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Bestemmia, morale comune o falso?

22 dicembre 2010 Lascia un commento

In questi giorni va di moda un nuovo allarme “Salviamo Asia Bibi dalla pena di morte per blasfemia“.  Sembra infatti che in Pakistan questa donna cristiana di 40 anni, abbia bestemmiato contro la fede islamica e per questo condannata alla pena capitale. Ogni commento in chi applica una pena del genere per un libero pensiero è superfluo, ma paese che vai usanze che trovi e lì, in quel paese creato dal nulla da Sua Maestà Britannica, si sono accentrati la maggior parte di indiani di fede islamica. Una delle tante storture della suddivisione del mondo fatto con una stecca e un bicchiere di whiskey, tipico del mondo anglosassone, perennemente sfatto dall’alcool.

Dal nostro punto di vista, quello occidentale cattolico-ebraico, l’atto di bestemmiare è visto non più come un atto di offesa, ma semplicemente come una mancanza di “bon-ton” nei riguardi di una fede o gruppo di persone. Si tenga presente che questo vale solo in Europa e in USA, perché se accade che bestemmiate in Israele dovrete fare i conti con la rabbia e l’intolleranza dei rabbini che come risposta potrebbero assegnarvi una robusta dose di frustate in pubblico, mentre in Arabia Saudita la pena di morte è assicurata.
Da notare che è strano questo fatto: in Arabia la mannaia del boia lavora a pieno regime, sia per reati sessuali che per quelli contro la fede islamica, ma spesso si legge nei giornali quello che accade solo in altri paesi islamici e mai sull’Arabia Suadita, è curioso, no?

In Italia dal 1984 non esiste più la religione di stato, abrogata con il Trattato Lateranense  (L. 25 marzo 1985, n. 121), ma permane comunque nel codice penale (art. 724) la sanzione amministrativa che punisce chi bestemmia con una sanzione pecuniaria che varia trai 51 e 309 euro (Decreto Legislativo n. 507 del 1999).

La domanda quindi che possiamo porci è: ma perché se una religione non è più religione di stato, si continua a punire con una sanzione pecuniaria? Perchè quindi discriminare? E’ evidente che tale legge è, come spesso accade in Italia per far contenti cani e porci, un pasticcio senza né capo né coda, ma è evidente che anche da noi la bestemmia è punita. Bisogna invece affermare che dalla caduta dell’Impero Romano ad oggi più che di evoluzione culturale si è subito una involuzione; al tempo di Roma in cui c’erano tanti dei, quanto le diverse popolazioni che la vivevano, il reato di blasfemia non era nemmeno contemplato, perché le ingiurie contro le divinità erano lasciate alla vendetta divina.

Gli esempi moderni invece sulla repressione sono molteplici e quelli accaduti nei media televisivi spiegano abbastanza bene che il bestemmiatore viene comunque punito anche in modo severo che spesso lo ghettizza nell’oscurità e nel dimenticato.
Il caso più eclatante si ebbe con un Mastelloni il 23 luglio 1985: dopo quell’evento per anni e anni in televisione, non venne più riproposto. Non parliamo poi delle imprecazioni nel settore dello sport in cui giornali e media televisivi riempiono le orecchie di inutili articoli. Il Grande Fratello è anch’egli esempio (di deficienza i senso stretto, ma tra deficienti a volte ci si capisce) di come l’azione sanzionatoria non sia solo pecuniaria ma porti all’eliminazione del concorrente in via definitiva: cancellato, rasata a zero qualsiasi sua possibilità di ripescaggio. Anche Aldo Busi è stato oggetto della scure mediatica più che secolare, per aver offeso la religione, così come il noto attore toscano Ceccherini (vedi il caso dell’Isola dei Famosi).

Insomma da noi non si ammazza fisicamente, ma si elimina ogni altra possibilità di replica, ancorché di scuse, per aver espresso – male – uno stato di disappunto o di dolore per un certo evento. Tutti quelli che subiscono questa scure vengono gettati nell’oscurità, non vengono più considerati e lasciati a marcire nelle loro imprecazioni: non è la morte fisica, ma è comunque una privazione sociale, morale che spesso annulla l’individuo colpendolo, mentre là, dove la parlata comune si esprime con più libertà , l’attuazione di questa coercizione giuridica non viene applicata.

—Aggiornamento del 06.01.2011—

E’ di questi giorni passati la bestemmia da parte di un partecipante al Grande Fratello 11. E’ l’ennesima dimostrazione che in occidente si può bestemmiare e che anche i media sanno sacrificare per gli indici di ascolto e per far contenti i fratelli maggiori.

Non c’è più ritegno, buon gusto e quel pizzico di rispetto anche per chi è cristiano e crede. Il rispetto, la sobrietà e la nobiltà d’animo sono sacrificati. Si è completamente perso il lume della ragione dando spazio alle infami dottrine liberiste a vantaggio di una manciata di loschi personaggi che controllano i media.

E’ la giustificazione che qui non si giustizia nessuno, ma si uccide il senso del quieto vivere, dando in mano a dei giovani senza arte e ne parte la possibilità di sovvertire l’ordine secolare che ci ha guidati.
Come nell’Indocina di Pol-Pot, si trasferisce a delle squadracce di giovani virgulti, che di virile non hanno nulla se non un semplice peduncolo forse anche malamente usato, il potere di condannare, di denigrare e di cancellare mediaticamente (che in Italia è ancor peggio di una fucilazione) quegli ultimi baluardi della buona educazione e del senso civico.

Dove stanno quei magistrati tanto intenti a spulciare le malefatte orgiastiche dei politici, ma proni e sensibilmente attenti a non infastidire alcune i padroni della produzione di Endemol?

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