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Che fine ha fatto il latino?
Nella mia esperienza scolastica quando mio padre mi impose di studiare il latino provai una sensazione di nausea e di rifiuto. Mi sbagliavo, purtroppo!
A distanza di molti anni scorgo in quel poco che sono riuscito a raccogliere, l’importanza assoluta e predominante dello studio del latino nelle scuole. Da molte parti i detrattori insistono a dire che è una lingua morta, che non è utile a nessuno e che il suo insegnamento è una perdita di tempo per studenti ed insegnanti. Ritengo che queste persone di fondo siano in malafede e che abbiano avuto dei pessimi insegnanti.
L’insegnamento del latino, come base fondamentale per lo studio della nostra lingua, della nostra cultura e del nostro insegnamento giuridico, dovrebbe essere la base di tutte le scuole di qualsiasi grado a partire da quelle elementari (adesso primarie) fino ai licei ed agli istituti tecnici.
Certo parrebbe esagerato insegnare il latino a chi deve tenere una lima in mano, ma anche l’uso della lima e del cacciavite pretende un ordine mentale ed una capacità logica di esecuzione che poche lingue, come il latino, possono insegnare.
Ormai sappiamo tutti che questa materia di studio è cosa riservata solo agli studiosi e a quelli che nella storia antica e premoderna vogliono studirane le diverse pieghe, ma non sono certamente i grandi capitani dell’industria e della finanza a interessarsi di questo, a loro interessa ovviamente solo il profitto.
Il latino è lettera morta e defunto; nemmeno nel tempio della tradizione cristiana-cattolica è considerato oggetto di studio e di mantenimento. In un articolo de “La Repubblica” (dal latino: res publica, cioè cosa pubblica) si legge infatti che “…nella cittadella pontificia ha praticamente cessato di esistere l’organismo istituzionale preposto alla diffusione ed alla promozione della lingua madre della Chiesa cattolica.” Nella sostanza si è attuato un vero colpo basso all’unico ed ultimo baluardo di difesa della lingua latina “…Gli strateghi della Segreteria di Stato hanno infatti azzerato con un vero e proprio colpo di mano la Fondazione Latinitas, declassata da dicastero-principe dell’idioma di Cicerone…” e questo in barba alle osservazioni fatte da Papa XVI° sulla reintroduzione della messa in latino “Il provvedimento è stato deciso nel più stretto riserbo, senza nessuna nota ufficiale e – lamentano gli ormai ex responsabili della Latinitas – senza che dalla Segreteria di Stato sia stata fornita nessuna plausibile spiegazione ai diretti interessati, a partire da padre Antonio Salvi, l’ultimo presidente della Fondazione. Un autentico paradosso se si considerano i tanti pubblici apprezzamenti che Benedetto XVI ha fatto proprio in difesa del latino.“
La conseguenza di questo atto terroristico alla cultura romano-latina, è che perderà di significato anche la “Certamen Vaticanum, la più importante gara internazionale di latino aperta a studiosi, ricercatori, studenti ed appassionati.” Certo è poca cosa una gara di latinisti, ma è un gran successo per quelli che hanno contribuito a sovvertire e distruggere l’egemonia della chiesa cattolica dalla rivoluzione francese fino ai giorni nostri. Ecco il vero significato del mancato insegnamento del latino: minare alla base la cultura millenaria del nostro popolo, distruggere la tradizione romana-latina e azzerare, cancellando qualsiasi ricordo storico nelle giovani leve. E mentre i nostri padri corrono ad abbeverarsi alla fontana della ignoranza c’è chi, come Google riporta alla ribalta proprio il latino qui il sito: Google latino. E come se non bastasse nel suo traduttore non propriamente corretto, ma lo sforzo c’è, c’è anche la sezione per la traduzione latina. Alla faccia dei detrattori italioti del latino.
Come potrebbe reggersi una cultura in una scuola che manchi degli insegnamenti storici la cui base di studio è la nostra storia romana? Che tradizioni e che senso di appartenenza potrebbero avere i giovani di oggi e di domani senza delle radici sulle quali riconoscersi attraverso le vestigia del passato e attraverso l’arte sostenuta da una base latina? E come disse lo studioso Segre “Certo che abolendo il latino tutti gli studenti diventerebbero uguali. Ma sul piano dell’ignoranza”.
Purtroppo a distanza di anni ricreare quella classe di insegnanti e di persone che nel latino riconoscano la loro cultura sarà molto difficile. Molti insegnanti non riescono nemmeno a scrive un bigliettino di auguri: si affidano agli sms e il loro ultimo scopo è fare poca fatica e aspettare il 27 del mese, per ora finché dura! Non parliamo degli studenti che si attendono sempre cose nuove come i giochi elettronici: trovata una difficoltà lo si getta e se ne compera un’altro e così via, senza soffermarsi a capire, con la propria testa, dove stanno le difficoltà. Omogenizzare il più possibile la gioventù, portarla ad un livello più basso, come bestie in attesa del padrone per il cibo.
Unico scopo: il controllo, la de-umanizzazione dell’essere umano e se già nell’umanesimo si intravvedevano le scintille dello sfascio culturale attuale, nel rinascimento si ponevano le basi critiche della società che andava a formarsi, bacchettando e colpendo secolari cardini culturali.
Silenzio, non far sapere al cittadino quanto è buono il nucleere. (alla barese)
La manipolazione centrale, attuata a 360° dai media allineati, sta lentamente, ma tenacemente, diminuendo la pressione sulla catastrofe atomica che si sta espandendo dal Giappone a Fukushima.
Le notizie non arrivano più con rapidità e vengono spesso lette ed annunciate come un fatto scontato: che possiamo fare? Sembra essere il volere dei conduttori nell’annunciarle. Nella realtà stanno attuando un depistaggio cerebrale per distogliere dalla mente il problema del nucleare e concentrare il pubblico (ndr. carne da cannone) ad altri scenari più catastrofici e sui quali dimostrare che non c’è vie d’uscita.
Obbiettivi: creare l’incoscienza, creare l’assuefazione, creare l’accettazione dei fatti e l’impossibilità di poterli cambiare.
La comunicazione manipolatoria è continua e comunica esattamente questo: i fatti sono incontrovertibili, sono enormi, impossibili da arginare e da controllare. Dobbiamo trovare delle scelte alternative che permettano una soluzione, e lì…ci lasciano ad un palmo dalla soluzione, sostituendo l’evento con un altro ancora più catastrofico, molto vicino, come il caso della Libia e degli emigranti.
L’importante è cominciare ad accorgersi di questa pantomima, di capire che i sistemi di manipolazione spesso sono camuffati da opere di bene, come la Caritas, le diverse Ong, gli aiuti ai bambini affamati dei quali l”UNHR in questi giorni ci sta bombardando sui media, ma tutti chiedono solo una cosa: soldi, soldi e soldi.
Nessuno sa che fine faranno i 2 euro, o come verranno trattati effettivamente quei bambini, quei poveri, quegli ammalati: si sa che si dona, ma non si sa come e cosa verrà fatto. Ma l’esperienza mi insegna che dato 100 arriva a malapena 1, poca cosa ed insufficiente per aiutare, ma sopratutto NON è l’aiuto economico che serve e quei signori si guardano bene di fare.
Se mantieni un popolo a livello di sussistenza, lo puoi sfruttare e più ha bisogno più facilmente riesci a raccogliere offerte in denaro, perché le immagini non lasciano scampo. Con i filmati, sopratutto in quelli che ci credono veramente che sono i veri veicolatori di questi programmi, riescono a fare breccia anche nelle menti più crostose, lacerando le anime e impietosendo quelli che nella loro falso idealismo di un mondo pulito, credono che l’onesta di un dono sia la vita per tutti. Falso ed assolutamente in malafede.
Un amico mi direbbe: sei un porco totale in malafede assoluta.
Avrebbe ragione, ma anche torto.
Ragione perché è vero che ci sono esseri usati e trattati peggio delle bestie, torto, perché chi conduce le danze sono quelli che hanno il potere di imporre a quei popoli una vita sotto il livello della miseria e sicuramente non sarò io ad ingrassare le loro pance, i loro portafogli con versamenti assurdi e nemmeno con telefonate pro domo loro.
Quindi ritornando alla realtà del Giappone, lo era anche sopra, si legge che la TEPCO l’azienda privata che ha volutamente permesso che il disastro accadesse, dico volutamente perché nessuna azienda non-statale può permettersi investimenti senza un ritorno economico che si chiama profitto e non benessere per la comunità, ha avuto un ritorno economico di un certo rilievo: US$24.6 miliardi a fronte del danno subito. Un bell’affare, no?
Evitiamo i discorsi che le aziende pubbliche sono peggiori delle private, perché potrei darvi una montagna di dati e sapete che non è vero, come sapete che migliaia di posti sono stati persi dalle aziende pubbliche proprio per avvantaggiare la politica del liberismo commerciale portata avanti da alcuni personaggi oscuri a favore del libero mercato della concorrenza e di altre castronerie che ci hanno portato a questa situazione.
Nella realtà, quindi, si legge che ha perso nella catastrofe US$24miliardi, ma ha guadagnato 600 milioni (24.6-24=0,6 miliardi) a fronte del prestito che molte banche e finanziare sono accorse a dare, ovvero come dire che non tutto il male vien per nuocere. Poca cosa sicuramente a fronte del danno subito, ma sempre una gran cosa che pagheranno comunque i contribuenti giapponesi indebitati fino a collo: oltre al danno la beffa!!
Demagogicamente ci si potrebbe chiedere perché la TEPCO non abbia invece chiesto di investire questi denari nell’aiutare le popolazioni colpite, ma questo non riguarda il privato e lì, con il pubblico a voler far del bene, ci si rimette solo!!!
La gente dice…