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Muos, Crocetta revoca l’autorizzazione.
Crocetta sfida apertamente il Dipartimento di Stato Usa azzerando definitivamente la richiesta delle installazioni del MUOS a Niscemi.
“Considerato che la Marina Militare degli Stati Uniti non ha ancora sospeso i lavori e che pertanto -si legge nel comunicato- sussistono motivi di interesse pubblico, visto che ad oggi mancano indagini preliminari circa le interferenze del Muos rispetto alla navigazione aerea relativa all’ aeroporto di Comiso e studi in materia di tutela della salute dalle esposizioni elettromagnetiche e di tutela ambientale, l’assessorato regionale Territorio e Ambiente ha disposto la revoca dell’autorizzazione con prescrizioni – rilasciata con nota prot. n. 43182 del 28 giugno 2011 – all’installazione del sistema di comunicazione satellitare Muos”. (Agi)
Per oggi è prevista una manifestazione di sostegno alla scelta i cui, secondo fonti della polizia potrebbero infiltrarsi degli anarco-insurrezionalisti(?). Aperta un’indagine nei confronti di ignoti per l’ipotesi di reato di attentato alla sicurezza dei trasporti, porto di oggetti pericolosi atti ad offendere, minacce e oltraggio a pubblico ufficiale. (?) Ma queste ipotesi di reato vengono preventivamente attuate anche prima che avvenga la manifestazione?
Auguriamoci che Crocetta non faccia una fine simile a quella che fu fatta fare a quel statunitense Phillip Marshall che contestò apertamente le indagini ufficiali sugli eventi dell’11 settembre.
Quando l’Italia craxiana aveva ancora coraggio:”La lotta armata dei palestinesi è legittima”
Un po’ di storia serve per capire il servilismo prono delle attuali classi politiche, economiche e finanziarie:
Un momento!
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Ieri e oggi ho dato fondo alla mia desolazione: ho cercato di capire che cosa trasmettono alcuni telegiornali della Rai (i 3 canali canali canonici), di La7 e di Rainew24. Sono andato in depressione. Le notizie più gettonate in tutte le testate di comunicazione di massa nell’ordine:- Bersani che tenta di fare un governo impossibile – Terzi da le dimissioni per la figura di m*** dell’Italia nei riguardi dell’India – il Papa che fa il gesuita – La revisione del processo di Meredith – Il processo di Sara Scazzi – Previsioni meteo – Calcio.
Ora, ditemi voi, su una informazione di questo genere come volete che gli italiani cerchino di essere responsabili quando i media precostituiti propinano notizie che hanno il valore di un rutto all’osteria? A farli crescere temprati nei problemi?
Dire che sono bamboccioni, come disse la Fornero, è solo un eufemismo, poiché nessuna persona, italiana o straniera che sia, potrebbe essere diversamente se allevata in un stato in cui le notizie principali sono quelle sopraddette. Qualcuno disse che il popolo italiano è come un bimbo di 3/4 anni, viziato, dispettoso e sempre pronto a dire no e come tale va trattato, ogni tanto una sculacciata e successivamente la caramella per zittirlo, possiamo dargli torto?
Un giorno mi trovavo in Corsica, vicino a Porto su una spiaggia libera da ombrelloni e in pieno sole. Davanti a me, a qualche decina di metri, stava una famiglia di francesi: papà, mamma e 9 figli. Il più grande avrà avuto 15 anni e il più piccolo, anzi la più piccola forse 2 o 3. Questa era affetta dalla sindrome di Down, simpaticissima e sopratutto attenta a tutto quello che facevano i fratellini più grandi.
Cosa mi ha colpito in questa famiglia? la gentilezza, la pacatezza, l’autorevolezza, la semplicità e la purezza dei movimenti degli uni verso gli altri e di tutti verso la bambinetta, ma senza ostentazione. Il rispetto reciproco e l’attenzione sono quelle cose che mi hanno stordito nell’osservare questa famiglia semplice. Semplice, perché non aveva nulla di firmato, scarpe normalissime, vestiti normali, anzi forse se li passavano da figlio a figlio, cibo normale, con grandi panini e tutti attorno a mangiare con qualche battuta per le nuotate che avevano fatto, per gli scherzi che si facevano. Presi nel loro insieme, con lo sfondo del verde dei lecci e dei pini in quella calda giornata d’estate sembravano inseriti in un quadro dei macchiaioli di fine ottocento. Tutto nell’equilibrio e nel rispetto.
La mamma non si preoccupava più di tanto dei bimbi, ma con un occhio leggeva una rivista francese e con l’altro controllava i più piccoli, interrompendo la sua lettura con qualche avvertimento verso i più grandi di fare attenzione ai piccoli. Una vera comandante: autorevole, sensibile senza usare nessun tipo di ricatto (tipico delle famiglie italiane) e nessun urlo o sbracciamento sguaiato. Il padre se ne stava in disparte e se non ricordo male, leggeva un libro, ma spesso dopo qualche pagina, si gettava nella mischia dei figli per coinvolgerli in qualche battaglia sulla riva del mare, ragazzine e maschietti. Era un quadro bellissimo. Finita la giornata, tutti indistintamente hanno setacciarono la spiaggia in cui avevano sostato, raccolsero i loro indumenti, le loro immondizie (poche o nessuna) e ognuno con le sue cose si allontanarono senza frastuono e in ordine sparso fino a scomparire da dove erano arrivati.
Avrei voluto conoscerli meglio, parlare loro e cercare di capire da dove nasceva e scaturiva quella semplicità e quella serenità di quella giornata al mare in Corsica. Già perché loro non erano corsi, ma della Bretagna. Spesso usavano termini dialettali, ma sforzandomi, capivo le loro parole e rapivo quei tratti dei discorsi che tra i genitori facevano. Nulla di eccezionale, ma non parlavano della Belen, né di Corona e nemmeno di qualche miliardario di calciatore e nemmeno dei pettegolezzi francesi. Spesso argomentavano su qualche personaggio politico, ma con leggerezza, come fosse un vicino di casa loro. Vista la famiglia numerosa avevano altro a cui pensare, ma l’estate e la vacanza era probabilmente motivo anche per parlare di cose che nella vita quotidiana sfuggono.
Cambiamo scena.
Un giorno mi trovo in città, in Italia, e siedo con alcuni amici in un vecchio e storico bar. Siamo al tavolo e sorseggiamo un caffè in attesa di imbastire la serata in qualche maniera divertente. Nel “cazzeggiare”, vicino al nostro tavolo, arriva una famigliola di tedeschi con un bimbo piccolo. Tranquillamente si siedono ordinano il solito “capucino” e si guardano attorno. Il bimbo sgaiattola dalla mamma e per andare in braccio al papà nella sua breve corsetta va sbattere con violenza inaudita sullo spigolo del tavolo (di marmo). Il tonfo è forte e ci giriamo, il silenzio assale il bambino e la mamma lo guarda con dolcezza, senza preoccupazione e con uno sguardo che, a mio avviso aveva del satanico, gli comunica tranquillità (?). Il bimbo inizia ad emettere qualche piccolo urletto-singhiozzo-soffocato (alla Fantozzi, per intenderci), ma non da sfogo al dolore che suppongo fosse esagerato. La mamma lo tranquillizza, credo, perché con voce suadente gli dice delle parole che lo fanno quasi zittire. Il padre che aveva assistito alla scena in disparte, quasi indifferente, si sporge dalla sedia per accarezzare il bernoccolo frontale che al bimbo cominciava a crescere a dismisura e con un gesto rapido, se lo porta sulle ginocchia, quasi a consolarlo. Il bimbo non demorde, anzi il dolore preme e vuole la sua dose di urli che tutti noi, allibiti per la scena, attendiamo. Ma niente. Il padre lo coccola con qualche buffetto sul sedere e la madre indifferente si beve il suo “capucino” . Gli occhi del bimbo sono carichi di lacrime di dolore, ma il papà con amorevolezza gli passa sulla fronte un fazzoletto imbevuto d’acqua e lo tranquillizza, non è successo nulla, sembrava dicesse. Avrei voluto vedere il padre al posto del bimbo se se ne stava tranquillo, caspita!! Dopo qualche minuto tutto finito.
Cosa hanno in comune queste due scene con noi italiani? Nulla! Due mondi opposti e diversi, nei quali non ci identifichiamo e che troviamo per alcuni versi anche esagerati. Eppure, in quello francese la compostezza, la semplicità, la serentià e la sobrietà e il rispetto reciproco è una degli aspetti che NON abbiamo. In quello tedesco è evidente la compostezza, il rispetto, poiché il bimbo non ha urlato come un forsennato e cercato il compiacimento genitoriale, mentre il genitore ha saputo indirizzare quell’atroce dolore nell’accettazione che un dolore non è la fine del mondo (vaglielo a dire al bimbo!!). Noi non siamo così per nulla al mondo. E spesso veniamo redarguiti quando andiamo all’estero proprio per la nostra capacità di farci riconoscere. Siamo ingovernabili, salvo che non sia presente l’una e l’altra cosa, come nelle scene sopracitate.
L’ordine e la compostezza, il rispetto e l’autorevolezza, la sobrietà e la sagacia delle scelte. Nulla di tutto ciò appartiene alla nostra cultura di questi ultimi 50 anni. Sfascio, disordine, mostruosità sociali, efferatezze politiche ed inciuci che a pensarli Machiavelli a confronto è un pivello.
E’ il caso, passato inosservato di questi giorni, che l’INPS è ormai è stracotto, per usare un eufemismo. Si legge che l’INPS conferma la perdita di 10 miliardi per il 2013 e il patrimonio passa da 41 a 15,4 miliardi. E’ sicuramente una notizia da far rizzare i capelli a tutti i pensionati e a quelli che credono che avranno una pensione senza contare al buco da 30 miliardi dell’INPDAP per il mancato versamento dei contributi ai suoi dipendenti che l’INPS ha accorpato, eppure, avete sentito questa notizia alla radio, alla televisione, insomma da qualche parte? Immagino di no. Silenzio assoluto!!!!
Nel frattempo i giochini europei ci soffieranno i nostri risparmi e pensioni e noi andremo ancora in spiaggia o al bar a parlare di Scazzi, Meredith, Balotelli o altre insignificanti ed inutile fatti.
Ma se lo meritano i denari dallo stato le aziende creditrici?
Qualche settimana fa Bersani dichiarava che per sollevare le aziende a credito con le PA si sarebbe potuto emettere delle obbligazioni di stato per un valore di 10 miliardi all’anno per 5 anni. Boom!!! C’è da chiedersi se abbia mai fatto due conti della serva e abbia mai capito come funziona, almeno, un libro contabile: colonna dare e colonna avere. Ma Bersani non è un tecnico come il grande Monti, ma un uomo politico. Agli uomini a volte è permesso dire delle castronerie, mentre a chi fa politica la stupidità è peggio di qualsiasi altra cosa e Bersani in questo campo è veramente stupido.
Emettere delle obbligazioni a fronte di un debito delle PA significa in ultima analisi emettere altro debito, ma forse questo Bersani non lo sa, oppure lo sa eccome, e conscio dello sfascio e della stupidità degli italiani, si rende conto che tanto non cambia nulla e che alla fine paga pantalone. Che volete che siano 50 miliardi in più sul debito? Nulla, una goccia nel mare, dobbiamo preoccuparcene? Eppure ci sono stati milioni di persone che hanno votato questo personaggio, le sue idee e quelle che egli rappresenta in seno al partito che lo sostiene. Parliamo di 17 milioni di persone che la pensano come lui e come il suo partito. Cosa potremmo quindi contro proporre: beh, che le paghino questi 17 milioni di adepti al PD i 50 miliardi di debito delle PA alle aziende creditrici, vi pare? Alla fine sono poco più che 2900 euro a testa che distribuiti su 5 anni, come la proposta Bersani indica, sono solo 580 euro, che volete che siano per persone che hanno l’ardire di redistribuire sui restanti una proposta delinquenziale e truffaldina?
Ma il vero problema non sta tanto nella demenziale proposta di Bersani che riappare ancora in questi giorni e che sembra trovare molti “politicanti” favorevole. Infatti, da quello che legge, “la Commissione Ue ha concesso all’Italia la possibilità di emettere titoli pubblici speciali per far sì che le Pubbliche Amministrazioni saldino i propri debiti verso le imprese e fornitori.” Pare che Bersani abbia una corsia preferenziale a Bruxell visto quanto deciso dalla commissione europea o quanto meno si senta nell’autorità di decidere quanto ancora non è stato deciso visto lo stallo in cui ci troviamo. Ma l’Europa (le banche europee) chiede che vi sia un piano di rientro se mai dovesse prestarci questi denari (tecnicamente “un allentamento nel piano di stabilità”), ma anche in questo caso la nebbia fa da padrona. Mancano i dati certi e sopratutto non si sa con chi si avrà a che fare (anche questo Bersani non lo sa).
Il vero problema sta però e nella stragrande maggioranza delle aziende italiane che lavora per il pubblico e questo aspetto è ancora peggio di qualsiasi altro. Questo dovrebbe far pensare e mettere in dubbio le abilità dei nostri imprenditori, alle loro capacità di fare impresa se poi dietro alle spalle hanno un committente sempre pronto a fornire loro commesse ed attività. In ultima analisi quindi lo stato italiano, assistenziale, pone il grave dilemma della libera concorrenza, come la madre che tenta di staccare il proprio bimbo dalla tetta per evitare che con la crescita dei dentini non si spolpi anche la madre. Lo stato italiano appare nutrice, produttore di mammoni, figli di mammona, di beoti bamboccioni sempre alla ricerca del suggerimento, dell’attività in seno alla loro nutrice. E’ una situazione paradossale, senza via d’uscita, ma sopratutto a circolo vizioso che si autoalimenta. Lo stato senza gli intrallazzi con le potenti aziende che con lui lavora non esisterebbe, così come lo conosciamo, e le aziende non esisterebbero. Eppure è così! Nessuna o poche aziende ha il coraggio di ricorrere agli atti legali che le tutelano, preferiscono attendere, licenziare o magari suicidarsi pur di non colpire la loro madre nutrice. E’ assurdo, ma è la realtà.
Alcune aziende contattate, difronte alla domanda di ricorrere alle vie legali per rientrare del proprio credito, rispondono che una volta percorsa quella strada e vinta la causa dopo il lavoro mancherà, nessuno le metterà in condizioni di continuare, e nessuna associazione (Confindustria, Confartigianato, Confedilizia, Confcommercio) ha mai percorso la strada di una Class-Action nei confronti dello stato, ma quelle poche che hanno avuto l’ardire di fargli causa si trovano adesso senza lavoro e con personale licenziato, senza commesse.
Ha senso tutto questo?
Come pensiamo di poter essere un paese concorrenziale nei riguardi di altri europei quando al nostro interno abbiamo delle imprese che senza l’aiutino dello stato sarebbero uno zero assoluto! Come possiamo pensare in questo secolo con la prima economia mondiale (la Cina), la più grande in assoluto, per ora, che sta facendo balzi da gigante, di competere se non avessimo lo stato che ci assiste in ogni piega delle nostre attività produttive? Allora da questo scaturisce un altro ragionamento, perché lamentarci, perché chiedere insistentemente che lo stato paghi, quando in tempi migliori nessuno alzava la testa per farlo? Siamo tutti complici di un sistema che quando va bene tutti zitti. Ma adesso, con il lavoro che manca, con le tasse che hanno superato il 70%, con un’Europa che ha messo i cancelli alla nostra libertà di movimento, con le banche che stanno strangolando le aziende, gli imprenditori chiedono ossigeno, chiedono un aiuto manifesto al sistema che fino a ieri essi avevano sorretto. Possiamo biasimarli?
[Aggiornamento]
Però, pensiamoci su un istante, fino a ieri queste aziende erano conniventi con le attività che lo stato dava a loro da svolgere, fino a ieri queste aziende non si lamentavano dei ritardi nei pagamenti o negli accrediti per l’Iva versata, queste aziende accettavano scoperti anche di mesi ed anni e le banche, consce che il creditore è solvibile (lo stato), nicchiavano e pazientavano. Fino ad ieri queste aziende, con la connivenza dei manigoldi dei politici, lucravano di 100/200/300/500 % in più sulle commesse e tutti erano contenti: imprenditori manigoldi e politici assatanati (basta vedere la differenza tra preventivo e consuntivo di tutte le opere pubbliche costruite in questi ultimi 50 anni).
Il sistema, un certo sistema, ha capito che il vero tesoro non sono le opere pubbliche, perché alla fine bisogna rendere conto, ma gli investimenti finanzari: non si rischia quasi nulla, si splpa sicuramente e si getta la carcassa senza che vi sia nessun colpevole, anzi è sempre lo stesso: il cittadino.
A questo proposito giusto perché vi facciate un po’ di cultura di economia e finanza vi posto un video di un guru della finanza che non è un Krugman o Stiglitz, ma un tassista di Londra, incazzato come una belva, ma che in poche e colorite parole ha espresso il teorema sul quale si basa la follia che stiamo vivendo in questi ultimi anni e quelli prossimi a venire.
Annutio vobis gadium magnum, habemus Papam!
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E anche questa volta Sacra Romana Chiesa, il gigante, ha prodotto il topolino!
Non è una battuta, ma una sensazione: la situazione attuale è complessa, irta di moltissimi ostacoli ed ogni movimento può rivelarsi catastrofico.
Sacra Romana Chiesa ha invece reagito e nell’arco di 24 ore ha nominato il Capo della Chiesa Cattolica. Un colpo duro per i suoi detrattori che avrebbero voluto, forse, attendere una persona più vicina a certe ideologie riformiste evidenti, mentre nella realtà, Francesco I°, è forse la chiave di volta di un ragionamento volto a riformare la chiesa in maniera più pragmatica.
Chi è Francesco I°? Su di lui si sa poco se non che nel lontano 1976, secondo alcuni, avrebbe appoggiato la rivoluzione militare in Argentina. Vero o falso che sia questa affermazione è riportata e ad onor del vero è corretto che ogni cosa possa essere condivisa.
Francesco I° è un gesuita e secondo il pensiero comune l’appartenenza a questo ordine cattolico (La compagnia di Gesù) è sinonimo di intrighi e complotti oltre a connivenze con il potere temporale costituito.
L’ordine fondato da Ignazio di Loyola si base su regole rigidissime a difesa della fede cattolica, spesso in netto contrasto con il potere papale, del quale spesso le conseguenze sono state fatali fino a portarlo al suo scioglimento nel 1773, ricostituito solo all’inizio del1800.
Ma cosa colpisce nella celebrazione dell’investitura di questa papa se non la recita in latino dell’investitura stessa che rappresenta un punto di vista completamente diverso rispetto agli altri papi precedenti.
Che sia il riformatore della chiesa che da più parti viene chiesto? Che sia “il soldato” che Sacra Romana Chiesa chiede ormai da oltre 50 anni e che ha visto il suo sfacelo con il Consiglio Vaticano II°?
Che sia quell’ordine che il gregge richiede per tornare all’ovile della Jus romana e che mai afferma per il timore di apparire troppo soggiacente alla dottrina della quale non ne conosce i confini?
O che sia il papa nero secondo la profezia di Malachia?
Un posto al sole, un pochino in ombra.
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Parlare di Grillo, di Casaleggio e dei risultati ottenuti non serve a nulla, tanto tutti ne parlano e tutti sanno tutto, mentre io non so nulla, anzi, quello che so è quello che sanno gli altri i punti del programma che si può tranquillamente scaricare dalla rete. Per quanto concerne le politiche interne, la gestione delle persone e dei denari credo che nessuno abbia le idee chiare. E’ stato detto che rinunceranno ai contributi elettorali, e che gli emolumenti dei parlamentari verranno ridotti.
Fin qui nulla di strano, è da vedere poi se manterranno le promesse una volta assaporato l’odore del potere che fa scorgere i bisogni degli italiani piccoli-piccoli.
Da più parti sembrano esistere però alcune crepe all’interno del movimento che, nonostante lo sfacciato e servile ossequio dei media al potere riconosciuto, ha saputo ricompattarsi e portare i risultati che abbiamo visto. L’istrione Grillo, la forza delle sue parole e delle parziali verità espresse nei suoi comizi, ha saputo cementare quelle fessure che i giornali, le televisioni, le tavole rotonde avevano insinuato sin dall’inizio della sua campagna elettorale. Da destra a sinistra le parole sono sempre state di disprezzo, di sufficienza e tutte con una nota amara di invidia nei riguardi di chi sta scombinando il potere.
Il problema delle insofferenze dei grillini era già accaduto qualche tempo fa, tanto da formare un movimento contro l’egemonia di Grillo e Casaleggio. Troppo potere e poca democrazia, queste le lamentele delle loro proteste. Gli espulsi dal movimento non si contano, ma alzano la testa creando una protesta che non sembra adombrare, per ora, la forza di questa onda trasversale.
Eppure, lentamente, caratteristica italiana, la fiducia, e forse anche il consenso, scema mano a mano che il tempo passa e si potrebbe dire che “Passata è la tempesta: Odo augelli far festa, e la gallina, tornata in su la via, che ripete il suo verso.”
La tempesta del Mov5s che rientra nei ranghi, mancando la piazza da arringare chi altro si interesserà? Gli augelli, scoprono che il vento della protesta politica è solo un vento che ha mosso alcune fronde, nulla più, anzi la gallina ripete il suo verso che per 50 anni ha infangato questo paese. Il quadretto e veramente attuale.
Così nel M5s alcuni si chiedono quale siano le direttive e su che basi muoversi, perché alla fine della festa chi comanda sono solo Grillo e Casaleggio, ma in un sistema che prevede il coinvolgimento degli neo-eletti, il programma da attuare e i confronti politici con le altre forze sono il sale dello scambio politico, mancando il quale tutto si riduce ad una farsa.
Tutto normale? No! Se prima si poteva contare su un rovesciamento dei paradigmi politici, ora lentamente vengono a galla cose che né Grillo, né Casaleggio mai dicono ai loro seguaci. Tutti zitti e guai a chi parla, vengono espulsi, come dimostra quanto accaduto da Favia: “Casaleggio prende per il culo tutti perché da noi la democrazia non esiste. Grillo è un istintivo, lo conosco bene, non sarebbe mai stato in grado di pianificare una cosa del genere. I politici, Bersani, non lo capiscono. Non hanno capito che c’è una mente freddissima molto acculturata e molto intelligente dietro, che di organizzazione, di dinamiche umane, di politica se ne intende”. Forse Favia già conosce altre cose che son taciute o forse, inconsapevolmente, accetta quanto i suoi capi gli hanno ordinato, uscendo però dal confine impostogli
Ma cosa si trova in quella che la rete sembra essere la manna dal cielo per Grillo e Soci: un filmato, una presentazione delle idee che stanno alla base di questo movimento, del belin:
Un momento di idraulico liquido
E’ aberrante come certi personaggi del mondo politico continuino imperterriti a recitare la commedia ormai disgustosa della politica. Sul salotto di Vespa, così come in quello di Floris a Ballarò non ho potuto ascoltare che pochi secondi per capire quanto lontani e miseri sono certi politici. Sia chiaro, non è da adesso che me ne rendo conto, ma fa una certa impressione osservare che, nel totale marasma politico, economico finanziario e sociale, queste persone si arroghino il diritto di esprimere dei pareri di "concertazione", di "moralità", di "visione programmatica" della politica, quando invece sanno benissimo che il boia sta affilando la lama che taglierà loro il potere.
E sì! Perché adesso è arrivato il momento di mettere le cose al loro posto e di ridare spazio e voce a tutte quelle idee di coerenza, di rispetto e di integrità morale che nel corso di questi ultimi 50 anni si è perduta per strada. Non sarà certamente il Mov5s a porre fine a questo lerciume italico, ma la presa di coscienza di alcuni che cominceranno dal basso, mossi essi stessi dal fremito di ribellione che questa protesta ha creato, salvo che, inaspettatamente, non si porga in mano lo scettro del potere a coloro che spesso l’hanno rifiutato…allora passeremo dalla padella alla brace.
In molti paesi d’Europa, e non solo tra i Pigs, si sta insinuando un malcontento diffuso, una insofferenza che non è quella del giovane al primo incontro con la sua bella, ma quella di persone che hanno constatato l’inefficienza, la codardia, la pavidità delle classi politiche che gestiscono questo coacervo di culture favorendo al contempo quelle dominanti dei grandi gruppi industriali e della finanza. Il malcontento è diffuso e pochi paesi sanno veramente cosa potrebbe accadere nell’arco di un paio d’anni. “Ci aspettano anni bui” – disse Napolitano in occasione dell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia a New York – “soprattutto per l’Italia”, aggiunse! E questi anni si stanno presentando in tutta la loro drammaticità: la stretta economica, impositiva, senza una correzione "reale" della spesa pubblica, sta dilaniando il nostro paese, come altri d’Europa, ad un livello insopportabile che non potrà che sfociare in uno scontro diretto tra le masse.
Le fasce più a rischio è il settore privato dei redditi medio e medio bassi. Ormai sono milioni quelli senza lavoro ed altri si aggiungeranno ad ingrossare le file. La sanità sta già stringendo i cordoni della spesa e in diverse regioni italiane molti stanno già perdendo i posti di lavoro, però solo nel settore privato. Ottimizzazione della spesa, è la recita mentecatta dei politici, ma nella realtà stringono solo ed esclusivamente in quei comparti di eccellenza che molte imprese hanno messo a disposizione del pubblico. E’ giusto, ribadiscono i più ignoranti, quelli che credono che la riappropriazione pubblica della sanità abbia il suo effetto, ma non sanno questi beoti che la sanità pubblica come gli altri settori NON cambierà i suoi paradigmi. Se adesso, per esempio, ci vogliono 6/12 mesi per una semplice mammografia, domani, con le strutture intasate di persone, i tempi si dilateranno mostruosamente. E tutto per una ottimizzazione dei costi. Quali?
Parlando della sanità, che rappresenta oltre il 30% della spesa pubblica, i prezzi riconosciuti alla struttura privata sono fermi dal 1996, mentre gli oneri fiscali e le retribuzioni sono aumentate, così come la base impositiva è diventata insopportabile tale da assorbire oltre il 70% degli introiti di un’azienda. Vi pare equo tutto questo?
E solo ed esclusivamente per alcuni tecnicismi da quattro soldi. E’ come chiamare un idraulico perché abbiamo l’impianto che perde acqua e il "tecnico" si arrovella a rompere muri, cercare tubi, acquistare valvole, cambiare rubinetti, discutere animatamente con il proprietario della casa che il frigo non deve rimanere a quella temperatura, che i figli vanno vestiti in modo diverso, che i quadri della casa sono da cambiare, ma la perdita d’acqua…continua a macinare bollette astronomiche. L’idraulico, è il migliore della piazza, quello che ci è stato consigliato dai migliori ditte di idraulica d’Europa, eppure l’Italia continua a perdere acqua e a spendere miliardi su miliardi senza che sia trovato il buco.
Che strano idraulico che abbiamo preso, vi pare? Basterebbe andare al contatore generale, chiuderlo e poi isolare ogni tubo e vedere quindi quali di questi perde, ma lui il tecnico sa, è lui l’esperto, anche sui figli non suoi? Anche dei quadri della nostra casa? Anche di come vestiamo i bambini? Dopo si scopre che questo filibustiere si era messo d’accordo con alcune ditte per venderci prodotti taroccati, fatti in Cina a costo zero, ma che ce li ha venduti a 1000 volte il loro valore; scopriamo che con alcune ditte prendeva la mazzetta per venderci un certo tipo di rubinetti o di guarnizioni e ci guadagnava sul prezzo e nella provvigione. Il furbo!
Ma intanto stiamo affogando! E lui che fa? Chiama a se alcuni tecnici e dei vicini (i politici) che non sanno nulla della nostra casa, ma che vogliono dire la loro con il risultato che stiamo letteralmente annegando. Tanto loro stanno su uno scranno più alto, al massimo s’inzaccherano le scarpe di coccodrillo.
Gente! Fuori i salvagente e cominciamo a nuotare.
La gente dice…