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L’obbiettivo del Massacro di Olso: il movimento di Boicottaggio contro Israele.
Una delle cose che salta più all’occhio è la freddezza con cui Anders Behring Breivik abbia attaccato i giovani nell’Isola di Utøya. Strano, molto strano.
Nelle sue farneticanti dichiarazioni pone l’accento contro una società multietnica, contro l’invasione islamica e quello che fa un po’ specie è che l’attentato è stato fatto di venerdì e le moschee erano sicuramente un bersaglio molto più facile, molto più emblematico e corrispondente alle sue farneticazioni, ma stranamente non ha colpito nessuna moschea, mentre ha colpito duramente i giovani laburisti favorevoli di un’azione dura contro Israele per l’occupazione di Gaza, per i massacri compiuti e per il continuo atteggiamento razzista nei riguardi di tutti quelli che non appartengono al popolo eletto. In fin dei conti Anders Behring Breivik, con l’arsenale che aveva avrebbe dato una dimostrazione diretta di quanto pensa e di quanto ha scritto, ma è evidente che quello che vogliono farci credere è la solita tecnica depistante rispetto alle reali intenzioni di questo robot umano.
Lo stesso Gilad Atzom, israeliano, anti-sionista emigrato in Inghilterra per essersi schifato dei metodi e dei modi criminali attraversi i quali Israele si esprime con i suoi vicini, espone perplessità molto più chiare ed evidenti su questo personaggio.
Il giorno prima del massacro nel giornale di un ex Trotskysta, trasformato neocon David Horowitz, il Front Page magazine, pubblicava un articolo di Joseph Klein che potrebbe aver fornito la motivazione scatenante al massacro.
Come ad esempio le invettive contro il ministro degli esteri Jonas Gahr Stoere che dichiarava, proprio ad Utøya, che il governo norvegese deve prendere dei seri provvedimenti per boicottare Israele; oppure definendo la Norvegia uno stato sotto la dominazione anti-semitica; e più in là, criticando Anders Mathisen, del partito laburista, per le sue affermazioni sull’olocausto.
Viene inoltre sottolineato da Gilad Atzom un altro sospetto, quello cioè che il movimento norvegese del BSD (Boycott, Divestment and Sanctions) sia il fulcro attorno al quale si è scatenata la follia criminale di Breivik. Infatti il Eskil Pedersen, capo del movimento, rilasciò, due giorni prima del massacro, alcune
dichiarazioni riguardanti lo stato di Israele: “Credo che sia giunto il momento per maggiori drastiche misure contro Israele e desidero che il ministro degli esteri imponga un boicottaggio contro questo stato“, aggiungendo inoltre “Il processo di pace non sta andando da nessuna parte ed anche se il mondo attende che Israele rispetti le regole il governo norvegese dovrà porre un embargo economico ad Israele” e continua affermando “Capisco che siano misure drastiche, ma credo che dia una semplicemente una chiara indicazione che siamo stanchi del comportamento di Israele“.
Come già scritto nel post Oslo, depistaggio ed indizi. dal giro miliardario degli investimenti derivanti dal petrolio del mare del Nord sono state escluse due aziende Israeliane (African Israel e la Danya Cebus).
Sicuramente non è accettabile che il paese, guardiano degli interessi Usa, venga criticato, tanto più da un paese come la Norvegia che, orgogliosa della sua storia, ancorché macchiata da collaborazionismo con i tedeschi, vuole imporre a supporto della Palestina uno stato che potrebbe rendere la vita ad Israele sempre più difficoltosa.
Così tanto per fare due conti si veda che in Israele è stata emanata una legge interna contro il boicottaggio, forse non c’è nessun nesso logico nel fatto, ma come si dice a pensare male…
La gente dice…