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Bosnia Terra di dolore. Parte 1: Europa e Onu per un massacro

INTEMPERIE

E’ il 1992. Sull’onda indipendentista sollevata dalla morte del maresciallo Tito, anche la Bosnia dichiara l’indipendenza secondo l’esito del referendum approvato dai bosgnacchi e dai croati, boicottato dai serbo-bosniaci. E’ la miccia che accende il conflitto. Alla base, non il tribalismo etnico cui venne imputato e che è diventato un luogo comune, ma gli interessi degli stati europei.

Occorreva mettere un freno alla locomotiva dell’economia tedesca, cui si era aperta la possibilità di correre in direzione sud-est. Francia, Gran Bretagna, d’accordo con la Russia, mantennero un silenzio simile all’assenso mentre Slobodan Milosevic forniva sostegno militare ai Serbi di Croazia e di Bosnia. Del tutto palesemente, il ministro inglese Douglas Hurd sostenne il diniego delle armi ai bosgnacchi – i bosniaci musulmani – e il divieto di ritorsioni aeree della Nato sulle milizie serbe per “non prolungare i combattimenti”. Quanto vi fosse  di islamofobia, già al tempo, ancora non è stato…

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