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Giovani senza lavoro, e i vecchi?
Dal messaggero la notizia che l’Italia è fanalino d’Europa per quanto concerne il lavoro dei giovani dai 18 ai 39 anni.
Il rischio povertà, miseria e l’incapacità di costruire una famiglia è ormai cosa certa se non verranno presi provvedimenti, sui quali non c’è luce o progetto alcuno.
I giovani arrancano nella speranza di un impiego e di trovare quella sistemazione che ha visto i loro nonni e i loro padri costruirsi questo infame presente: ne vale la pena?
Direi proprio di no! Se queste sono le basi sulle quali costruire il futuro delle prossime generazioni meglio non fare famiglia e rimanere dei semplici “singoli”, anche se questa soluzione è triste.
Ma giovani a parte, ai quali va tutto il nostro rispetto, mi chiedo perché mai non venga mai sollecitato la questione di chi ha superato la soglia dei 40 o 50 anni e che, una volta licenziati, non troveranno nessuno in grado di metterli nuovamente nella catena di montaggio di questa fetida società.
Loro sono gli scarti, e le grandi multinanzionali sanno che non compereranno mai nulla, perché sanno che a quell’età il senso critico e la capcità di scelta non è influenzabile, non è m-a-l-l-e-a-b-i-l-e, contrariamente ai giovani. Capitooo??
I vegliardi cinquanteeni o quarantenni sono destinati al marciapiedi, a chiedere l’elemosina, a diventare la muffa grigia in preda alle cosche mafiose, a diventare dei padri scellerati. Andranno ad ingrossare quella fascia sociale che sarà il cancro della società e verranno eliminati, lentamente, come merce avariata.
I giovani invece comperano, non pensano, accettano e vanno lì dove l’urlatore preme sui loro istinti animali. Bisogna dare il lavoro ai giovani, che sia un lavoro onesto, di poche palanche, ma onesto e che permetta loro, però, di non alzare la testa e di rimanere nelle fila di chi accetta quotidianamente le bastonate sociali.
La gente dice…