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Ma la Redazione del “Il Giornale” sa quello che scrive?
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Stop all’asse con l’Iran solo così fermeremo la mattanza in Siria
Il titolo è quello di un articolo de “Il Giornale” che pone l’accento sulla sconsiderata opinione sull’Iran che il terrore, il furore ideologico e per ultima la possibilità di dotarsi di armi nucleari, sono le premesse per una considerazione che va al di là della semplice guerra fredda degli anni passati.
La firma dell’articolo è la redazione, ovvero il pensiero collettivo dell’intero giornale che attraverso questo semplice scritto mostra apertamente la sua posizione atlantista.
L’Iran e con essa la Siria, e prima la Libia, e prima ancora la Palestina, sono espressioni della più malevole idea di soprusi, di massacri, di sangue innocente versato per colpa di un’ideologia islamica che vuole imporsi con la forza e con il sangue. Non risulta però che Iran e Siria abbiamo abbiano invaso altri territori né in nome della democrazia né in nome di un becero islamismo, oppure abbiano razziato, abbiano decimato le popolazioni con massacri al fosforo, così come accadde in Libia al tempo di Gheddafi e prima ancora a Gaza ad opera delle missioni umanitarie sioniste. Eppure “Il Giornale” scrive che il vero nemico da combattere sono l’Iran e la Siria, perché ” È il cuore di un’alleanza pericolosa che sarebbe bene smantellare una volta per sempre“.
Possiamo supporre anche noi che abbia preso qualche manciata di dollari dal sultano del Qatar, Al-Thani (il ciccione, come affettuosamente lo chiamava Gheddafi)? Visto la sua munificenza nel donare denaro, questo personaggio da anni ospita attivisti islamici in esilio e sostiene Hamas, i salafiti, i fratelli musulmani (espressione israeliana islamica) e persino i talebani ai quali sta aprendo addirittura un’ambasciata in Qatar. Ha contribuito con diverse milioni di dollari per l’Egitto post primavera, è padrone della TV Al-Jazera (che inizialmente era espressione franco-israeliana dei fratelli David e Jean Frydman). Il Qatar è anche benevolo nella instaurazione di un potere sunnita estremista e radicale, tanto che nella guerra di Libia mandò a dare manforte alle squadre speciali inglesi, francesi e americani circa 5000 militari delle squadre speciali.
Appare quindi evidente la mercificazione di notizie e di idee fuorvianti che non hanno nessun nesso con fatti che sono la costruzione di una montatura mediatica, così come appare evidente che difficilmente si critica la linea editoriale e pur di portare a casa una pagnotta – grondante di sangue innocente – si scrivono bestialità.
Guerra alla Libia con settecento super bombe italiane
Guerra alla Libia con settecento super bombe italiane
“Le operazioni condotte nel 2011 sui cieli libici hanno rappresentato per l’Aeronautica Militare italiana l’impegno più imponente dopo il 2° Conflitto Mondiale”.
È orgogliosissimo il Capo di Stato maggiore delle forze aeree, generale Giuseppe Bernardis.
giovedì 12 gennaio 2012, di Antonio Mazzeo
L’Italia repubblicana ha conosciuto i teatri di guerra dell’Iraq, della Somalia, del Libano, dei Balcani, dell’Afghanistan e del Pakistan, ma mai avevamo sganciato tante bombe e tanti missili aria-terra come abbiamo fatto in Libia per spodestare e consegnare alla morte l’ex alleato e socio d’affari Muammar Gheddafi. Una guerra record di cui però è meglio non andare fieri: secondo i primi dati ufficiali – ancora parziali – i nostri cacciabombardieri hanno martoriato gli obiettivi libici con 710 tra bombe e missili teleguidati. Cinquecentoventi bombe e trenta missili da crociera a lunga gittata li hanno lanciati i “Tornado” e gli AMX dell’Aeronautica; centosessanta testate gli AV8 “Harrier” della Marina militare. Conti alla mano si tratta di quasi l’80% delle armi di “precisione” a guida laser e GPS in dotazione alle forze armate. Un arsenale semi-azzerato in poco più di centottanta giorni di conflitto; il governo ha infatti autorizzato i bombardamenti solo il 25 aprile 2011 (56° anniversario della Liberazione) e la prima missione di strike (nda: bombardamento) in Libia è stata realizzata tre giorni dopo da due caccia “Tornado” decollati dall’aeroporto di Trapani Birgi. “Le munizioni utilizzate dalle forze aeree italiane sono state le bombe GBU-12, GBU-16, GBU-24/EGBU-24, GBU-32, GBU-38, GBU-48 e i missili AGM-88 HARM e Storm Shadow, con una percentuale di successo superiore al 96%”, elenca diligentemente lo Stato Maggiore dell’AMI. Inutile chiedere cosa o chi sia stato colpito nel restante 4% degli attacchi dove sono state sganciate più di trenta bombe di “precisione”.
Dettagliata è invece la descrizione del documento “Unified Protector: le capacità di attacco dell’AM” (6 giugno 2011) sulle caratteristiche tecniche di questi strumenti di distruzione e di morte. “I sistemi d’arma a guida laser sono stati sviluppati negli anni ‘80 con i primi test eseguiti dalla Lockheed Martin e sono stati utilizzati nei più recenti conflitti, dalla guerra del Golfo alle operazioni sui Balcani, Iraq e Afghanistan”, scrivono i comandanti delle forze aeree. “La GBU-16 è un armamento a guida laser Paveway II, basato essenzialmente su bombe della serie MK83 da 495 Kg. Della stessa famiglia di ordigni fa parte la GBU-12 (corpo bomba MK82, 500 libbre). La GBU-24 è invece un armamento basato essenzialmente sia sul corpo di bombe della serie MK da 907 Kg. che delle bombe penetranti BLU-109 modificate con un kit per la guida laser Paveway III. Sviluppato per rispondere alle sofisticate difese aeree nemiche, scarsa visibilità e limitazioni a bassa quota, l’armamento consente lo sgancio a bassa quota e con una capacità di raggio in stand off (oltre 10 miglia) tale da ridurre le esposizioni”. Ancora più sofisticate le bombe GBU-24/EGBU-24, guidate con doppia modalità GPS e laser ed usate “per distruggere i più resistenti bunker sotterranei” e le GBU-32 JDAM (Joint Direct Attack Munition) da 1.000 e 2.000 libbre, che possono essere lanciate in qualsiasi condizioni meteo, sino a 15 miglia dagli obiettivi, “per ingaggiare più target con un singolo passaggio”.
“Lo Storm Shadow è un missile aviolanciabile con telecamera a raggi infrarossi a guida Gps che può colpire obiettivi di superficie in profondità, a prescindere dalla difesa aerea, grazie alle sue caratteristiche stealth”, recita il report dell’Aeronautica. Sviluppato a partire dal 1997 dalla ditta inglese MBDA, il vettore è lungo cinque metri, pesa 1.300 Kg, ha un raggio d’azione superiore ai 250 km e può trasportare una testata di 450 kg. “È utilizzabile contro obiettivi ben difesi come porti, bunker, siti missilistici, centri di comando e controllo, aeroporti e ponti. La carica esplosiva è infatti ottimizzata per neutralizzare strutture fisse corazzate e sotterranee”. Le coordinate del target e la rotta di volo dello Storm Shadow vengono pianificate a terra e successivamente inserite all’interno del missile durante la fase di caricamento sul velivolo. “Una volta lanciato, raggiunge l’obiettivo assegnato navigando in ogni condizione di tempo, di giorno o di notte in maniera assolutamente autonoma utilizzando gli apparati di bordo e confrontando costantemente la sua posizione con il terreno circostante”. L’altro missile aria-superficie impiegato dai caccia italiani è l’AGM-88 HARM (High-speed Anti Radiation Missile) della Raytheon Company, ad alta velocità e un raggio d’azione di 150 km, in grado di individuare e “sopprimere” i radar nemici.
Secondo il generale Bernardis, nei sette mesi di operazioni in Libia, “i velivoli dell’Aeronautica Militare italiana hanno eseguito 1.900 missioni con oltre 7.300 ore di volo, pari al 7% delle missioni complessivamente condotte dalla coalizione internazionale a guida NATO”. Attacchi e bombardamenti sono stati appannaggio dei cacciabombardieri “Tornado” versione IDS (Interdiction and Strike) del 6° Stormo di Ghedi (Brescia) e dei monoreattori italo-brasiliani AMX del 32° Stormo di Amendola (Foggia) e del 51° Stormo di Istrana (Treviso). Per la “soppressione delle difese aeree” e il controllo della no-fly zone sono stati impiegati i “Tornado” ECR (Electronic Combat Reconnaissance) del 50° Stormo di Piacenza, i cacciabombardieri F-16 del 37° Stormo di Trapani-Birgi e gli “Eurofighter 2000” del 4° Stormo di Grosseto e del 36° di Gioia del Colle (Bari). “L’AMI ha pure impiegato i velivoli da trasporto C-130 “Hercules”, i tanker KC-130J e Boeing KC-767 per il rifornimento in volo e, nelle ultime fasi del conflitto, gli aerei a pilotaggio remoto Predator B per missioni di riconoscimento”. Sui cieli libici hanno pure fatto irruzione un velivolo G.222VS “per la rilevazione e il contrasto delle emissioni elettromagnetiche” e un C-130 per quella che è stata definita dal comandante di squadra aerea, Tiziano Tosi, come una “PsyOP – Psycological Operation”, finalizzata a “influenzare a proprio vantaggio la coscienza e la volontà della popolazione interessata”. Su Tripoli e altre città libiche sono stati lanciati centinaia di migliaia di volantini, il cui testo è stato concordato con il Comitato nazionale provvisorio di Bengasi. “La Libia è una e la sua capitale è Tripoli”, il titolo. “Vi chiediamo di unirvi tutti e prendere la decisione giusta e saggia. Unitevi alla nostra rivoluzione. Costruiamo a Libia lontano da Gheddafi. Libia unificata, libera, democratica”.
Quasi tutti i velivoli da guerra italiani sono stati schierati sulla base aerea di Trapani nell’ambito del Task Group Air Birgi, da cui dipendevano anche gli aerei senza pilota Predator B, operanti però dallo scalo pugliese di Amendola. Pisa e Pratica di Mare, gli aeroporti per le operazioni dei velivoli da trasporto o rifornimento. “Le operazioni d’intelligence, sorveglianza e ricognizione sono state effettuate grazie alla disponibilità di speciali apparecchiature elettroniche Pod Reccelite in dotazione ai “Tornado” e agli AMX”, scrive ancora lo Stato Maggiore. “Sugli oltre 1.600 target di ricognizione assegnati ai velivoli italiani, sono state realizzate più di 340.000 foto ad alta risoluzione, mentre circa 250 ore di filmati sono stati trasmessi in tempo reale dai Predator B”. Le missioni di attacco al suolo sono state pianificate e condotte “contro obiettivi militari predeterminati e definiti, o contro target dinamici nell’ambito di aree di probabile concentrazione di obiettivi nemici”. Probabile, dunque e non certa la concentrazione degli obiettivi militari. E gli effetti collaterali si confermano elemento integrante delle strategie di guerra del Terzo millennio… I condottieri dell’Aeronautica Militare forniscono infine la percentuale delle ore di volo relative alle differenti tipologie di missione: il 38% ha riguardato pattugliamenti e “difese aeree” (DCA); il 23% attività di “sorveglianza e ricognizione” (ISR); il 14% l’attacco al suolo contro “obiettivi predeterminati” (OCA); l’8% la “neutralizzazione delle difese aeree nemiche” (SEAD); un altro 8% il rifornimento in volo (AAR); il 5% la “ricognizione armata e l’attacco a obiettivi di opportunità” (SCAR); il restante 4% “la rilevazione e il contrasto delle emissioni elettromagnetiche” (ECM). Come dire che ogni quattro velivoli decollati, uno serviva per colpire, ferire, uccidere.
Anche la Marina militare ha fornito dati numerici sull’intervento dei propri mezzi in Libia. Otto aerei a decollo verticale AV8 B Plus “Harrier”, stazionati sulla portaerei “Garibaldi”, hanno effettuato missioni di interdizione ed attacco per complessive 1.223 ore, utilizzando i missili aria-aria a guida infrarossa AIM-9L “Sidewinder”, quelli a medio raggio a guida laser “AMRAAM”, gli aria-terra “Maverick” e le bombe del tipo Mk82 ed Mk20. Una trentina gli elicotteri EH-101, SH-3D ed AB-212 assegnati ad Unified Protector, per complessive 3.311 ore di volo. Tremila e cinquecento gli uomini e le donne imbarcati su due sottomarini (“Todaro” e “Gazzana”) e quattordici unità navali (tre delle quali, “Etna”, “Garibaldi” e “San Giusto”, utilizzate in periodi diversi come sedi del Comando per le operazioni marittime NATO).
Come se non bastasse, i vertici delle forze armate fanno sapere che l’80% circa delle missioni aeree alleate sono partite da sette basi italiane (Amendola, Aviano, Decimomannu, Gioia del Colle, Pantelleria, Sigonella e Trapani Birgi). “In questi aeroporti, l’Aeronautica Militare ha assicurato il supporto tecnico e logistico, sia per gli aerei italiani sia per i circa 200 aerei di undici paesi della Coalizione internazionale (Canada, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Francia, Giordania, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Turchia), schierati sul territorio nazionale. In sostanza, il personale e i mezzi della forza armata sono stati impegnati in maniera continuativa per fornire l’assistenza a terra, il rifornimento di carburante, il controllo del traffico aereo, l’alloggiamento del personale, ecc.”. Piattaforma avanzata per il 14% di tutte le sortite aeree di Unified Protector lo scalo siciliano di Trapani, da cui sono transitati pure 300 aerei cargo e circa 2.000 tonnellate di materiale. Dalla Forward Operating Base (FOB) di Birgi, uno dei quattro centri di cui dispone la NATO nello scacchiere europeo, hanno operato anche gli aerei radar AWACS, “assetti essenziali alle moderne operazioni aeree per garantire una efficace capacità di comando e controllo”. Lo Stato Maggiore AMI ricorda infine “l’importante supporto di personale specializzato nel campo della pianificazione operativa offerto ai vari livelli della catena di comando e controllo NATO, attivata in tutta Italia”, all’interno del Joint Force Command di Napoli e del Combined Air Operation Center 5 di Poggio Renatico (Ferrara).
No comment invece sul costo finanziario sostenuto per le tremila missioni e le oltre 11.800 ore di volo dei velivoli italiani impiegati nella guerra alla Libia. Possibile però azzardare una stima di massima tenendo conto delle spese per ogni ora di missione dei cacciabombardieri (secondo Il Sole 24Ore, 66.500 euro per l’“Eurofigher 2000”, 32.000 per il “Tornado”, 19.000 per l’F-16, 11.500 per il C-130 “Hercules” e 10.000 per l’“Harrier”). Prendendo come media un valore di 20.000 euro e moltiplicato per il numero complessivo di ore volate, si raggiunge la spesa di 236.220.000 euro. Vanno poi aggiunti i costi delle armi di “precisione” impiegate (dai 30 ai 50.000 euro per le bombe a guida laser e Gps, dai 150.000 ai 300.000 per i missili “intelligenti”). Limitandosi ad un valore medio unitario di 40.000 euro, per le 710 munizioni sganciate sul territorio libico il contribuente italiano avrebbe speso non meno di 28.400.000 euro. Così, solo per “accecare” radar, intercettare convogli e bombardare a destra e manca abbiamo sperperato non meno di 260 milioni. Fortuna che c’era la crisi.
Fonte: Girodivite
Fondo Salva Stati (ESM): l’estrema rapina legalizzata.
Der ESM komt
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I poteri finanziari stanno creando una entità finanziaria sovranazionale sovraordinata non solo agli Stati, ma persino all’Unione Europea e financo alla Banca Centrale (BCE), che diverrebbe un’ausiliaria di questo «super-governo» di una qualità inaudita.
Si tratta di un «governo dei creditori» contro gli Stati debitori che imporrà «rigori e austerità» per assicurarci che continuiamo a servire il debito.
Si tratta del “Meccanismo Europeo di Stabilità” che nella lingua di Monti è il “Fondo Salva Stati”. Nella realtà si tratta di una associazione composta da 17 stati (tra i quali l’Italia) che parteciperanno come soci debitori; e in qualità di debitori Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda riceveranno istruzioni su quali tagli, austerità e rigori applicare ai loro cittadini (sudditi) «al fine di ottenere la liquidità necessaria per evitare il default» (un default che sarebbe saggio fare subito)…
Nell’ultimo «accordo», gli europei-creditori hanno imposto alla Grecia di inserire nella sua Costituzione una norma che dà assoluta priorità al pagamento del debito su ogni altro tipo di spesa pubblica: sanità, istruzione, pensioni comprese.
Il destino che hanno riservato alla Grecia, commissariata dalla Troika, diventerà il nostro. Lo ESM avrà il potere di svuotare le casse degli Stati senza che governi, parlamenti e cittadini possano opporsi. Per sostenere un euro agonizzante e un sistema bancario che merita di subire le conseguenze del crack mondiale che ha provocato, comincia il saccheggio senza limiti e senza controllo democratico.
Si tratta quindi di una dittatura di usurai permanente dotata di vasti poteri, perché «nel trattato fondativo, si dichiara che l’ESM, il suo personale, i suoi dirigenti e i suoi beni, ‘godono dell’immunità da ogni forma di giurisdizione’», ossia nessuna magistratura potrà mai chiamarli in giudizio, qualunque magistratura europea. Anche la documentazione che l’ente produce durante le sue manipolazioni e i suoi affari, «non può essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca (…) derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative e normative». Il segreto più assoluto coprirà i suoi atti.
Lo scopo di questo fondo non è quello di salvaguardare le economie nazionali europee dando il credito necessario per lo sviluppo economico, ma quello di far profitto. Anche lo stesso Soros ha dichiarato che è necessario fare attenzione a come viene elargita la liquidità dalla BCE alle banche centrali consigliando quindi la costituzione a garanzia dell’ESM.
Il problema di fondo è quindi la messa in opera di un fondo che non ha nessun interesse pubblico, ma strettamente privato, non assoggetto a nessuna legge europea e/o nazionale. Libero da lacci e da qualsivoglia limitazione giuridica sarà in grado di sventrare, svuotare l’intero sistema europeo e italiano.
Questo fondo per diventare attivo ha la necessità della ratifica dei parlamenti europei e quello italiano ancora non l’ha ratificato ed è qui che necessità l’attività di tutti i lettori per bloccare con una protesta civile la ratifica di questa trattato rapina-stati.
A questo proposito il sito palermoreport ha organizzato una protesta sostenuta da una giovane economista Lidia Undiemi indirizzata alle forze politiche, locali, giornalistiche del nostro paese. E’ necessario che tutti vi partecipino, ogniuno con le proprie forze sostenendo una delle ultime roccaforti che ci sono rimaste: la nostra identità italiana.Qui il esm_Dossier_SME_Undiemi. E ancora da Intermarket:
Ancora nessuno ha spiegato alla gente, agli italiani, cosa sia l’ESM (European Stability Mechanism), cosa comporti e quali saranno le conseguenze nell’immediato. Il costituendo strumento economico internazionale, che avrà sede in Lussemburgo, non a caso, prevede l’immunità assoluta per tutti i componenti del proprio organigramma, la segretezza per ogni suo atto,e la libertà d’azione totale. La prima conseguenza per l’Italia sarà quella di cedere la propria sovranità economica e quindi politica. Poi dovrà pagare la “quota” d’adesione,che sarà di appena 125 miliardi di euro ( Dove prenderà Monti questi soldi?) ed inoltre acconsentirà al fatto che dei privati possano intervenire nell’imposizione delle regole economiche nazionali (tasse, manovre, etc.). Il tempo rimasto è pochissimo e bisogna impedire che il Parlamento ed il Senato ratifichino l’ingresso dell’Italia. la discussione verrà introdotta tra pochissimo tempo.
Ma il guaio è anche un altro: tutta la politica, quella italiana e quella europea, rema dalla stessa parte. Tutti sanno e nessuno dice. L’autodeterminazione di un popolo lo rende sovrano e fino a quando la Costituzione salvaguarderà i diritti, i nostri diritti, di cittadini ed esseri umani liberi, noi saremo sempre in prima linea a combattere ogni forma d’abuso. Questo articolo verrà diramato anche alla stampa estera, affinché tutti possano avere nozione ed acquisire i suoi contenuti. L’economista Lidia Undiemi si sta esponendo in prima persona, e noi con lei. Ci apprestiamo anche a pubblicare un dossier completo con tutti i passaggi che hanno portato all’ESM ed alla sua natura perversa.
Scrivete quindi ai politici, ai giornali, alle TV private, a tutti quelli che possono, in qualche maniera, risvegliare quel minimo interesse italiano ormai ridotto all’osso dalla casta degli usurai, degli sfruttatori e grassatori.
Napolitano: buffone e massone.
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Napolitano buffone, questo l’epiteto datogli dai sardi contrari alla sua visita.
Non c’è che dire, quest’uomo, questa perla di saggezza come il nostro presidente appare essere agli occhi dei suoi adulatori, scopre improvvisamente che parte della popolazione gli è ostile. Toh! Novità?
Napoleone Colajanni dalle file del PCI nella corrente migliorista lo descriveva così:
“… è un uomo vile e un cane da grembo”. Che fosse pure un cane da riporto degli USA e il loro Governatore di fiducia per la colonia Italia non avevamo dubbi; che fosse un personaggio assolutamente privo di coscienza e umanità l’ha dimostrato coinvolgendo l’Italia nel massacro libico; che fosse un bugiardo compulsivo e manipolatore è ovvio a chiunque ascolti i suoi discorsi vani ed ipocriti che trasudano menzogna ad ogni sillaba, soprattutto quando si riempe la bocca con parole come Patria, Libertà, e Costituzione, mentre è il primo a farne strame, considerando che ha appena consegnato, grazie ad un colpo di Stato (eterodiretto naturalmente), il Paese nelle mani dei suoi referenti della massoneria finanziaria planetaria del Bilderberg Group.
Napolitano rappresenta il peggio della nazione elevato al quadrato, è una nullità tronfia e roboante, come uomo è un miserabile vigliacco e codardo, un servo sciocco, senza un briciolo di dignità”.
Eppure ancora in mezzo a questa agorà politica troviamo persone che gli si inchinano, ormai svuotato e reso cieco dalla dissennata protervia con cui usa parole come “libertà”, “costituzione”, “diritti” delle quali ha perso coscienza del lor significato.
“LA FALSITA’ DI NAPOLITANO MASSONE COMUNISTA – Tale e tanta è la protervia, l’arroganza, la scarsità senile del nostro presi-dente della repubblica delle banane italiana, Napolitano, che alla cerimonia di inaugurazione di un monumento in onore a Alexander Dubcek si è sentito in dovere di rendere omaggio a quello che fino a qualche anno era suo nemico che avrebbe sicuramente eliminato in un lager in Siberia. All’epoca dell’invasione comunista della Cecoslovacchia da parte dei sovietici, il nostro benemerito presi-dente era a uno dei personaggi più influenti del Partito Comunista Italiano (PCI). Epoca nella quale migliaia di persone in quella terra e nell’europa dell’Est sparirono proprio perché contrarie a quella invasione. Stranamente non risulta in nessuna testata giornalistica un discorso contro tale invasione, come non risulta nessuna parola a favore di Alexander Dubcek pronunciata da Napolitano. Ma anzi sappiamo tutti come la pensasse sui Paesi comunisti del Patto di Varsavia. Dell’invasione Russa in Ungheria e quindi della Primavera di Praga. Adesso, con la morte che gli tocca la spalla, il vecchio presi-dente scarsamente senile con la coscienza di un massone, cerca la mediazione terrena per salvarsi l’anima di fronte a quello che con un colpo solo gli stacchera la vita da quel corpo che ha tradito gli italiani. Ed ecco quindi vederlo rendere omaggio a Dubcek. Però leggendo poi una seconda parte del discorso: “I rappresentanti della repubblica slovacca e della repubblica italiana si siano ritrovati in un giudizio che valorizza, come è giusto, la personalità di Dubcek, che è stato davvero un campione degli ideali di libertà e anche di autonomia e di indipendenza nazionale”, viene da pensare che nella realtà il suo ideale è rimasto comunista come lo era allora, altrimenti come potrebbe capire e definire Dubcek “un campione degli ideali di libertà” proprio lui che era a capo del partito più estremista e filo-sovietico e che l’avrebbe sicuramente fatto fucilare”.
Peccato che in Italia siano pochi quelli che hanno l’ardire di protestare una persona del genere, poiché nel consesso generale saranno considerati dei manifestanti che disturbano, che alterano il sistema predatore al quale ci siamo invischiati.
Siria, i massacri manipolati stanno finendo?
Finale di partita nel Vicino Oriente
Da undici mesi, le potenze occidentali e del Golfo conducono una campagna di destabilizzazione della Siria. Diverse migliaia di mercenari si sono infiltrati nel paese. Reclutati da mestatori in Arabia Saudita e Qatar in seno alla comunità sunnita estremista, sono venuti a rovesciare “l’usurpatore alauita” Bashar al-Assad per imporre una dittatura di ispirazione wahhabita. Dispongono delle più sofisticate attrezzature militari, compresi sistemi di visione notturna, centrali di comunicazione, e robot per la guerriglia urbana. Sostenuti sottobanco dalle potenze della NATO, hanno inoltre accesso alle informazioni militari essenziali, specie le immagini satellitari dei movimenti delle truppe siriane e le intercettazioni telefoniche.
Questa operazione è subdolamente presentata al pubblico occidentale come una rivoluzione politica schiacciata nel sangue da una dittatura spietata. Naturalmente, questa menzogna non è universalmente accettata. La Russia, la Cina e gli Stati americani membri dell’ALBA la respingono. Ognuno ha infatti esperienze storiche che permettono loro di capire velocemente cosa sia in gioco. I russi pensano alla Cecenia, i cinesi allo Xinjiang, e gli americani a Cuba e Nicaragua. In tutti questi casi, al di là delle apparenze ideologiche o religiose, i metodi di destabilizzazione della CIA sono stati gli stessi.
- Gruppo di oppositori siriani antigovernativi, appartenenti alla nebulosa comunemente chiamata “dell’Esercito Siriano Libero”.
La cosa più bizzarra in questa situazione sta nell’osservare i media occidentali mentre si auto-convincono che i salafiti, i wahabiti e i combattenti dell’annessa Al-Qa’ida si siano presi una cotta per la democrazia, mentre questi ultimi non smettono mai di fare appello – sui canali satellitari sauditi e qatarioti – affinché siano sgozzati gli eretici alauiti e gli osservatori della Lega Araba. Poco importa che Abdelhakim Belhaj (numero 2 di Al Qa’ida e attuale governatore militare di Tripoli, in Libia) sia venuto di persona a collocare i suoi uomini nel nord della Siria, e che Ayman Al-Zawahiri (numero 1 di al-Qa’ida dalla morte ufficiale di Osama bin Laden) abbia fatto appello alla jihad in Siria: la stampa occidentale continua comunque il suo sogno romantico di una rivoluzione liberale.
La cosa più ridicola sta nel sentire i media occidentali ripetere pedissequamente le accuse quotidiane formulate dal ramo siriano della Fratellanza Musulmana che diffonde dispacci sui crimini del regime e le sue vittime, sotto la firma dell’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo. Di grazia, da quando in qua questa confraternita di golpisti è così interessata ai Diritti umani?
- Ayman Al-Zawahiri, numero 1 di al-Qa’ida dopo la morte ufficiale di Osama bin Laden ha fatto appello alla jihad a fianco degli occidentali per far cadere il regime baathista siriano.
Sarebbe bastato che i servizi segreti occidentali mettessero in scena il burattino denominato “Consiglio nazionale siriano”, il cui Presidente è un professore della Sorbona e per portavoce ha l’amante dell’ex capo della DGSE (uno dei servizi segreti francesi, NdT), per far sì che dei “terroristi” diventassero dei “democratici”. In un batter d’occhio, la menzogna diventa verità dei media. Le persone rapite, mutilate e uccise dalla Legione wahhabita sono diventate nella stampa vittime del tiranno. I coscritti di tutte le confessioni che difendono il proprio paese contro l’aggressione settaria sono diventati soldati alauiti che opprimono il loro popolo.
La destabilizzazione della Siria da parte degli stranieri è diventato un episodio della «Primavera araba». L’emiro del Qatar e il re dell’Arabia saudita, due monarchi assoluti che non hanno mai organizzato elezioni nazionali nei loro paesi e incarcerano i manifestanti, sono diventati campioni della rivoluzione e della democrazia. Francia, Regno Unito e Stati Uniti, che hanno appena ucciso 160mila libici in violazione del mandato ricevuto dal Consiglio di Sicurezza, sono diventati filantropi responsabili della protezione delle popolazioni civili. Ecc.
Tuttavia la guerra a bassa intensità che la stampa occidentale e del Golfo nasconde dietro questa mascherata si è conclusa con il doppio veto di Russia e Cina del 4 febbraio 2012. Alla NATO e ai suoi alleati è stato ordinato di cessare il fuoco e ritirarsi, a rischio di causare una guerra regionale, cioè anche mondiale.
Il presidente siriano Bashar al-Assad e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov il 7 febbraio a Damasco.
Il 7 febbraio una folta delegazione russa, compresi i più alti responsabili dell’intelligence esterna, è giunta a Damasco dove è stata salutata da una folla plaudente, certa che il ritorno della Russia sulla scena internazionale segnava la fine dell’incubo. La capitale, ma anche Aleppo, la seconda città del Paese, erano pavesate con colori bianco, blu, rosso, e sfilavano dietro striscioni scritti in cirillico. Al palazzo presidenziale, la delegazione russa ha raggiunto le delegazioni di altri Stati, incluse quella della Turchia, dell’Iran e del Libano. Una serie di accordi è stata raggiunta per il ritorno alla pace. La Siria ha restituito 49 istruttori militari catturati dall’esercito siriano.
La Turchia è intervenuta per fare liberare gli ingegneri e i pellegrini iraniani rapiti, compresi quelli detenuti dai francesi (in proposito, il tenente Tlass che li sequestrava per conto della DGSE è stato liquidato).
La Turchia ha cessato ogni supporto all’«Esercito Siriano Libero», ha chiuso le sue installazioni (ad eccezione di quella situata nella base NATO di Incirlik), e consegnato il suo comandante, il colonnello Riad el-Asaad.
Alla Russia, che si è fatta garante degli accordi, è stata autorizzata la riattivazione dell’ex base sovietica di intercettazione del Monte Qassioum.
Il giorno dopo, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha informato l’opposizione siriana in esilio che non doveva più contare su un aiuto militare USA.
Rendendosi conto che hanno tradito il loro paese per niente, i membri del Consiglio nazionale siriano sono partiti in cerca di nuovi sponsor. Uno di loro arrivando perfino a scrivere a Benjamin Netanyahu per supplicarlo affinché invada la Siria.
Dopo una latenza di due giorni, necessaria per l’attuazione degli accordi, gli eserciti nazionali non solo della Siria, ma anche del Libano, hanno preso d’assalto le basi della Legione wahhabita.
Nel nord del Libano, un massiccio arsenale è stato sequestrato a Tripoli e quattro agenti occidentali sono stati fatti prigionieri nel distretto di Akkar presso una scuola abbandonata dell’UNRWA trasformata in quartier generale militare.
In Siria, il generale Assef Shawkat in persona ha comandato le operazioni. Almeno 1.500 combattenti sono stati catturati, tra cui un colonnello francese del servizio tecnico di comunicazione della DGSE, e più di mille persone sono state uccise.
In questa fase non è possibile determinare quante vittime siano tra i mercenari stranieri, quanti siriani stiano collaborando con le forze straniere, e quanti siano i civili intrappolati nella città in guerra.
Libano e Siria hanno ripristinato la loro sovranità sull’insieme del proprio territorio.
Degli intellettuali discutono per sapere se Vladimir Putin non abbia commesso un errore nel proteggere la Siria al costo di una crisi diplomatica con gli Stati Uniti. Questa è una questione mal posta.
Nel ricostituire le sue forze per anni e affermandosi sulla scena internazionale odierna, Mosca ha messo fine a due decenni di un ordine mondiale unipolare in cui Washington poteva estendere la sua egemonia fino a ottenere un dominio globale. La scelta non era quella di allearsi o con la piccola Siria, o con i potenti USA, ma o di lasciare che la prima potenza mondiale distruggesse un altro Stato ancora o di rovesciare i rapporti di forza e creare un ordine internazionale più giusto nel quale la Russia abbia voce in capitolo.
fonte: voltairenet
Israele ritratta la minaccia nucleare iraniana.
Gli Usa spingono il ministro della difesa israeliano Ehud Barak a fare marcia indietro ed a ritrattare sulla possibile minaccia nucleare iraniana.
Una buffonata in stile talmudico
ref: Debka
Antartide, Lago Vostok (Восток): ricerca per la scienza?
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E’ sicuramente una notizia banale, ma da qualche giorno sono state prelevati 40 litri di acqua da un lago di acqua dolce in Antartide.
Il fatto curioso è che questo lago si trova sotto quasi 4 km di ghiaccio in Antartide e la sua acqua è di 20 milioni di anni fa.
Gli scienziati si aspettano grandi cose e sopratutto di trovare delle forme di vita che si è evoluta nel corso di questi milioni di anni.
Il sospetto di trovare laghi nascosti sotto l’antartico fu prospettato da alcuni scienziati russi nel 19° secolo e dal Principe Pyotr Kropotkin. Successivamente le missioni di ispezione si susseguirono negli anni 50 e 60, ma senza successo a causa di molti problemi dovuti al clima e alla tecnologia che allora era molto limitata. Solo nel 1994 la presenza di questo lago sepolto da 4 km di ghiaccio fu provata da alcuni scienziati russi e britannici.
L’attesa delle analisi delle acque del Lago Vostok è frenetica, ci si aspetta di trovare batteri simili a quelli che si trovano negli abissi oceanici, ma completamente diversi a causa del loro isolamento di milioni di anni. Per gli scienziati è quindi di estremo interesse verificare l’evoluzione delle eventuali presenze di vita nel corso dei millenni, sopratutto in un ambiente completamente diverso, simile per certi versi a quello che si sospetta ci sia sotto la coltre ghiacciata di Marte.
Tale scoperta quindi ha una funzione non solo cognitiva dell’evoluzione delle specie animali, ma rappresenta una speranza di vita possibile anche in ambienti estranei al nostro pianeta come Giove, Marte e forse anche la Luna o qualche satellite di Giove. Il fatto curioso è che questa forma di vita non sta in un altro pianeta ma direttamente qui nella terra. La preoccupazione è quindi molto alta per il pericolo di contaminazione batterica negli scavi e nella estrazione del materiale.
Auguriamoci pertanto che questa scoperta sensazionale sia portatrice di conoscenza e di pace e non di sistemi atti ad offendere e mettere gli uni contro gli altri. Nei fatti e nella leggenda (?) secondo un pensiero “complottista” i nazisti verso la fine della seconda guerra mondiale avrebbero costruito una base segreta proprio nella zona del Lago Vostok. Nel 1943 Dönitz annunciava che la “flotta sottomarina tedesca è orgogliosa di aver creato una fortezza inespugnabile per il Fuehrer sull’altra estremità del mondo“.
Appare inoltre che nel 1947 l’ammiraglio Richard E. Byrd guidò 4000 uomini (Usa, Inghilterra ed Australia) per un’invasione nell’Antatrtide secondo un’operazione chiamata “Operation Highjump”, ma riportò di aver incontrato un forte resistenza tedesca da alcuni “flying saucers” (dischi volanti nazisti) tale da indurlo a chiudere il progetto d’invasione. (qui una traccia della sua avventura e qui un altro aspetto curioso a pagina 31)
Vero o falso che siano queste cose è curioso come la spedizione russa si sia concentrata nello studio di questo lago, quando nella zona di osservazione, stando anche alle dichiarazioni di altri scienziati, appaiono esserci molti altri laghi con caratteristiche simili.
Grecia in fiamme e l’Italia che seguirà. Grazie Monti!
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Poteva andare peggio di quel che si immaginava ed invece il popolo greco, o parte di esso, ha agito tutto sommato abbastanza civilmente. A parte i pochi feriti e qualche palazzo bruciato non ci sono stati morti e la Grecia ringrazia sentitamente l’Europa per aver dato con i nuovi provvedimenti una boccata d’ossigeno ai creditori (le banche).
Votanti a favore del provvedimento di austerità 200, contrari 74. In sostanza cosa accadrà?
In pratica saranno momenti sempre più duri e se già ora la gente non arriva nemmeno a fine settimana, con i nuovi provvedimenti dovrà rovistare nell’immondizia per trovare qualcosa per cui sfamarsi:
- il PIL del 2012 si ridurrà del 5%
- la Grecia dovrebbe ritornare a crescere nel 2013
- nel 2012 verranno tagliati 12.000 posti di lavoro nel pubblico
- il salario minimo sarà tagliato del 20%
- non verranno aumentate le tasse nelle vendite
- la spesa medica verrà ridotta dal 1,9 al ,15% unendo tutti i fondi pensione ausiliari
- si venderanno tutte e sei le partecipazioni statali – in particolare quelle riguardanti energia e raffinazione.
Possiamo essere contenti noi italiani dato che super Mario è stato accolto dall’altra parte dell’Atlantico come il salvatore dell’Europa, ma sopratutto degli Usa e del dollaro. Ma ne siamo certi??? Il problema come tempo fa avevo avvisato (vedi mio articolo: Italy too big to be bailed out), sono sempre quei pezzi di carta che assicurano certi personaggi dal rischio fallimento del debito sovrano: i CDS (Credit Default Swap)
Quale sarebbe quindi il problema? Beh, se Monti è andato a parlare con Obama non ‘è andato per cose banali e tanto meno per informarlo della linea politica del paese Italia, già lo sa Obama, è andato per informarlo delle misure che sicuramente verranno attuate in Italia prima che vadano in pagamento quei famosi certificati di cui sopra e sicuramente queste misure non saranno quelle che abbiamo avuto modo di vedere, quelle sono solo fumo negli occhi, perché per la verità già stanno affondando il coltello in questa povera Italia.
Il fatto che l’Eni abbia ormai perso una rilevante quota di mercato dal “business” libico e iraniano, a favore della British Petroleum e delle altre consorelle francesi ed americane dovrebbe far capire, anche dai discorsi fatti da Scaroni in occasione della sua ultima visita in Libia (vedi mio articolo Libia, Usa, Gas, Italia in netta (s)Concordia) che la spezzatino della nostra azienda è prossimo ad essere servito. Ad Eni verranno poi affiancate altre aziende come Finemeccanica e, dello stesso gruppo, Alenia ed Augusta, tutte e due fiori all’occhiello della nostra limitata tecnologia. A queste aziende del settore energetico e strategico verranno poi affiancate altre delle telecomunicazioni e dei servizi (Telecom, Enel, Autostrade senza dimenticare il settore delle acque). Seguiranno inevitabilmente alcune strutture bancarie che verranno riformate, sgretolate poiché molte di esse sono già tecnicamente fallite, ma tenute in piedi a forza di iniezioni di liquidità (LTRO: Long Term Refinancing Operation) e della BCE e dalla FED.
Certo è uno scenario apocalittico, ma non tanto se paragonato a quello che sta accadendo in Grecia, perché ancora non se ne sentiranno gli effetti e perché una grossa fetta di popolazione italiana (3,5 milioni) è dipendente pubblica. Quelli saranno gli ultimi a prendere lo schiaffo finale. Nel frattempo, come in Grecia, a macchia di leopardo, si cominceranno ad avere degli effetti legati ad un PIL che non avanza, anzi sarà via-via sempre più basso (se si licenzia e se la gente non lavora, come si fa ad aumentare il Prodotto Interno Lordo e a pagare le tasse e far funzionare i servizi? ).
Ormai siamo uno società orientata ai servizi: turismo, call center, banche, commercio, turismo, informatica ecc. e il nostro e vecchio caro settore agricolo è diventato una palla al piede per lo sviluppo economico (Infatti a pranzo ci si nutre di bit e tuitt e ci beviamo qualche guglata senza gas), per cui anche da quel fronte non potremo aspettarci grandi cose.Al contrario, la BCE e la Commissione Europea (composta da uomini che non sono stati eletti da nessuna votazione) saranno sempre più restrittivi (quote latte, cereali, imposizioni sulla qualità sempre più certosina) e già si parla degli aiuti economici al settore in via di restringimento e la famosa PAC verrà probabilmente data con il contagocce se non addirittura cancellata definitivamente: ormai il danno è fatto e l’agricoltura italiana sarà ridotta ad un semplice orto per “appassionati domenicali“.
Svuota carceri
I parenti delle vittime, degli stupri, delle rapine, dei borseggi, dei delitti amministrativi e finanziari da oggi in poi andranno per strada con una fascia al braccio color rosso e non per essere simpatizzanti del partito comunista, ma per mostrare la vergogna del nuovo provvedimento che presto sarà trasformato in legge: la legge svuota carceri.
Tale legge si fonda sul Decreto Legge n. 211 del 22 dicembre 2011, che fu emanato conseguentemente al problema della situazione insostenibile delle carceri italiane: troppo piene e con detenuti stipati nelle celle. Il provvedimento prevede l’innalzamento della detenzione da 12 a 18 mesi di pena detentiva che può essere scontato presso il domicilio del detenuto, mentre la detenzione presso il domicilio non é applicabile ai soggetti condannati per delitti gravi (terrorismo, mafia, traffico di stupefacenti, omicidio, violenza sessuale di gruppo), ai delinquenti abituali, professionali o per tendenza, ai detenuti che sono sottoposti al regime di sorveglianza particolare, e nei casi di concreta possibilità che il condannato possa darsi alla fuga ovvero sussistono specifiche e motivate ragioni per ritenere che il condannato possa commettere altri delitti ovvero quando non sussista l’idoneità e l’effettività del domicilio anche in funzione delle esigenze di tutela delle persone offese dal reato.
Introduce anche due modifiche importanti riguardanti l’art. 558 del codice di Procedura Penale: la prima che il giudizio per direttissima se in deve essere fatto entro e non oltre le 48 ore dall’arresto, mentre la seconda modifica riguarda che le persone non potranno essere condotte in carcere prima di essere comparse davanti al giudice per la convalida dell’arresto e il giudizio direttissimo.
Potremo quindi osservare che questi tecnicismi hanno il sapore di una vera beffa e nel frattempo alcune migliaia di persone (3.374) lasceranno le patrie galere per essere detenute nelle loro abitazioni. Per contro, secondo il guardasigilli, il risparmio giornaliero arriverebbe addirittura a 350.000 euro. Anche in questo caso si tratta di tecnicismi. Mi sorge la domanda: come mai quasi tutti i nostri politici hanno al seguito persone delle forze di polizia e non solo quelle personalità che possono essere oggetto di atti di violenza. Il costo di queste persone chi lo paga? Non sarebbe più utile reindirizzare questo personale in attività di prevenzione di controllo contro il crimine anziché scorazzare dietro ad un emerita nullità?
Nel frattempo le vittime di questi stinchi di santo provano un senso di ribrezzo, una strana sensazione di fastidio, di stupore, ma sopratutto un senso di nullità. Essi si chiedono: se non è lo stato che ci garantisce, cosa dobbiamo fare per sentirci sicuri? Dobbiamo forse armarci e costituire delle bande per proteggere i nostri figli, le donne, gli anziani, spesso questi ultimi vessati e bastonati per pochi denari? Oltre al danno anche la beffa di veder per strada il criminale? No, secondo il decreto, ma sappiamo come funziona la legge in Italia e se a Roma di notte ci sono in tutto 16 pattuglie che sorvegliano una città di quasi 3 milioni di abitanti, vogliamo pensare che queste pattuglie si preoccupino di verificare se un detenuto è a casa??
Ma il problema delle carceri affollate è in effetti un problema, poiché a tutti potrebbe capitare, per un caso fortuito, di essere ospiti di questi luoghi. Basti pensare a quante persone sono state arrestate o per omonimia, o per mancanza di un alibi o per degli indizi probanti un certo reato o per la manchevolezza del giudice o delle forze dell’ordine. Tutti siamo passibili di errore tanto più che a dirigere l’orchestra non è una giustizia indenne da certe patologie politiche o da un certo tipo di protagonismo, così come il sistema giudiziario burocratizzato è spezzettato in maniera tale che chi vi entra spesso non ne esce più.
Più volte abbiamo avuto dimostrazione dai media che in molte parti d’Italia ci sono carceri non finite, strutture fatiscenti abbandonate per mancanza di personale o di mezzi e allora per far fronte alla dilagante criminalità, si preferisce ammassare i detenuti in celle costruite solo per 2 o 4 persone mescolando, magari, quelli in attesa di giudizio forse innocenti, con altri già giudicati. Mancano i mezzi, sostengono i nostri amministratori che lussuosamente sappiamo come essi vivono e allora.
E il parente della vittima come dovrebbe sentirsi nel venir a conoscenza di un altro ceffone alla giustizia?
I giovani non hanno speranza, le aziende invece sì.
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Trovare lavoro, cercare di sopravvivere, ovvero far guadagnare qualche sfruttatore sulla nostra pelle senza la responsabilità dell’imprenditore. Ti piace vincere facile…ehhh?
Così recita quella stupida pubblicità, ma nella realtà è ciò che stanno facendo giorno dopo giorno, e senza che ce ne accorgiamo ci troveremo da una situazione di rispetto per il lavoratore ad un’altra più semplice e più vecchia: lavoratore e schiavo saranno la stessa cosa.
I vari politici che adesso vanno di moda, dalla Cancellieri a Monti, a Maroni (il vero ideatore dell’abolizione dell’articolo 18) a Biagi (quello che lo ha perfezionato) ed a tutti quelli della Confindustria, a cominciare da quel moccio vileda della Marcegaglia (ma conosce l’uso di una spazzola o di un pettine, oppure di qualche forcina che le metta in ordine quelle stoppie sulla testa? Mi pare tanto un covone di fieno dopo una burrascata) e giù giù per finire sulle spoglie di quel Benetton che oltre ad uscire dalla Borsa Italiana ha delocalizzato anche il cambio della sua biancheria intima, hanno capito che in Italia ormai non c’è più spazio per un lavoro che sia arricchente, che porti valore all’azienda, è rimasto solo l’osso. Ormai in Italia sono rimasti solo i lavori precari, quelli in cui non serve chissà quale esperienza o cultura, basta dire sissgnore.
Gli studi – se mai possiamo chiamarli così – non permetteranno nessuna qualifica, poiché pari a poco più di un semplice diploma di media superiore di dieci/quindici anni fa: ovvero una cultura pessima, una preparazione infima, ma sopratutto una supponente idea degli studenti di sapere, di aver studiato, senza però una base seria, e appena un professore osa essere severo e autorevole si invoca la giustizia sociale, il classisimo ed altre definizioni sessantottine inutili e devastanti.
Partiamo quindi dallo studente, di quell’ammasso di carne ed ossa con le orecchie tappate da cerebrolese note che gli appiattiscono il cervello senza farlo pensare.
Cosa potrebbe pretendere di fare da grande: il dottore, l’avvocato o l’ingegnere, oppure lavorare per qualcosa che gli sia confacente alla sua indole e alla sua “cultura” ? Mistero assoluto!
Nessuno lo sa e sopratutto nessuna scuola ha mai preparato gli studenti al mondo del lavoro. Adesso studiano in gruppo, di due tre o più persone, danno tesine, si mettono a capofitto in ricerche che rimarranno sullo scaffale di casa dopo la laurea a dimostrazione di energie sprecate. Nel frattempo scorazzano per le vie delle loro città ad ubriacarsi, a cazzeggiare, a parlare dei vari grandi fratelli, delle luci della ribalta e delle varie mode in auge in questo momento, finché si troveranno davanti ad uno specchio e si daranno dei coglioni per il tempo perso, sprecato ed inutilizzato. Sarà troppo tardi – spesso le occasioni capitano solo una volta nella vita – ma è anche vero che i 20 anni ci sono una volta solo e in quell’età si da il massimo in tutti i campi, in special modo nelle prestazioni sessuali (spesso aiutate da qualche azzurra fatina) e meno in quelle in cui le basi dell’oggi sono le fondamenta del nostro domani.
I genitori, più deficienti dei loro pargoli, li inondano di parole lusinghiere, di promesse che non saranno mai mantenute “quando avrai il tuo posto avrai la tua casa, la tua macchina, farai quelle cose che non ci siamo mai permessi” e non mettono mai l’accento sulla loro responsabilità (dei giovani) che il premio, la lusinga è funzione di un risultato e quando non raggiunto deve essere redarguito. Ma il genitore ama i suoi figli (a parte quel criminale che ha gettato un bimbo nel Tevere al quale gli infliggerei la stessa pena, ma con un peso da 100 kg ai pedi), vuole che stia bene, ci mancherebbe! Ma il genitore spesso scambia il figlio come l’oggetto segreto delle sue frustrazioni e investe nel prodotto del suo amore cose che nella realtà spesso non accadranno mai.
Sono pochi i genitori che “lavorano” con i figli e che nei contrasti e nelle questioni più accese pongono le responsabilità proprie dei figli sui figli: spesso fanno il contrario. E già qui nasce l’idea del giovane che tutto è “passabile”. Errore!
Se sbagli sul lavoro sei fuori e sei punito duramente (nella struttura pubblica è al contrario, se sbagli ti premiano e fai carriera).
Però a scuola nessun bambinello è stato punito, nessun brutto voto (è razzista dare 2 ad un bambino, lo fa sentire male), se rompe le scatole e fa confusione nessun insegnante lo redarguisce o lo punisce mandandolo fuori dall’aula o dietro la lavagna a monito per gli altri: roba fascista, dicono, però abbiamo dei bambini, dei giovani scemi, stupidi che cercano l’ordine, che cercano la punizione più dura possibile per misurarsi, per capire dove sta il limite della loro selvaggia natura.
Ma la scuola non è fascista, non può imporre punizioni, altrimenti si viene denunciati per maltrattamenti, per percosse, per discriminazione sociale e via dicendo.
No! A scuola si fa tutto fuorché educare alla società. Ma nemmeno la famiglia educa e alla fine il giovane – ineducato, ovvero senza aver imparato l’educazione – affronta il mondo del lavoro, a sua volta ineducato, viste le premesse e la bestia (il giovane) e il padrone si affronteranno nell’arena di una vita declassata, squalificata, umiliata, vituperata.
E’ finito quindi il tempo delle vacche grasse – se mai c’è stato – adesso i giovani ed i meno giovani, devono rimboccarsi le maniche e, come proclama l’altro stampo da pippe di Ferrara, quello della trasmissone “Radio Londra”, devono “immaginare”, “creare”, “scavare nella loro fantasia” e realizzare il loro sogno: quale?
Io credo che Ferrara abbia la sindrome da sogno americano, perché mi risulta difficile capire come uno che non ha capito o che non ha imparato, possa realizzare, pensare ed immaginare: se uno non sa come fa a realizzare cosa?
Immagino che Ferrara, forte del suo appoggio a certi ambienti anglo-antlantisti, sia il megafono pubblicitario del nuovo sistema sociale al quale tutti saremo chiamati a rispondere. Ma Ferrara a parte, non è certamente la legge il suo enunciato, il presente-futuro della gioventù odierna è destinato ad essere molto difficile.
La società in cui esso si trova ad essere catapultato è semre più estremizzata, agguerrita, cannibalizzante, senza però offrire delle armi per difendersi, o per far valere i propri diritti, anzi i giovani e i lavoratori tutti hanno armi spuntate: è sufficiente un accordo sindacale per mettere sul lastrico migliaia di famiglie, oppure basta che un imprenditore abbia qualche idea delocalizzante che anni ed anni di esperienza e di lavoro vanno in fumo. In Italia rimarranno solo i lavori più semplici, quelli più banali dove la tecnologia – una volta fiore all’occhiello italiano – sarà come battere dei chiodi in una trave di legno o come spostare qualche sacco di patate da un luogo all’altro: non ci vuole mica una laurea per questi lavori, no?
Eppure i nostri figli hanno studiato, hanno speso anni in sacrifici dando il meglio di loro per poi non avere la contropartita agoniata: un posto dove poter lavorare.
Ma ne siamo certi che sia così? Crediamo veramente che i giovani abbiano sacrificato anni di studio? Pensiamo solo alle scuole medie superiori come vengono fatte le lezioni, a quante ore di vacanze vengono perse allo studio, alle interrogazioni annunciate (fatto assurdo!!), a compiti fatti con il computer o con l’assistenza di una tecnologia che schivizzerà ancor prima di capire come funziona. Pensiamo agli esami di maturità, alla qualità ed alla serietà con cui NON vengono fatti. Proviamo adesso ad andare alle università: ci sono corsi biennali e triennali e regolari, e in tutti l’alunno riceve una laurea che non serve a nulla, ma intanto è rimasto parcheggiato per anni, sulle spalle delle famiglie a non fare niente, anzi a creare valore sociale per quelle aziende che vedono nel giovane una fonte di guadagno infinita.
Il giovane si laurea e festeggia la sua entrata in società con gran baccano nella speranza che qualche azienda senta la sua offerta, e come lui altre migliaia. Troppo frastuono, non si capisce chi offre cosa e come. Meglio cambiar aria e le aziende, attente alle teste intelligenti, fanno cadere le loro scelte su quei pargoli che con spinte, capacità proprie o altro che dir si voglia, riescono a qualificarsi seriamente per aver percorso una strada irta di difficoltà. La massa, la mano d’opera culturalmente elevata al grado di babbeo, correrà invece a frotte ad accettare supinamente qualsiasi offerta venga loro proposta pur di galleggiare in questo mare di stronzi.
Possiamo incolpare queste persone? Possiamo giudicarli negativamente quando alle spalle della loro educazione, delle loro famiglie e della società in cui son venuti al mondo sono state gettate le basi per lo sfacelo culturale e sociale? Possiamo pensare che tutti devono essere laureati? Che senso ha che tutti abbiano la laurea o un diploma inutile? Perché una persona laureata o diplomata deve essere meglio di un idraulico, di un muratore, di un fabbro, di un contadino, di uno spazzino? Tutte queste figure sono parte integrante del sistema società e tutti concorrono al benessere comune. Il dottore, così come lo spazzino hanno la stessa valenza. Dove sta la dfferenza? Solo nel fatto che il dottore è capace di curare una ferita, ma il dottore senza il contadino, il muratore, lo spazzino non avrebbe successo e viceversa. Lo sporco, la mancanza di case e di cibo renderebbero la sua funzione totalmente inutile. Anche l’imprenditore è importante, ma ne più ne meno come la forza lavoro presso la sua azienda.
Perché allora esistono società in cui la responsabilità degli imprenditori è limitata ad una quota o ad un nulla? Perché permettiamo che vengano aperte le sedi legali delle società in paesi come Lussemburgo, la City di Londra, l’Isola di White, la Repubblica di San Marino o a Nizza, quando le attività della società sono svolte in Italia e non pagano un becco di un quattrino allo stato in cui lavorano? Perché il diritto societario è a vantaggio di pochi individui e lo stato non protegge i suoi lavoratori, ma difende a spada tratta gli evasori? Perché se un lavoratore viene licenziato e magari si trova nell’età di mezzo non trova più nessuno che lo impieghi nuovamente, ma nel contempo la ditta ha chiuso baracca, ha delocalizzato senza nessuna penalità per l’imprenditore? Dove sta la responsabilità sociale dell’imprenditoria?
E’ evidente che di fronte a queste domande molti abbozzeranno un sorriso sardonico, ma in cuor loro sanno che sono domande che nessun uomo politico o sindacalista porrà nell’arena politica, nessuno vuole perdere il seggiolone del potere. Nel frattempo la Cancellieri e tutto il gruppo tecnico-marpione si prepara al colpo di coda finale.
Buona fortuna a tutti.
La gente dice…