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Ma gli italiani sanno qualcosa di quello che accadrà dei loro soldi, oppure dobbiamo brindare?
A volte mi chiedo se l’italiano abbia mai avuto un senso di appartenenza a questa repubblica, perché siamo così diversi e così atipici se ci confrontiamo che sembriamo dei stranieri in casa nostra.
Molti nel passato hanno definito il “popolo” italiano un coacervo di culture spesso slegate tra loro, ognuna delle quali interessata al proprio tornaconto, indifferente a tutto quello che gli accade attorno. Altri lo definiscono un insieme di genti opportuniste che al momento del bisogno abbandona ogni impegno per traghettare sul più convincente millantatore che appare sulla scena.
Forse è l’una e l’atra cosa, questo è certo, e nella storia abbiamo infiniti esempi che si rispecchiano. Ma in questi tempi come reagirà la popolazione italiana? Quale saranno le sue scelte? Esiste in Italia e nelle persone che la popolano, il senso di un’unione mai vissuta? Sono capaci gli italiani di prendere in mano una situazione che ormai è destinata a fallire?
Forse sì e forse no! In questi giorni è sufficiente fare un giro di telefonate in montagna per capire che tutto è pieno, basta andare sulle spiagge della riviera adriatica per vedere milioni di individui assiepati sulla sabbia a dimenticare la ruggine dei lavori a loro destinati. Nei negozi dei diversi giocattoli tecnologici le code sembrano non avere fine e basta un annuncio roboante che altri si aggiungono per poter acquistare – a debito – l’ultimo ritrovato tecnologico. No, non possiamo non renderci conto che stiamo con l’acqua alla gola, eppure continuiamo a vivere al di sopra le nostre possibilità per poi scoprire nella buca delle lettere i solleciti di pagamento, le scadenze improrogabili e come un pensiero ammalato voltiamo lo sguardo al “bello”, a quello che ci fa dimenticare, lasciando ad altri, perché non abbiamo nessuna esperienza e perché non ce l’hanno mai insegnato, l’arte di pensare ed agire per noi.
Alla fine scopriamo di essere stati gabbati e addossiamo la colpa, come sempre accade, a tutto ciò che sta fuori della nostra responsabilità, ma noi ne abbiamo di responsabilità? I politici affermano di sì, dicono che con le nostre scelte possiamo cambiare rotta e decidere come migliorare e come cambiare, ma in 60 anni di repubblica non è cambiato nulla, nemmeno i politici sono cambiati. Eppure le strade per il cambiamento ci sono e sono lastricate di duri sacrifici, spesso di sangue e dolori, ma sono percorribili è solo una scelta volerle percorrerle.
Ora, tra qualche tempo, ci troveremo a fare i conti con una situazione peggiore di quella che fino a ieri avevamo pensato. Con molta probabilità l’Italia entrerà a far parte del Club Med dei spendaccioni (nel così detto euro 2), sembra, entro il 15 agosto prossimo: sarà una bella sorpresa per tutti. Dovrà stare molto attenta alla sua spesa visti anche gli impegni presi dall’attuale governo e ratificati in parlamento (tutti conniventi). Parlo del Fiscal Compact e del Mes (fondo salva stati) che produrranno una carneficina economica e sociale tale da farci catapultare immediatamente nel più buio medioevo.
Il prelievo che verrà attuato dalle nostre casse dello stato sarà enorme, ma la parte più aberrante è che con questo infame progetto ogni cosa che verrà stabilita dagli amministratori del Mes è insindacabile. Qualcuno dei nostri politicanti che dicevano che possiamo cambiare, ha manifestato qualche cosa? E i sindacati, tanto attenti a quando qualcuno pizzica le loro entrate miliardarie, hanno dichiarato qalcosa? I vari Bonanni, Camusso et altri hanno innescato oceaniche manifestazioni di piazza per impedire che il parlamento ratificasse una porcata del genere? No! Nessuno ha proferito verbo, tutti zitti a contare i propri utili tornaconti.
E il popolo italiano istruito cosa fa? Va al mare, in montagna, a fare acquisti dell’ultimo ritrovato della tecnica fregandosene altamente di quello che viene deciso.
La gente dice…