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Archive for gennaio 2012

Questioni di petrolio?

31 gennaio 2012 5 commenti

La politica americana nei riguardi dell’Iran è ormai di dominio comune. Le sanzione economiche, finanziarie e politiche che gli Stati Uniti stanno attuando per una guerra voluta dai poteri finanziari e dal braccio armato di Israele, stanno portando l’intero mondo occidentale – specialmente per l’Europa – ad una condizione molto simile, se non peggiore, di quella che accadde negli anni 70 con la crisi petrolifera.

Le sanzioni americane, ma sopratutto quelle europee, ricattate dai grandi gruppi di interesse, hanno portato ad escludere dalle transazioni economiche qualsiasi rapporto con l’Iran: dal petrolio, all’oro, ai diamanti ed altri metalli preziosi.
Alla stessa banca centrale iraniana (di stato) sono stati chiusi i rubinetti dei pochi impegni economico-bancari che aveva in Europa. Sembra una situazione di non ritorno per gli iraniani, impegnati a dimostrare la loro buona fede nei programmi nucleari, ma invece contrastati dagli occidentali certi che il programma nucleare iraniano abbia finalità non solo pacifiche, ma eminentemente militari.

Ci sarebbe da chiedersi se anche fosse così, quale potrebbe essere il problema, ovvero sappiamo che Israele ha all’incirca 300 testate atomiche pronte, con un raggio di copertura che arriva a lambire la Gran Bretagna, così come sappiamo che altre nazioni mediorientali posseggono queste armi nucleari come il Pakistan – ormai però non più sotto l’occhio benevolo degli anglo-americani e quindi soggetto a continui attacchi dell’esercito americano per la presunta presenza di terroristi di Al-Qaeda – o come l’India.

Nei fatti l’Europa blocca la porta alle importazioni di petrolio dall’Iran e l’Italia che ne importa il 13,3% del suo fabbisogno, dovrà rivolgersi ad altri fornitori accettando supinamente i prezzi imposti. Nel solo marzo del 2011 l’Italia aveva aumentato le sue importazioni petrolifere dall’Iran dell’80%, contrariamente alle richieste Usa di chiudere i rapporti economici, per un valore di 77,8 milioni di tonnellate a causa della guerra con la Libia.
Siamo alle solite: il padrone dell’occidente, gli Usa, ordina ai suoi sudditi europei di bloccare qualsiasi iniziativa di scambi commerciali ed essenziali per la nostra bilancia energetica, favorendo nel contempo quei produttori allineati al pensiero atlantista che non si farà certamente perdere l’occasione di incrementare i prezzi. Già vediamo quanto costa un litro di carburante per dubitare di questo, in 3 anni un aumento di oltre il 70%.

E’ senza dubbio irresponsabile il commento di Giulio Terzi, nostro ministro degli Esteri, che in una nota ha definito la diminuzione dell’approvvigionamento del petrolio iraniano assolutamente trascurabile “L’impatto per l’Italia dovrebbe (nda. ma lo sa o non lo sa?) essere assolutamente trascurabile, vorrei dire nullo”. Dovrebbe spiegare il ministro dove andrà a colmare la differenza e sopratutto da chi. Ma siccome questo è un governo di tecnici e non politici forse da tecnico, ex ambasciatore negli Usa, ha una corsia preferenziale per le melliflue parole di Obama.

E’ evidente anche ad un cieco che se sommiamo la perdita avuta con la guerra in Libia (-38%) e quella che si sta profilando contro l’Iran (-13%), l’Ialia ha perduto nell’arco di un anno una grossa fetta delle sue importazioni di petrolio e di commesse già sottoscritte e siglate con l’Eni. Come dice il ministro l’impatto è trascurabile, anzi nullo. Ancora una volta mi chiedo e sarei curioso di sapere, qual’è il senso della nullità che questo personaggio intravvede nella perdità di rifornimenti. Ma noi siamo il solito paese dei qua-qua-qua, tante chiacchiere e pochi fatti, mentre gli altri, economicamente meno disastrati di noi, sapranno sfruttare quetsa situazione per estrometterci da quel mercato che è l’ossigeno principale per la nostra economia.

Ma siccome il mondo è fatto anche di altre persone lo stesso Capo Esecutivo della Royal Dutch Shell, Peter Voser, afferma che le sanzioni europee devono essere studiate attentamente e che le ripercussioni sui prezzi ricadranno sui consumatori europei senza un minimo di preavviso portando di conseguenza le economie ad un loro rapido decadimento. Ma, come ci dice il nostro ministro Terzi,  “…l’impatto dovrebbe essere trascurabile, vorrei dire nullo!

La platea mediatica che ci circonda è comunque talmente impregnata di falsità che ci stanno accecando con i fumi delle gesta del nostra amato presidente Napolitano, il quale esorta le forze politiche a cercare un nuovo sistema politico, e mentre le sue bacchettate vanno a personaggi e ad un sistema a “certi” non appropriato, le sue parole rimangono vuote, invece, quando a fare affari con l’Iran non è più l’Italia o l’Europa, ma la Inghilterra di Cameron (noto fiancheggiatore sionista), il quale ha aperto la strada alla British Petrolium, esclusa dall’applicazione delle sanzioni contro l’Iran, per il commercio del petrolio iraniano. La motivazione di questo favoritismo è dovuta dalla forte valenza anti russa dell’operazione. «Le nostre sanzioni – spiegano fonti del Congresso Usa – devono infliggere il massimo della sofferenza economica agli iraniani senza consentire alla Russia di tenere ostaggio l’Europa orientale per le forniture energetiche».

E’ strano ‘sta mondo, gli anglo-americani esortano l’Ue di non fare affari con l’Iran, mentre loro stessi si accordano nelle commesse petrolifere…è strano no?

E’ movto Oscav Luigi Scalfavo

29 gennaio 2012 4 commenti

Il fuoco della Moby Prince e le acque del Giglio sulla Concordia.

29 gennaio 2012 3 commenti

L’Italia che affonda, che è tratta in salvo da un personaggio discutibile, vale certamente la vignetta su esposta, ma anche le idee di una persona che ha, follemente, esaltato una certa metafora:

Avendo ambizioni di follia, mi permetto queste riflessioni.
Nell’aprile del 1991 il Moby Prince, in seguito ad un incidente, andò a fuoco. Morirono tutti, passeggeri, comando ed equipaggio, ad eccezione di un mozzo, che si salvò a nuoto tuffandosi nelle acque infuocate (refusi mnemonici mi suggerirebbero di cercare nella mitologia o nella fantasia romanzesca qualcosa di analogo, e trarne il significato simbolico).

Con il senno del poi, potrebbe essersi trattato di un disastro rituale, propiziatorio. Infatti l’anno successivo, nel 1992, a bordo del Panfilo Britannia, alcuni politici e banchieri italiani (e soprattutto stranieri) decisero la svendita dei gioielli dell’Italia stessa, in sostanza, ne “bruciarono” le ricchezze. Non soltanto, nel rogo, vi perì, al pari del Moby, anche la classe dirigente politica italiana, fatta fuori dallo scandalo di Mani pulite. Il Moby non affondò, e neppure la nave Italia affondò, ma da allora, non fu mai più quella di prima.

Dopo anni passati a leggere sulla massoneria, posso dire che il disastro del Costa Concordia riporta tutti i simbolismi tipici del disastro massonico rituale. Anzitutto, tecnicamente, da qualunque punto la si guardi, sembra un disastro voluto, più che un errore umano. Navi di quel tipo sanno in ogni istante dove sono e cosa c’è attorno a loro, sia sopra che sotto alla superficie dell’acqua. Si tratta di un disastro impossibile se non appunto voluto. Ciò ricorda assai da vicino la situazione economica della nave Italia, che soltanto per volontà precisa affonderà, perché i presupposti per una navigazione serena ci sono tutti. Simbolicamente è affondato un gioiello della marina civile da crociera, e se affonderà l’Italia affonderà un gioiello di cultura, storia, economia, industria ed ambiente.

Ad affondare il Concordia è l’isola del Giglio, ed il giglio è uno dei simboli dei Rosacroce, e la massoneria firma sempre le proprie azioni. Se nave Italia avrà d’affondare economicamente, sapremo che è stata opera del giglio, cioè dei Rosacroce. Il disastro avviene di venerdì 13, dove il 13 riveste significato simbolico preciso (mi vien da dire che il 13 sta per “giustizia”, ma non ricordo bene e dovrei andare a verificare). Da segnalare la dissimulazione del disastro in atto. Le voci rassicuranti del “governo” della nave, che minimizzano e tendono ad imputare ad un incidente “tecnico” momentaneo la situazione d’emergenza venutasi a creare. Questo sia verso i passeggeri che verso la capitaneria di porto, cioè sia verso l’interno, che verso l’esterno della nave, dissimulazioni che riecheggiano quelle fatte dal governo sia verso i cittadini, che verso l’Europa.

Ciò ricorda profondamente la situazione della nave Italia, dove si lascia intendere che il momento di crisi, per quanto grave, sia passeggero, dove si nega che la crisi sia profonda ed irrisolvibile, checché se ne dica. La confusione all’interno della nave durante il disastro è totale, il “governo” della nave praticamente assente, anzi si salva per primo e si rifiuta di tornare sulla nave. Ciò significa che se l’Italia dovesse affondare, il “governo” sarà assente, tenterà di tranquillizzare la gente senza avere le redini della situazione “tornate nelle vostre cabine” darà disposizioni errate ed in ritardo, e non tutti coloro che diligentemente si adegueranno agli ordini si salveranno. Anzi, dirò di più, la nave Italia verrà governata in modo che non potrà più navigare i mari ma sarà soltanto un relitto alla fonda, metà sommersa quindi divisa in due, tra chi potrà salvarsi e chi invece si trova sott’acqua ed annaspa annegando… un’Italia lacerata da conflitti sociali, dove la “concordia” sarà persa per sempre, relitto inerme che verrà vampirizzato ad ondate successive.

Il rito non è ancora terminato. Vedremo se la concordia affonderà nei fondali profondi, o se verrà recuperata e, in tal caso, se restaurata o demolita. La teoria del disastro rituale si basa su indizi che possono fornire un orientamento, ma non sono di certo probatori. Non è poi detto che un rito, per quanto riuscito bene, sarà affrancato dai fatti reali. Sempre più credente nel nostro Dio cattolico, inizio ad intravederne l’opera tra le nebbie della razionalità. Se la nave finirà in fondo al mare, o se verrà demolita, il suo ricco bottino sarà vampirizzato, e ciò costituirà la fine del rito. Serbatoi, suppellettili di valore, arredi, tutto ciò che sarà asportabile sarà vampirizzato dal concordia per andare ad arricchire altre navi. Nella teoria del “rito” ciò significa che l’Italia verrà quindi “svenduta” pezzo a pezzo a multinazionali o società straniere, ridotta ormai a stato coloniale.
Si potrà obbiettare che si tratta di una lettura simbolica degli avvenimenti, ma il linguaggio massonico si fonda tutto sul simbolismo.

Più chiaro di così…

fonte: vega

27 gennaio 2012 Lascia un commento
Categorie:Uncategorized

Un passo indietro nella questione libica secondo Chossudovsky.

26 gennaio 2012 1 commento

In una intervista di PressTV a Michel Chossudovsky, direttore del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione, venivano evidenziati con molta naturalezza i veri obbiettivi della criminale guerra di Libia, in cui anche l’Italia ha preso parte e perdendo nel contempo la fiducia internazionale e le grosse riserve petrolifere che il governo di Gheddafi aveva designato per l’Italia.

Press TV:  I poteri occidentali hanno affermato che la comunità internazionale supporterà la politica di transizione per una libera e democratica Libia: In che maniera avverrà questo “supporto”?  Una democrazia “occidentale” imposta ai libici? Che significato avrà per i libici? L’occidente userà lo stesso sistema come hanno fatto in Afghanistan 10 anni fa e in Iraq 8 anni fa? Gli Stati Uniti insistono che i suoi soldati devono essere immuni in questi paesi (Iraq e Afghanistan), come sarà in Libia?

Chossudovsky: credo che dobbiamo capire la natura di questa operazione militare così come quella della copertura di intelligence che sta dietro ai ribelli, come sui bombardamenti delle infrastrutture civili, residenziali, delle scuole, degli ospedali che sono stati portati avanti in questi mesi. In particolare i bombardamenti continui in questi ultimi giorni. Stiamo parlando di oltre 20.000 incursioni e 8.000 bombardamenti. In altre parole quello che è accaduto in questi ultimi mesi è la distruzione di una intera nazione: le sue infrastrutture,  le sue istituzioni che hanno fatto molte vittime civili.

In altre parole, l’occidentale democratico della Nato supporta i ribelli tanto quanto ha sostenuto i capi di stato dei governi di altre nazioni a loro favore. Le mani della “democratica Nato” sono lorde di sangue, poiché hanno massacrato moltissimi donne e bambini.

PressTV: il nostro corrispondente ha riportato, dall’Hotel Rixos, alcune ore fa che lui ed altri giornalisti sono stati liberati dall’hotel in cui erano trattenuti, e adesso sono salvi.

Chossudovsky: Le posso dire, dal mio punto di vista, che prima di tutto questa non è una rivoluzione. Questi ribelli sono killer addestrati dalla Nato e sono forze paramilitari di Al-Qaeda e mercenari. Essi hanno un bassissimo supporto dalla popolazione locale. Se ci piaccia o meno  il regime di Gheddafi non è questo il problema, poichè la maggior parte della popolazione sono contro i ribelli e l’unica cosa che sostiene i ribelli sono i bombardamenti criminali della Nato. Criminali perché in deroga alle leggi internazionali e per le loro conseguenze: l’uccisione di bambini, di persone nelle loro case, e questo è stato ben documentato. Ma quello che è criminale in questo evento è la questione che la guerra è stata presentata ai media come un’operazione umanitaria.

La realtà è stata capovolta: ci è stato detto che la guerra è pace, le bugie sono la verità. In sostanza quanto è accaduto.

Press TV: molti paesi occidentali, inclusa la Francia, parlano del successo di come sta procedendo questa operazione e del suo disingaggio dalla regione. Può questo essere la base per la minaccia di abuso, in quello che è chiamato RTP (Right to Protect) sotto umanitari motivi per i loro interessi, come nello Yemen, Bahrain, Arabia Saudita? Se questa è la maniera di procedere, perché non parlano di queste nazioni? Perché menzionano solo la Siria, come il Presidente francese Sarkozy disse nell’incontro con il NTC?

Chossudovsky: Lei sa che ho studiato le dittature per oltre 30 anni, ho vissuto in America Latina. Gli Stati Uniti non si sono mai preoccupati delle azioni dei dittatori, poiché furono gli Usa a permettere loro di arrivare al potere. Fino a quando i dittatori seguono i loro  (degli Usa) ordini , stabiliscono dei stati fantoccio e servono gfli interessi Usa, e gli americani continueranno a supportarli. Questa fu la situazione in Cile con Pinochet, in Argentina, Brasile e nell’America Centrale.

Dobbiamo quindi capire la natura di questa operazione militare in Libia.

I ribelli senza la Nato, militarmente e politicamente non esisterebbero. Dobbiamo capire che le forze speciali della Nato stanno già operando all’interno della ribellione, ovviamente di nascosto. Sono esperti delle forze armate, mercenari e paramilitari.
Se la Nato si ritira la rivolta non durerà molto a lungo e penso che ogni analista militare lo può confermare. Ma la questione fondamentale, che viene sollevata e che è già sul tavolo del Pentagono e della Nato, è se vogliono invadere il paese con le truppe. (a tale proposito vedasi quanto scrivevo su Libia, Usa, Gas, Italia in netta (s)Concordia )

Una parte delle truppe, sotto mentite spoglie, è già sul terreno e la domanda è quando verrà ufficcializzata? Gli elicotteri Apache e le Forze Speciali sono già dislocate. Abbiamo un massiccio dispiegamento delle forze navali nel Mediterraneo, in particolare la portaerei George Bush con tutta la tecnologia a supporto. E in caso di una guerra terrestre potremmo assistere alle forze alleate atterrare sulle spiagge libiche. Se guardiamo allo scenario è chiaro che i ribelli non avrebbero durato molto senza la Nato: non hanno capacità militare e non hanno le istituzionali competenze per creare un reale governo.

Quindi quello che accadrà sarà: le Forze Speciali della Nato rimarranno, altre arriveranno, probabilmente non ufficialmente, e  instaureranno, come fecero in Iraq nel 2003, un governo fantoccio che modellerà la Libia come un sceiccato al pari dell’Arabia Saudita o dei stati del Golfo Persico.

In ogni caso, il neo colonialismo o riconquista della Libia, è funzione di un progetto più grande che interessa l’intero continente africano, poiché già contemplato. Questo implica la militarizzazione con AFRICOM (United States Africa Command) ed è parte integrale dell’agenda Usa.

Press TV: vada avanti professore.

Chossudovsky:  molti anni fa, in una conferenza pubblica, mi fu chiesto qualcosa riguardi all’Iraq, e mi fu fatta una domanda: “Professore abbiamo bisogno di quel petrolio”. Va bene, questa è la posizione occidentale.
La mia risposta fu: “Fate commercio, non rubatelo!”

Questo è ciò che le compagnie petrolifere stanno facendo in Libia e esse si sono già posizionate per questo motivo.

La Libyan Oil Company era una entità di stato molto importante, che serviva al popolo libico per lo sviluppo sociale, economico e finanziario. Essa sarà quindi privatizzata e fatta a pezzi e incorporata dalla Total, che è una compagnia francese, assieme ad altre compagnie estere.

Pertanto quando risposi alla domanda “se hai bisogno di petrolio, lo dovresti comperare sul mercato a accettare che una larga percentuale di riserve petrolifere sia nei paesi paesi arabi. E’ oltre il 60% e appartiene al popolo di queste nazioni.

Essi (i paesi occidentali) possono acquistare il grezzo dai paesi arabi e non c’è nessuna necessità di invadere questi paesi e rubar loro il petrolio, ma questo è ciò che accade: questo è successo in Iraq e sta accadendo i Libia.

Libia, Usa, Gas, Italia in netta (s)Concordia

22 gennaio 2012 4 commenti

In questi giorni di fermento gli americani oltre a rinunciare alla mega operazione congiunta con Israele (Austere Challenge 12) lasciando i 9.000 soldati in Israele hanno preferito dirottare alcune migliaia di soldati (12.000) presso uno dei terminal petroliferi più importanti della Libia: Brega.

Il motivo della presenza massiccia di militari Usa, secondo le notizie riportate, sembra sia dovuto per portare la stabilità nella regione e al controllo delle operazioni petrolifere e dei campi petroliferi della zona, i più importanti della Libia. Ma mi chiedo, non si era instaurato un governo di ribelli riconosciuto da tutti i governi lecchini della Nato? Non era successo che quel massone comunista infame di Napolitano aveva accolto a Roma un criminale che aveva massacrato Gheddafi? E con quale faccia l’aveva accolto? Quella stessa che aveva quando stringeva le mani a Gheddafi?
Ma voi, se foste uno della CNT, vi fidereste di un italiano infame-guerrafondaio-voltagabbana e che in futuro vi pugnalerà alle spalle?

Fa specie sapere inoltre che il nostro Monti sia approdato sulle coste libiche per riallacciare i rapporti che erano stati “casualmente” interrotti per un raffreddore dei nostri rapporti internazionali con la Libia di Gheddafi di circa 30 miliardi.
Al seguito del massone di Monti c’era anche il capo dell’Eni (Paolo Scaroni) che per l’occasione ha anche indicato di essere pronto a vendere la quaota di Snam perché ha aggiunto: “ L’importante è che si riesca a vendere nell’interesse degli azionisti“. Chiedo io da ignorante: per gli interessi degli azionisti o per l’interesse degli ‘acquirente della Snam?

Non dimentichiamoci che dalla Libia importavamo un’alta percentuale di gas (11% del consumo giornaliero), proprio con Snam rete gas e questa notizia non fa altro che confermare che il Governo Monti, con i giusti appoggi dei suoi affiliati (Scaroni è uno di questi), cederà un’altra delle nostre perle aziendali a qualche azienda sicuramente NON italiana.

E così, passo dopo passo – oltre a perdere la sovranità nazionale – perderemo anche la possibilità di una indipendenza energetica. E mentre mediaticamente – lo ripeto ancora per i sordi – si focalizzano i problemi di una manovra salva-italia-1 e salva-italia-2 insignificanti, sommergendo la radio, i giornali di notizie false e senza senso dal punto di vista produttivo e di incremento della economia reale anche con l’appoggio della confindustria, nel silenzio e in qualche notizia appena accennata, si porterà allo sconquasso della vera economia italiana, quella fatta dei grandi nomi che l’hanno resa celebre nel mondo.

Tuttavia i tassinari fanno giustamente cagnara per difendere il loro pane quotidiano, ma si troveranno la benzina disponibile nei distributori con nomi diversi e ad un costo 2 volte più alto di quello attuale: in parole povere becchi e bastonati. Questo perché oltre alla Snam la prossima vittima sacrificale sarà l’Eni e Finmeccanica.
E nessuno alza un dito per difendere le nostre aziende. Tutti zitti e magna-magna!

Ecco una delle tante mosse subdole messe in atto dal Governo Monti o se volete essere complottisti, dalla finanza mondialista, poco pubblicizzata e coperta mediaticamente da un incidente di assoluta irrilevanza (Costa Concordia) se non fosse che sono morte alcune persone senza colpa (forse pochi ricordano l’incidente di Vermicino e cosa accadde nella finanza di quel periodo e quante bastonate economiche e finanziarie prese l’Italia in quell’anno). Ma il mercato, come insegnano i guru della finanza, non guarda in faccia nessuno, nemmeno le vite umane, tant’è che quelle sacrificate per la conquista della terra di Libia pare siano oltre 150.000 di cui noi italiani abbiano ancora le mani sporche di sangue e sulle quali non ho mai visto nessuna tavola rotonda, nessuna interrogazione parlamentare e nessun veto da parte di nessuna forza politica.

Call of Duty: il gioco della Guerra indotta.

20 gennaio 2012 2 commenti

Call of Duty®: Modern Warfare® 3 on Steam

Con l’avvento di Internet, del virtuale e di quello che che ad esso è possibile attuare, si sono sviluppate diversi programmi di simulazione del volo, dai più semplici come Fighter Pilot ai più complessi attuali come Microsoft FSX, Black Shark 2 KA-50,l’ A-10 Warthog e l’ultimo nato, il noto, per gli appassionati, Falcon BMS, una evoluzione della vecchia versione di Falcon degli anni 80 prodotto dalla Micropose.

In tutti questi simulatori l’obbiettivo è l’azione della persona di interagire con l’intelligenza artificiale o, nel caso migliore, in uno scontro aperto ed organizzato contro altri umani. La simulazione negli ultimi arrivati, specialmente in quelli militari, è sorprendente sia per quanto riguarda la grafica che il realismo dei sistemi d’arma e delle avioniche implementate nei programmi. Si passa dalle conoscenze della fisica dei fluidi, a quelle delle dinamiche della fisica di un’ala, dalla interpretazione dei segnali radar all’individuazione dei codici dei velivoli nemici o terrestri, senza scordare che ogni simulatore ha un parco armamenti a dir poco impressionante. La conoscenza e l’apprendimento è spesso sostenuto da manuali voluminosi di oltre 500/700 pagine e chi vuol padroneggiare in questi simulatori deve sacrificare molte ore di pratica con esercizio e  schemi di comportamento molto realistici, oltre i quali spesso si viene emarginati, il che non vuol dire che non si vola, ma solamente che la presenza di persone poco interessate allo sviluppo del realismo viene relegata in attività più ludiche che di simulazione vera e propria.

Si parla quindi di corsi accademici con diversi gradini di difficoltà, dove l’apprendimento viene verificato con esami e il cui esisto non sempre è quello gratificante di poter effettuare voli impegnativi. In poche parole una scuola virtuale di volo dove la realtà fisica viene traslata in quella virtuale. Così che termini, gradi, codici di comportamento istruiscono i piloti virtuali al combattimento aereo e terrestre.

L’unico contatto fisico effettivo è quello della voce dei propri compagni di volo, mentre il nemico, che può essere anche un umano, è spesso visto come un oggetto anziché un individuo. La politica del colpisci e fuggi è applicata con estrema cura e perizia tanto che nelle missioni aria/terra la bravura e la rapidità delle azioni richiede spesso un coordinamento di altri velivoli che proteggano, che liberino i cieli dai velivoli nemici o che facciano piazza pulita degli ostacoli terrestri dotati di sistemi d’arma molto complessi.

In una intervista, il noto Enry Kissinger, dichiarava “Our young have been trained well for the last decade or so on combat console games, it was interesting to see the new Call of Duty Modern Warfare 3 game, which mirrors exactly what is to come in the near future with its predictive programming. Our young, in the US and West, are prepared because they have been programmed to be good soldiers, cannon fodder, and when they will be ordered to go out into the streets and fight those crazy Chins and Russkies, they will obey their orders.
[trad.]: I nostri giovani sono stati istruiti bene nell’ultima decade nei giochi di combattimento ed è interessante vedere il nuovo Call od Duty Moderne Warfare che rispecchia esattamente cosa arriverà nel prossimo futuro con la sua programmazione predittiva. I nostri giovani, in Usa e in Occidente, sono preparati, perché sono stati programmati ad essere dei bravi soldati, carne da cannone, e quando verrà loro ordinato di andare per le strade e combattere quei pazzi di cinesi e russi eseguiranno gli ordini a loro impartiti.

Nel 2007 un’associazione di psicoterapeuti tedesca (GwG) dichiarava che era necessario mettere furori legge tutti i giochi di violenza e gli spara-tutto, poiché “Il disprezzo dei media nei confronti dei giovani ha raggiunto negli ultimi anni una dimensione terrificante, tale per cui chi detiene le responsabilità politiche dovrebbe prendere iniziative immediate, prima che un’intera generazione di ragazzi e bambini venga risucchiata in questa spirale di violenza … Molti di questi giochi sono disumani e violano la Costituzione Tedesca. Pertanto la loro produzione e distribuzione dovrebbe essere perseguita a norma di legge”.

In questo piccolo spaccato di notizie e di conclusioni sui giochi di simulazione reale si inserisce anche un aspetto etologico di Irenäus Eibl-Eibesfeldt un noto studioso dei comportamenti umani. In un suo libro “Amore e Odio”, Eibesfeld indicava che in molti film, trasmissioni televisive, la trasmissione dell’aggressività era tale che spesso lo spettatore, ignaro di quello che veniva in lui creato, sfogava (abreagiva) la sua aggressività in atti, cose o persone che prima non avrebbe nemmeno considerato. Il “mercato” aveva agito in quella parte sopita della sua mente facendo leva su torti passati e sepolti, ma che immediatamente tornavano alla luce. Sempre nello stesso libro di Eibesfled viene indicato chiaramente che l’aggressività è comune nell’uomo, ma che è più mitigata e spesso simulata in quelle popolazioni che hanno più possibilità di un contatto fisico diretto, per contro essa si manifesta apertamente ed in maniera anche molto cruenta in quelle altre in cui le distanze e i mezzi di offesa possono permettere di non vedere chiaramente il proprio nemico od avversario.

L’espressività umana, gli occhi, la voce, la postura del corpo, il colore del sangue spesso sono dei potentissimi ostacoli a colui che deve colpire. Da qui le maschere, gli elmetti che coprono, le fasce oscurate con colori “mimetici”, i visori che impediscono all’altro di vedere il suo nemico, i fucili con cannocchiali o meglio ancora i cannoni che lanciano granate ad oltre 30 km di distanza, senza dimenticare ovviamente gli attuali sistemi missilistici, in cui l’operatore ha il solo compito di premere un bottone rosso per il lancio.
Nessun impedimento etologico, nessuna remora morale e nessuna barriera comunicativa può compromettere l’attività, spesso non propriamente conosciuta dal lanciatore.
A questo riguardo sono importanti i corsi di addestramento, in cui i militari o la semplice truppa, è costretta per mesi (senza vedere né familiari, né amici) a rimanerci fino al completo “assorbimento” delle verità “ordinate” dai superiori. Le punizioni, i premi, la sottomissione, la edulcorazione, le coercizioni, le punizioni fisiche o psichiche e l’uso indiscriminato di sostanze allucinogene sono tutte proiettate al fine di cancellare, radere alla base qualsiasi possibilità di “ripensamento” o moralità che il soldato potrebbe avere nel momento della sua azione quando dovesse venire a contatto fisico con il nemico. Non a caso negli Usa ogni giorno si suicidano 18 militari così che l’esercito americano, conscio della distruzione psichica dei suoi soldati, ha posto pure una serie di indicazioni per “aiutare” i possibili suicidi.

E’ evidente quindi che l’uomo pur avendo in se quella aggressività di cui sopra, nel momento della verità non riuscirebbe ad esprimerla come meglio crede e non per incapacità, ma per il semplice fatto che di fronte a lui c’è egli stesso, l’immagine di se, di un altro con le sue stesse paure e le sue stesse limitazioni. Esistono molti fatti di guerra passata in cui i nemici non abbiano avuto la forza di combattersi, ma quelli erano altri tempi.

Adesso, con la tecnologia al servizio dell’uomo, tutte queste cose sono diventate obsolete, l’impiego della truppa è quindi collaterale e non primario: l’abbiamo visto anche nell’ultima disastrosa guerra di Libia. Il lavoro sporco è lasciato ai locali.
Allo stesso tempo però i gradi più alti della tecnologia hanno messo a punto il sistema d’arma che meno coinvolge l’essere umano. Infatti si copre che le forze aeree Usa hanno una parco di circo 18.000 velivoli dei quali il 30% è quello unmanned (senza equipaggio).

Qual’è il significato di questo cambiamento di rotta nella strategia militare? I motivi sono molteplici: i costi, le forze umane messe a disposizione e la possibilità di agire senza la perdita di piloti che hanno un costo via via sempre più alto con una efficienza inversamente proporzionale. L’aspetto tecnologico caricato negli attuali velivoli è talmente elevato che spesso la maggior parte delle attività vengono controllate dai computer di bordo, lasciando al pilota solo una piccola parte delle attività a lui dedicate, ma spesso anche queste vengono vanificate da infinite variabili che possono accadere durante i voli di attacco: è sufficiente che un proiettile passi la carlinga di un velivolo per rendere l’attività del pilota così intensa che la soluzione migliore è quella della ritirata o in gergo tecnico RTB (Return to base). Nella guerra dell’Iraq spesso i velivoli non si alzavano in volo se veniva tracciato una minaccia ostile e questo per dire che l’attività bellica è stata limitata dal fatto che i costi per la preparazione del pilota, dell’armamento e del velivolo avevano una predominanza sulla strategia di guerra molto più forte.

Da questo, l’uso ormai indiscriminato dei Droni, aerei senza equipaggio, delle dimensioni variabili a seconda del carico bellico, che possono essere tranquillamente controllati da un semplice portatile, proprio come il caso suddetto dei simulatori di volo. L’esperienza dei piloti, dei strateghi e dei tattici di guerra sono le condizioni necessarie al fine di ottimizzare le missioni, ma il contatto diretto con la realtà umana della guerra viene ad essere scambiato come un gioco. I piloti virtuali veri, quelli con le stellette, e lo sgancio di una bomba da 500kg è paragonato ad un gioco o il lancio di qualche manciata di fosforo sopra dei villaggi o sopra delle truppe nemiche è ora paragonabile a quanto visibile nei vari simulatori. La consapevolezza del dolore, delle stragi e dell’odore del sangue non è più percepibile, così come non è più percepibile la sensazione di paura nel passare sopra a delle linee nemiche.

Questa la nuova guerra, il nuovo videogame che Kissiger asseriva essere necessario per insegnare ai nostri giovani come agire.

Schettino contro De Falco

19 gennaio 2012 13 commenti

Partiamo dalla premessa che quanto scritto nel post precedente si basa su quanto riportato in un sito (Sorcha Fall), nel quale non è evidenziabile l’origine delle informazioni, aggiungiamo poi che in Italia ci sono molte basi Nato, con Sigonella la più rappresentativa, e che a Camp Derby in Toscana vicino a Grosseto, è il più grande deposito di munizioni europeo della Nato, deposito dal quale è stato pescato per parecchio tempo durante le incursioni in Libia; aggiungiamo che all’interno delle manipolazioni mediatiche ci sono infinite possibilità di depistaggio e noi italiani la dovremmo sapere lunga su questo, visto che nessun attentato compiuto sul suolo italiano è stato manifestatamente dichiarato risolto in questi ultimi 40 anni; aggiungiamo che l’Italia come gli altri paesi della Nato, è suscettibile di attentati da parte delle forze contrarie alla Nato stessa e che ogni occasione, purché utile, rappresenta un chiaro messaggio per innescare una rappresaglia.

A questo, punto e viste le dichiarazioni degli esponenti di spicco iraniani riguardo ad un coinvolgimento dell’AIEA nell’omicidio dell’ingegnere nucleare e le possibili ed eventuali ritorsione, chi soffia sul fuoco (Israele) è rimasto ad un palmo dal naso per la rinuncia americana di partecipare alla mastodontica esercitazione militare in Israele (Austere Challenge 12) ed ogni atto che l’avrebbe spinta ad entrare in conflitto viene adesso vanificato dalla presa di posizione dell’amministrazione Obama.

Molti dei commenti ricevuti nel post precedente non sono solo profondamente senza senso, ma assolutamente ignoranti della situazione in cui ci troviamo. Siamo in mezzo al mediterraneo, circondati da forze belligeranti; abbiamo partecipato a diverse spedizioni punitive targate Nato per sostenere gli interessi estranei ai nostri, anzi abbiamo perso una grandissima fetta a causa della possibile estromissione dell’Eni dagli affari in Libia.

Prospicienti le nostre coste del sud abbiamo uno dei paesi più guerrafondai che storia abbia mai conosciuto, teologicamente sostenuto da un gruppo di comando che si rifà agli insegnamento del talmud, dove la donna è seconda rispetto all’uomo e la vita dei vicini è pari a quella di una bestia, il cui unico scopo è radere al suolo qualsiasi elemento di disturbo che possa anche minimamente intaccare l’idea sionista. Ora se questo scenario, riassunto sommariamente, non è un terreno sul quale far crescere le tensioni anche al di fuori della terra del popolo di dio, per scatenare l’indole massacratrice che ha animato israele sin dalla sua illegale fondazione, ditemi voi come si potrebbero leggere alcune notizie dato la cortigena fumogena che li avviluppa.

I riferimenti non mancano e anziché lanciare epiteti a vanvera sarebbe più opportuno informarsi, pensare con la testa propria anziché essere il megafono del pensiero comune, quello sotto il quale ci si sente protetti “virtualmente”.

A prescindere quindi dal post precedente, in cui si ipotizzava un causu belli, probabilmente non andato a buon fine per alcuni risvolti internazionali messi in atto per evitare un disastro umano, la commedia della Costa Concordia continua su un piano di squallida rappresentazione mediatica anziché seriamente portata avanti per capire e risolvere i problemi che innescarono questo strano incidente.

Fare di una disgrazia – se non altro per i morti che ci son stati –  uno spettacolo per cercare le luci della ribalta è oltraggioso. Inoltre è vergognoso che le autorità colludano in queste mascherate da baraccone. La telefonata tra il comandante della Capitaneria e Schettino sono a dir poco offensive per tutti quelli che hanno testimoniato che non era la prima volta che la nave passava vicino all’Isola del Giglio.

I media hanno trovato la gallina dalle uova d’oro e non passa giorno o minuto che ci inondino di messaggi insignificanti, ripetuti più volte, sempre gli stessi, su fatti di cui nessuno, apparentemente, conosce la verità.
I dati della scatola nera sembra siano ancora in fase di studio e nulla per ora è trapelato, eppure, secondo quanto riportato dal Telegaph.uk, il primo boato fu udito alle 8 di sera (sarebbe da chiarire se si tratta di 8 p.m. ora italiana ora di Greenwich, quindi le 21.00). Appare anche curioso che non ci sia nessun filmato relativo al momento dell’impatto della nave contro gli scogli, quando ne abbiamo a bizzeffe per ogni stupidaggine. Altra cosa curiosa è l’immediatezza dell’arresto di Schettino, giustificato dalla procura di Livorno per il possibile inquinamento delle prove o la reiterazione del reato (non è chiaro come possa inquinare le prove: spostando la nave, manomettendo qualche impianto o cos’altro? Difficile capire il senso di queste dichiarazioni). Come già scritto, altro aspetto misterioso è l’uso delle cariche esplosive per entrare nella nave, forse si vuole coprire altre tracce di esplosione?
Quindi tutti sapevano e nessuno è mai intervenuto per redarguire, punire o emarginare; tutti concordi, tutti consenzienti e zitti-zitti accettavano la pacifica e baraccona rappresentazione di marketing di una nave da 300 metri che azzardava il passaggio a pochi centinaia di metri dalle coste rocciose del Giglio.

Come può un comandante di capitaneria ordinare ad un suo subalterno (Schettino) cose che lui stesso non ha mai punito? Dove stava questo personaggio prima? Perché non ha mai denunciato o chiesto che fosse escluso dalla navigazione una persona del genere? Perché tutti quelli che sapevano (al Giglio e a Livorno) non hanno mai detto nulla? Forse che i denari della Costa riescono anche a tacitare i probabili e possibili disastri?
La tipica italianata, quella classica, stile Vajont: tutti sanno e nessuno alza la bandierina rossa di pericolo e se la qualcuno si azzarda ad evidenziare il problema viene subito tacitato, il mercato deve fare il su corso.

Aggiornamento: metto a disposizione degli interessati l’Ordinanza-Schettino.

Costa Concordia: incidente o attacco terroristico?

16 gennaio 2012 76 commenti

Quanto accaduto in queste ultime ore presso l’Isola del Giglio è ormai di domino pubblico.
Una nave, la Costa Concordia, secondo le dichiarazione del capitano, stava effettuando un passaggio vicino alle coste dell’isola quando per un errore umano o per un problema tecnico, è finita per incagliarsi sugli scogli prospicienti il porticciolo. Disattenzione, superficialità, distrazione, pressapochismo, queste possono essere le cause dell’incidente.

Quello che lascia più colpiti della faccenda, anche se è troppo presto per fare delle ipotesi, è che il Capitano della Costa Crociere sia stato subito messo agli arresti dal procuratore di Grosseto per il pericolo della fuga e dell’inquinamento delle prove.
Inquinamento delle prove? Cioè?
Che vuol dire inquinamento delle prove? Che il comandante potrebbe spostare la nave a mano, oppure manomettere la scatola nera, oppure fare delle modifiche all’impianto elettrico dell’imbarcazione per giustificare l’evento?
Mi pare abbastanza azzardata l’ipotesi della procura ma, nel marasma delle notizie e nella confusione delle varie dichiarazioni, questa è quella più accreditata. Però sorge anche il dubbio che il Capitano potrebbe dichiarare cose che alcuni non vorrebbero che si sapesse e la soluzione di metterlo in gattabuia è quella migliore per evitare illazioni che potrebbero distogliere l’attenzione su quanto pare ormai invece definito: è passato troppo vicino alle coste del Giglio sottovalutando il pericolo di una manovra incosciente di questo genere. Altra cosa che appare molto singolare è la mancata ripresa da vicino dello squarcio della nave e, in quelle poche immagini visibili, le riprese effettuate sono solo per pochi secondi, così come è singolare che lo squarcio evidente sia sul lato della nave verso il mare aperto. E’ probabile che gli scogli abbiano aperto ambedue i lati della chiglia lasciando entrare l’acqua e in prossimità dei bassi fondali si sia adagiata sul lato destro anche a causa dell’abbrivio della nave stessa.

Qualche minuto prima che avvenisse l’incidente, dal comando russo della Flottiglia del Nord di stanza presso le coste siriane, la nave antisommergibile Admiral Chobanenko che aveva precedentemente abbandonate le acque della Siria per entrare nel mediterraneo, aveva  intercettato la firma inconfondibile di uno lancio di un siluro della classe Kilo.
Nei minuti successivi alla rilevazione veniva intercettato una chiamata di soccorso proprio dalla zone dell’Isola del Giglio  dalla nave Costa Concordia il quale affermava di essere stato attaccato e che era in immediato pericolo di ribaltamento. (ndr. la fortuna del passaggio vicino al Giglio potrebbe aver indotto il comandante a far incagliare la nave anzichè lasciarla rovesciare?)

Il Telegraph riporta che la cena fu interrotta dal un forte boato attorno alle 8 di sera e una voce dall’altoparlante inizialmente affermava che la nave aveva avuto un problema elettrico, prima ancora di ordinare a tutti i passeggeri di indossare i giubbotti salvagente. Le dichiarazioni successive indicano che la sensazione dei passeggeri è stata quella che la nave avesse colpito qualcosa e che non vi fosse stato un danno all’impianto elettrico.

Dopo la chiamata di soccorso della Nave Costa Concordia al comando della Flotta del Nord (Usa) viene ordinato dal Centro Navale di Signonella (The Hub of the Med) che tutte le comunicazioni via radio dovevano essere effettuate non più in chiaro, ma in codice Nato criptato.

La cosa singolare e molto strana è che i siluri di classe Kilo sono imbarcati solo in alcuni sommergibili attivi nel Mediterraneo e appartengono alla Repubblica Islamica Navale dell’Iran.
Sappiamo che alcuni mesi fa alcuni navi iraniane hanno passato il canale di Suez per alcune esercitazioni pianificate già da tempo e con loro probabilmente anche alcuni sommergibili della stessa classe (vedi Navi da Guerra iraniane in transito sul canale di Suez). Il comandante della forza navale iraniana a giugno infatti dichiarava che il totale delle loro forze sottomarine era di 11 unità in parte nel Golfo dell’Oman, Golfo persico ed altre che avrebbero viaggiato nel Mar Rosso e nel Mediterraneo.

La nebbia fitta però scende sulla fattibilità che vi sia stato un attacco iraniano contro una nave di civili per il fatto che l’Iran ha tutto nessun interesse di evitare incidenti internazionali che potrebbero esseri presi come pretesto per innescare una guerra senza fine. La ipotesi più verosimile, ma non probabile, potrebbe essere la ritorsione contro l’occidente per le stragi compiute dai servizi Usa ed Israeliani contro le basi di nucleari iraniane che ha causato diverse decine di vittime anche tra civili colpendo donne e bambini e ultimamente ammazzando un ingegnere che lavorava presso uno di questi impianti. Probabile, dicevo, ma non possibile, poiché creerebbe l’esatto motivo che aspettano Usa ed Israele per lanciare l’attacco ormai pianificato da più di 8 anni.

E’ impensabile che gli organi dei servizi iraniani siano così stupidi e sprovveduti da provocare un incidente che avrebbe conseguenze disastrose per l’occidente, mentre è molto più probabile che, se questa notizia è vera, vi siano degli accordi trasversali tra alcuni delle forze amate iraniane e quelle occidentali (lo stesso è accaduto in Libia, in Egitto ed in Siria, in Tunisia), perché a questo punto della questione, alcuni pezzi delle forze iraniane diventerebbero un cuneo nella compattezza iraniana che porterebbe l’intera regione mediorientale a spaccarsi in tanti piccoli staterelli, perennemente in guerra tra loro, dove però, l’occidente riuscirebbe a guadagnare il suo spazio vitale per il controllo energetico e geopolitico.

Nei fatti sappiamo che l’ostilità israeliana nei riguardi dell’Iran, da una parte, è stata tenuta a freno tanto dal Pentagono quanto dalla casa Bianca, anche se negli ultimi tempi le dichiarazioni di Obama nei riguardi dei vertici iraniani lasciano intendere che se l’Iran provvederà a chiudere lo Stretto di Hormuz gli Usa interverranno militarmente. Ma allo stesso tempo, per non increspare le acque e per non seminare il panico mondiale, Obama, Panetta e alti ufficiali del Pentagono avevano avvertito i vertici israeliani che un attacco all’Iran avrebbe conseguenze catastrofiche, indicando però di essere pronti e di aver pianificato l’appoggio per un eventuale attacco israeliano all’Iran e a tal proposito si veda quanto scritto (A Pasqua col cannone) circa il dispiegamento di alcune migliaia di soldati americani in Israele per una esercitazione congiunta che dovrebbe tenersi tra poco.

La questione iraniana e la spinta ad attaccare l’Iran è quindi sempre più evidente, vuoi creando dei falsi attentati, vuoi anche per il fatto che la Nigeria, uno dei maggiori fornitori di petroli per gli usa, a causa della ormai iniziata guerra civile, interromperanno la produzione del greggio  destinato alle coste americane. In una nota Putin avverte che l’escalation delle attività criminali e terroristiche create da Israele contro l’Iran stanno spingendo “inconsapevolmente” gli Usa in una guerra senza ritorno e ogni minaccia contro l’Iran è una minaccia contro la Russia che se dovrà intervenire lo farà anche militarmente. A questa si aggiunga anche la risposta della Cina agli Usa e  Israele pronta a muove la sua flotta e le sue truppe per difendere non solo i suoi interessi economici energetici, ma il dilagare della violenza Usa in tutto i medioriente.

fonte: whatdoesitmeans.com

Napolitano

13 gennaio 2012 2 commenti

La vecchia cariatide non si stanca mai di appoggiare i mestieranti del governo Monti: “Tutti gli italiani devono fare sacrifici, anche gli italiani dei ceti meno abbienti“. Quella vecchia e puzzolente carcassa non risparmia nemmeno quelli che hanno sempre sacrificato la loro vita a vantaggio degli altri, non risparmia nemmeno quei poveri pensionati con 400 euro al mese lui che ne guadagna 20 volte di più, non risparmia nessuno, perché tutti, continua quel collettore di liquami politici:  “… facciano le scelte indispensabili al fine di preservare lo sviluppo della nostra economia e della nostra società in un clima di libertà e di maggiore giustizia“. Fermiamoci su queste ultime parole, sempre inflazionate quando non si sa cosa dire: libertà e giustizia.

Cosa intende quel grumo cancerogeno quando dice libertà? A quale libertà sottende il suo discorso? Forse intende libertà di fallire, di impoverire le famiglie e distruggere le famiglie, di non fare figli e cancellare  i valori di una nazione? Ma la giustizia, povera dea, sempre al centro di mille intrighi, giustizia dei poveri e giustizia dei potenti, due dee che mai s’incontrano al tavolo della concordia.

Povero quel vecchio che con la zappa cammina tra i campi pulendo le zolle dall’erbaccia infestante. La sua è una battaglia infelice, impotente, ma costante e sempre attenta, così che il grano, possa ai primi caldi primaverili dare il frutto del suo amore e della sua costanza.

Ma in questo vecchio scalcinato, idolatrato ed adulato, che alberga in stanze non sue, che veste abiti ed indossa livree rubate al popolo italiano, quale costanza e quale passione spinge a far crescere il frutto di una nazione impoverita dalle sue stesse azioni, dal suo stesso disinteresse se non mirante ad accontentare i poteri che l’hanno voluto?

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