Archivio
Freedom Flottilia: ingerenze straniere.
Mentre qui da noi imperversa la battaglia sulla manovra-ciulata dei piccoli risparmiatori, nel silenzio e nelle omissioni giornalistiche e con la complicità del governo e di tutto l’arco costituzionale, gli attivisti di Freedom Flottilia II vengono costantemente bloccati e impedito loro di raggiungere Gaza.
Anche quelli che intendono arrivare per via aerea vengono bloccati all’aeroporto Ben-Gurion di Tel Aviv su indicazione del servizio di sicurezza che ha già stilato una lista di indesiderati da rispedire indietro al paese d’origine a spese delle compagnie aeree.
Purtroppo delle 9 navi che avrebbero dovuto arrivare a Gaza molte sono state fermate dalla marina greca e altre da quella turca. Gli organizzatori sono stati spiazzati dall’improvvisa e nascente alleanza greco-turco-israeliana che ha impedito sino ad ora di portare a termine la missione.
La cosa che appare piuttosto strana è la rapidità con cui la Grecia abbia intercettato le navi dirette a Gaza, quando all’interno della Grecia c’è una vera e propria battaglia per la sopravvivenza. Si sospetta infatti che i servizi greci si siano serviti dell’aiuto della Turchia e di Israele per dissuadere le partenze dai porti turchi e bloccare quelle che stavano partendo da quelli greci.
I motivi di questi rapidi avvenimenti potrebbero essere spiegati:
- Il quadro di questo risultato pare essere incastonato nella nuova figura che Erdogan sembra sempre di più assumere come quella di mediatore privilegiato nel conflitto Israelo-Palestinese. Il fatto nasce dagli ultimi incontri avuti con Barak Obama e il presidente turco alla luce dello strappo che ci fu sulla questione di Freedom Flottilia I, in cui furono massacrati a freddo 9 attivisti turchi dalle squadre della morte israeliane. Proprio per riparare questo strappo dalle decennale alleanza della Turchia con Israele, Barak Obama pare indicare nella figura di Erdogn quella più idonea per sedare gli animi e creare un polo di attrazione nel mondo arabo.
- Dall’altra parte e a causa degli avvenimenti dello scorso anno e dei morti sulla nave turca, ha portato la stessa Turchia ad allontanarsi dalle zone di influenza e controllo lasciando quindi spazio ad Israele di poter stringere legami di alleanza con la Grecia e alcuni stati ex sovietici nel Mar nero. La presenza di aerei in esercitazione in Bulgaria, Romania e Grecia è l’evidente rapporto di collaborazione tra questi paesi con Israele, ma tutto questo non accade se non c’è il placet degli Usa che vedono nella Grecia un alleato indispensabile tanto che la dimostrazione ad Obama della nuova strategia americana si è vista con il blocco delle navi della seconda spedizione operata da Papandreu.
La Palestina è in questo momento in una situazione di stallo molto complesso che per ora non lascia intravvedere una soluzione. Da un lato Abbas che spinge sulla Turchia per far partire le navi di aiuti umanitari e dall’altra l’alleanza di Usa-Grecia-Israele-Turchia che sostanzialmente vanno a minare i diritti umani del popolom palestinese. Inoltre i palestinesi non troveranno concordi anche i rappresentati dell’ONU (circa 40 paesi) che hanno già manifestato il loro dissenso per l’invio degli aiuti con le navi di Freedom Flottilia.
Purtroppo dire che siamo alla frutta è inutile, ma è la dimostrazione che nello scacchiere internazionale del Mediterraneo si stanno organizzando e posizionando le fazioni interessate a supporto di Israele per la prossima battaglia con l’Iran.
fonte: debka
La gente dice…