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Napolitano

13 gennaio 2012 2 commenti

La vecchia cariatide non si stanca mai di appoggiare i mestieranti del governo Monti: “Tutti gli italiani devono fare sacrifici, anche gli italiani dei ceti meno abbienti“. Quella vecchia e puzzolente carcassa non risparmia nemmeno quelli che hanno sempre sacrificato la loro vita a vantaggio degli altri, non risparmia nemmeno quei poveri pensionati con 400 euro al mese lui che ne guadagna 20 volte di più, non risparmia nessuno, perché tutti, continua quel collettore di liquami politici:  “… facciano le scelte indispensabili al fine di preservare lo sviluppo della nostra economia e della nostra società in un clima di libertà e di maggiore giustizia“. Fermiamoci su queste ultime parole, sempre inflazionate quando non si sa cosa dire: libertà e giustizia.

Cosa intende quel grumo cancerogeno quando dice libertà? A quale libertà sottende il suo discorso? Forse intende libertà di fallire, di impoverire le famiglie e distruggere le famiglie, di non fare figli e cancellare  i valori di una nazione? Ma la giustizia, povera dea, sempre al centro di mille intrighi, giustizia dei poveri e giustizia dei potenti, due dee che mai s’incontrano al tavolo della concordia.

Povero quel vecchio che con la zappa cammina tra i campi pulendo le zolle dall’erbaccia infestante. La sua è una battaglia infelice, impotente, ma costante e sempre attenta, così che il grano, possa ai primi caldi primaverili dare il frutto del suo amore e della sua costanza.

Ma in questo vecchio scalcinato, idolatrato ed adulato, che alberga in stanze non sue, che veste abiti ed indossa livree rubate al popolo italiano, quale costanza e quale passione spinge a far crescere il frutto di una nazione impoverita dalle sue stesse azioni, dal suo stesso disinteresse se non mirante ad accontentare i poteri che l’hanno voluto?

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