresentare una bomba a scoppio ritardato e la cosa metterebbe a repentaglio l’intero sistema europeo soprattutto per quanto riguarda, per esempio, la grande Germania e la Francia, oltre alla sventrata Inghilterra.

Il vero problema quindi, anche secondo le parole di Krugmann, sono che con l’uscita della Grecia dall’Euro si potrebbe assistere ad una “debacle” tanto grande che nessun potrebbe prevedere le conseguenze. Cioè???

Semplice. La Grecia uscita dall’euro avrebbe la sua amata Dracma, la svaluterebbe di un 20/30% e ricomincerebbe ad attivarsi facendo concorrenza agli altri paesi europei ingessati dagli ordini della BCE e dalla Deutch Bundesbank, dal Trattato di Mastricht, dal fondo salva-stati che obbliga i paesi a versare miliardi di euro all’anno e via dicendo.
Tutto questo peso la Grecia non ce l’avrebbe più, anzi, al contrario sarebbe libera di imporsi nei mercati come meglio crede. La domanda che sorge quindi spontanea è: ma gli altri porci del mediterraneo che cosa farebbero? Con molta probabilità Spagna e Portogallo seguirebbero a ruota, mentre l’Italia rimarrebbe legata alla maglia di ferro che le ha imposto il sistema economico finanziario e solo per una sua peculiare caratteristica morfologica: la sua posizione geografica nel Mare Nostrum.

Nessun potere forte permetterà che vi sia il controllo “locale” dell’Italia, è un pezzo troppo importante nello scacchiere internazionale e chi controlla l’Italia controlla l’intero occidente europeo, sappiatelo !

A questo aspetto, importantissimo (l’uscita della Grecia dall’Euro), se ne aggiunge un altro meno conclamato che riguarda lo stato di salute della nazione americana. I tagli economici e finanziari che nei prossimi mesi dovrà subire, saranno talmente elevati che nelle alte sfere si ipotizza una rivolta popolare. Il grande rivoluzionario, dalla parte del popolo schiacciato per i debiti bancari e grande nemico della Fed, Ron Paul, stranamente ha dismesso la sua candidatura alla casa Bianca ed è stato invitato ad una colazione d’affari da Ben Bernake (sionista), della quale non si conoscono i temi dell’appuntamento. Molti suppongono sia stato ricattato o minacciato, ma sono solo “giustificate illazioni”.

Da dicembre inizieranno una serie di tagli che ammontano ad oltre 250  miliardi di dollari (si parla di oltre 1000 miliardi) che dovranno essere tagliati dalla spesa nazionale (Medi care, assistenza sociale oltre a quelli per i buoni pasto e via dicendo), il bilancio federale incontrerà diversi «scalini» in discesa, dai tagli obbligatori di 1,1 trilione (metà li subirà il Pentagono), diverse scadenze di facilitazioni fiscali risalenti all’era Bush: da 4 a 7 trilioni (ossia 7 mila miliardi di dollari) di tagli, per i quali non ci si è affatto preparati. Questo il dramma economico finanziario che gli Usa stanno andando incontro e che viene visto come il preludio di una serie di rivolte alle quali la Home Land Security ha già preso in anticipo i suoi provvedimenti acquistando 450 milioni di palle da calibro .40 e altri 175 milioni di munizioni calibro .223 (5,56 mm).

Lo so è lungo da leggere e sconclusionato, ma ho finito, manca poco. Gli Usa in questa situazione di mancato controllo interno non ha certamente tempo e denaro per seguire gli avvenimenti che andremmo ad avere nei prossimi mesi, soprattutto fra giugno e novembre (!!!). Inoltre le forze del Medioriente (Siria, Iran ed Israele) diventano sempre più ingestibili data la complessità dello scacchiere e dei fronti potenziali che si andrebbero ad aprire (scommettiamo che tra qualche mese la flotta di stanza negli Emirati Arabi se ne ritorna a San Francisco??) e gli Usa, ancorché Inghilterra e Francia, devono avere delle certezze sulle quali contare in caso di un conflitto “inaspettato” (la nuova coalizione politica israeliana è sempre più propensa ad attaccare l’Iran anche senza l’aiuto degli Usa).
Queste certezze sono alla base di un mutuo supporto e una di queste, la prima che mi viene in mente, è una base dalla quale poter supportare gli attacchi aerei, navali contro eventuali postazioni siriane, libanesi e quindi di aiuto ad Israele. L’Italia è sicuramente tra queste prime, così come la Turchia, ma mentre quest’ultima deve anche fare conti con un certo nervosismo interno contro Erdogan, rivelatosi ultimamente un pagliaccio a servizio della Nato, l’Italia è invece profondamente legata al patto atlantico da moltissimi trattati.

Ora, cosa c’entra questo con quella povera Melissa e gli altri giovani colpiti? Se provate a fare una analisi di come uno stato vuole mantenere una certa strategia di tensione per accettare anche cose contro le quali nessuno si sognerebbe di accettare, allora capireste bene e queste cose, sullo scacchiere internazionale, si stanno avverando, una dopo l’altra. Melissa quindi è un simulacro, un povero ed inutile corpo sul quale scaricare l’orrenda manipolazione strategica di una nazione che non è più in grado di gestire la propria terra, le proprie origini e la propria dignità usando la vita di una ragazzina per imporre il terrore, la paura e l’odio.

Per questa ragazzina e per tutti quelli che hanno subito un’offesa atroce ad uso e consumo da sporchi individui porgiamo un fiore e una piccola preghiera di amore per una vita spesa nel sangue inutilmente versato.

Voglio comunque ricordare che la canaglia che sta al Quirinale disse un anno fa alcune parole:

Il mondo di oggi è contrassegnato da opportunità, sfide, contraddizioni. I prossimi anni non saranno facili per nessuno, ed in particolare per l’Italia“. (adnkronos 18 marzo 2011)

Isteria finanziaria

4 aprile 2012 Lascia un commento

La finanza diventa isterica, qualche giorno fa il Financial Times enunciava. “Gli sforzi dell’Italia per raggiungere gli obiettivi principali di bilancio possono essere di ostacolato alle prospettive di una crescita depressa e dai tassi di interesse relativamente elevati. Il governo dovrebbe essere pronto ad evitare qualsiasi slittamento nell’esecuzione del bilancio e adottare ulteriori azioni, se necessario“.

Secondo il FT si tratta di un memorandum circolato a Copenhagen venerdì 30 marzo da un membro della Commissione europea.
Il giornale avverte che le prospettive di crescita italiana sono ancora molto lontane dal raggiungere gli obbiettivi ambiziosi che il tecnocrate Monti si era proposto e che una probabile manovra correttiva dovrebbe essere necessaria entro la fine dell’anno.
Già c’è l’avvisaglia di questa manovra: non a caso c’è stata una trattativa sulla tassa IMU che verrà applicata solo al livello più basso (il 7,6‰), lasciando intendere che la revisione della stessa verrà fatta da settembre in poi in relazione al gettito ottenuto, come dire “intanto vi smazziamo con questa, poi, dato che i conti non torneranno, ma che siete già assuefatti alla prima botta, vi daremo la seconda che comprenderà anche altre “cosucce”.

E’ bene ricordare che tra le altre “cosucce” c’è quella del Fiscal Impact che ci vede impegnati a sborsare una valanga di miliardi (40 all’anno) per mantenere un fondo salva-stati per 20 anni, il quale impone ai 25 Paesi che lo hanno sottoscritto che adottino la regola del pareggio di bilancio, inserendola nelle proprie costituzioni (bestemmia assoluta!!). Laddove dovessero sforare il tetto del 60% del debito sul pil, il patto li obbliga ad un piano di rientro pari ad un ventesimo del debito l’anno.

Lo stesso giornale avverte che gli economisti sono preoccupati per l’aumento delle tasse sul reddito, sui beni e sulle merci (iva al 21% e prossima al 23%, Imu e altre indirette come quelle sulla benzina), stanno strangolando la già debole economia portando alla fine in una spirale recessiva.

Il fatto che non ci sia una banca centrale italiana lo evidenzia bene Paul Krugman in una dichiarazione al NYTWhat has happened, it turns out, is that by going on the euro, Spain and Italy in effect reduced themselves to the status of third-world countries that have to borrow in someone else’s currency, with all the loss of flexibility that implies. In particular, since euro-area countries can’t print money even in an emergency, they’re subject to funding disruptions in a way that nations that kept their own currencies aren’t — and the result is what you see right now. America, which borrows in dollars, doesn’t have that problem”. Tradotto in soldoni ci dice chiaramente che l’aver rinunciato alla nostra indipendenza monetaria ci ha ridotti ad un paese del terzo mondo e pur avendo una banca centrale europea, che però non può essere quella di ultima istanza, il denaro necessario a far funzionare la nostra economia, come quella di altri paesi europei, potrà essere ricavato solo a forza di enormi sacrifici, cosa diversa invece per gli Usa o l’Inghilterra o il Giappone che possono stampare moneta senza problemi.

No problems, dice Monti, i conti li abbiamo fatti e bene e non c’è bisogno di nessuna altra manovra aggiuntiva. Ma…ci prende per fessi? No, perché è risaputo che in politica se dicono sì è no e se dicono no e sì. Quindi mutande d’acciaio e orecchi aperte.

Allo stesso tempo il Wall street Journal lancia un avviso sulla grave crisi italiana e la sua continua recessione adducendo che “Le misure di austerity in Italia stanno bloccando l’attività nella terza principale economia dell’eurozona..” e ancora ”i recenti aumenti delle tasse stanno aiutando l’Italia a tagliare il suo deficit ma al contempo stanno spingendo l’attività economica a contrarsi ancora più velocemente“.
Beh! Uno dice che è necessario abbordare la crisi con maggior forza facendo attenzione a non calpestare i calli dell’economia, l’altro indica che l’attuale imposizione fiscale rende l’economia asfittica. Insomma una veduta di idee convergente su un punto: l’economia è praticamente al lumicino.

Però non mettiamoci dietro alla scusa che il governo Monti ne sia la causa, sia chiaro, sarebbe troppo facile e sopratutto disonesto nei riguardi di quelli che in questi ultimi 40 anni ci hanno portato nel baratro meritando il giusto compenso per l’attività svolta a loro favore. A forza delle piccole gocce, dei piccoli provvedimenti e degli assalti alle varie diligenze (mani pulite, liberalizzazioni delle aziende di stato, sistema bancario selvaggio) siamo arrivati alla situazione attuale e Monti, il caposquadra dell’attuale governo, più che artefice del rapido declino italiano è la spoletta che innesca la polvere pirica che, anno dopo anno, abbiamo accumulato e sulla quale ci siamo seduti sopra.

Il boom sarà quando verrà, è solo questione di tempo.

La BCE da 500 miliardi alle banche, le imprese e i cittadini rimangono a secco.

2 gennaio 2012 7 commenti

∞…
In alcuni post precedenti (Le banche possono fallire:siiDisastro bancario I e Disastro bancario II) supponevo che all’interno del sistema bancario corresse una dose di antipatia reciproca tra i vari istituti di credito/debito. Il pessimismo e i fatti contingenti inevitabilmente erano portatori di una dose di negatività che non lasciava spazio a congetture ottimistiche come quel semi-deficiente di Berlusconi andava blaterando giorno dopo giorno.

Il sistema bancario era ed è marcio fino a midollo, incapaci di fare “squadra”, e sopratutto orientato verso la pericolosa china del gioco d’azzardo: era ed è più facile giocare sulle opzioni borsistiche che investire i denari (che sono il frutto del sudore dei depositanti) nell’economia reale, per contro, quella realtà economica che ci si aspettava, è andata via via diminuendo a causa della continua delocalizzazione delle aziende, della concorrenza spietata delle aziende cinesi ed orientali, per una saturazione del mercato (quante scarpe vogliamo che si comperi? 10 all’anno?) e un minor ricambio generazionale, al quale aggiungo anche una diminuzione del desiderio di “spendere” dovuto alla sempre più rapida imposizione educazionale alla spesa: avendo acquistato quasi tutto il desiderabile a 20/30 anni cosa potrebbe richiedere un giovane?

Si legge infatti:

“Fino a pochi giorni fa, le banche europee avevano un grosso problema di liquidità. Per fronteggiare la difficoltà, il 21 dicembre la Bce ha offerto agli istituti di credito del Vecchio Continente circa 500 miliardi di euro (489,19) sotto forma di prestiti a tassi di favore (l’1%) con l’obiettivo di spingere le banche ad alimentare l’economia reale con prestiti a condizioni più convenienti per famiglie e imprese (assolutamente falso, nel senso che nessuno è quasi più in grado di avere un prestito od un mutuo da una banca: provare per credere).
Finora però l’enorme mole di denaro prestata dall’Eurotower (40,4 miliardi sono andati agli istituti italiani) è ritornata quasi tutta al mittente: il 27 dicembre, gli istituti di credito europei hanno preferito parcheggiare 411,81 miliardi (quasi equivalenti alla liquidità ricevuta) nella deposit facility della Bce in cambio di un tasso bassissimo (0,25%), anziché prestarsi tra di loro il denaro a tassi più alti. Certo, è possibile che gli istituti vogliano dosare la liquidità in vista dei rimborsi delle loro obbligazioni (quasi 230 miliardi tra gennaio e marzo) ma questo record dei depositi “overnight” raggiunto il 27 è un segnale piuttosto evidente della sfiducia che ancora circola. Si teme, cioè, che le cose possano peggiorare.

Per quanto riguarda il nostro Paese, le banche hanno ricevuto un’ulteriore agevolazione dalla manovra Salva Italia del governo Monti. La legge da poco approvata dal Parlamento prevede una garanzia statale per le obbligazioni emesse dagli istituti bancari in regola sul fronte del patrimonio e della redditività. Nello specifico, lo Stato dà una garanzia fino al 30 giugno 2012 sulle passività delle banche con scadenza da tre mesi a cinque anni oppure, da gennaio 2012 a sette anni per le obbligazioni garantite.

Tuttavia, nonostante questi interventi, la tensione nel mercato bancario resta alta. E tra i cittadini tornano puntuali le domande: i soldi depositati nei conti correnti sono al sicuro? Cosa succede se la mia banca fallisce?

La risposta può tranquillizzare (relativamente) i risparmiatori italiani. Gli istituti di credito del nostro Paese e molte filiali italiane dei gruppi bancari stranieri aderiscono al Fitd, il Fondo interbancario di tutela dei depositi. Se una delle banche iscritte va in default e diventa insolvente, il Fondo provvede al rimborso di quanto si è depositato fino a un massimo di 100mila euro. Si potrebbe obiettare: ma non è abbastanza. Un aspetto positivo tuttavia è che la tutela vale per ogni istituto consorziato in cui un risparmiatore ha depositato i suoi soldi. Se quindi si sceglie di depositare il proprio denaro in più banche e se in ognuna non si lasciano più di 100mila euro, in caso di fallimento di uno o più istituti si ha la garanzia di venire rimborsati per intero dei propri risparmi.

Un’ulteriore garanzia è costituita dal fatto che il Fondo interbancario copre i conti cointestati per ciascuno dei cointestatari. In altre parole, se due o più depositanti hanno solo un conto tra loro cointestato presso lo stesso istituto bancario, saranno coperti per l’importo di 100mila euro ciascuno.

Come si legge sul sito del Fondo, “il rimborso è effettuato entro venti giorni lavorativi dalla data in cui si producono gli effetti del provvedimento di liquidazione coatta”. Il termine però può essere prorogato dalla Banca d’Italia, “in circostanze del tutto eccezionali per un periodo complessivo non superiore a dieci giorni lavorativi”.

La garanzia vale per “i crediti relativi ai fondi acquisiti dalle banche con obbligo di restituzione, sotto forma di depositi o sotto altra forma, nonché agli assegni circolari e agli altri titoli di credito ad essi assimilabili”. In altri termini, conti correnti, conti deposito, certificati di deposito nominativi e assegni circolari sono coperti dal Fondo mentre restano esclusi dalla tutela titoli di Stato, azioni, obbligazioni, etf, fondi. Questi strumenti di investimento non fanno parte del patrimonio della banca: il suo compito, in questo caso, è di custodirli per conto del risparmiatore. Tuttavia, quest’ultimo, salvo alcune eccezioni, può trasferire i suoi titoli e i suoi investimenti in un altro istituto bancario senza che il suo investimento ne venga intaccato.

Per quanto riguarda i libretti postali, la copertura non è fornitura dal Fondo interbancario di tutela dei depositi ma dalla Cassa depositi e prestiti, il cui capitale è detenuto per il 70% dallo Stato. La garanzia sui libretti è quindi simile a quella offerta dai titoli di Stato italiani.

Tuttavia, la garanzia offerta dal Fondo non mette totalmente al riparo i risparmiatori da eventuali fallimenti. Se si verifica il default di un istituto, spetta alle altre banche rimborsare i depositanti. Però, se a fallire è una banca di grandi dimensioni, il contagio potrebbe estendersi anche alle più piccole e causare ulteriori default. In tal caso, il sistema non funzionerebbe e solo lo Stato potrebbe intervenire, se lo stabilisce per legge, nel restituire i soldi ai risparmiatori. A patto, va da sé, che abbia le risorse per farlo senza rischiare a sua volta di fallire.

Cosa aggiungere ad un articolo così chiaro? I complottisti sono sempre pronti a colpire lì dove le istituzioni non danno segnali chiari, semplici e lineari, e il sistema bancario, in genere, è tutto fuorché chiaro e semplice. Possiamo dire che sono un’associazione a delinquere? Beh, visto come usano i denari nostri potremmo tranquillamente supporre che lo sia, tanto più che se andate a ritirare i vostri soldi in banca dovete anche giustificare il motivo di tale operazione. Inoltre se lo Stato è il salvatore di ultima istanza come può egli salvare le banche se falliscono se non riesce nemmeno a far fronte agli impegni impellenti di un debito gigantesco? Sono domande lecite, alle quali però nessun economista e tanto meno Monti, è in grado di rispondere, poiché aggiungerebbero alla conclusione con la solita storiella del lupo che prima che uno stato fallisca ce ne vuole, ma quanto manca.

A onor del vero c’è anche da dire che anche durante la guerra c’era questo problema e molti titoli di stato sono stati comunque salvati senza per questo perdere il denaro con l’unica eccezione che la svalutazione falcidiò interi patrimoni…

Passato Natale, continuano a farci male.

27 dicembre 2011 Lascia un commento

Le ultime parole del nostro Monti come possono essere giudicate? Mi riferisco al discorso del 22.12.2011 che il Primo Ministro tecnico ha annunciato al Senato italiano ” Per superare la crisi dei debiti sovrani, e’ essenziale che tutti noi guardiamo con fiducia ai Buoni del Tesoro italiani, e’ essenziale che gli italiani sottoscrivano Bot e Btp, che hanno oggi rendimenti elevatissimi: dobbiamo avere fiducia in noi stessi”.
Ha parlato l’emerito professore Monti emerito in economia e finanza.
Queste le sue entrature, (fonte wikipedia):

Facciamo un esempio. Oggi compero BTP decennale (scadenza marzo 2022) con un rendimento teorico del 5% lordo e al valore attuale di Euro 87,30. Questo significa che ogni anno lo stato mi verserà una somma pari al 5%  sul valore nominale del BTP decurtata delle varie tasse. Avrò una resa netta di circa il 3,5%. Certo un bel guadagno, come dice il bravo Monti, però lui omette una cosa fondamentale e cioè che i BTP sono suscettibili alle variazioni di mercato in valor capitale, come il rischio nazione, e si traduce che i valori di riferimento prima della scadenza possono scendere a livelli molto bassi o che addirittura non vengano rimborsati, posticipandone la durata (è accaduto in Argentina e in Grecia) .

Ora un signor Primo Ministro che spinge la popolazione a fare affari di finanza senza le informazioni corrette è suscettibile di denuncia, perché la gente, giustamente, potrebbe obbiettare, nel caso di un fallimento dello stato: “Caro Monti tu non ci avevi detto che avremmo potuto perdere tutto e adesso paghi di tasca tua e ci rifondi dei nostri investimenti“. Ovviamente ad un discorso del genere Monti risponderebbe con una bella grassa risata, perché capirebbe che la cultura economica e finanziaria degli italiani è pari a zero e che nessuno farebbe causa per una cosa dettata dal patriottismo becero e devastante come in questo caso. Ma si sa che se si scrolla il pero lì dove i frutti sono maturi qualcosa si raccoglie e gli italiani, di fondo, sono proprio dei peri stracotti che cadono su frasi ridondanti, incapaci di pensare e di farsi domande tipo: ma chi cazzo sei tu Monti della malora che fino a ieri eri un dipendente della Goldaman Sachs e che hai sempre lavorato CONTRO gli interessi degli italiani?

No gli italiani sono più stupidi di quel che si pensa e anche sbagliando, si scopre che le varie giornate al BTP-Day, al BOT-Day organizzate dai vari presidenti dell’Abi e dalla confindustria hanno raccolto qualche miliardata di euro per sostenere ild ebito pubblico. Becchi e bastonati.

A tale proposito non trovo parole migliori di quelle de “Il Grande Bluff” che esprime con triste ironia la curva del gradimento di un governo capace solo di fare cassa sulla pellaccia dei sudditi.


Rendite elevatissime??
Messa giù così….senza CONTESTUALIZZARE UN MINIMO facendo appello alla naturale propensione per i rendimenti alti dei risparmiatori-lavoratori italiani, resi ancora più “vulnerabili” perchè sempre più impoveriti ogni giorno che passa, è un’affermazione imprudente, pericolosa e da incoscienti (o forse sono fin troppo coscienti…)….è un APPELLO quasi CRIMINOGENO….

Mi ricorda quando dei bancari senza coscienza ed istruiti/costretti dall’alto…
rifilavano alle vecchiette Bond Argentini con rendite elevatissime (uso le stesse parole di Monti)…
senza spiegare a sufficienza il rapporto rischi/rendimenti, senza proporre un attento bilanciamento all’interno del contesto generale dell’investitore, senza spingere alla differenziazione, senza spiegare che era meglio al limite prenderne solo una manciata rispetto al totale dei propri risparmi etc etc
Gli scopi primari erano di far fuori la spazzatura della banca ed allo stesso tempo di attirare un maggior numero di clienti puntanto sullo specchietto dei rendimenti elevatissimi (uso le stesse parole di Monti…), senza però spiegare a dovere i notevoli rischi impliciti.
Ci vedete qualche somiglianza con gli spottoni su BTP/Bot?

Insomma
mi fa tristezza vedere come i risparmiatori italiani, che vedono sempre più sgretolarsi le loro entrate mensili, cerchino di compensare il loro impoverimento AUMENTANDO DI BRUTTO IL LORO PROFILO DI RISCHIO….
senza nemmeno rendersene conto e su sponsorizzazione delle massime AUCTORITATES ISTITUZIONALI (leggi Casta).
Stanno facendo come degli (spesso incosapevoli e mal consigliati) trader high risk alle prime armi, che cercano di compensare le perdite pregresse tradando in modo ancor più spericolato: dovrebbero invece abbassare il profilo di rischio e cambiare scacchiera….

Mi fa tristezza pensare che molti risparmiatori si siano detti: mi gioco TUTTI i miei risparmi in Bot così mi cuzzo qualche centinaio di euro in più all’anno e compenso le minori entrate…tanto se salta l’Italia salta tutto ed io ci perderei lo stesso…
MINKIATA GALATTICA….
Falso Mito Indotto abilmente dalla Casta….
Arditissima giocata al Casinò su basi errate e per un misero pugno di euro in più all’anno del quale (purtroppo) hai maledettamente bisogno…
Sull’orlo del Baratro questi poveri risparmiatori fuorviati AUMENTANO PARADOSSALMENTE il loro profilio di rischio mentre dovrebbero DIMINUIRLO
e dovrebbero differenziare su svariate soluzioni (noi tob-blogger indipendenti ne abbiamo suggerite parecchie) che gli salverebbero egregiamente il culetto in caso di patatrac italiano….
Altro che “se salta l’Italia tanto ci perdo lo stesso sui miei risparmi!”….
Balle!
Dipende come e dove li hai investiti questi tuoi benedetti risparmi….
Se li hai messi tutti su assets denominati in euro-in-bilico e proprio sopra alla bomba atomica italiana innescata…beh, altro che Patriota!
Sei proprio un incallito giocatore d’azzardo, con qualche tendenza masochistica…

Mi fa tristezza che qualcuno abbia potuto caricarsi di BTP High-risk per seguire un patriottismo male interpretato e mal riposto, patriottismo nei confronti di un’Italia dominata dalla Casta che ci sta già ciucciando il sangue in mille modi e che non merita sicuramente un ulteriore contributo di sangue.
Noi stiamo già pagando un tributo altissimo alla nostra Cara Italia, in svariate forme: non è il caso che ci giochiamo anche i nostri risparmi e la sicurezza dei nostri figli dei quali siamo responsabili. (vedi l’intervista di Oscar Giannino)
Anzi, togliere ossigeno e togliere il nostro supporto a questa Casta è una delle poche vie che abbiamo per toglierla di mezzo
e per aiutare&rinnovare veramente l’Italia, puntando sulle sue forze migliori e non continuando ad aiutare quelle peggiori…

Non credo ci sia altro da aggiungere.

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