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Ragnatele
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In un articolo di Angelo Panebianco, apparso ieri sul Corsera, finalmente evidenziava il sistema plutocratico che sta soffocando l’Italia, quello del parassitismo pubblico delle piccole parrocchie, degli orticelli e degli interessi personali, della magistratura compiacente a certe correnti e quella delle grandi lobbies colluse con la politica.
Panebianco mette il dito nella piaga dell’inamovibilità dello schema plutocratico, che se da un lato dovrebbe aiutare il cittadino per le sue necessità, dall’altro questo schema si è invece incancrenito dietro ad un insieme di regole, leggi ingarbugliate, commissioni regionali, provinciali, comunali, enti, consorzi, tali che qualsivoglia iniziativa a risolvere i problemi del comune cittadino si perde nelle pieghe del non fare e dell’irresponsabilità pubblica e sociale, contrariamente all’attuale governo che intende portare avanti una politica di “cambiamento”.
Il cambiamento supposto sembra essere le elezioni anticipate che PD e M5s vorrebbero anticipare subito dopo l’uscita di scena di Berlusconi. La vittoria sarebbe certa, suppongono, ma il sistema sarebbe sempre il medesimo: immobilismo. Correttamente Sallusti de “il Giornale”, espone una visione preoccupata della questione che renderebbe effettivo il potere disgregatorio della classe dei magistrati a favore dell’asse Corsera-PD-M5s. L’efficienza di questi togati è sorprendente, ma non meraviglia più di tanto, perché se da un lato essi compiono il loro dovere di “ingabbiare” i delinquenti, dall’altro perdono per strada pezzi della giustizia che loro dovrebbero gestire. Il caso dei magistrati necessari a snellire le migliaia di cause pendenti nel Veneto ne sono un esempio, su 69 magistrati assegnati dal CSM al Veneto non ne andrà nessuno: 63 a Napoli in un tribunale nemmeno costruito e 6 a Spoleto. Più che un’assurdità, come osserva il Presidente del Veneto Zaia, una presa in giro.
Possiamo dargli torto?
Eppure tra quelli che hanno lavorato alacremente per la sentenza contro Berlusconi a fine luglio c’è anche il magistrato che a Milano dopo un anno dalla sentenza non è stato in grado di produrre le motivazioni e l’imputato (uno stupratore) è stato messo i libertà. Tutto questo è solamente definibile come buona amministrazione della giustizia? Oppure una vetero compiacenza per alcune frange massoniche, che pur di mantenere saldo il loro sgabello di potere (ora un semplice trepiede, ieri uno scranno) accettano l’onta di obbedire ad ordini di scuderia che nemmeno uno stalliere di un ronzino accetterebbe.
L’immobilismo, la inamovibilità, l’impunità, le collusioni fanno ormai parte integrante di queste repubblica da decenni, con i governi della prima repubblica ed ora, sfacciatamente e senza alcun pudore, quelli della seconda repubblica. Tutti hanno messo la loro impronta, ma non per una caratteristica personale, ma solamente per abbattere lo stato di diritto che negli anni del boom economico, in parte, c’era.
Si pensi alla costituzione delle regioni, allo sdoppiamento dei centri di potere, alle Provincie, ai comuni, ai diversi gradi di giudizio della giustizia ai vari TAR, oltre al CSM e alla Corte di Giustizia europea. Senza dimenticare le diverse commissioni tributarie un vero labirinto totalmente gestito dagli stessi che comminano le sanzioni tributarie. I legami, i lacci, la poltiglia burocratica e talmente sofisticata che anche gli stessi appartenenti ne hanno paura, e tutto per un solo scopo: mantenere vivo il parassitismo statale affossando qualsiasi idea, impresa, slancio culturale. Ogni velleità viene castrata, ogni iniziativa viene falcidiata a meno che non sia un’idea o un progetto che porti denaro e potere alla bestia.
Il ragno, come lo definisce Panebianco, con la sua tela, è sempre in agguato pronto a colpire la sua vittima e innocente o colpevole non fa differenza purché sia spremuta e porti quei componenti essenziali alla sopravvivenza della struttura parassitaria. Si attaccano quindi i piccoli evasori, ma si mette a tacere i 545 miliardi dei grandi evasori, si spinge a chiudere un’azienda con oltre 40 mila persone (indotto compreso) millantando la salute pubblica, ma non denunciando i mancati controlli che il ragno (il parassita) avrebbe dovuto compiere nel corso degli anni (caso Ilva). Sono preferibili 40 mila disoccupati che una terra produttiva.
Nella sua attività parassitaria questa bestia non si cura nemmeno dei propri accoliti, come farebbero le api in un alveare, ma li usa e successivamente li getta nel brodo dal quale si nutre come il caso dell’immenso buco dell’INPS di 35 miliardi che metteranno a rischio le pensioni per milioni di italiani per il mancato versamento: pubblici e privati saranno defraudati di un loro diritto e nessuno pagherà per il maltolto, i responsabili potranno circolare per le strade impuniti e protetti dalle loro guardie (i magistrati).
Ecco quindi che il disegno del cambiamento proposto da Letta, si spiega come un lenzuolo lordato dalla concupiscenza, dalla bramosia, dall’egoismo, dall’ignoranza zotica di personaggi insignificanti.
La gente dice…