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Archive for novembre 2012

Berlusconi per il PDL è l’elemento disgregatore.

29 novembre 2012 Lascia un commento

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In una scena politica come quella italiana la figura di Berlusconi che senso ha? Nessuno, potrebbero dire i suoi avversari; inutile, direbbero quelli della sua coalizione.

A guardare le cose con un certo distacco e schifato dalle mosse politiche di tutto l’arco costituzionale, da destra a sinistra non si salvano che pochissimi, per lo più sconosciuti ed emarginati in attività di segreteria. Il grosso dei mille, tra deputati e senatori, continuano imperterriti la loro attività parassitaria: cambiano casacca, mettendo il fez, la kippà, il turbante, la papalina nella speranza di mantenere quegli scranni rubati all’Italia con elezione fasulle, con leggi elettorali da colpo di stato e con un capo dello stato che, osservante i suoi fratelli di grembiulino, sottoscrive e firma leggi liberticide.

Anche i ratti più immondi nel momento che la nave affonda, cercano una via di salvezza e qualsiasi cosa, anche uno stronzo, può essere un salvagente utile pur di essere traghettati in luoghi più tranquilli. Non si può fare gli schizzinosi in certi momenti, soprattutto quando ci sono in ballo le carriere economiche e i privilegi accumulati nel corso di anni di parassitismo.

In tutto questo scenario da film dell’orrore la figura di Berlusconi appare sfocata, intimidita, quasi pietosa e le continue bordate che gli provengono da certi media non sono promettenti di nulla di buono. Alfano, il suo pupillo, ex-pupillo, pupillo, no ex-pupillo, cerca di raccattare i pezzi di un partito che si sta sfaldando. La gran cassa delle primarie del PD lo ha messo sotto una luce sinistra e i voti ricevuti dal suo avversario Bersani sembrano indicare che per vincere le prossime elezioni politiche la strada sarà tutta in salita: mancano gli argomenti, mancano gli uomini sani, sono quasi tutti indagati e le figure di esperienza sono sempre le solite che ormai non fanno più presa sulla gente.
In quasi 20 anni di governo del PDL non c’è stato nulla che possa essere ricordato come una conquista “democratica”, ma solo pastoiette, pastrocchi, inciuci, attività illecite. In questo Berlusconi, patologicamente ottimista, si inserisce nel contesto della bagarre politica intralciando quel poco di attività politica che Alfano aveva costruito in seno al PDL.
No! Le primarie non si fanno! Poi cambia idea: sì, si potranno fare ma a certe condizioni. Poi improvvisamente si mette di mezzo al suo partito e indica che probabilmente si ricandiderà, poi smentisce e ribadisce che vedrà nel prossimo futuro di agire a supporto del PDL, poi ancora indica categoricamente che non si faranno le primarie.

Ora l’attività di Berlusconi in seno al PDL che valore ha? Che senso ha? Quale obbiettivi agitano la sua mente e le sue mire? C’è l’impressione che la sua attività sia solo indirizzata a sfasciare quel poco di coalizione politica che il PDL aveva. E’ diventato un sobillatore, un elemento destabilizzante per l’intera destra italiana (se così vogliamo chiamarla). Potremmo chiederci chi sono i ‘proci’ vista la sua operosità di fare e disfare, oppure a quali ordini superiori anch’egli deve rispondere.

Così procedendo le prossime elezioni politiche vedrà sicuramente perdente la destra italiana e l’unico premio che potremo dare a quello che l’ha sfasciata in oltre 20 anni sarà il mongolino d’oro.

ILVA, solo bestie!

27 novembre 2012 2 commenti

Continua indefessamente l’attività terroristica dei giudici di Taranto contro gli interessi nazionali, sociali ed economici di una parte dell’industria italiana. E’ stato confermato il licenziamento senza preavviso di 5.000 dipendenti dell’ILVA (Ex IRI svenduta alla famiglia Riva). Purtroppo, come sempre accade in Italia, si guarda solo all’aspetto più facilmente suscettibile di critiche: ambiente (che va tanto di moda quando si tratta di nascondere altri misfatti).

Quello che più ci si chiede: dove stanno le grandi sigle sindacali della CGIL della UIL, della CISL. In altri tempi avrebbero rovesciato un paese e  avrebbero tappezzato le città con oceaniche manifestazioni. Adesso tutti zittini, ricurvi nelle loro sedi a bofonchiare cose inudibili e nessuno si muove. Nel frattempo 5.000 famiglie dovranno fare i conti con dissesti economici, finanziari. Ma ai sindacati, oltre a vociare parole senza senso, non resta altro. C’è come l’impressione di un accordo condiviso con i grandi attori della questione e che per tranquillizzare le persone, usino le solite melliflue proteste, insignificanti e per nulla incisive.

Mi domando poi se quei giudici di Taranto, studiosi di Cicerone (mi auguro che l’abbiano studiato profondamente),  hanno mai considerato questi aspetti sociali, perché il sospetto viene per la loro indifferenza e nella totale assenza di ratio societatis et humanitatis e della magnitudo animi (Cicerone): quelli non sono operai, dipendenti, impiegati con famiglie, figli. Sono solo bestie da scaricare al primo macello aperto!

Il problema è ambientale, si dice, ma se fosse così, come accaduto nella zona della Rhur, le soluzioni ci sono. I tedeschi ci sono riusciti ed hanno bonificato l’intera zona rendendola un giardino. Cosa abbiamo noi italiani che non riusciamo a fare meglio degli altri? Inettitudine, pigrizia, oppure forze nascoste che spingono per la chiusura definitiva dell’ILVA, soppiantandola con altri mostri a discapito della salute del benessere sociale.

Taranto, what’s up?

26 novembre 2012 Lascia un commento

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Le primarie sono terminate, grazie al cielo e per qualche giorno non sentiremo più farneticazioni di sorta proferite dai vari piazzisti. Da destra a sinistra un coro di promesse di cambiamenti, di giuramenti, di discussioni noiosissime e scontate come sempre accade in Italia. Chi urla di più, a volte è ascoltato.

In questo frastuono pre-elettorale continua invece indefessamente l’attività dei giudici di Taranto sul problema dell’inquinamento del polo industriale della città. Sono stati arrestati i proprietari dell’Ilva assieme ad altre persone tra le quali Michele Conserva, ex assessore all’Ambiente della provincia di Taranto. I problemi dei sequestri e dismissioni ce li hanno urlati nelle orecchie per molti mesi: inquinamento, salute pubblica e ambiente.

Tutte cose sulle quali non si può scherzare e che pone la questione su due aspetti fondamentali: l’acciaio in Italia e la sua localizzazione.

Come per l’Alcoa in Sardegna anche nel caso dell’acciaio ci sono delle crepe informative che non rendono giustizia a ciò che accade. Nel caso dell’Alcoa i forni per la fusione vengono alimentati da corrente elettrica che viene erogata ad un prezzo molto più basso di quello che altre industrie pagano. La differenza di costo viene pagata dalla popolazione italiana. Si spiega quindi perché l’Alcoa, una multinazionale, sia più interessata a fare i suoi investimenti in altre zone dove il costo dell’energia non abbia ripercussioni sul prezzo finale del prodotto. Nel caso dell’Ilva le cose non sono diverse. Anche in questo caso i costi di produzione per gli alti forni sono per una altissima percentuale alimentati con energia elettrica, anche qui a costo convenuto, la cui differenza viene assorbita da pantalone.

La località che vede il polo di Taranto il principale produttore europeo di acciaio è alquanto bizzarra: 1100 km di distanza dal confine del Brennero, oppure la navigazione lungo il Mediterraneo-Atlantico-Canale della Manica-Mare del Nord per giungere nei porti industriali di Germania, Olanda e Inghilterra. I costi dei trasporti, nonostante siano calati paurosamente in questi ultimi 5 anni, hanno comunque un peso notevole per una materia prima essenziale per molte parti dell’economie. Non solleviamo il problema del trasporto su gomma che con gli aumenti del costo dei carburanti e la lunghezza solo per arrivare al confine italiano vedrebbe vanificare qualsiasi economia di scala. Insomma la scelta di Taranto come luogo per la produzione dell’acciaio, non solo è bizzarra, ma è frutto di una politica affaristica per lo sviluppo del mezzogiorno degli ultimi 40 anni che non sembra aver prodotto benessere sociale diffuso, ma sviluppato tutta una serie infinita di problematiche legate all’inquinamento e alla salute pubblica.

Qui si inserisce quindi la considerazione, che già altri sottolinearono, del perché proprio ora, in questo periodo preciso della nostra politica nazionale e internazionale (si faccia mente locale sugli sviluppi che stanno avvenendo nel Medioriente), alcuni giudici abbiamo mosso le loro carte al fine di far chiudere per sempre un’industria italiana, uno delle poche rimaste. La domanda che sorge spontanea e che non avrà mai nessuna risposta: questi giudici dove stavano prima? Perché hanno omesso per anni di indagare sui devastanti effetti cancerogeni e nocivi delle emissioni gassose dell’Ilva? Sono anch’essi colpevoli, alla pari dei proprietari dell’Ilva, di omissione d’atti d’ufficio?

E’ pacifico che non ci potrà essere nessuna risposta, la casta dei magistrati è intoccabile. Però a guardare bene i fatti le domande sorgono spontanee, mentre invece la gran cassa mediatica dei soliti giornalisti proni al potere costituito preservarono su considerazioni spesso al limite del pettegolezzo da lavandaie.

Eppure, nelle fessure mediatiche, alcune indicazioni sembrano prendere corpo in maniera specifica sulle operazioni che i nostri governi hanno compiuto in collegamento con quelli americani. Non sappiamo se queste operazioni sia state imposte o condivise, ma ‘sembra’ che la cessione del polo industriale dell’Ilva abbia nella realtà un interesse per la US Navy che vede nel porto di Taranto un’occasione eccezionale per installare un polo di smistamento di sottomarini nucleari, sfruttando l’area che sarà dismessa dell’Ilva come base operativa per la VI° flotta americana. Lo scopo è evidente: ascoltare, indagare, carpire tutte le informazioni e comunicazioni provenienti dall’est, ma al tempo stesso controllando quella parte del Mediterraneo che diventerà sempre più incandescente.

Esistono quindi due filosofie per affrontare questo problema: cessione della propria sovranità, conversione industriale del settore acciaio e reimpiego degli attuali 12.000 dipendenti dell’Ilva e risanamento ambientale. E’ pacifico che nessuno saprà esattamente quello che accadrà, ma sapendo di che pasta sono i nostri amministratori, spesso servili e facilmente soggiogabili, non è impossibile pensare che la soluzione che andrà presa sarà la cessione della propria sovranità cedendo alla Us Navy Forces l’intera area. Il cambio sarà probabilmente indolore per le nostre casse, a primo vista, ma la ricaduta sociale ed economica sarà devastante. Probabilmente gli stranieri si preoccuperanno di ‘risanare’ a modo loro l’area sulla quale non avremmo nessun controllo e della quale non sapremo, per esempio, che fine faranno le scorie degli alti forni e dove verranno gettate. I futuri amministratori diranno che con una fava abbiamo preso due piccioni: risanamento dell’area e reimpiego di parte delle maestranze all’interno del mega porto militare di Taranto.

War Game of Gaza

24 novembre 2012 Lascia un commento

BimboGaza

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I media occidentali hanno sostenuto in coro che l’attacco israeliano a Gaza è stato un’operazione diretta a stroncare il terrorismo come risposta al lancio dei missili palestinesi, però i media occidentali dimenticano che PRIMA del lancio de missili palestinesi gli israeliani avevano ucciso a sangue freddo Ahmed Jabari, un mediatore tra le fazioni più violente di Hamas che era riuscito per molto tempo, dopo l’operazione Piombo Colato, alias Piombo Fuso, ad evitare altri spargimenti di sangue.

L’amministrazione Obama aveva dato il consenso all’inizio di novembre proprio nella settimana delle elezioni e il punto centrale della questione non riguarda solo il sostegno di Washington, ma la diretta orchestrazione militare degli Usa nella progettazione e realizzazione dell’attacco a Gaza.

L’operazione “Pillard of Clouds”  inizia il 14 novembre, una settimana dopo l’elezione dei Obama, e ha come obbiettivo ufficiale l’abbattimento di Ahmed Jabari, in seguito l’operazione si svolgerà con bombardamenti generalizzati, senza obbiettivi sensibili, e con il dispiegamento di 75.000 militari delle truppe di terra pronti ad intervenire.

Quello che è interessante notare in tutta questa operazione c’è la partecipazione attiva e coordinata degli Usa nella preparazione e coordinazione delle operazioni.
Il fatto più significativo sta in un’operazione congiunta delle forze israeliane e americane proprio un mese prima dell’attacco, una specie di gioco di guerra, una prova generale in cui l’obbiettivo era provare il nuovo sistema anti-missilistico israeliano “Iron-Dome” contro attacchi vicini (Hamas ed Hezbollah) e lontani (Iran).

I due principali responsabili Ehud Barack e Leon Panetta avevano stabilito un processo di stretta collaborazione. Ai primi di Agosto Panetta era in Israele e vi ritornò due mesi dopo ai primi di ottobre, due settimane prima del lancio dell’operazione congiunta militare “Austere Challenge 12”. A metà ottobre iniziava la prima fase delle operazioni che culminava con il bombardamento di Gaza (14 Novembre). Il gioco di guerra a questo punto diventa reale ed evidenzia che il suo scopo principale era quello di portare effettivamente ad un’operazione militare a tutti gli effetti, poiché “Pillar of Clouds” fu effettivamente pianificata in anticipo tramite l’esercitazione “Austere Challenge 12”.

La partecipazione congiunta vedeva coinvolti i generali Craig Franklin (Usa) e il generale di brigata Shachar Shohat (Isr.), in cui gli obbiettivi strategici furono quelli di creare situazioni di tensione (stress situations) nello spazio aereo israeliano e sul mare per provare l’abilità di colpire obbiettivi vicini e lontani da Israele (Iran). La supervisione delle operazioni facevano capo all’ammiraglio James G. Stavridis, capo del Comando degli Stati Uniti d’Europa (EUCOM: United States European Command).  Alcune dichiarazioni del generale Stavridis affermano che l’operazione congiunta è stata portata avanti per simulare una guerra nel medioriente in cui sia richiesto l’intervento degli Usa a supporto nella difesa aerea ad Israele.

Il sistema di difesa, attuato (Iron-Dome) con la collaborazione americana, è costituito da alcune stazioni mobili di Patriot-Act3 collegate tra loro e gestite da un sistema di comando e controllo l’Aegis Combat System che in questo caso fu posizionato su mezzi al di fuori delle coste israeliane in navi, presumibilmente americane. Il 12 novembre il ministro della difesa israeliano Barak affermava che la partecipazione congiunta riflette la profonda cooperazione americana a sostegno di Israele contro la minaccia sempre più invadente di Hamas, aggiungendo che dopo questa esercitazione (sic) la difesa stabilirà un altro test simulando la possibilità che un più avanzato sistema di difesa non ancora provato (Arrow 3 e Magic Wand System). Notare la data: 12 novembre.

E’ difficile, se non impossibile definire quanto sta avvenendo in quella parte del Medioriente se non si conoscono i termini esatti della questione. Nessun giornalista serio dei vari media si è mai interessato attivamente per capire esattamente i profili del conflitto e dei massacri compiuti e per informare oggettivamente l’opinione pubblica. Tutti più o meno adagiati al pensiero comune, sulle parole di un alleato che attraverso il sostegno ad un governo sionista esercita parte del suo potere che altrimenti verrebbe meno, tale e tanta è la debolezza americana in questo momento. Purtroppo a farne le spese è la gente comune, quella che ogni giorno cerca di sopravvivere, ma questi non sono nemmeno definiti umani, anzi vengono usati come pedine di un gioco di guerra.

ref: globalresearch.com

Gaza, un miracolo di solitudine

19 novembre 2012 Lascia un commento

Gaza

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Un anno fa veniva barbaramente trucidato Vittorio Arrigoni per il solo motivo di mostrare al mondo “civile” le orrende bassezze e le incivili attività del grande esercito israeliano.  Veniva rapito da un gruppo, che poi si seppe di origine salafita (quelli che hanno giustiziato Gheddafi e quelli che, con l’appoggio degli Usa, del Qatar e dell’Arabia Saudita, stanno seminando la morte in Siria).
Una mano sconosciuta l’ha bastonato, torturato e alla fine strangolato con un filo di ferro.

E’ la fine di quelli che vogliono la libertà – non la mera e stupida libertà dei proclami giornalistici per adombrare i massacri compiuti dai carnefici – che credono nell’idea che non vi siano particolari differenze tra un popolo ed un altro, ma che al tempo stesso ne rispettano le tradizioni, la religione ed i costumi.

In quella terra di Palestina un’intera congrega di macellai-lazzaroni sta metodicamente massacrando decine di persone che non chiedono nulla se non la possibilità di vivere in pace pur avendo subito per 60 anni atroci sofferenze, privazioni, ruberie, massacri e omicidi. Non chiedono che una terra, la loro terra rubata, su cui far crescere i loro figli, per migliorare la loro vita e per dare loro un futuro.

Tutto questo non è accettato né permesso da una banda di briganti che, forti di una religione assassina che ne ha drogato il corpo e la mente, senza ritengo e con il sostegno della comunità internazionale, compreso le nazioni Unite, compiono atti e azioni dei quali renderanno giustizia. Il mondo intero, quella parte di mondo occidentale, appare indifferente campando le solite accuse di razzi sparati sulla amata Tel-Aviv, razzi artigianali, poco più che semplici bengala che nella lotta per un metro di terra hanno colpito e ucciso alcuni abitanti di là del muro della vergogna. Colpevoli?

Siamo in grado di colpevolizzare una popolazione alla quale è stata sottratta la terra, alla quale sono vietate le più normali cose che il mondo occidentale normalmente ha e che subisce quotidianamente: sputi, lapidazioni, sradicamento degli olivi, bulldozer che spianano interi villaggi, sorgenti d’acqua per il bestiame avvelenate, cecchini (snipers) appostati sui punti più alti che come a Sarajevo colpiscono senza ritegno coloro che passavano attraverso il mirino; quanti sarebbero indifferenti e quanti non muoverebbero se non per la rabbia e l’ingiustizia che viene perpetrata da questo misero non-stato vigliacco di israele? Dovremo forse soffrire con i macellai per un’immagine storica trapassata a miglior vita e sepolta da metri di immondizia morale? Cosa giustifica questa loro azione di malvagità, di livore, di odio, di razzismo? Le parole del Talmud o forse le decine di miliardi delle tasse dei cittadini americani, ignari del destino dei loro soldi, che il governo Usa invia a quella banda di macellai?

I vigliacchi, i pavidi e gli infami si scoprono da queste piccole cose. Sono capaci di immensi misfatti, fatti passare per la difesa della loro unità nazionale che mai è esistita (Shlomo Sand docet). Hanno rubato la terra a tutti i loro vicini, hanno sostenuto i più sanguinari criminali del medioriente e non solo, essi stanno alimentando anche quella frangia estremista islamica (salafita) che presto, nostro malgrado, avrà il sopravvento anche sui loro maestri. Forse, questi istruttori e queste scuole di sgozzamento, dovranno rendersi conto di aver armato la stessa mano che li porterà alla tomba, ma allora sarà troppo tardi.

Avete voluto fare i polli? Preparatevi per la spennatura montiana.

12 novembre 2012 2 commenti

«Vorremmo introdurre una tassa generalizzata sui patrimoni ma non avendo gli strumenti non vorremmo favorire l’allontanamento dei capitali».

Questa la battuta di uno sprovveduto che per inesperienza e incapacità intellettiva annuncia ai quattro venti che potrebbe essere introdotto una patrimoniale con il risultato effettivo di far scappare ancora quei pochi che credevano in una politica “seria”.

La frase suddetta è stata pronunciata dal nostro capo del Governo Monti in occasione del Forum del Financial Times di Milano. C’è qualcosa di nuovo? Sì, ovvero l’annuncio aperto che ci sarà la patrimoniale, ma con i passi che il governo sta compiendo. Non ci sarà una scure nottetempo come nel precedente governo Amato e forse nemmeno retroattiva, ma ci sarà. L’avviso ai naviganti è chiarissimo: se potete esportare i capitali, fatelo in fretta perché non ho più tempo per tergiversare e chi ha orecchie per intendere intenda.

Già s’era scritto su questo odiosa tassa, iniqua, incapace di risolvere nulla se lasciata da sola e senza che vi siano le necessarie correzioni che mai verranno fatte, ma ora i tempi stringono e a Bruxelles non viene lasciato spazio a tentennamenti, sopratutto per le vagonate di miliardi di euro che l’Italia si trova ad affrontare per il patto di stabilità (MES) per 20 anni. Siamo indietro sulla tabella di marcia e nella caotica gestione di un governo incapace è preferibile usare la solita scure sui pochi capitali rimasti in Italia: immobili.

L’intolleranza delle parole di Monti non hanno confine e nemmeno riguardo per i sudati risparmi di milioni di famiglie, poiché argomenta che questa necessaria “patrimoniale esiste già in alcuni paesi estremamente capitalisti”. Come dire: mal comune mezzo gaudio. Ma un male, anche se comune, è sempre un male e non necessariamente risolve le problematiche economiche del nostro paese quando tutto il resto rimane immutabile e ingessato su posizioni di potere di partito e clientelari.

Monti non solo non ha cambiato nulla in questo anno di governo, ma ha portato l’Italia sempre più in basso, come si confa all’usuraio che chiede mensilmente alti interessi alla sua preda.

Il bello della questione è che i vari lazzaroni d’Italia, dal Quirinale e giù fino al più piccolo infame insistono che sostenere questo deprecabile governo è meglio che andare alle elezioni, meglio che votare con una legge elettorale colabrodo. I vari Udc, PD, PDL e tutta la masnada di briganti che infesta l’Italia si stringono a coorte e son pronti alla morte, l’Italia di Monti chiamò.

Immobilismo e pinzillacchere

10 novembre 2012 Lascia un commento

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Mentre l’intera economia mondiale affonda nel fango della finanza e mentre i nostri maghi si arrovellano alla ricerca di ricette prodotte da cervelli vuoti, le testate più importanti e blasonate del firmamento giornalistico sottolineano la notizia che la Francia ha approvato la legge sui matrimoni tra omosessuali (Hollande non può che esserne orgoglioso!!)

Da noi la parlamentare Anna Concia inveisce invece contro la bocciatura della proposta di legge contro l’omofobia.

Solo l’IdV ha votato a favore, contrari Pdl Lega e Udc.
Al di là delle considerazioni di carattere sociale e legale che questa legge sul matrimonio omosessuale e quella contro l’omofobia potrebbero avere, ci si chiede se i nostri parlamentari, ma sopratutto i giornalisti pagati con i contributi di stato, sanno cosa stia accadendo in questo momento in Italia e all’estero, se si rendono conto conto che ci sono milioni di persone in estrema difficoltà sociale per la ricerca di lavoro, di una casa o di arrivare a fine mese.

Trovo che ci sia uno squallore vomitevole in tutta la classe politica di oggigiorno e che siano indifferenti agli eventi sui quali dovrebbero avere maggior attenzione: finanza, tasse inique, governo allo sbando, ministri sdraiati su scelte di politica estera suicida, capo dello stato in preda affetto da protagonismo, ma sopratutto immobilismo economico ed industriale.

L’esempio tipico è quello del comune di Genova che in occasione delle probabili piogge che si potrebbero avverare in questa fine settimana ha attuato la misura di emergenza “preventiva” di chiudere le scuole. Ma, anziché chiudere le scuole,  il sindaco Doria e i suoi predecessori, perché non ha attuato un piano di bonifica preventivo e di messa in sicurezza della città ? Perché non ha fatto pulire i canali preventivamente, sistemato le scarpate dei torrenti e dei corsi d’acqua preventivamente, rinforzato le zone più a rischio di Genova preventivamente? Abbiamo avuto una estate siccitosa, secca, senza acqua e i torrenti e fiumi erano praticamente asciutti, ma allora lui, il Doria e con lui tutti gli altri d’Italia, che caspita stanno facendo in quelle sgangherate sedie che hanno rubato alla popolazione?
Certo non è solo Doria il colpevole, ma è l’esempio eclatante, come altri che abbiamo avuto in tutta Italia, della politica immobilista, attendista, e piuttosto di spendere quattro denari per la salvaguardia delle popolazioni preferiscono dirottare le risorse in squallidi intrallazzi ben più remunerativi sul piano della propria pubblicità privata e anche pubblica così che tutti diranno: “ma hai visto che bravo il sindaco? Ci ha salvato i nostri ragazzi da un eventuale alluvione!!”

Non dimentichiamoci della guerra in corso tra Renzi-Grillo, Alfano-Berlusconi, Bersani-Vendola-Renzi, Di Pietro-controtutti, che ci sta disperatamente aiutando ad uscire dalla fogna nella quale ci hanno messo loro stessi.  Non manca giornale, Tv, radio che non ci assordi le orecchie con tutte le baggianate, le frottole, le false promesse, i proclami da baraccone e da piazzista che questi buffoni vanno cianciando, e intanto l’Italia, in mano ad una banda di lazzaroni, oltre che affondare viene razziata di tutto e noi popolo buffone stiamo alla finestra a guardare lo scempio che questi inutili personaggi stanno facendo sulla nostra pelle, sulle nostre famiglie.

Ecco, in poche righe  questa è la politica, in formato ridotto, di questo paese che affonda le sue radici sul clientelismo, sui favori, sull’assenza totale di responsabilità, di dignità, di autorevolezza, temperanza e fortezza d’animo.

Gentucola, la nostra, gente di poco conto che vale meno di uno sputo infetto.

Altri 4 anni di sangue.

6 novembre 2012 1 commento

Sono diversi mesi che ci stanno martellando con le elezioni che si terranno tra pochi giorni in Usa e la sfida tra Romeny ed Obama appare sempre più serrata: sul filo di lana uno dei due (Obama) vincerà il mandato per finire l’operazione di disastro totale.

Disastro che ha visto l’attuale presidente portare avanti la politica aggressiva del suo predecessore G.W.Bush. Gli esempi che si possono enumerare sono moltissimi e in tutti la linea comune è una politica di aggressione, di interferenza con le politiche locali dei vari paesi del mondo. Basti pensare all’Iraq, all’Afghanistan, al Pakistan senza dimenticare gli ultimi avvenimenti che ci ha visti partecipi direttamente dalla nostra terra: la Libia, con la quale, poco meno di un anno prima del disastro, si era siglato un accordo di non aggressione, sottoscritto da Napolitano, Berlusconi, La Russa.

Ma Obama è anche quel presidente che appena insediato nella casa Bianca ricevette il Nobel per la pace un anno dopo la sua elezione “per i suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli”. Nella sua carriera ci sono fatti eclatanti di mistificazione:

  1. l’iniezione di oltre 700 miliardi per l’economia, così vuole la vulgata comune, mentre i denari vanno a vantaggio delle banche americane e la disoccupazione cresce alle stelle;
  2. annuncia il ritiro di grossa parte delle truppe americane dall’Iraq prima della fine dell’agosto 2010 e di tutte le truppe entro la fine del 2011 (sappiamo invece che solo una piccola parte delle truppe sono state ritirate);
  3. propone ai leaders iraniani soluzioni per mettere da parte 30 anni di conflitti (ma nello stesso tempo inviava un’intera flotta di navi nel golfo persico ed impiantava basi missilistiche in Arabia Saudita);
  4. propone altresì un piano di non proliferazione nucleare a Praga (invece fa installare basi missilistiche nei paesi dell’ex-Unione Sovietica per minacciare la Russia);
  5. in Egitto inizia una politica con i mussulmani più intransigenti per alleviare il conflitto israelo-palestinese (i Fratelli Mussulmani, sostenuti dai centri di controllo Usa, saranno i veri vincitori dei successivi avvenimenti della rivoluzione araba in Egitto)
  6. propone la chiusura definitiva di Guantanamo, ma successivamente ammette l’impossibiità di portare a termine la sua proposta ed ordina una nuova ondata di processi approvando la detenzione illimitata contro oltre 40 detenuti
  7. provvede a fare rientrare nei ranghi di persone “normali” alcuni terroristi iraniani, oppositori dell’attuale regime.

Solo in questo spaccato di eventi da lui sottoscritti e voluti, in accordo con i padri fondatori del National Patriot Act, è sufficiente prendere per prendere visione delle contraddizioni e del sistema poliziesco e di terrore che questo presidente, assieme alla coalizione repubblicana, ha messo a punto.

Non attendiamoci quindi che la sua rielezione sia foriera di pace, giustizia e libertà, perché la missione devastante che questo manipolo di lazzaroni ha nei propri piani prevede anche l’uso della nostra terra. Lo disse pure una canaglia tempo addietro.

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