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Far Pagare le Tasse è il Furto di uno stato Parassita: evaderle è un atto di civiltà!

Aggiornamento 07.10.2012

Siamo tutti coscienti che in Italia l’evasione fiscale non è solo difficilmente quantificabile, ma talmente radicata che anche coloro che dovrebbero punire gli evasori se ne servono. Basti pensare alle fatture dei meccanici, degli artigiani, dei dentisti, di altri professionisti, in cui la nostra complicità con l’evasore, di fronte a numeri sempre più vertiginosi e a paghe sempre più sgangherate, diventata un tutt’uno.  E’ inutile negarlo!

Basta andare da un dentista, farsi fare un impianto o un lavoro particolare o qualche corona dentaria per trovarsi con un costo superiore ai 2000 euro e allora perché si dovrebbe richiedere la fattura, alla quale verrebbe caricato un costo in più per l’Iva? Dove sta il vantaggio per l’utente finale? Molti, che ancora non hanno speso quelle cifre, risponderebbero che è dovuta, che è un atto di civiltà, che è bello pagare le tasse (Padoa Schioppa docet!). Ma chiediamoci, ne siamo certi, pensiamo veramente che sia civile pagare le tasse, così come adesso ci impongono di pagare? E, come già detto, a che pro? Non rispondiamo scimiottescamente che perderemo i servizi, l’istruzione e la sanità (per Bersani è il tema dominante).

Le tasse, quel fiume immane di denaro che lo stato drena tutti i giorni con tasse dirette ed indirette, è sempre e continuamente in aumento, l’andamento del costo della benzina dovrebbe farlo capire anche ai più stolti, ma nonostante questo c’è la pubblica amministrazione che monopolizza i media televisivi inondando le case di messaggi fuorvianti: “se tutti pagano le le tasse tutti le paghiamo meno“. Quale enorme assurdità!! O come quella che indica l’evasore come il parassita.

Ma ci crediamo veramente che questa nenia sia veramente realista?

Allora partiamo da un punto di vista realista, ovvero di come sta l’Italia adesso o una parte di essa.

I dipendenti pubblici di tutti i settori, rispetto al privato, godono di un fattore di “forma” della inamovibilità. Nessun dipendente pubblico, salvo il caso che non abbia compiuto una strage, viene licenziato e dopo l’eventuale periodo di carcere, di norma viene rimesso in servizio, accumulando nel contempo i versamenti pensionistici che lo stato (noi) gli paga. I dipendenti pubblici di grado superiore per legge (Art. 24 legge 448/1998), godono di un aggiornamento annuale del loro stipendio del 3 %.  Il numero dei dipendenti pubblici al 2010 (Dati Rag. dello Stato) è di circa 3,4 milioni di persone con una spesa media per lo stato di circa 165 miliardi di euro. Suddivisi come da seguente tabella con valori in milioni:

E’ evidente che i comparti più costosi sono quelli della Sanità, delle Regioni e della Scuola. Solo questi tre drenano quasi 114 miliardi di euro, ovvero il 69,7% della spesa pubblica.  Sorge allora la domanda più che lecita se sia coerente che uno stato allo sfascio, come è attualmente l’Italia, possa permettersi di buttare 114 miliardi, ai quali però sarebbero da aggiungere anche i 7,5 delle forze armate, per avere un ritorno che non è percepibile sulla pelle di ogni uno di noi. Ricordiamoci che le forze armate sono costituite per lo più da graduati, sottufficiali ed ufficiali, mentre la truppa volgare, quella comandata, è una minima parte. Ricordiamo ancora che tutti nelle forze armate quando vanno in pensione – e così anche tutti dipendenti pubblici – godono di un altro fattore di “forma”: vanno in pensione con il grado successivo a quello che avevano prima della pensione e questo è un gran vantaggio “economico” per loro, un po meno per il normale italiano. Non dimentichiamoci che le forze armate, sempre al servizio della Nato, sono attive in operazioni “peace-keeping”, al servizio degli anglosassoni, degli Usa e di Israele, ovvero al servizio di chi ha tutti gli interessi affinché altri compiano il lavoro sporco, mentre gli altri portano a casa i frutti dei nostri sacrifici. Ma questa è una divagazione per cui il Generalissimo La Russa, assieme al comunista-massone di Napolitano, ha voluto la guerra di Libia. Chiedo venia!

E’ vero che la sanità, ancora, funziona, ma è anche vero che i servizi offerti (lungaggini, errori di diagnosi, tempi biblici per un esame diagnostico, medici che fanno il doppio lavoro direttamente nella struttura pubblica) sono per lo più scadenti, anche se ci sono, ad onor del vero, delle ottime strutture ospedaliere sparse nel territorio nazionale che però non sono la media, ma delle eccezioni.

E’ vero che il nostro sistema scolastico, praticamente gratuito fino al quarto e quinto anno della scuola secondaria di II grado (scuola superiore), ha un costo relativamente basso se paragonato agli altri paesi europei; in compenso abbiamo un corpo insegnante miserrimo, incapace di infondere senso di critica, assenteista, disarticolato, troppo indipendente nella scelta dei testi scolastici, disinteressato, ma anche è spesso ingessato in regole protezionistiche assurde (si veda il caso di quella professoressa condannata per aver imposto ad  uno scolaro di scrivere 100 volte la frase “sono uno idiota” per aver dileggiato un suo compagno di classe). Sistema che sforna annualmente migliaia di persone senza una benché minima cultura di base, per lo più ignoranti, indottrinati e semianalfabeti.

Dall’introduzione istituzionale delle Regioni (1970) lo sfascio italiano è andato via via sempre più accentuandosi. Nella realtà, e senza entrare nelle specifiche regioni, abbiamo assistito ad una frantumazione degli organi di controllo statale con la creazione di sub-unità parallele allo stato con doppie funzioni e con il risultato di paralizzare l’efficienza paese.
Praticamente le attuali regioni altro non sono che un doppione dello stato con tutto quello che ne consegue: un baraccone inutile, costosissimo che mette il fruitore finale – il cittadino – in condizioni tali da incatenare una qualsiasi pretesa di inventiva o innovazione, perché ogni cosa è vagliata dai consigli regioni, dai vari Tar, dalle varie commissioni composte da persone pagate profumatamente, ma che non producono nulla di utile, salvo che le richieste del cittadino non incontrino i desideri dei politici consenzienti che ne permettono l’attuazione. Uno stato collettivo del malaffare, permeata in tutti i settori e gli scandali di questi ultimi anni dovrebbe far aprire gli occhi, ma tant’è che nessuno ormai ci fa più caso: “cosa possiamo fare noi piccoli cittadini?” è la risposta al marciume che regna nella pubblica amministrazione.

A sostegno di questo “antico” post ci stanno gli affari accaduti in questi giorni, si vedano i casi di Lusi, Belsito, Fiorito che approfittando della distrazione mediatica democratica si appropriavano dei denari che il partito riceveva dallo stato (noi). Tutto normale in una repubblica delle banane come la nostra. A tutto questo magna-magna atavico di gente che fino a ieri mangiava pane e cipolle, si aggiunge anche l’insospettabile leggerezza dell’essere con cui un incaricato alla riscossione delle tasse usava i denari riscossi per i comodi personali.

Tutti zitti!!!! Zitta la magistratura, zitta la GdF, molto attenta invece a inchiodare il barbiere, il commerciante, la parrucchiera per mancato emissione dello scontrino fiscale. Quelli (Lui, Fiorito, Belsito, Saggese) intoccabili – the untouchables – hanno sperperato per anni milioni, tantissimi, e comuni, assessori, presidenti di regioni, uscieri e tutta la catena im-produttiva dello stato (parassita) pur sapendo, stavano zitti, condividendo il sistema del magna-magna. 

Ma chi ha messo quelle persone in quei posti di responsabilità, con quali credenziali, con quali concorsi-farsa? E quali correnti politiche hanno sostenuto la loro candidatura e sulla base di quali esperienze professionali?  Perché solo a sentirli a parlare sembrano appena sgrossati da un ciocco di legno.  Eppure quelli che dovevano controllare, i controllori, zitti e muti come pesci.

Ora, come potrebbe capire la persona normale, sembrerebbe che il male vero, quello da estirpare, siano i contribuenti che evadono lo scontrino del bar; la massa silenziosa, che non avendo forza o voce in capitolo deve pagare, anche contro la tentazione, legittima, di non farlo. Questi sarebbero i parassiti, quelli da inchiodare a forza e mediaticamente dalle commissioni tributarie, dalla gogna mediatica. Ma ne siamo veramente certi? Chi è il parassita? Il barista che non emette uno scontrino da 1 euro oppure quell’infame adiposamente indisponente che si è ingrassato con i denari nostri?

Allora alla domanda suddetta, se crediamo alla nenia mediatica, io credo che sarebbe da rispondere semplicemente di no!
Non è vero che se tutti paghiamo le tasse tutti alla fine le paghiamo meno, i servizi funzionano meglio, lo stato migliora le sue offerte, poiché è la solita bufala plutocratica di controllo. Alla fine chi veramente ci guadagna da questa balla è solo l’apparato statale-parassita, quello che è incapace di produrre un cambiamento, quello che legifera solo e pro domo sua, mentre per il settore privato ci sono solo gabelle, vessazioni, oneri sempre più invadenti, cartelle pazze, tasse inique, ma giuste per l’esercito di statali che deve auto-alimentarsi sulle spalle dei privati senza i quali cadrebbe nello sfascio più totale.

Quindi pagare le tasse è niente meno che pagare il pizzo alla mostruosa macchina ormai in cancrena di uno stato che ha svenduto la sua dignità, il suo onore, il suo rispetto e che non ha nemmeno la vergogna, il pudore quando avvisa il cittadino che “il cambiamento dei benefici dei parlamentari puo’ essere fatto solo dai parlamentari stessi“. Ma è accaduto anche nel Veneto che un amministratore di un ente pubblico (Fondazione Breda), nonostante fosse ammalato di cuore, abbia frodato l’ente, pagato con le tasse non solo venete, ma di tutti noi italiani, incamerando diversi milioni di euro. Solo alla presenza di un giudice, il suo già debole cuore con diversa by-pass ha ceduto, mentre è rimasto intatto quando rubava a piene mani. Questa è una dimostrazione della totale manomissione sulla cosa pubblica che nemmeno una malattia al cuore interrompe ed impedisce di compiere, tanto al massimo che succede? Niente! Quindi nulla da temere, nemmeno di fare un infarto deleterio per la salute.

Però, mentre noi, di fronte ad una cartella esattoriale magari pazza o sbagliata nei valori, ci vengono i sudori, le notti insonni, lo stomaco annodato, al burocrate-plutocratico invece gli prudono le mani per cominciare a contare i denari che riuscirà a razziare dalle nostre tasche e così dobbiamo anche spendere in avvocati, in commercialisti, in tecnici per quelle leggi fatte bell’apposta per non essere capite, così che di fronte ad una multa di 100/1000 euro è più conveniente pagare che ricorrere alla giustizia, perché costa, costa tanto e il tempo, e più spesso i denari sono sempre meno e ci servono per sopravvivere.
E lì, con questo sistema, la pubblica amministrazione sguazza nel vedere che il cittadino si dibatte nell’arena fiscale, burocratica, legislativa, tanto lei sa – la pubblica amministrazione –  che pochi potranno uscirne vivi e nel frattempo ci avranno spogliato rendendoci sempre più simili ad oggetti da usare e da gettare.

Ma allora ha senso parlare di pagare le tasse? In queste condizioni direi di no, assolutamente non ha senso, perché vorrebbe dire alimentare una macchina che offre il minimo, prelevando il massimo. Hanno compiuto quello che le aziende private spesso non ottengono i decenni di attività: il massimo utile con il minimo sforzo, chiamali stupidi!

Però, se ci pensiamo bene: tagliati i rami secchi, improduttivi, cambiate alcune regole di questa macchina, eliminate le regioni, le prefetture, ridotti i numeri del personale nei comuni e nelle segreterie (ormai è tutto informatizzato, no?), ridotti i parlamentari ad un numero esiguo ( in Svizzera il parlamento si riunisce 2 volte all’anno e i parlamentari ricevono a casa tutti gli atti necessari per le due riunioni annuali), messi alla stessa stregua del privato con gli stessi diritti e doveri, licenziandoli quando sono assenti per mesi o perché timbrano e vanno a fare la spesa o per altre “marachelle”, allora in questo caso pagare le tasse dovrebbe essere un dovere di tutti, senza eccezione!!!
Allora sì che, sistemata la macchina rappresentativa, quella che da l’esempio, potremmo correre a versare i nostri denari al fine di fruire tutti di servizi snelli, efficienti, perché in caso contrario si viene licenziati; una giustizia che corre veloce, perché i cancellieri hanno il loro lavoro ed i giudici pure, perché lavorano in maniera snella; di una sanità che lavora 24 ore al giorno, perché i medici ospedalieri lavorano solo in ospedale e non nelle cliniche private o all’ospedale in intramoenia.
Allora sì che, come diceva Schioppa, pagare le tasse è bello (non tanto, ma supposte le condizioni…), ma da adesso a questo c’è un mare di differenza.

E’ vero però, ci sono molti evasori, tantissimi e le cifre che si sentono svariate, dai 30 ai 300 miliardi, nessuno lo sa e non si capisce come riescano a dedurre queste cifre se si parla di sommerso. Se una cosa è sommersa, non rilevabile, come possano arrivare a dei risultati è un mistero. Nella realtà considerando che tutte le aziende devono necessariamente usare energia elettrica la cosa in sé sarebbe, credo, facile: tutte le utenze con valori superiori ad un certo consumo potrebbero essere suscettibili di visite della GDF. Facciamo un esempio per i più duri di comprendonio: se io consumo 9Kwatt al giorno per uso domestico non posso pensare che ci sia un privato che invece ne usi 100 o 5000. Ci deve essere un problema o comunque una perdita ed i tecnici dell’Enel o dell’Edison o di qualche altra società “privatizzata” dovrebbe capire che succede, vi pare?

Però non succede nulla, la GDF, è silente, non mobilita nessuno e tutto passo sotto silenzio.
Mi chiedo, c’è complicità oppure la solita manfrina italiana…tanto a noi che c’è frega?

  1. dididonna
    10 gennaio 2012 alle 19:51

    Io dico sempre, se fossimo un po’ più “svizzeri” oppure come gli americani, dico per quanto riguarda le tasse, sarebbe meglio. Loro sanno che le tasse sono una cosa indiscutibilmente da pagare, e..le pagano! Dal dentista, per fare l’esempio più frequente, forse, pensi sempre al guadagno immediato, non che quello che hai risparmiato oggi senza fattura, poi ti torna in mille altre forme di cose da pagare.. Io preferisco andare da chi mi fa la fattura senza chiedermi se la voglio o no. Mi evita il dilemma.. -_- Ciao!

    • 11 gennaio 2012 alle 01:04

      Capisco il tuo punto di vista e comprendo anche che l’onesta di chi paga.
      Ma non si tratta di onestà nei riguardi di dogmi o pensieri costituiti, ma dell’utilità intrinseca della questione. Se vai dal dentista e questo può anche farti una fattura minore rispetto al lavoro che ha fatto, immagino che non opporresti nessuna resistenza se ti trovassi a risparmiare che so, diciamo 600 euro di iva?
      E’ vero tutto denaro che lui non dichiara, ma che andrebbe inevitabilmente nelle mani di una bestia (lo stato) che fagocita tutto senza darti l’equivalente pari alla tua buonafede.

      Facciamo un altro esempio: gli autovelox posizionati in luoghi spesso inutili, ma che per la pubblica opinione sono necessari per calmare gli spiriti bollenti. Ci crediamo? Oppure, andando a vedere i numeri, si scopre che hanno fatto cassa a non finire alla faccia tua e mia nonostante siamo stati ligi e lì’ dove c’era il limite di 50 andavamo magari a 60…ma vogliamo prenderci per i fondelli?
      Oppure il caso di quei maledetti rallentatori o delle rotonde. Queste ultime hanno il sapore di una vera e propria presa in giro. Mi capita spesso di passare per paesi “buchi di culo” con quattro case due strade enormi che li attraversano e cosa ti fa il comune di quel paese, dove al massimo passa qualche trattore carico di letame: una rotatoria con un diametro di 50 metri (quando è modesto). Ma il costo di quella rotatoria, possiamo immaginare che sia oltre i 60/100.000 euro, che il comune, composto per lo più da gente stupida, ignorante, appena capace di leggere due parole in caratteri cubitali, ha speso a carico della comunità, altrettanto beceramente idiota che non caccia quella giunta di incapaci.
      Questa è la democrazia che paghiamo anche con le tasse evase e più le paghi, più porcate del genere attuano, senza ritegno.
      Io non voglio una democrazia del genere, ma una in cui le cose abbiano un senso, siano logiche, siano perfettibili e siano sopratutto attuate da persone con un minimo di sale in zucca.
      Per chiudere i soldi che noi paghiamo per le tasse non hanno l’utilità di darci benessere, efficienza e servizi logici. Il caso INPS-SANITA’-COMUNI dovrebbe farci pensare bene: se uno muore nessuno lo sa e c’è gente che va a prelevare la pensione del defunto: pare logico, visto la spesa per informatizzare l’amministrazione pubblica? Come è possibile che di fronte ad un certificato di morte emesso dal comune l’INPS continui ad erogare la pensione e la sanità confermi che ancora è vivo? Assurdo, ma accade e alla fine i conti tornano, perché in questo marasma a pescare è facile, basta avere tanto pelo sullo stomaco e tanta voglia di fottere il pubblico, al massimo che accade: nulla.
      E a rimetterci non sono quelli che pagano, perché è un falso, ma a guadagnarci è solo l’amministrazione pubblica con le prebende milionarie. Se tu non paghi i servizi minimi finiscono e il pubblico-parassita finisce in strada a carte quarantotto e allora si che se ne vedrebbero delle belle…:)

  2. morgan
    11 gennaio 2012 alle 19:36

    Io non ce la faccio proprio a venirti dietro..
    Ogni singolo euro che pago di tasse, me lo sono sudato, mi servirebbe un casino e mezzo per far crescere la mia attività e creare nuovi posti di lavoro oltre che prodotti migliori.
    Ogni singolo euro che verso allo Stato attraverso quel maledetto F24 al 16 di ogni cazzo di mese, vorrei tenerlo per me perchè ne ho bisogno.. ma come posso sottrarmi dal versarlo?
    Io, giuro, per non uccidere qualcuno ogni volta che il commercialista mi consegna la dichiarazione dei redditi (con relativi euro da pagare) penso istintivamente a tutte le Srl ed SpA che in Italia fatturano milioni di euro e magicamente sono sempre in rosso.. non pagano mai un cavolo e mentre il mio fegato soffrigge e lo stomaco si rivolta, faccio un esercizio quasi Zen: mi siedo e in silenzio cerco di immaginare a quanta gente beneficerà, negli ospedali, nelle proprie case, negli ospizi e negli asili di quei miei quattro soldi.. penso a qualche vecchietta.. a qualche giovane coppia che lavora e non può accudire i bambini per pagare il mutuo.. e poi mi alzo e li verso volentieri..
    Basta solo non fare l’errore di guardare Report o cose simili.. 🙂
    Insomma, a parte la mia indubbia santità, se non pagassimo le tasse con la scusante dello Stato sprecone, chi ne farebbe le spese?
    Quelli delle Srl-Spa-Dentisti-Orefici-e-quant’altro o la vecchietta che non può pagarsi il ricovero?

    • 12 gennaio 2012 alle 00:55

      Morgan, è evidente che non hai letto che alcuni post e non ti chiedo di leggerle tutti perché potresti rischiare di stare molto male. Però, il problema delle nostre, tue, mie e di altri milioni di italiani che lavorano, sudano o vivono di rendita e pagano comunque delle tasse è che i nostri soldi finiscono direttamente nello sciacquone. Punto.
      Tutto ciò che pensi, alla vecchietta, al pensionato al disoccupato, a chi vuoi tu, alla stranominata casta non gliene frega una beata mazza di nulla!
      Che il pensionato prenda 420 euro/mese e con quelli debba vivere a questo stato porcile non gliene frega nulla, è chiaro il concetto??

      Allora, tu non mi vieni dietro in quello che penso, ma fermati un attimo e ragioniamo su fatti concreti. Tu sei un piccolo imprenditore, non hai nessuna società, ma sei tu direttamente responsabile della tua azienda (passivo ed attivo) e se va male ci rimetti del tuo direttamente dal tuo conto e dalla tua famiglia (dipende dall’amore che hai per il tuo lavoro).
      Le altre società (quelle create da dalla riforma industriale dell1800) non solo non ci rimettono nulla di personale, ma ci straguadagnano alla grande, portandosi a casa stipendi, emolumenti vari rimborsi e via dicendo, senza che un becco di un quattrino tocchi le loro tasche.
      Ora che succede. Semplice tu costituisci una società, metti la tua quota e con quella bricciola di denaro che hai messo sul tavolo da gioco e agisci nel mercato del lavoro. Cambia il vento? E allora? Chiudi ci rimetti la quota che hai buttato sul piatto (spesso, anzi sempre, è una quota irrilevante), ma nel frattempo potrai riaprire la stessa attività, con un altro marchio e con gli stessi vantaggi. Nel frattempo, però, hai incamerato uno stipendio e anche molto alto (le banche servono a finanziare) e avrai scaricato sul bilancio della società tutta una serie di spese che invece usufruisci solo tu e non la società (leggasi auto, barca, vacanze ed altre porcate varie, perché spese di rappresentanza o funzionali all’attività dell’azienda e via dicendo).

      Ti accorgi che le cose vanno male e che qualcuno ha sentito ordor di bruciato: niente paura!!! Prudentemente, con qualche anticipo, ti metti con le spalle al coperto, ti fai un bella ipoteca bancaria sulle tue proprietà (auto, casa e barca compresa) e nel caso malaugurato di un fallimento che qualche fornitore ti ha imposto nessuno potrà portarti via alcunché, perché sei già una persona insolvibile, perché è già accesa un’ipoteca. Nel frattempo avrai depositato i soldi dell’ipoteca presso qualche struttura finanziaria compiacente che ti avrà fatto guadagnare dei bei soldini e dopo qualche tempo ti rimetterai in corso pulito-pulito come un riso appena mondato.

      Ti sembra strano tutto ciò? E come mai accade? E cosa c’entra con la politica e le tasse?
      Beh…è tutto un sistema collegato e una cosa non accade se non si muove l’altra. Chiaro il concetto? Ebbene, se ti andassi a leggere qualche altro post io sono per un cambiamento epocale della struttura economica con una paritetica assunzione di responsabilità del prestatore d’opera (il lavoratore) e quello che gli mette a disposizione l’attività (l’imprenditore)
      tutti e due sono agenti con lo stesso obbiettivo: il guadagno o il profitto. Il primo perché offre lo studio e la sua opera manuale o intellettiva, il secondo perché più capace nell’organizzare al fine di ottenere un profitto. Nessuno dei due è più bravo rispetto all’altro perché uno è necessario all’altro. Responsabilità civile e sociale, questo si chiama. E come si attua?
      Semplicemente impedendo che si costituiscano società di varia natura ma solo ed esclusivamente quelle, forse, come la tua. Una persona inizia un’attività, si accorge che ha bisogno del lavoro di altri e li assume. Tutti e due sono responsabili l’uno dell’altro e se va male l’uno vanno male gli altri. Mutuo soccorso, lo chiamiamo? Ma è così che funziona.
      Questo però dovrebbe valere non solo nell’imprenditoria privata, ma anche e specialmente per quella bancaria ed assicurativa-finanziaria nelle quali il gioco delle scatole cinesi è una prassi.

      Ora dati questi presupposti di responsabilità reciproca il terminen tasse sarebbe sicuramente una cosa ovvia che tutti sentirebbero il dovere di pagare, ma in questo stato parassita, sfruttatore, ingannevole, edulcorato da frasi roboanti o da proclami stile America, l’evasione non solo è un dovere, è un diritto per sopravvivere (vedi il tuo caso)

      Se hai letto, ho scritto che il pubblico erode una cifra di 165 miliardi di euro, che nessuno toccherà mai, nessuno, e te lo posso assicurare, nemmeno se ammazzi una persona con 100 testimoni toccherà il contributo inps e la pensione e sarai reintegrato dopo la tua pena.

      Abbi fede, il primo mattone da togliere da questo castello di parassiti, è tagliare alla base la logistica dei rifornimenti, e metterli tutti alla stessa stregua del settore privato senza nessun privilegio, ma solo doveri, così come accade al privato.

  3. morgan
    12 gennaio 2012 alle 08:56

    Premesso che il mio intervento è stato scritto sulla scia agiografica degli altri miei commenti, con l’unico fine di ri-confermare le ragioni che mi hanno fatto proseguire fino ad oggi con la mia attività, una riforma del diritto societario e fiscale di questo Paese è l’unica cosa certa che invoco.
    Hai ovviamente ragione.
    Ma, al di là della sensata provocazione, sarai d’accordo sul fatto che fino a quando le cose non cambiano, per via democratico-legislativa, nessuno ha il diritto di tirarsi fuori dal gioco..
    Entra in politica e avrai il mio voto.
    Anche se ne frattempo io avrò chiuso e sarò diventato operaio. Non ho mai votato solo per salvaguardare i miei interessi personali e da operaio non mi iscriverò ai sindatati.
    Un po’ per volta leggerò gli altri tuoi post e imparerò a conoscere meglio il tuo linguaggio. Tu porta pazienza. Oltre a non essere informato sul PitoccoPensiero, sono anche molto limitato cognitivamente. E pigro. E rigido.
    E questa non è ironia, ma verità. 🙂
    m.

    • 12 gennaio 2012 alle 10:43

      Grazie ancora di condividere il tuo pensiero e per il voto virtuale, ma quando affermi “fino a quando le cose non cambiano, per via democratico-legislativa, nessuno ha il diritto di tirarsi fuori dal gioco..” ho la sensazione che pur nell’onesta di queste parole alla fine si rimane sempre e comunque all’interno dello schema.
      Turarsi fuori dal gioco non significa disconoscere i valori tradizionali e culturali, ma cercare, se possibile, soluzioni alternative, condivise e accettate da tutti (lo so sono idealista). Significa altresì portare un punto di vista diverso, che sia il minimo indispensabile per una società: lavoro, casa, diritti umani e sanità. Tutte belle parole che tanti altri dicono, ma che nella prova dei fatti tradiscono nello scambio di favori e di intrighi per una manciata di denari senza pensare che il mandato che hanno ricevuto dalle persone non è un biglietto di sola andata.
      Credo che sarebbe utile per tutti fare un piccolo giro nello studiare le istituzioni svizzere, di come vengono eletti i vari politici e d come essi debbano rispondere. Non è l’eden, si badi bene, ma è una forma, magari grezza e perfezionabile, di quello che con il nostro punto di vista potremo attuare.

      • morgan
        12 gennaio 2012 alle 19:13

        Ti cito: <>

        Ho la stessa sensazione mentre le scrivo. Ecco.

  4. morgan
    13 gennaio 2012 alle 13:48

    Scusate la frase citata era la seguente:

    ma quando affermi “ fino a quando le cose non cambiano, per via democratico-legislativa, nessuno ha il diritto di tirarsi fuori dal gioco..” ho la sensazione che pur nell’onesta di queste parole alla fine si rimane sempre e comunque all’interno dello schema.

  5. 14 gennaio 2012 alle 17:15

    Spesa per spazzini e maestre:

    http://fardiconto.wordpress.com/2011/12/03/come-spendiamo-i-sold/

    Altra faccenda rispetto al totale. Comprimibile?

    • 15 gennaio 2012 alle 00:36

      Puoi essere un po’ meno criptico e spiegare? Grazie 🙂

  1. 10 gennaio 2012 alle 13:34

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