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L’alba dell’attacco all’Iran

10 novembre 2011 5 commenti

Nel frattempo che gli squali inizieranno a spolpare l’Italia di tutti i suoi capitali e delle sue ricchezze – già ci aveva pensato il massone di Napoleone e di Hitler – da più parti si stanno concretizzando le idee per un attacco “preventivo” contro gli impianti di arricchimento nucleare iraniano.

Già all’epoca del maremoto giapponese avevo evidenziato (leggasi il mio articolo: Nucleare, Merkel e Virus) che la causa della fuoriuscita del materiale atomico fosse dovuto al malfunzionamento di alcune pompe interne dei reattori, pompe queste controllate da alcuni computer della Siemes che furono messi fuori uso da un virus informatico (Stuxnet) sviluppato e messo a punto dai servizi segreti israeliani, gli stessi che bloccarono l’anno scorso decine di migliaia di pc in Iran. Il giochetto informatico, oltre a provocare la morte dei pc provocò anche quella di molti ingeneri iraniani Daryoush Rezaei, Majid Shahriari, Davani Masoud, Ali Mohammadi, e il ferimento del capo dell’organizzazione atomica iraniana Fereydoon Abbasi. Ma è evidente che tutto questo versar sangue non ha prodotto il risultato che Israele tende produrre: l’eliminazione della Repubblica Islamica dell’Iran (biblicamente l’odiato Amalek).

A nulla sono valsi i vari contrasti interni al Knesset di Tel Aviv tanto che l’opposizione dell’ex ministro degli esteri Tzipi Livni non concordava con le idee di un attacco preventivo contro l’Iran e lo stesso ex capo del Mossad, Efraim Halevy, affermava che il vero pericolo non è l’Iran ma la parte religiosa integralista di Israele: ‘Religious extremism is a greater threat than nuclear Iran‘. Se lo dice un ex capo del Mossad c’è sicuramente da crederci! Ma siccome le cose non avvengono per caso, ma per un disegno ben congegnato, molti velivoli militari israeliani e italiani (ripeto italiani!!) provvedevano a compiere voli addestrativi a lungo raggio dalla Base militare dell’aeronautica militare italiana di Decimomannu.

Nel frattempo si paventa un altro scenario che parrebbe stare alla base dell’attacco all’Iran: il prezzo del petrolio per il suo lento, ma costante declino. Israele “ha comprato miliardi di dollari infuturespetroliferi, una scommessa fondata sulla segreta conoscenza di eventi imminenti che farebbero salire il prezzo del barile, a dispetto di tutte le indicazioni in senso contrario” Loro sanno ciò che non ci è dato di sapere? E ad accompagnare questa possibilità ci sarebbe anche un gruppo dell’opposizione interna iraniana del partito del clero che vedrebbe nell’attacco all’Iran un ottimo motivo per un aumento del prezzo del greggio con le ricadute economiche che ne conseguono, ma sopratutto per pagare l’élite militare necessitaria di molti denari.

Nel frattempo anche l’Inghilterra muove le sue pedine sullo scenario del mediterraneo posizionando alcune navi e sommergibili capaci di far partire i Tomahawk, missili a lungo raggio, e allestendo la base di Diego Garcia nell’Oceano Indiano usata per gli attacchi all’Afghanistan.

Siccome le cose non stanno tutte sullo stesso piano militare, il Guardian ha messo in evidenza il piano militare Trident che ripropone ed attua il rimodernamento ed aumento degli arsenali nucleari dei maggiori paesi (Cina, Russia, Usa, Francia, Israele, Inghilterra, India, Pakistan). Nel caso specifico Israele ha convertito alcuni suoi missili balistici a lunga gittata il Jericho 3 che verranno caricati su sommergibili che la Germania ha loro fornito (meglio dire regalato, forse sempre per il solito ricatto semitico). Il rimodernamento permetterà ai criminali di Israele di aumentare la gittata da 3.000 a 8.000 km, il che vuol dire che tutte le capitali europee saranno sotto scacco ad ogni ricatto di Sion e sarà come avere il coltello alla gola.

E’ chiaro quindi che le pedine si stanno muovendo all’ordine di quel branco selvaggio guidato da Nethanyau e da Barak, due pazzi scatenati che all’ordine dei seguaci lubavitcher vogliono pulire il mondo dai loro nemici (il mondo intero?), tanto che nella loro seconda patria, gli Usa, l’Aipac (American-Israeli Political Committee) sta mettendo in piedi tutto il necessario per abbattere l’immobilismo di Obama e i suoi tentennamenti per spingerlo a compiere il passo per la 3a guerra mondiale. Infatti la Commissione Affari Esteri della Camera ha elaborato un disegno di legge che impedisce ogni contatto diplomatico con Teheran. In sostanza esso recita quanto segue:

(c) RESTRICTION ON CONTACT – No person employed with the United States Government may contact in an official or unofficial capacity any person that –
(1) is an agent, instrumentality, or official of, is affiliated with, or is serving as a representative of the Government of Iran; and
(2) presents a threat to the United States or is affiliated with terrorist organisations.

(d) WAIVER – The president may waive the requirements of subsection (c) if the president determines and so reports to the appropriate congressional committees 15 days prior to the exercise of waiver authority that failure to exercise such waiver authority would pose an unusual and extraordinary threat to the vital national security interests of the United States.

Traducendo:
c) Restrizione di contatti – Nessun funzionario del governo degli Stati Uniti può contattare, in veste ufficiale o non-ufficale, nessuna persona che:

1) sia un agente, o uno strumento, o un funzionario o affiliato, e delegato del governo dell’Iran; e
2) presenti una minaccia agli Stati Uniti o sia affiliato ad organizzazioni terroristiche.

d) Deroga – Il presidente può derogare alle prescrizioni del comma suddetto se il presidente decide e sottoponga in tal senso alle commissioni competenti del Congresso 15 giorni prima di esercitare la deroga, comprovando che il mancato esercizio della deroga pone una minaccia insolita e straordinaria agli interessi vitali degli Stati Uniti.

Cosa vuol dire tutto questo in termini pratici? Significa che né i Presidente, né il segretario di Stato e nessun diplomatico o emissario incaricato o potrà agire fintanto che il Presidente non convinca la Commissione per gli Affari Esteri (feudo dell’AIPAC) che non sussiste la minaccia vitale per gli interessi degli Stati Uniti.

E’ evidente il tono vessatorio e limitante il concetto democratico interno degli Stati Uniti che con questo disegno di legge, se verrà approvato, permetterà l’apertura della nuova era in America dove le libertà individuali, già di per sé accecate dal Patriot Act, verranno ancor più limitate e dove lo stato di polizia, stile la Stasi nella DDR, potrà rovesciare, disfare ed imporre qualsivoglia immonda azione come i attaccare l’Iran.
Per chi fosse interessato faccia un salto in questo indirizzo per capire come abbiano pianificato l’attacco ed a questo.

Italy too big to be bailed out.

10 novembre 2011 1 commento

Mentre si stanno concentrando i colpi dell’artiglieria pesante sul nostro debito e sui nostri titoli obbligazionari il mondo finanziario scopre, ma non da oggi, che l’Italia è troppo grande per essere salvata: too big to be bailed out.

Il debito enorme e gli interessi che vi si aggiungono, ha creato una situazione insostenibile, impossibile da arginare e da contrastare con misure simile a quelle prese per l’Irlanda, per la Grecia (che è ancora in bilico). L’Europa non è in grado di far fronte alla montagna di denaro che dovrebbe esere ripagata e il pagatore di ultima istanza, la BCE, al massimo, potrebbe offrire qualche centinaio di miliardi, insufficienti per tamponare la falla italiana.

Dopo gli innumerevoli attacchi portati al nostro governo da ogni parte del mondo economico industriale (Marchionne e Mercegaglia), dal mondo finanziario (Passera, Tremonti, Monti, Amato, Draghi, Trichet) e da quello anglosassone della City di Londra e da Wall Street si scopre che la causa di questo non è nella figura patetica del Signor Berlusconi, ma la struttura intrinseca del debito che in 30 anni ha divorato migliaia di miliardi. C’è il sospetto che già queste cose fossero chiare prima, ma tolto l’elemento di disturbo (Berlusconi) il profilo dell’attacco all’Italia è molto più chiaro. Alla fine Berlusconi, per quanto criticabile, si è comportato come altri nel passato; più o meno senza cambiare strutturalmente l’architettura dell’impalcatura che regge questo poricilaio di Italia (vedasi Ristrutturale l’Italia)
Perchè parlo di attacco all’Italia? Perché se andiamo a vedere il debito del 127% e si scopre che il debito non è poi così disperato rispetto agli altri concorrenti europei e che si posiziona all’incirca al debito degli anni ’90, ma la spiegazione ce la danno, come sempre gli anglosassoni:

“...The economy barely grows and doesn’t create jobs for the nation’s youth. It ranks low in competitiveness surveys and has terrible labor productivity. In other words, for Italy to escape the debt crisis, it has to tear apart the structure of its economy – liberalizing labor markets and increasing competition to spur greater productivity and create jobs……..Investors will be pressing Rome to go on a reform crash course, undertaking measures immediately that should have been introduced over many years.

Chiaro il messaggio: liberalizzazioni, così il mercato del lavoro – dicono loro – si riprende, si creano posti di lavoro e maggior competitività; gli investitori spingono Roma a fare riforme straordinarie, immediate che avrebbero dovuto essere prese molti anni fa.

Ma se guardiamo bene, senza le lenti delle urla dell’agorà politica o di quelli che vogliono farci sentire la solita manfrina, si capisce che “questi investitori” stanno considerando l’Italia esattamente come è la Francia, l’Inghilterra, l’Olanda e tutti gli altri paesi europei, ne più ne meno. Non parliamo poi degli Usa, in cui il 90% delle aziende strutturali sono state delocalizzate infischiandosene delle forze lavoro interne, ma lì oltreoceano hanno la macchina stampa soldi, quindi di fronte ad un debito colossale americano rispondono con un’altra tiratura tipografica di dollari. Quindi cosa cambia? Nulla!
Anzi tutto e il contrario di tutto, perché siamo la nazione più debole politicamente e perché nell’arco d questi ultimi 4 anni il governo italiano è stato sotto attacco non solo internamente, ma anche dal Wall Street Journal, dal Fiancial Times, e da tutta la élite finanziaria mondiale anglosassone che conta. Per la verità Berlusconi ha fatto di tutto per attirare l’attenzione e questo misura lo spessore della persona, purtroppo!

Ci sono due opinioni contrastanti da un lato e convergenti da un altro.  Il debito pubblico italiano è enorme, mostruoso, impagabile, ma è anche quello che – tolti gli interessi – non è poi gran cosa se paragonato agli altri. Dall’altro lato della barricata ci sono le scommesse sul debito italiano, i cosiddetti CDS, quella specie di assicurazione che coprirebbe la speculazione in caso di fallimento. Il fatto reale è che nessuna assicurazione del mondo ha il denaro “fisico” per ripagare il debito italiano, figuriamoci quello Usa (ma li hanno la macchina stampa soldi). Cosa sta quindi accadendo:

1) Ci sono quelli che premono che l’Italia fallisca (ricordiamo il tit9lo del post: Italy too big to be bailed out.)

2) Ci sono quelli che premono che l’Italia non fallisca (debito pubblico coperto dalle risorse interne e private: “i nostri tesori e i nostri risparmi” ed ecco che salta fuori il nome di Amato, il rachito con pesnioni d’oro e quella di Mario Monti massone, il lacché degli Anglosassoni pronto a donare il patrimonio italiano su un piatto d’argento al “mercato” svendendolo al miglior offerente;

3) Ci sono quelli che sono una via di mezzo tra i due e che non vogliono ne l’una ne l’altra cosa.

Come riporta il blog di Uriel, dice quanto segue: “ i CDS sul debito italiano hanno una scadenza, e se l’ Italia arriva alla fine della scadenza senza generare ALMENO un evento creditizio menzionato nel CDS, qualcuno ci rimetterà’ qualcosa come CINQUE trilioni di dollari.” Se le cose stanno in questa maniera è chiaro che nessun assicuratore vorrebbe che si arrivasse al fallimento dell’Italia (dovrebbero pagare 5.000 miliardi di dollari ai detentori dei CDS), ma allo stesso tempo quelli che hanno speso i soldi per l’assicurazione vorrebbero vedere premiata la loro precauzione se l’Italia fallisse.

Quindi riportando le bocce al loro posto sembrerebbe evidente che più che un problema di debito pubblico è un problema di scommesse d’azzardo, insomma la solita bisca da 4 soldi.

Per la verità ciò che nel mondo esterno viene percepito è la mancanza di uomini capaci di sostenere una politica nuova, di fare riforme strutturali e di rovesciare l’andazzo, ormai vecchio e stantio di oltre 30 anni di marcia politica del tram-tram.

Will that change after Silvio’s departure? We’ll have to see who takes his place, and what sort of authority that new cabinet has. But I wouldn’t get my hopes up. Italy has a long history of suffering with chaotic, short-lived administrations. We have no reason to be certain that Rome will break with tradition this time.

Come dico ormai da anni chi controlla l’Italia controlla l’intero occidente e i tempi stringono e a nessuno è permesso che vi sia un controllo extra a quello che il patto atlantico ha voluto dalla seconda guerra ad oggi. Sulla base di questo la mia opinione è che ci faranno sputare sangue anche dalle orecchie, ma l’Italia non fallirà, perché se dovesse accadere…sia mai che venga fuori un pazzo scatenato che butti tutti a mare ed estrometta le banche anglosassoni e riordini il cesso di questa nazione? Cosa perderebbero quei signori che adesso ci vogliono far piangere sangue? Come potrebbero portare attacchi alla Libia e all’Iran, visto che già ci sono degli incontri ad alto livello tra Israele, Nato, Usa e Italia sul dislocamento dei mezzi e uomini per la prossima carneficina? No, non ci sarà fallimento, ma solo una bastonata tra coppa e collo, giusto per ricordarci che dal dopoguerra ad oggi siamo sempre i sudditi e sempre proni alle esigenze geopolitiche altrui.

Per i corti di memoria o per i più giovani: l’Italia entrò nello SME nel 1978, abbandonò il sistema il 17 settembre 1992. All’epoca ci fu mani pulite, la nuova repubblica, ci fu Amato e il governo Dini, ricordiamo che da allora ad oggi, quasi 30 anni, l’Italia ha perso una quantità inestimabile del suo patrimonio aziendale a vantaggio del mercato anglosassone. Ricordiamoci che all’epoca Mario Draghi fu uno dei più accesi ed attenti fautori della privatizzazione italiana e che assieme al criminale di Ciampi riusci a far perdere alla lira il 40% (questi sono gli uomini che molti politici citano fieramente, invece di appenderli ad una corda!!). Se questi sono le premesse del governo Monti o del rachitico di Amato, beh…meglio ritirare i propri risparmi e arroccarsi in casa in attesa di tempi migliori.

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