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Il tesoro di Gheddafi e l’Anonima Criminale Internazionale della Nato
Le notizie sulla Libia stanno scemando. Si è raggiunto lo scopo dell’intervento armato della Nato e di tutti i suoi attivi alleati: Italia, Francia, Inghlterra e Usa. Gli altri più piccoli non sono meno colpevoli, ma sicuramente meno affamati se paragonati ai primi.
Nella realtà pare invece che oltre alla destabilizzazione delle sponde a noi vicine, adesso vi sia la corsa per cercare di “sgranfignare” il tesoro nascosto di Gheddafi. Tutti, ripeto, tutti, dal CNT ai baluba ed agli altri vari lacché in doppio petto, stanno crcando di sotrarre al popolo libico quanto è invece di suo diritto. E’ denaro libico che Gheddafi avevano accantonato sotto diverse forme, investendo e diversificando i capitali nei fondi di investimento, in partecipazioni societarie e minerarie ed in altre attività remunerative. Insomma quello che un “buon padre di famiglia” dovrebbe fare con il denaro guadagnato dal suo lavoro per salvaguardare il futuro dei suoi congiunti.
Si scopre infatti che secondo il Los Angeles Times l’ex colonnello avrebbe messo da parte una somma considerevole pari a oltre 200 miliardi di dollari. Come detto questo tesoro è in parte congelato dalle autorità bancarie dei paesi belligeranti e in parte disponibile presso altre nazioni dove la Libia aveva intensi rapporti economici e commerciali. La maggior parte del denaro quindi sembra sia investito sotto il nome di istituzioni governative come la Banca Centrale della Libia, la Libyan Investment Authority, la Banca degli Esteri libico, la Libyan National Oil Corp. e per gli investimenti la Libia Africa Portfolio.
Come detto in altro posto “…come era la libia di gheddafi“, l’attuale politica degli Usa e della Nato, nel suo complesso non è solo quella di massacrare un legittimo governo, ma quella di gettare fango e di insozzare a più non posso quanto di buono aveva fatto il governo di Gheddafi per giustificare agli occhi del mondo una seconda rapina al popolo libico.
Hanno ottenuto il petrolio, la terra, il disordine del mediterraneo e adesso si prendono anche l’argent de poche per le piccole spese che i razziatori necessitano per ripagarsi delle titaniche fatiche.
Mi chiedo e chiedo a voi che mi leggete, che differenza c’è tra un ladro qualsiasi che entra in una banca o a casa vostra, ruba, razzia tutto quel che trova e uccide il legittimo proprietario e questa Anonima Criminale Internazionale (ACI) della Nato e di tutti i suoi accoliti?
Ma c’è ancora qualcuno che crede veramente che queste organizzazioni sia state fondate per operare nella morale e nel rispetto delle vite umane e delle nazioni?
Alluvione: “il triste tributo che paghiamo ai cambiamenti climatici”.
Abbiamo assistito alla potenza della natura e come essa sia capace di agire e cancellare in pochi momenti, quanto la superbia umana erige con tanto orgoglio.
In Liguria come in Toscana alcuni paesi sono stati spazzati dall’imperversare del “mal tempo” e a nulla sono valse le precauzioni dei comuni colpiti. In un batter baleno, quello che prima erano dei ridenti paesi, ora sono un ammasso di macerie e fango e disperazione della popolazione che dopo anni di sacrifici e duro lavoro si è vista cancellare il proprio passato.
In questa situazione imprevedibile, in cui l’uomo soccombe alla forza della natura, i cambiamenti climatici sembrano essere la causa principe degli eventi e nulla può l’uomo per contrapporre la sua forza a quella naturale. Egli è solo un piccolo fruitore, spesso senza rispetto e senza coscienza, animato dal proprio opportunismo e dalla propria convenienza.
Ed ecco che ancora oggi, a distanza di un anno dall’alluvione del Veneto, si ripete l’ennesima scena drammatica: case distrutte, strade impraticabili, campi sconvolti, terreni devastati.
Da uno studio dell’Istituto Superiore per la Protezione e le Risorse Ambientali risulta che il 70% dei comuni è a rischio frane, ciò vuol dire che 5.708 su 8.101 comuni prima o dopo verranno devastati da frane incombenti, fenomeni alluvionali per qualche piccola pioggerellina. I dati non solo allarmanti, ma rappresentano lo stato di disfacimento del territorio, all’interno del quale la dissolutezza dei responsabili pubblici e dell’impresa privata non ha la minima preoccupazione che le attività, le costruzioni, le cementificazioni a lungo andare produrranno sempre più disastri e sempre più vittime. Complici di questo scempio si aggiungono lo spopolamento delle campagne delle colline e dei monti.
I discorsi sono sempre gli stessi: incuria, indifferenza, non visibilità, disinteresse, ignoranza, interessi privati e pubblici che collidono con la stabilità del territorio. Quante volte abbiamo assistito alla distruzione di case costruite sui greti dei fiumi o sulle golene, quante volte abbiamo visto nelle città, ma anche nei paesi, fontane d’acqua sgorganti dalla rete di scarico idrico. Eppure di fronte a questi eccessi e a questo malversare c’è qualcuno che imputa il danno agli eventi climatici ed ai suoi cambiamenti, per altro indimostrabili.
Proprio ieri il nostro amato Presidente della Repubblica delle Banane ha commentato le morti dell’alluvione ligure e toscana “E’ il triste tributo che paghiamo ai cambiamenti climatici…”. Triste tributo????? Io mi chiedo se questo gerontopolitico comunista-massone sia scemo dalla nascita o pensa che tutti siano talmente deficienti da accettare la storiella del cambiamento climatico. Nessuna parola sulle responsabilità pubbliche e locali, nessuna accusa e nessun rimprovero contro quelli che hanno sovvertito la natura e contro quelli che l’hanno devastata con costruzioni inique, con cementificazioni a tutto spiano, con creazioni di quartieri dormitorio inutili, con la desertificazione delle montagne e di vaste aree della pianura, con la mancata pulizia degli alvei dei fiumi e dei canali di scolo.
Una persona con la testa al suo posto avrebbe detto altro, si sarebbe dispiaciuta e avrebbe aggiunto che con il potere in sue mani avrebbe spinto le forze politiche ad intervenire, una volta per tutte, a sistemare questo annoso e gravissimo aspetto della nostra amministrazione territoriale. Invece l’uomo di Londra, l’uomo del sistema bancario, l’uomo che lavora contro gli interessi italiani accusa il cambiamento climatico!
Non ho parole, altrimenti diventerei offensivo.
Ci troviamo quindi ancora, anno dopo anno, a dover fare i conti con la solita minestra dei disastri, dei danni e dei miliardi che serviranno a ripristinare, eppure le soluzioni stanno tutte lì sul tavolo e basterebbe sforzarsi di agire, per il bene dell’intera penisola e non solo per la sua sistemazione idraulico-forestale, ma anche e sopratutto perché queste attività rappresenterebbero una utile valvola di sfogo per un impiego a lungo termine. Sistemare una nazione dal dissesto idrogeologico impegnerebbero attività per oltre 50 anni e le ricadute in termini di efficienze si avrebbero non solo sul risparmio oggettivo, ma sopratutto per quella parte dell’industria che è sempre stata quella più bastonata: il turismo.
Provate a pensare di visitare i giardini di Boboli a Firenze, la Reggia di Napoli, o gli scavi di Ercolano dopo anni di incuria: ci entrereste? Avreste piacere di vederli o provereste una sensazione di repulsione per l’incuria e il disordine?
Le prime osservazioni che si sentono spesso fare a questi ragionamenti sono sempre le stesse: mancano i fondi, non ci sono capitali e nessun privato investirebbe nel sistemare fiumi o torrenti. Vero! Ma uno stato serio ha cura della sua casa così come il massone-comunista di Napolitano ha cura della sua vecchiaia e ai primi acciacchi corre dal medico a farsi curare.
Ma perché non ci ribelliamo per una vita da cani?
Ho passato una domenica piacevole, in montagna, in una zona a pochi conosciuta dove si coltiva una mela di origine prussiane. Una giornata frizzante, tra cose antiche, dimenticate, in cui la vita segue un ritmo che nelle città, quelle maleodoranti scatole di cemento e asfalto, non è più percepibile.
Tutti di fretta, tutti in auto, tutti in bici, tutti a fare la corsetta domenicale come i cani che si portano a spasso per poi cagare su qualche cespuglio o a pisciare su un albero.
Che bella vita, questa vita delle città! Che vita pregna! Che vita ricca di profonde ragioni per appartenere al genere inumano.
Provo un certa invidia per i cani.
Nemmeno quella ci appartiene, magari la facessimo, saremmo tutti al guinzaglio e scodinzolanti senza problemi e senza lavorare.
E’ passata anche questa domenica, come tante, ma più incazzato di ieri e dopo una serata tra letture, Tv, radio e discussioni feroci sui problemi della TAV e dei 4 marci politici di Report mi trovo qui, a rilassare la mente e a infangare la rete.
Nel proseguo della lettura di Mario Giordano (Sanguisughe) sono arrivato alla pagina di Felice, un porco assoluto in malafede totale, come diceva un amico, e lì mi sono fermato più imbufalito di una iena, di una montone che non trova la sua caprona, di un cane che non riesce a farsi giustizia dei calci che ha subito dal suo padrone.
Eppure Felice, secondo Mario Giordano, c’è, esiste; guadagna 40 mila e passa euro al mese alla faccia vostra e nostra, per non avere fatto un cavolo di nulla e per aver fregato tutti e tutto, sua madre e suo padre compresi. Così pensa quel laido infame! Ma così vogliono anche i ben pensanti, quella silenziosa schiera di deficienti che giorno dopo giorno si fanno inchiappettare dal loro schiavizzatore, dal capoufficio, dal deficiente di turno che per 1 euro in più ha il coraggio e la sfrontatezza di licenziare ed eliminare una persona come lui.
“Ho famiglia” direbbe questo infame difronte ad una calibro 7 parabellum puntata alla tempia, “che potevo fare, ho dovuto licenziarlo, era un fannullone!“
E così, giorno dopo giorno c’è chi passa la vita tra guadagnare 1 euro o perdere il posto di lavoro.
Cambiamo discorso, ma rimaniamo sempre nel tema delle nefandezze umane.
Nel percorso di ritorno della montagna…ahhh!
Apro una parentesi, perché è giusto fare luce sulla felicità dei viaggi per divertirsi.
Chi viaggia per lavoro durante la settimana sa quanto è difficile e pericoloso lavorare usando l’auto, il pericolo e perdere la vita sono sempre in agguato, ma chi viaggia alla domenica o al sabato non ha nessuna considerazione di quelli che stanno attorno a lui.
E’ il tipico studente, figlio di papà, o quello che per 6 giorni su sette ha lavorato in ufficio e usa l’auto per andare con la morosa a fare qualche chilometrata per bersi una birra in qualche cesso di paese o contrada senza un benché minimo interesse culturale.
Tutto si riduce ad un parcheggio in una città, uguale a quella che hanno lasciato, ad una passeggiata abbracciati stretti-stretti con una ragazza per le vie del centro a rimirare le vetrine – tutti uguali – di prodotti uguali a quelli della città in cui vive. Eppure gli sguardi, le considerazioni, sono estasiate “hai visto che prezzi hanno qui?!“, “guarda! Che scarpe, che pantaloni!!!“, oppure “ma da noi la Nike-Adidas-MaxMara-Yves Saint Laurent non vende queste cose da noi!!!!“, oppure “vuoi che prendiamo qualcosa da bere? Qui hanno un caffè, un gelato o una pizza che da noi non c’è!!“, oppure ” senti, che dici? vuoi che ci facciamo un pranzetto con i fiocchi? Conosco un localino che fa certe pizze, certi manicaretti da sogno: pasta e fasioi!“.
Insomma i soliti discorsi dei soliti deficienti senza cultura e senza un futuro. Mummie che vagano alla ricerca di cose che non sanno nemmeno loro che valore hanno, di ammassi di genti senza colore e senza nessuna personalità che girovagano tra bancarelle, piazze, bar, ristoranti. Tutti polli da spennare, da depredare, da rapinare…e già, perché il divertimento non è quello di aver capito, ma quello di aver speso 100 euro per un pranzo, 50 euro per la benzina, di 10 euro per le sigarette, di 20 euro per altre bevande, di 10 euro per i parcheggi, quando non ci siano i 300/900 euro per aver oltrepassato i limiti imposti dai cani da guardia dei comuni, feroci come bestie ed ignobili come ladri. Però, cazzo! Abbiamo passato una domenica con i fiocchi, e che pranzo! Esclamano questi rincoglioniti dell’ultima ora. E Adesso ritorniamo a casetta, no? Che dici tesoro? Vuoi che andiamo a fare cicci-coccò? Dai che ci facciamo un pochino di coccolette…
E così questi insulsi e goldoniani personaggi si mettono in marcia riempendo le strade, offuscando la vista come nugoli di mosche. Tutti in coda appassionatamente e tutti contenti di questa giornata rorida di bellezze inaudite.
Che passione nel percorrere le strade a 50 km/h!!!! Con questi idioti che non hanno mai usato queste armi di ditruzioni di massa e che qualche decerebrato ha loro concesso di guidare.
Se ne vanno , guancia a guancia, nel sogno dei cicci-coccò e nel frattempo altri dietro di loro gettano badilate di fiele dal finestrino per dover stare in coda dietro a questi bellimbusti.
Sbrarng!!!!! Ostia!!!! Non avevo visto il semaforo! Non avevo visto il cane che mi attraversava la strada!!! Ostia!!!! Ma viaggiavo per la mia strada, che c’entro io se quello è morto? Che c’entro io se quello non sta nella sua corsia? Eppoi, io non mica bevuto! Ho solo preso un paio di bicchieri, anzi erano metà con l’acqua! Certo il caffè corretto, poi il limoncello, e lo sgroppino e poi in centro a camminare, ma siccome avevo freddo, con la mia bella ci siamo fatti un cocktail per scaldarci, ma non abbiamo bevuto nulla che potesse ubriacarci, e che diamine, mica siamo scemi noi, no?
No, non siete scemi, siete solo deficienti, nel senso che vi manca una grossa parte di materia grigia che avete consumato in anni di coglionate, in anni di grigiore, ma alla fine della storia la vostra colpa è relativamente grave, perché siete un dente dell’intero ingranaggio che vi vuol vedere come polli da spennare e il prezzo che pagate è la vostra deficienza, la vostra indifferenza, la vostra pigrizia, la vostra ignoranza, la vostra facilità con cui assumete tutte le baggianate che ascoltate senza dubitare di niente.
Abbiatene la rozza e puerile onestà e riconoscetolo, siete dei deficienti totali!!
Questo però, a me che me frega’? Nulla! Anzi queste decerebrati mi stanno proprio su maroni, insozzano le strade, riempiono i locali e fanno code lunghissime ed io per aver passato tre ore nel verde, nella natura e nell’immensità dell’essere, mi devo sorbire questa immondizia umana e poi tornando a casa, più incannato di prima devo anche arrivare a leggere di Felice, quel canchero che mi auguro che a lui e a tutta la sua famiglia, fino alla terza generazione gli venga un colpo senza soffrire. Ma io che c’entro?
Ma perché non ci ribelliamo?
Ho iniziato da poco a leggere il libro di Mario Giordano “Sanguisughe“: devastante!!
Non lo consiglio a nessuno, è truce, acre, irrispettoso e apre una luce sui privilegi acquisiti che se non li si legge non ci si crede. Sono appena a pagina 15 e già sono incazzato come una bestia ferita a morte, ma è il giusto dolore per chi è affetto da curiosità patologica. Dovrò finirlo di leggere e vi saprò dire che ne penso.
In questo piccolo incipit si inserisce però un aspetto ancor più greve e devastante che, volenti o nolenti, dovremo affrontare: salvare le banche.
Avete letto bene e già lo sapete. Salvare le banche significa, per alcuni pensieri, salvare i propri risparmi, salvare il proprio lavoro – per chi ce l’ha – e salvare la propria vita che nel futuro sembra sempre più fosco e nebuloso.
In questi giorni si stanno riunendo i grandi della terra per trovare la soluzione di come ripagare i debiti che stati e banche hanno creato “dal nulla”. Le idee verranno gettate sul tavolo diplomatico, ma le soluzioni sembrano già prese: pagherà, come sempre, il cittadino, quello che ha valore zero, quello che non potrà mai alzare la testa e mai dire: ma io che c’entro nei vostri debiti?
Che cosa c’entra con il debito pubblico – avvalorato dai giochi finanziari dei banchieri – quel povero anziano di 80 anni che prende 400 euro di pensione e che dopo 45 anni di lavoro come muratore o come impiegato di qualche anonimo ufficio , con una piccola famigliola che ha fatto sacrifici per acquistarsi una casa, per mandare i figli a scuola? Lui, non ha mai fatto debiti, ha pagato il mutuo lavorando 10/14 ore al giorno e la moglie a fare la sguattera in qualche osteria o in qualche casa di qualche riccone. Loro cosa c’entrano? Perché dovrebbero temere di vedersi radere a zero la loro pensione o i loro piccoli risparmi? Chi pagherà per i loro bisogni? La risposta: tutti dobbiamo contribuire al benessere della nostra giusta società.
Queste persone, e in Italia ce ne sono tante, hanno il diritto di vivere come tutte le altre, anzi, loro, silenziose ed attente a non sprecare nulla, hanno più diritto ad avere una dignitosa vecchiaia e ad essere rispettati più di tanti altri leziosi e cicisbei personaggi del mondo della politica e della finanza, così come di molte altre classi di lavoratori, pensionati anzitempo, che sfruttando l’onda buonista dei tempi andati dei prepensionamenti “baby” adesso in panciolle si godono i frutti di una fatica mai sprecata.
Ecco, ci troviamo ad un piccolo passo dal baratro, dallo stratosferico baratro della nostra – italica – deficienza a pensare che tutto sia infinito e nulla abbia fine. Ma invece, e già in cuor nostro lo sappiamo, ogni cosa finisce, prima o dopo. E così, anziché tagliare le punte estreme degli sprechi, anziché riordinare i conti, il nostro stato emette continuamente debito su debito, perché ci serve per pagare gli autisti dei magistrati, i cani da guardia degli attori, dei politici che ormai vecchi e stracotti dopo decenni di politica non li attaccherebbero nemmeno una zecca. Ma ci serve anche per pagare la cassa integrazione che le aziende criminali usano senza una minima verifica da parte delle autorità preposte; per acquistare strumenti nel settore della sanità che non serviranno a nessuno, ma per ingrassare i notabili preposti agli acquisti (che sono politici) o a favorire i soliti faccendieri accomunati ai politici locali in odor di mafia e sopratutto di massoneria.
In questo tremendo ed incompleto assunto tra domani e domenica sapremo di che morte dovremo morire: se per mano delle banche o per mano di qualche ministro; e noi, popolo imbelle incapace di agire, sempre prono e rispettoso della solita frase “Francia o Spagna, purché se magna” cadremo come mele marcie ai piedi dell’austerità, dei sacrifici che dovremo accettare senza batter ciglio.
A voglia quelle vagonate di sterco che i fantomatici Black Block hanno fatto sabato scorso, sono solo pinzillacchere. Fossero andati a Palazzo Koch, fossero andati nelle sedi dei sindacati, della confindustria, nelle sedi della Rai, in quelle della politica, beh…e invece, come già abbiamo visto, hanno fatto quello che i poteri superiori hanno voluto che si facesse: distrarre, manipolare l’attenzione affinché non si evidenzi il malessere sul problema che affligge la nostra nazione, la nostra economia e concentrare la rabbia, cercando soluzioni illiberali per azioni di nessun valore aggiunto, solo vandalismo.
Nel frattempo ci stanno defraudando della nostra sovranità. Pensate all’iPhone, pensate alla gnocca, pensate a calcio, pensate al grande fratello e riempitevi il budello di quello sterco che mangiate alle 4 del mattino dopo un’allegra serata con gli amici. Sarete cotti al punto giusto e vi troverete devastati nello spirito e nel corpo, perché dovrete ricominciare daccapo, dovrete sudare solo ed esclusivamente per avere una ciotola di riso, se va bene.
E siccome sono profondamente incazzato (‘sta notte non dormirò per la terza notte di seguito) vi metto una bella tabella della CGIA di Mestre che ha evidenziato che tra il 2000 ed il 2010, al netto degli interessi sul debito, la spesa pubblica italiana è aumentata di 141,7 miliardi di euro, pari al +24,4%. Niente male vero? Ma la domanda di fondo che ci si pone è: dove sono andati a finire questi soldi?
Le spese correnti (¹) (per quasi 2/3 riconducibili ai stipendi dei dipendenti del pubblico impiego e alle prestazioni sociali) costituiscono il 93,2% del totale della spesa pubblica.
Qui di seguito la tabella:
Conto economico consolidato delle amministrazioni pubbliche, schema semplificato a due sezioni. Anni 2000 – 2010(milioni di euro) – gli importi riferiti al 2000 sono stati rivalutati al 2010 | |||||
Voci economiche |
2000 |
2000 rivalutato 2010 |
2010 |
differenza | variazione % |
USCITE | |||||
Redditi da lavoro dipendente |
124.306 |
152.275 |
171.905 |
19.630 |
12,9% |
– Retribuzioni lorde |
87.202 |
106.822 |
121.673 |
14.851 |
13,9% |
– Contributi sociali a carico datore di lavoro |
37.104 |
45.452 |
50.232 |
4.780 |
10,5% |
– Contributi sociali effettivi |
33.212 |
40.685 |
46.184 |
5.499 |
13,5% |
– Contributi sociali figurativi |
3.892 |
4.768 |
4.048 |
-720 |
-15,1% |
Acquisto beni servizi produttori market |
27.541 |
33.738 |
45.409 |
11.671 |
34,6% |
Consumi intermedi |
59.853 |
73.320 |
91.600 |
18.280 |
24,9% |
Ammortamenti |
19.124 |
23.427 |
31.166 |
7.739 |
33,0% |
Imposte indirette |
11.561 |
14.162 |
18.188 |
4.026 |
28,4% |
Risultato netto di gestione |
-342 |
-419 |
-1.319 |
-900 |
214,8% |
Produzione servizi vendibili (-) |
-15.976 |
-19.571 |
-19.855 |
-284 |
1,5% |
Produzione beni servizi uso proprio (-) |
-154 |
-189 |
-168 |
21 |
-10,9% |
Vendite residuali (-) |
-6.185 |
-7.577 |
-8.319 |
-742 |
9,8% |
Spesa per consumi finali |
219.728 |
269.167 |
328.607 |
59.440 |
22,1% |
Contributi alla produzione |
14.097 |
17.269 |
16.040 |
-1.229 |
-7,1% |
Interessi passivi |
74.864 |
91.708 |
70.152 |
-21.556 |
-23,5% |
Rendite dei terreni |
38 |
47 |
42 |
-5 |
-9,8% |
Imposte dirette |
1.435 |
1.758 |
644 |
-1.114 |
-63,4% |
Prestazioni sociali in denaro |
195.422 |
239.392 |
298.199 |
58.807 |
24,6% |
Premi di assicurazione |
413 |
506 |
989 |
483 |
95,5% |
Trasferimenti ad enti pubblici |
0 |
0 |
0 |
0 |
0,0% |
Aiuti internazionali |
1.230 |
1.507 |
1.594 |
87 |
5,8% |
Trasferimenti correnti diversi |
11.645 |
14.265 |
23.347 |
9.082 |
63,7% |
– a UE quarta risorsa |
5.327 |
6.526 |
11.523 |
4.997 |
76,6% |
– a istituzioni sociali private |
1.869 |
2.290 |
4.744 |
2.454 |
107,2% |
– a famiglie |
2.456 |
3.009 |
5.765 |
2.756 |
91,6% |
– a imprese |
1.993 |
2.441 |
1.315 |
-1.126 |
-46,1% |
Totale uscite correnti |
518.872 |
635.618 |
739.614 |
103.996 |
16,4% |
Investimenti fissi lordi |
27.720 |
33.957 |
31.879 |
-2.078 |
-6,1% |
Variazione delle scorte |
0 |
0 |
0 |
0 |
0,0% |
Acquisizioni nette di oggetti di valore |
0 |
0 |
0 |
0 |
0,0% |
Acquis. nette attività non finanziarie non prodotte |
-13.575 |
-16.629 |
202 |
16.831 |
-101,2% |
Contributi agli investimenti |
15.979 |
19.574 |
20.442 |
868 |
4,4% |
– a famiglie |
1.877 |
2.299 |
1.941 |
-358 |
-15,6% |
– a imprese |
13.583 |
16.639 |
17.411 |
772 |
4,6% |
– al resto del mondo |
519 |
636 |
1.090 |
454 |
71,4% |
– ad enti pubblici |
0 |
0 |
0 |
0 |
0,0% |
Altri trasferimenti in c/capitale |
690 |
845 |
1.376 |
531 |
62,8% |
– a famiglie |
0 |
0 |
0 |
0 |
0,0% |
– a imprese |
690 |
845 |
1.201 |
356 |
42,1% |
– al resto del mondo |
0 |
0 |
175 |
175 |
0,0% |
– ad enti pubblici |
0 |
0 |
0 |
0 |
0,0% |
Totale uscite in conto capitale |
30.814 |
37.747 |
53.899 |
16.152 |
42,8% |
Totale uscite complessive |
549.686 |
673.365 |
793.513 |
120.148 |
17,8% |
La lettura della tabella può certamente confondere, ma i numeri non hanno testa e quello che si legge è chiaramente un’indicazione di dove vadano a finire i soldi delle nostre tasse, dei nostri contributi.
(¹)Spese correnti
Dette anche di funzionamento, costituiscono l’insieme della spesa pubblica necessaria all’ordinaria conduzione della struttura statale. Le spese correnti concernono:
— i movimenti finanziari relativi alla produzione ed al funzionamento dei servizi dello Stato (spese per il personale sia in servizio sia a riposo, spese per l’acquisto di beni di consumo ecc.);
— i movimenti inerenti alla redistribuzione dei redditi attuata dallo Stato a favore di particolari categorie di soggetti in base a determinate linee di politica economico-sociale (sovvenzioni, contributi, sussidi, pensioni di guerra ecc.);
— gli ammortamenti di beni patrimoniali, che hanno un rilievo puramente economico e non finanziario. La voce in questione ha la funzione di porre in evidenza l’ammortamento economico dei beni dello Stato; trattandosi di un fenomeno che non provoca manifestazioni monetarie, si ha una doppia iscrizione: una nelle entrate e una nelle spese correnti.
Le spese correnti, che costituiscono una delle due categorie in cui vengono ripartite le spese pubbliche, l’altra è costituita dalle spese in conto capitale, rappresentano la parte più cospicua della spesa pubblica.
Gheddafi morto, si apre il vaso di Pandora.
Il cerchio si sta chiudendo, le ultime pedine sono state posizionate e le attività frenetiche dei servizi e dell’intellighenzia delle diverse potenze internazionali stanno rifinendo le ultime modalità per far cadere l’altro dittatore di Assad per poi passare al vero scenario che si aprirà nel mediterraneo.
In questo prospettiva allucinante – decisa e sostenta dai grandi economisti, strateghi e politici di fama internazionale – le forze messe in campo sono pronte a sferrare e a cercare il vero motivo per provocare e spingere la grande Repubblica Islamica dell’Iran nelle mani dei suoi carnefici: Usa ed Israele.
Nel frattempo, mentre le bestia infernale si lecca le fauci dal pasto infernale del sangue di Gheddafi, le nuove teste di ponte anglosassoni e francesi puntano ai capisaldi della ricchezza interna libica fomentando e innescando una battaglia tra poveri e prezzolati al soldo di un barile di petrolio o di qualche lingotto d’oro, poveri illusi.
Tutto l’occidente – quello che ha combattuto una guerra preventiva, una guerra per difendere la popolazione – esulta di fronte all’efferatezza del massacro, del vilipendio che ricorda quanto accadde all’epoca della seconda guerra mondiale con Mussolini. E’ il totem, il simulacro talmudico, l’offesa peggiore che un branco di pecorai zoticoni, incolti, guidati da un ladro, stupratore, saccheggiatore, pedofilo di Mosè compì a suo tempo di solito usa nei riguardi dei goym. E’ la punizione per il ribelle che ha osato imporre un’idea diversa di stato e nazione che ha cercato di dare un volto nuovo alla Libia.
Ma per fortuna che non tutto il mondo editoriale è soccombente all’idea massacratrice che ormai pervade l’umanità giudaicizzata.
Da La Stampa di Massimo Gramellini
Non c’è mai nulla di glorioso nell’esecuzione di un tiranno. La vendetta resta una pulsione orribile anche quando si gonfia di ragioni. Ci vogliono Sofocle e Shakespeare, non gli scatti sfocati di un telefonino, per sublimarla in catarsi. Gli sputi, i calci e gli oltraggi a una vittima inerme – sia essa Gesù o Gheddafi – degradano chi li compie a un rango subumano.
Dal governo del baciamano ci si sarebbe aspettati qualche parola di pietà nei confronti del vecchio sodale tramutato in un cencio sporco di sangue. Invece è toccato leggere le parole del ministro degli Esteri Frattini, che appena tre anni fa chiamava Gheddafi «un grande alleato dell’Italia» e adesso definisce la sua barbara fine «una grande vittoria del popolo libico». Davvero «grande» anche lui, il signor ministro con delega alla coerenza e alla sensibilità. La Russa non poteva essergli da meno e infatti non lo è stato. Ha detto: «Dobbiamo gioire». Per la nuova Libia, immagino. Ma con che razza di cuore si può abbinare un verbo di festa alle immagini di un corpo trascinato sull’asfalto? Ho vanamente cercato parole simili nelle dichiarazioni dei ministri francesi, tedeschi, americani. Forse i nostri sono solo più ruspanti: parlano prima di pensare, o anche senza pensare, né prima né dopo. Al confronto giganteggia persino il filosofo di Palazzo Chigi ed ex amicone del rais. Il suo «Sic transit gloria mundi» sulla volubilità della condizione umana (Gloria Mundi non è il nome di una ragazza) sembra voler dar voce, se non a un presentimento, a un tormento interiore.
Il potere traversale dei Black Block e della massa silenziosa.
In molte nazioni del mondo ci sono state manifestazioni, cortei e proteste tese ad evidenziare il malcontento della popolazione di fronte allo strapotere del sistema finanziario e bancario, ma sopratutto sensibilizzando i poteri politici per invitarli a prendere una posizione di denuncia e a cercare delle soluzione più vicine ai bisogni della popolazione.
In Italia sappiamo come è andata a finire e sappiamo invece che nel resto del mondo il tutto si è svolto nella maniera più pacifica possibile, Usa esclusa, ma lì vige lo stato di polizia perenne e non ci si meraviglia se in una manifestazione siano intervenuti vari poliziotti dei vari dipartimenti e della FEMA. Da noi invece le forze di pubblica sicurezza hanno avuto il sostegno della maggioranza dei manifestanti che li ha incoraggiati ad intervenire con durezza contro quelle frange estreme che mettevano a ferro e fuoco il centro romano.
La domanda da porsi è: perché a Roma si sono avuti le azioni teppistiche del Black Block e non a Parigi, Madrid, Atene, Londra o New York? Perché proprio qui da noi, nel centro principale della romanità, in senso culturale, e non nel cuore dei disastri finanziari come Londra o New York, oppure meglio ancora per noi europei a Bruxelles?
E’ evidente che azioni teppistiche e distruzioni avrebbero avuto più risalto nelle piazze finanziare del mondo occidentale, ma Roma non è una piazza finanziaria è solo il centro della cultura cristiana occidentale è cioè luogo da cui s’è diffuso in tutto l’occidente la cristianità.
Sono quindi domande che ad ora non hanno risposta certa, ma che fanno pensare. Cosa e chi spinge questo sistema di protesta planetario a compiere azioni complesse ed organizzate in tutto il globo? Chi le finanzia e a che scopo?
E’ possibile credere che un qualche gruppo di cittadini del mondo abbia avuto la forza di coalizzarsi per diffondere questa protesta nell’etere del virtuale come Facebook o Twitter, per poi organizzarla ed applicarla in pratica nelle diverse nazioni del mondo?
Io non ci credo affatto.
Provate a creare una pagina su Facebook e Twitter e mettete la vostra protesta che sia condivisibile, comune e sopratutto che colpisca i vostri lettori nei punti di maggior interesse come la fame, la libertà politica, le necessità di uguaglianza tra i sessi e via dicendo e scoprirete che in un mese al massimo avrete raggiunto solo qualche centinaio di persone, se vi va bene. Allora ci si chiede come sia possibile che alcune organizzazioni come movon.org, Avaaz.org, Occupywallstreet.org e molte altre “ong” (organizzazioni non governative) abbiano avuto nell’arco di qualche mese una così alta adesione e una visibilità pari a certi prodotti commerciali. E’ la stessa cosa che è accaduta con le proteste tunisine, con quelle egiziane e poi con quelle libiche fino ai disordini della Siria. Oppure, nelle varie ex repubbliche sovietiche con le varie rivoluzioni colorate e senza dimenticare Solidarnosc, ma allora i cosiddetti social-network non erano così diffusi. Tutte indistintamente ebbero delle eco mediatiche impressionanti tale addirittura da cambiare la faccia dell’impero sovietico e del medioriente.
In circo 80 paesi, da oriente ad occidente, sabato c’è stata una delle più sentite manifestazioni di protesta; tutti contro degli obbiettivi comuni: lavoro, famiglia, rispetto, e condanna contro i poteri forti, quelli che gestiscono i denari del pianeta, delle grandi organizzazioni economiche e commerciali e contro le mostruose associazioni finanziarie troppo grandi per fallire (too big to fall) e dell’energia che controllano l’intero globo. Tutte manifestazioni condivisibili, ma senza un’alternativa e sopratutto senza idea costruttive, da proporre. Solo proteste, per lo più anche folcloristiche con il risultato di passare da evento di protesta ad evento “mondano”.
E come a Parigi nel 68 il jet-set francese ed europeo sfilava per le vie di Parigi per dimostrare il loro appoggio agli studenti della Sorbona o dell’Ecole de France, nel momento dei parapiglia lasciavano la piazza alle impetuose proteste della sinistra estrema inneggiando alle imprese di questi ragazzi che dalla sponda della rivoluzione del Black-Power americano e dei beatnik propagandavano un nuovo mondo e una nuova società.
In tutto quello che è accaduto a Roma non c’è assolutamente nulla di quanto accaduto in passato, mentre la protesta ordinata e pacifica della maggioranza, benché condivisibile, ha servito su un piatto d’argento il motivo alle frange estreme per legalizzare le nuove misure di sicurezza che andranno messe a punto dal ministero degli Interni su suggerimento dell’ On. Di Pietro la “Legge Reale” del 1975 di Oronzo Reale. Per chi non lo sapesse la Legge Reale era un strumento vessatorio usato negli anni 70 per imporre l’ordine, prevaricando le libertà individuali senza un benché minimo indizio: era sufficiente avere l’eskimo i cappelli lunghi ed i jeans per essere fermati, perquisiti e a volte, se c’era la riluttanza da parte della persona, si veniva arrestati.
A questo punto l’ordine è ristabilito – così si vuol far credere – e quanto s’era guadagnato negli anni passati è stato annullato da qualche centinaio di persone molto ben inquadrate e ben indottrinate.
Ma quali sono le richieste dei contestatori? Di fondo appaiono sempre le stesse da sempre: lavoro, sanità, famiglia, istruzione, tasse, crescita economica-sociale, parità di diritti e migliori trattamenti socio-economici. Le richieste più che legittime perdono di valore quando non siano incanalate in forme degne di essere ascoltate. L’esempio eclatante lo si trova nella patri del liberismo assoluto che sono gli Usa. Lì il movimento Occupy Wall Street si è reso conto che l’1% della popolazione americana detiene il potere economico dell’intera nazione, mentre il rimanente 99% a fatica arriva ad avere una vita dignitosa, spesso relegata in scatole di cartone dai prezzi proibitivi. Il sistema di tassazione infine falcidia quel poco che rimane della paga e la sanità americana, nel momento della necessità, taglia a zero ogni velleità economica-sociale. E’ sufficiente andare da un dentista per una visita di controllo per sentirsi chiedere una cifra non inferiore ai 600/900 USD$. Non c’è scampo e giustamente a questo 99% della popolazione non rimane altro che la protesta, vista la sua incapacità di incidere in maniera profonda sulle decisioni dello stato americano.
Il problema di fondo è che una organizzazione come quella se non controllata, può iniziare a sovvertire l’ordine prestabilito. Warren Buffet – il miliardario portato in palmo di mano da Occupy Wall Street – ha proposto una tassazione “equa” per tutti i ricchi americani, così i contestatori di Occupy Wall Street stanno facendo propaganda a favore dell’Amministrazione Obama che intende approvare il Regolamento Buffet per una tassazione equa in modo che i ricchi paghino il giusto. In poche parole i contestatori chiedono una legge dell’amministrazione che stanno combattendo dato che i componenti di quella amministrazione sono anche gli autori e prosecutori del disastro economico-finanziario.
Appare anche che lo stesso Bill Gates appoggi l’iniziativa di Buffet, ma quello che più salta agli occhi è che questo sistema di tassazione tenderà ancora una volta a colpire (da leggere perché istruttivo) la classe media del paese, mentre non toccherà nessuno dei miliardari visto che la maggior parte delle loro attività sono in paradisi fiscali o delocalizzate in altre nazioni del mondo.
E’ evidente quindi che la grande fetta dei danarosi americani e dei poteri finanziari di Wall Street, così come quelli della City di Londra, abbiano tutto l’interesse di sostenere e di convogliare le proteste canalizzandole in richieste insignificanti per loro, ma ancora una volta gravose per il 99% della popolazione. Appare infatti che Occupy Wall Street sia strettamente legata ad una organizzazione la General Assembly of New York descritta come un comitato centrale della pianificazione ed organizzazione delle proteste e la sua pagina Facebook conferma che non ci sono dubbi sia connesso con Occupy Wall Street ma la chiamata generale della protesta fu organizzata da Adbuster che si descrive come un’associazione “anticonsumismo” che agisce quale rete di artisti, attivisti, scrittori, illusionisti, studenti, educatori ed imprenditori con lo scopo di far avanzare il nuovo movimento di attivisti sociali dell’età dell’informazione e stando ad una ricerca condotta Activistcash appare che i finanziamenti vengano versati dalla madre di tutte le fondazioni liberiste di sinistra la Tides e la Tides Center e che uno dei suoi maggiori benefattori sia il “filantropico” George Soros con alcuni versamenti di svariati milioni di dollari. E’ interessante come un altro giornalista Ron Arnlod abbia tracciato le diverse connessioni finanziarie e filantropiche di Soros.
Tutto questo per capire che e per ammettere che il popolo, così come lo intediamo, non ha mai prodotto nulla di “variabile” e che tutte le riforme attuate sono sempre state funzioni degli interessi degli speculatori e di quelli che nella baraonda vedono una possibilità di aumentare i loro guadagnai.
Triste la conclusione, ma tant’è. Avrei apprezzato di più che Black Block (spesso infiltrati dai servizi) e massa silenziosa si fosse diretta a palazzo Chigi, l’avessero messo a ferro e fuoco, scaraventando dalla finestra tutta quella poltiglia umana che lo abita. Forse ci sarebbe scappato più di qualche morto, ma sicuramente l’indignazione avrebbe prodotto un effetto maggiore e quei politici profittatori si sarebbero resi conto che ogni tanto c’è chi li scaraventa all’aria, ma invece quello che è accaduto è la copia esatta delle manifestazioni che accadevano negli anni 70: solo devastazione fine a se stessa capace solamente di produrre leggi restrittive e coercizione politica e sociale, favorendo ancora le corporazioni economiche e finanziarie.
U.N. MEMBER STATES MUST DEMAND INVESTIGATIONS AND ACTION AGAINST NATO WAR CRIMES
U.N. MEMBER STATES MUST DEMAND INVESTIGATIONS AND ACTION AGAINST NATO WAR CRIMES.
If the US used the Nuremberg principles to charge Germany for “starting an unprovoked war” shouldn’t the US be charged on similar grounds?
With only 28 nations making up the NATO alliance, the UN has 53 African member nations and 48 Middle-East and Asian nations and 12 nations in South America. It is opportune for these non-NATO members to make a voice within the UN and demand that NATO be investigated for all of its war crimes and be charged for every war crime committed.
Unanswered questions over the alleged Iranian assassination plot
it has the ring of a far-fetched Hollywood thriller and even the senior law enforcement official involved in the investigation admitted to journalists that the alleged plot to kill the Saudi ambassador to the US did not fit with what was known about the methods and practices of the supposed perpetrators, the Quds force of the Revolutionary Guards.
But $100,000 was clearly transferred by someone as a downpayment on the assassination. Washington is taking the case seriously enough to make unprecedented allegations against Tehran and threaten further isolation.
The affair leaves several questions unanswered:
1
It appears very unlikely that Iran‘s supreme leader, Ayatollah Ali Khamenei, would approve such a brazen plot with such unpredictable consequences, in effect going to war with Iran’s three greatest enemies – Saudi Arabia, the US and Israel – at the same time.
The watchwords of Khamenei’s 23-year tenure have been caution and regime stability. He has attempted, not always successfully, to calibrate the nuclear programme to avoid uniting the UN security council against Iran, while pushing on steadily.
Iran, under his guidance, has worked very hard to mitigate the international impact of sanctions and is sensitive to its standing in the Islamic world. Things are generally going well for Tehran in the triangular relationship with the US and Saudi, as Washington and Riyadh had fallen out badly over the Arab spring and Palestinian recognition. Why would Khamenei and his regime risk all this on such a bizarre plot?
2
Mahmoud Ahmadinejad is also a problematic suspect. The president has little influence on the Quds force and is currently on what passes in Tehran for a charm offensive, releasing two US hikers after two years in custody and proposing a new uranium deal last month. Ahmadinejad is in a tense standoff with Khamenei and in the past has backed a limited accommodation with the west. Would he risk his own precarious position to back a plot and would he have the power to orchestrate such a venture without the supreme leader’s knowledge and approval?
3
The Quds force has previously gone to great lengths to ensure its fingerprints are not found on attacks abroad. It almost always operates through trusted proxies such as Hezbollah and Iraqi Shia militias, with which the Iranians share a common faith, and which the Revolutionary Guards have trained in most cases. Despite years of investigations, there is suspicion but no proof of Iranian involvement in the 1983 bombing of the US embassy in Beirut and the 1996 attack on the Khobar Towers in Saudi Arabia.
In this latest alleged plot, the Quds force was purported to be working with a Mexican drugs cartel, the Zetas, with an Iranian-American used-car salesman as middleman (the plot was said to be codenamed Chevrolet). The link was made because the car salesman, Mansour Arbabsiar, was allegedly a cousin of a “big general” in the Quds force and a friend of the aunt of a Texas “associate” of the Zetas. Arbabsiar revealed the Iranian nature of the plot to this man, who turned out to be a US government informant. Why would the Quds force now throw its professionalism and caution to the wind?
4
The key evidence that the alleged plot was serious was the $100,000 wire transfer. It came from a foreign bank account, but that cannot be an Iranian account because such transfers are impossible under US law. The money must have come from a third country, but which? And how can the US authorities be so sure the foreign accounts were under the control of the Quds force?
5
Arbabsiar boasted that his cousin, who is said to have instigated the plot, “worked for [the] government [of Iran] but he’s working outside. He’s working like … like [a named non-Iranian intelligence agency]“. Arbabsiar’s absent co-defendant, Golam Shakuri, was allegedly a Quds colonel working for the cousin. Who is this cousin and how sure are the US authorities that he is a senior member of the Quds force?
6
Arbabsiar was told by his cousin and another high-ranking member of the Quds force that the head of the force, presumably Kassim Suleimani, approved of the plot and would eventually meet Arbabsiar. But is there any proof that he was involved?
7
Could the alleged conspiracy be the work of an extremist cell within the Quds force? In that case, the unit is far more fragmented that previously thought and we should shortly see top people in the organisation disappearing from view.
There is a precedent for such a cell: in 1999 the deputy minister of intelligence, Saeed Emami, was arrested and accused of carrying out a series of murders of intellectuals, known as the chain murders, without official authority. He was also reported to have tried smuggling missiles to Brussels to attack Nato. Emami was reported to have killed himself in prison.
8
Could the alleged plot be provocation by an outside agency seeking to start a conflict between Iran and its enemies? In that case, Arbabsiar is consciously misleading his interrogators or is being used by his cousin and his associates, who are working for this third party. If that was the case, how did Arbabsiar correctly identify a senior Quds officer whose identity is not widely known?
Source:Veterantoday.com – guardian.co.uk
Un altro “false flag” stile Iraq di Obama e di Israele.
L’inizio di una guerra non nasce da screzi di comportamento, ma da una sotterranea attività che si produce nel tempo, quando gli attriti e le controversie tra le fazioni belligeranti non appaiono esteriormente così evidenti.
In questi ultimi giorni, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, appare evidente che di fronte ad una economia devastata dalle attività criminose dell’intero sistema finanziario, il casus belli è la miccia principale per distogliere le attenzioni e permettere ad alcuni governi di riemergere dal fango politico e sociale in cui si trovano.
E’ il caso del presidente americano Obama che incapace ormai di arginare l’emorragia finanziaria ed economica – perdendo una considerevole quota di consensi nella popolazione americana, perdendo anche nelle proposte di rilancio dell’economia per una seconda volta – rilancia sul tavolo da gioco delle vite umani del mondo – creando ancora una volta il motivo, come a suo tempo fu creato per l’intervento in Iraq e poi in Afghanistan, per giustificare un attacco alla nazione iraniana.
Il caso nasce da un supposto tentativo di assassinare un diplomatico saudita a Washington per mano dei servizi segreti iraniani. Vera o falsa che sia la notizia poco importa, perché quello che mi preme sottolineare sono gli annunci in risposta a questo ennesimo tentativo dell’amministrazione israelo-americana di destabilizzare l’intero medioriente.
Voice of America: L’Iran deve pagare sul presento tentativo di assassinare il diplomatico saudita.
Voice of America: L’Iran in flagrante violazione del diritto internazionale.
Dailymail: questo è un atto di guerra!
Cbsnews: La catena del complotto iraniano (lo dice la senatrice Dianne Feinstein, sionista!)
ReutersUsa: il presunto complotto potrebbe aver violato il trattato dell’Onu sul trattamento dei diplomatici (fantascienza allo stato puro).
Haaretz: Israel valuta seriamente il complotto di assassinio.
Newyorktimes: secondo le fonti iraniane il complotto ordito per assassinare il diplomatico saudita è un diversivo per la situazione economica interna americana.
L’elenco potrebbe essere lunghissimo ed ogni testata riporta la solita filastrocca che se andiamo a leggerla bene scopriamo che la parola più usata è “alleged” (presunto, supposto), quindi non provato ovvero non sostenuto da nessuna prova, forse da indizi. Con questo termine i media anglosassoni e a seguire anche quelli europei stanno diffondendo la notizia che l’Iran è ormai pronta a scagliare le sue frecce di ritorsione contro il mondo occidentale, per cui l’intero occidente deve fare quadrato e fornire una risposta dura, compatta ed esemplare alla Repubblica dell’Iran, in poche parole la deve bombardare. Qui invece una versione leggermente diversa dai media allineati e non la traduco per evitare di soffiare sul fuoco del complottismo. I sostenitori di questa idea suicida sono in primis gli israeliani che vedono nell’Iran biblicamente Amalek:
Primo libro di Samuele
«Così parla l’Eterno degli eserciti: Io ricordo ciò che Amalek fece ad Israele quando gli s’oppose nel viaggio mentre saliva dall’Egitto. 3 Ora va’, sconfiggi Amalek, vota allo sterminio tutto ciò che gli appartiene; non lo risparmiare, ma uccidi uomini e donne, fanciulli e lattanti, buoi e pecore, cammelli ed asini».
Ed ancora, nel novembre del 2009 due famosi rabbini ultra-ortodossi, rabbi Yitzakh Shapira e Yossi Elitzur, che vivono nell’insediamento di Yitzhar presso Nablus, hanno pubblicato un libro (Torat ha-Melek, «L’insegnamento dei Re») che il quotdiano Maariv ha descritto come «la guida completa all’uccisione dei non ebrei». In 230 pagine il libro delinea le regole halachiche che consentono l’omicidio dei goy. Il saggio è stato altamente lodato da altri ben più importanti rabbini, come Yitzhak Ginsburg, Dov Lior e Yaakov Yosef. (Rif: Roi Sharon, «The complete guide to killing non-Jews», Maariv, 9 novembre 2009, pagina 2).
Ma troviamo altri spunti di amore ebraico nei riguardi degli altri popoli sempre e comunque riconducibili ad Amalek:
Esodo 25 (17-19):
«Quando il Signore tuo Dio ti avrà concesso quiete fra tutti i nemici che ti circondano, nella terra che il tuo Dio ti dona in eredità, tu cancellerai il ricordo di Amalek sotto il cielo: non dimenticare!».1° Samuele, (15, 3-5):
«Va’ e colpisci Amalek; fallo a pezzi, vota all’anatema tutto quello che posside, non aver pietà di lui, uccidi uomini e donne, ragazzi e lattanti, buoi e pecore, asini e cammelli».Il cabbalistico Zohar (1,25) insiste:
«…. Quando il Signore si rivelerà, essi (i popoli goym) saranno spazzati via dalla terra. Ma la redenzione non sarà completa finchè Amalek non sarà sterminato, perchè è stato fatto il giuramento che ‘il Signore farà guerra ad Amalek di generazione in generazione’» (Esodo 16, 16).
Così all’inizio del ‘900 videro Amlek negli armeni che come sappiamo furono quasi tutti sterminati durante il Governo Militare turco Comitato Progresso e Unione (interamente composto da cripto-ebrei (i dunmeh) seguaci di Sabbatai Zevi. Così nella stessa enciclopedia ebraica pubblicata a New York nel 1939 si legge “Siccome gli armeni sono considerati discendenti degli Amaleciti, essi sono anche chiamati dagli ebrei orientali “Timeh”, ossia “Tu sarai totalmente cancellato” (Deuteronomio 25: 19).
E’ quindi evidente che la corporazione sionista anglo-americana e quella israeliana non perdono colpo nell’attaccare il mondo islamico per la destabilizzazione completa del medioriente. Non sono da meno nemmeno i nostri governanti sionisti come Sarckozy, Cameron, Merkel per non parlare della corrente italiana tra i quali emergono alcuni nomi di spicco c0me Marcello Pera, la nota Fiammetta Nierenstein, Riccardo Pacifici della comunità ebraica di Roma che proni al volere di Israele mettono nelle sue mani le vite di milioni di persone.
E’ curioso, e non strano, questo levare di scudi contro questo presunto attentato ed è curioso che i guerrafondai anglo-francesi e della Nato non abbiano lo stesso tono di nei riguardi delle loro azioni criminali sul popolo libico, ormai dissanguato dalla ferocia di un manipolo di criminali iscritti a libro paga della Nato e delle Nazioni Unite. In questo caso, al contrario, la levata di scudi è a favore dell’azione di guerra (9.000 incursioni con bombe ad alto potenziale), del massacro di innocenti, della distruzione di ospedali, delle rappresaglie dei criminali, i così detti ribelli, contro le forze lealiste di Gheddafi.
In tutto questo immane e profondo porcilaio (non possiamo definirlo in altra maniera) l’occidente volta lo sguardo, mentre l’Italia di Frattini e Napolitano si scopre profondamente guerrafondaia contravvenendo alla costituzione ed agli accordi intercorsi con lo stesso Gheddafi, ma questa è storia ormai vecchia.
Socialmente inutile
La morte di Steve Jobs ha lasciato un solco profondo in tutto il web, non c’è angolo della rete che ne annunci l’improvvisa morte, la disperazione e quanto di melenso possa essere. Moltissimi blogger ne parlano, come sto facendo anch’io e la stragrande maggioranza ne evidenzia i pregi e tutte le cose belle di questo personaggio, meglio dire di quest’uomo.
Quello che ha fatto Jobs lo si sa già, così come si sa che gli amanti dei suoi prodotti sono anche quelli che per ore e giorni si accampano sotto i negozi della Apple per avere uno dei gioielli tecnologici appena sfornati. Certamente un mondo diverso da quelli dei “dozzinali” pc, magari assemblati a poche centinaia di euro, ma funzionanti.
E’ curioso come l’informatica abbia rimodellato la moda delle persone: così si è passati dalla moda degli orologi della Swatch, all’ Atari, al Power Pc fino ad approdare ai Mac con tutta la sua famiglia di oggetti ipercostosi. Un mondo esclusivo – apparentemente – perché grattando-grattando si scoprono persone che preferiscono spendere 700/800 euro per un cellulare Apple o 2.000 euro per un iMac, ma fanno fatica a pagare la rata del mutuo, oppure rimandano la seduta dal dentista. Quasi come una droga: devo averlo!
Questa la frase che si legge in molti forum del mondo Apple.
Devo averlo? Di solito questa frase verrebbe da dire quando una cosa è indispensabile, di vitale importanza, senza la quale la qualità della vita verrebbe pregiudicata e invece…
Va bene si tratta di ragazzini, viziati da genitori cerebrolesi che pur di non averli tra le scatole preferiscono dare loro qualche manciata di denari e farli correre al negozio per il loro totem sul quale immolare le frustrazioni di una famiglia incapace di motivare e di aiutarli nel momento del bisogno.
No! Invece non sono solo questo nugolo di ragazzini viziati da prendere a scudisciate sulle gambe, ma anche un nutrito parco buoi di adulti, svezzati e vaccinati, figli di quella sinistra modernista, alla moda, molto vicina a quelle correnti pseudo-operaie degli anni ’70; quel genere di persone che spesso si vedono nei raduni del gerantopop, in cui vecchi cantanti del rock o del blues, ormai senza più fiato, rauchi e con le gambe ad X si atteggiano ad imitare i fasti di un trentennio fa. Penosi! Oppure è quella fascia di popolazione che ha raggiunto un effimero benessere economico e nell’oggetto iMac, iPad, iPhone sentono il riconoscimento di tanta fatica spesa per l’affrancamento da una vita di stenti.
Poi quando parli con questa gente ti viene anche da ridere a sentire le mirabolanti cose che riescono a fare con questi oggetti, cose mai viste!!! Nella realtà si scopre che non sanno nemmeno comporre i numero di telefono, non vedono un’acca quando il sole colpisce lo schermo e non sanno se hanno inviato o meno l’sms, però mostrano orgogliosi il potente amuleto del’iPhone, caspita!!!
Eppure questa gente ignora cosa stia dietro alla Apple; non sa come è stato raggiunto questo livello di qualità, non sa nemmeno che l’azienda che produce questi giocattoli ha il più alto tasso di suicidi e che l’azienda non si trova nella miticia Silicon Valley, ma nella terra dell’Impero Celeste, in Cina, così come in Korea, Taiwan.
Software and design | Apple | USA |
Assembly | Foxconn?, Quanta, Unknown | Taiwan |
TFT-LCD Screen | Sanyo Epson, Sharp, TMD | Japan |
Video processor chip | Samsung | Korea |
Touch screen overlay | Balda | Germany |
Bluetooth chip | Cambridge Silicon Radio | UK |
Chip manufacture | TSMC, UMC | Taiwan |
Baseband IC | Infineon Technology | Germany |
WIFI Chip | Marvell | USA |
Touch screen control chip | Broadcom | USA |
CMOS chip | Micron | USA |
NOR Flash ICs | Intel, SST | USA |
Display Driver chip | National Semi, Novatek | US, TW |
Case, Mechanical parts | Catcher, Foxconn Tech | Taiwan |
Camera lens | Largan Precision | Taiwan |
Camera module | Altus-Tech, Primax, Lite On | Taiwan |
Battery Charger | Delta Electronics | Taiwan |
Timing Crystal | TXC | Taiwan |
Passive components | Cyntec | Taiwan |
Connector and cables | Cheng Uei, Entery | Taiwan |
Però non è necessario essere obbiettivi, non si può solo criticare perché nella realtà i prodotti della Apple hanno una qualità costruttiva che il mondo dei pc di marca d anche assemblati si sogna e non per il marchio, ma per il semplice motivo che ogni oggetto interno alle macchine è pensato e studiato esattamente per quello che serve. E così pure il sistema operativo che ha il grande pregio di avere un costo non superiore ai 30 Euro nel caso di qualche aggiornamenti e non come propone la MS che spesso ti fa spendere oltre 3/400 euro per un sistema con molti problemi e molti dubbi. I prodotti Apple sono come delle macchine ben studiate per lavorare molto e le diverse recensioni in merito non lasciano spazio a dubbi di sorta.
Però una cosa è la capacità di una macchina a produrre in una certa maniera, una cosa quella eco mediatica che offusca le sue qualità ma la rende un oggetto del desiderio. Certamente bravissimi i pubblicitari, che sicuramente saranno pagati molto profumatamente, così bravissimo Jobs per aver trovato la chiave di volta in un prodotto non molto dissimile dagli altri in commercio, ma unico nel suo genere per la sottile linea che è stata messa tra chi possiede un prodotto Apple ed un altro qualsiasi. Questo è innegabilmente una formula vincente.
Jobs ha quindi saputo coniugare desiderio-piacere-utilità-qualità in una formula che a molti sembrava impossibile; ha utilizzato il prezzo come segno inequivocabile della differenza sostanziale dal mondo dei PersonalComputer.
Il bello della questione è che il successo dell’Apple ha aperto la strada anche ai tutti i suoi concorrenti, tanto che in Cina esistono dei prodotti similari all’iPhone a prezzi stracciati come il MEIZU M9. Molti di questi prodotti vengono addirittura venduti con il marchio Apple e ovviamente i prezzi sono 1/3 di quelli originali. Alcuni parlano di pezzi che escono dalle fabbriche dove si produce per Apple, altri dicono che sia una politica della Apple che ne permette la produzione a basso prezzo per sfondare anche nel mercato cinese.
Politica commerciale a parte, quello che appare ormai insano è l’assurda corsa ad accaparrasi un prodotto che è funzionante solo se c’è l’energia elettrica, mancando la quale sono dei fermacarte, dei fermaporta oppure degli ottimi sassi da lanciare piatti sull’acqua di qualche lago per farli rimbalzare enne volte, insomma un bel giochino.
La gente dice…