Archivio
Wikileaks, fumo sulle verità nascoste.
Ormai è di comune dominio: tutti contro tutti, ma spesso in questa bolgia infernale, in cui ogni Stato e nemico e alleato allo stesso tempo, si perde di vista l’oggetto della contesa.
Wikileaks, secondo un giornalista pakistano, è la mano longa dei servizi segreti della CIA e del Mossad che attraverso notizie di nessun spessore e di nessuna novità va cercando di offuscare le verità che vengono nascoste giorno dopo giorno, come ad esempio le carneficine attuate in quella piccola terra di Gaza. Nessuno ne parla più, sono degli straccioni, degli esseri inferiori, ma è giusto mantenere presente cosa può fare un essere umano al suo simile…
Ma quello che gli eroi dell’ IDF suppongono aver fatto per il loro diritto di esistere sarebbe giustificato anche per i loro detrattori?
Può un “popolo”, unito da un credo psicopatico-religioso come quello abitante a pochi chilometri dalle nostre coste, compiere una schifezza di questo genere?
E noi, zitti e consenzienti, possiamo accettare di condividere il nostro piatto con dei criminali che della vita altrui hanno la stessa considerazione che possiamo avere per una briciola che cade dal nostro tavolo?
Ma allo stesso tempo ci rendiamo conto che l’essere umano, anche se animato da “nobili” propositi, è figlio di quel demonio che alberga in ognuno di noi e le sue prodi costruzioni le vediamo attraverso queste immagini: terribili, sconcertanti, impietose.
Siamo quindi certi che noi, detrattori e critici di queste efferati crimini che non potranno mai avere appello, saremo sicuri di non incorrere negli stessi errori.
La storia è zeppa di stermini, di crimini impuniti, come questo, proprio per la pigrizia della giustizia storica e accettiamo e non condanniamo per il “quieto vivere” e per la quieta convenienza.
Ma chi ci crede più?
Aggiornamento delle 19,41
Si legge che l’asta dei titoli di stato non sia andata malissimo, anche se non deludente, nella realtà appare un pochino moscia visto che le speculazioni sui differenziali tra lettera e denaro hanno creato qualche problema non indifferente sui titoli già circolanti che sono precipitati di valore, e non sono bruscolini. Si è in attesa dell’emissione da parte spagnola…poi ci faremo qualche amara risata…
Ma a chi a vogliono darla a bere? Sistema “win-win”? Ma ci rendiamo conto che sono dei venditori di fumo e che ci stanno sparando delle menate che nemmeno un bambino delle elementari berrebbe? Hanno parlato di ulteriori perdite, quali? Immobiliari, così come è accaduto in USA (mutui facili e al 100%). Hanno scoperto l’acqua calda. Ma si sapeva anche prima del 2008 e adesso, toh! Cosa si vede! L’Irlanda, pochi milioni di persone hanno buchi più grandi del loro stesso pil moltiplicato per 10 anni…e nessuno a cominciare dalla BCE, dalla Banca d’Inghilterra (la vera artefice del disastro) la GS alla affiliata alla BoE.
Tutti concordi e tutti artefici, ma tutti incapaci di fermare il macigno che ci sta giungendo sulle nostre teste.
Parliamo ovviamente dei porci in senso anglosassone (Piigs), paesi che non hanno fatto il loro dovere di bravi amministratori e che invece hanno sottratto alla economia reali i mezzi per progredire.
Ladri, rapinatori e truffatori, qualsiasi aggettivo sarebbe sicuramente adatto, ma non riporterebbe indietro la lancetta del tempo, perché bisognerebbe risalire all’epoca del famigerato Nixon ed anche prima.
Adesso, ma non solo per colpa sua, lui era solo il fantoccio in mano alle solite lobbies finanziarie, gli stati europei stanno per affrontare una crisi ben più profonda di quella che si va blaterando nei media. I buchi degli stati sono enormi, di tale profondità ed ampiezza che non sarebbe sufficiente l’intero PIL europeo di un anno per ripianarli. Sono talmente grandi che sarebbero necessarie misure impossibili per un abitante della terra. Eppure, da qualsiasi parte la si voglia vedere questa crisi ci sono molte persone che lanciano parole di ottimismo, forse per non spaventare, forse per non scoraggiare, ma nella realtà stiamo assistendo alla peggior crisi economica mondiale che mai essere umano abbia assistito. Il 1929 a confronto è nulla!
Le aste dei titoli di stato italiani, quelle di questo mese, sono andate non molto bene, addirittura alcuni tagli non sono stati nemmeno trattati.
Chi vorrebbe comperare il debito di uno insolvente? Le aste dell’Irlanda sono andate malissimo, quelle della Grecia pure, del Portogallo anche e così della Spagna. Attendiamo quelle della Germania e Francia , che grandi creditrici di debiti dovranno fare degli sforzi titanici per dimostrare che possono fare di più! Ma facciamo il ragionamento della serva: voi comprereste dei titoli da un vostro amico o da amici dei quali sapete essere impegolati con altri debiti che non possono ripagare?
Semplice, no? Eppure ce la passano come la cosa più ardua e più ingarbugliata. Tutto si traduce in una semplice somma e sottrazione.
Il resto è solo fumo sugli occhi per non mostrare le vere pecche di un sistema che ha sottratto alle economie il denaro necessario per poter funzionario. E così, da Radio24, la settimana scorsa, adduceva a guadagni fantastici dell’impresa USA in questi ultimi 11 mesi dell’anno (1.800 miliardi di dollari!!) senza però spiegare che questi risultati sono costati il lavoro di oltre il 18% di disoccupazione che sono all’incirca 54.000.000 milioni di persone che non hanno più lavoro delle quali 1 su 4 deve ricorrere ai così detti food stamps (buoni basto). E facile fare utili in questa maniera, vi pare? E così illudono la massa dei benpensanti che tutto va bene, che c’è qualche piccolo problema e nel frattempo ci sbattono addosso una di quelle sberle che si ricorderanno per secoli.
Serve, ma non è rappresentativo quanto pubblica l’Economist:
Cultura, nazione e popolo.
Beh, a leggere il titolo verrebbe da pensare che si sta leggendo un pistolotto, di quelli che appena cominciato farebbero venire una noia infinita, invece è una semplicie deduzione tratta da alcune idee condivise all’ora di cena di un sabato sera con la propria consorte.
Cultura, una parola che ha diversi connotati: arte, poesia, musica, scultura e archittettura e, in tempi odierni, multimedialità.
La cultura è permeante in ogni individuo, dal più scemo del villaggio al più erudito e forse nel più scemo c’è quella parte di cultura che ai più eruditi scema in un qualche cosa di archetipico. Eppure nella stessa cultura si estrae il succo di un gruppo di persone, si caratterizza il pensiero comune, quel trait-d’union che collega l’erudito allo studioso.
La cultura permea tutti gli italiani, così come tutti i tedeschi, i francesi e non parliamo degli inglesi che stanno sempre sopra a tutte le culture come l’olio. Eppure la nostra cultura, quella italica, è una cultura frammentata, scomposta, formata da colori diversi, ma sempre unita.
E’ un raggio di luce dal colore vivace, vivido e sempre presente: iridescente nelle sue più varie sfumature, ma originata da una luce comune. Difficle da definire se romana, ellenica, egizia o spagnola, tedesca o barbara. E’ la nostra cultura, un coacervo, che nell’arco dei millenni ha saputo forgiare esempi di sublime bellezza nelle varie forme dell’arte. Nessuno al mondo è paragonabile alla nostra cultura! Non è narcisismo nazionalista sfrenato, ma la semplice vista di uno come tutti gli altri che, annusando come un cane da tartufo, scopre le immense bellezze di questa povera e sfortunata Italia.
E’ sufficiente fare un salto nel nostro più prossimo passato per scoprire che tra il 1300 e il 1500 l’Italia, scomposta come i colori dell’arcobaleno, ha prodotto i più grandi artisti che uomo abbia mai potuto vedere. Si pensi ad un Giorgione che nella sua epoca ha potuto conoscere il Verrocchio, il Tiziano, Il Campagnola, Leonardo da Vinci, il Pinturicchio, il Vasari, il Bellini e tanti altri che si sono sviluppati e hanno contribuito alla bellezza ed alla prosperità dell’arte italica. Tutti divisi, ma tutti uniti da un unico seme: quello della condivisione e della trasfigurazione metafisica di un ideale che assumeva i connotati di una unica idea. Gli uni e gli altri che, rimescolando e confrontandosi nei propri lavori, assaporavano le sfumature e le controversie ad azzardate interpretazioni artistiche. Una vera esplosione culturale che non ha esempi in nessuna parte del mondo conosciuto di allora così come in quello attuale.
Questo semplice e piccolo spaccato è la nostra cultura, ora dedicata a pochi e sempre più annichilita da persone mediocri, da mecenati che vedono nel loro pseudo amore per il prossimo il proprio arricchimento e la propria aurea di potere, per nulla culturale, ma solamente narcisistica. Nessun potente odierno si sa attorniare da cultura, né da musici, né da pittori, né da scultori, né da poeti, ma solamente da povere derelitte prostitute o da infimi travestiti e narcisisti omosessuali che poco hanno da condividere con la bellezza dell’anima umana. No, oggi come ieri, questi potenti, assurti al grado più alto della loro prepotenza, si sono seduti sullo scranno del loro guardiano accettando la semplice ed iniqua arte del linguaggio più basso, di quello che solo la pancia può capire, perché poca è la loro intenzione al bello. Essi però non sono la maggioranza, sono solo una parte di questa Italia e non sono nemmeno rappresentativi del pensiero comune, per fortuna! Ma rappresentano la crema più immonda che viene risucchiata come dagli idrojet delle società di pulizia dei pozzi neri.
No! Nel pensiero comune non ci sono loro e nemmeno quelle porcilaie cubiche, quadrate, immonde e passate come esempi illuministici di fulgore artistico: anche un bambino all’asilo è capace di tale elevatezza artistica, ma non lo è mai paragonabile. No! Nel pensioero comune non ci sono loro, ma quelli che dell’Italia hanno dipinto, cantato e musicato le sue virtù e le sue bellezze. Nel pensiero comune, anche di quelli che al massimo prendono un solo giornale alla settimana, la cultura nascosta, quella taciuta e quella dominante, è la nostra. Quella splendente, quella presente, ma sempre decadente. E così anche se Pompei rovina, Ercolano affonda, la Cappella Sistina annerisce per i troppi visitatori, solo per citare le più conosciute, il pensiero comune va in questi luoghi, in quella idea della vera altezza artistica che nessuno potrà toglierci.
Eppur non è così! L’immonda idea è che il pensiero comune deve essere sradicato, annientato annullato, cancellato e gli esempi si susseguono giorno dopo giorno: così Pompei, così musei in rovina, così siti archeologici dissestati, così cantine con reperti che spariscono senza nessun responsabile e la giustificazione è sempre la stessa: abbiamo troppe cose a cui badare e il personale è insufficiente. Ma il vero problema è che chi gestisce la nostra cultura vuole che essa sia annientata, annullata e dissolta nel nulla, perché un popolo senza cultura, senza storia non è nessuno: zero assoluto, tabula rasa.
Lo si può maneggiare, lo si può modellare a proprio piacimento e senza nessun ritegno: così che abbiamo degli omosessuali che anelano alla convivenza riconosciuta legalmente, così’ che la famiglia viene disconosciuta, così’ che la scuola viene distrutta e via dicendo su tutti quei valori in cui, invece, l’arte ha soffermato la sua attenzione. L’arte è contro i potenti, è la voce fuori dal coro, è la controcorrente, è un movimento che interagisce per verificare e riadattare il pensiero comune, ma l’arte in questo, in quello che accade in Italia, non ha nulla da dire se non quella di buttare uno sbuffo di nero su una tela che non verrebbe comperata nemmeno dal più ignorante commerciante.
L’etimologia della parola Nazione è molto significativa. Essa deriva dal latino natio, nascita, in quanto nato in un certo luogo, come complesso di persone aventi interessi e cultura comune, appartenenti ad un unico popolo. In questo caso ci sono diverse opinioni al riguardo e Shlomo Sand nel suo bellissimo libro “L’invenzione del Popolo Ebraico” definsice abbastanza bene cosa possa significare il termine di nazione e popolo ( “ethnos“) che è la stessa cosa.
Che cose è la nazione Italia? Un nulla, anzi una bellissima cosa tenuta assieme da invisibili fili che da oltre 3000 anni produce e dona al mondo la luce della semplice bellezza e della società arcadica. Nella sua semplicità, terrena e mistica, essa ha prodotto nell’arco dei millenni le cose più mirabolanti che essere umano abbia mai visto. La lex, la cultura, il senso civico, il rispetto, i grandi progetti, ma anche le innumerevoli innovazioni, i grandi pensieri, i grandi artisti. Possiamo rinunciare a tutto questo come una mescola confusa ed eterogena senza ricondurre alla prepotenza di un’antica radice romana?
Assolutamente no! La nazione Italia è quella attorno la quale le altre, piccole e miserrime, prosperanti di luce riflessa, hanno saputo fare profitto delle nostre idee, dei nostri uomini, delle nostre risorse umane e fisiche del territorio. Così che dai tempi lontani come in questi, si sono succedute diverse invasioni, diversi oscurantismi culturali, ma mai capaci di annientare il nostro ed unico pensiero: il rispetto, la legge e la comunione.
Sembra anacronistico leggere cose del genere e sicuramente lo è visto con gli occhi del XXI° secolo, ma possiamo confrontare lo spessore italico, fatto di millenni di storia con una parentesi di qualche decennio da infami e infimi figuri? Secondo Shlomo Sand la nazione è un’invenzione per tenere unite diverse popolazioni e nel caso ebraico attraverso un pensiero comune, quello social-religioso. Ma se nel caso ebraico questo è pur vero, non lo è certamente per noi, che da questa asservita terra ne abbiamo assaporato le varie sfumature. E se così nel Talmud e nella Toarh non v’è rispetto che per la legge giudaica, per noi, invece vige quell’altra: la legge del rispetto, della conviuvenza anche se di fede o politica diversa, e non v’è nessuno al di sopra se non la misericordia di Dio.
Possiamo quindi affermare che la nazione Italia esiste ed è presente nelle pieghe più nascoste della nostra persona? Per alcuni sì, per molti no. Quello che lega gli italiani e tutti quelli che in questa terra sono nati sono poche cose: la variegata capacità della nostra cultura di percepire, di adattare e stravolgere qualsiasi pensiero dominante, spesso con costi umani enormi e spesso per uno stormir di fronda.
In questo immenso coacervo di culture, di colore e di pensieri potrebbe esistere il pensiero di un popolo? Ovvero, ha senso parlare di popolo nell’accezzione di un gruppo di persone appartenenti ad una linea di sangue comune? Sì.
E ancora, è pensabile che persone le cui origini si perdono nella notte dei tempi, molte delle quali estranee da questa terra, hanno invece determinato che questa è la loro terra?
Sono italiani o mezzi italiani con un piede ancora nella loro cultura d’origine?
Ma la nostra tradizione, che spazia dalla grecia alla islamica a quella barbara e via dicendo, la possiamo definire nostra o meglio, un adattamento che nel corso dei secoli ha smussato gli spigoli originali per adattarla alla propria tradizione del luogo ospitante? E tutti i rimescolamenti avvenuti nel corso dei secoli, da tutte le parti del mondo conosciuto, cosa e come ha modificato l’eventuale popolo esistente?
Un popolo italiano, almeno secondo queste povere ed incomplete domande non esiste. Esiste per la verità un insieme di persone di diversa provenienza che in questa terra hanno trovato la casa migliore in cui abitare, vuoi per la sua posizione geografica e per l’accoglienza delle genti esistenti, oppure, come nel passato, per l’occupazione operata con ferocia, con il terrore e le guerre. Il popolo italiano non c’è. Non è mai esistito, mentre esiste la cultura che permea questa terra, cultura diversa, variegata, opposta l’una all’altra, che s è forgiata nel corso dei secoli ed adattata pur mantenendo le origini delle sue radici e queste culture hanno reso questo brodo italiano, il migliore, almeno per il mondo occidentale. E’ sufficiente uscire da una città di pochi chilometri per trovare accenti diversi, parole diverse, usanze diverse per capire meglio queste differenze e se non bastasse basta passare da una regione all’altra per scoprire che molte cose vengono considerate in maniera diversa. Il popolo italiano quindi pur non esistendo è come la tavolozza di un pittore, molto colorata e con colori spesso contrastanti, ma che nel quadro finale compongono un magnifico equilibrio e sintonia cromatica. In questo senso quindi il pittore è il pensiero comune, i colori i componenti e il quadro l’espressione del popolo. Oggi, nostro malgrado il pittore è stato volutamente sostituito e questo è un’altro esempio della disgregazione esistente all’interno della nostra fasulla coalizione “etnica”. Non siamo ciò che vorremo, ma lo siamo se i pittore è un Giogione, un Bellini, o altri che da questi colori sa trarre il miglior dipinto. Purtroppo altri pensieri prevalgono su questa Italia e spesso non ce ne rendiamo conto dando per scontato l’uso che viene fatto dei colori. Molti, non italiani capiscono e sanno di questo, noi colori di una tavolozza no vediamo il pensiero del pittore e spesso siamo artefici involontari di un quadro che nulla condivide il pensiero originale.
Notizie nascoste.
A) Prima Notizia Nazionale
Nessuno ne parla, perché mai parlare di quello che avviene a casa nostra se i partecipanti sono anche quelli che hanno massacrato come macellai alcune migliaia di persone a Gaza?
Nei fatti e secondo degli accordi taciuti ai media, ovvero i media non ne hanno mai parlato, in Sardegna all’aereoproto di Decimomannu si sono tenute dal 16 al 26 di novembre di quest’anno alcune esecitazioni italo-israeliane secondo quanto stabilito dalla Legge del 17 maggio 2005. In questa legge entra anche il Programma di cooperazione individuale con Israele, ratificato dalla NATO il 2 dicembre 2008, all’incirca tre settimane prima dell’attacco israeliano a Gaza.
Comprende una varietà di settori in cui NATO e Israele cooperano pienamente: aumento delle esercitazioni militari congiunte; connessione di Israele al sistema elettronico NATO; cooperazione nel settore degli armamenti; allargamento della cooperazione contro la proliferazione nucleare. Ignorando che Israele, unica potenza nucleare della regione, rifiuta di firmare il Trattato di Non-Proliferazione ed ha respinto la proposta ONU di una conferenza per la denuclearizzazione del Medio Oriente. Onesti no? Onesti anche noi italiani ad ospitare questa crema di umanità e democrazia.
Un povero padre di famiglia israeliano è stato fermato a Roma con un caricatore per mitragliatrice con 29 colpi calibro 556 non esplosi nella tasca di uno zainetto. La giustificazione del povero sprovveduto padre di famiglia è stata quella di affermare che nella fretta aveva preso lo zaino del figlio che serve nell’esercito. Tutto è finito lì e su questo timoroso padre di famiglia non si sa più nulla. Silenzio globale, nessuna ne parla più e nemmeno prima per la verità.
Ipotizziamo il caso che un commerciante dell’Arabia Saudita o egiziano avesse fatto la stessa cosa come avrebbero titolato i giornali e le diverse tv: Al-Quaeda sta programmando un attentato in Italia – Le forze dei servizi hanno bloccato all’aereoporto di Fiumicino un terrorista con uno zaino carico di proiettili che sono all’esame dei reparti artificieri dell’esercito e delle forze speciali. Per giorni avremmo avuto interrogazioni parlamentari, tavole rotonde televisive con la spia di Lutwack (in gergo chiamato Betulla) che ci avrebbe consigliato di non avere nessuna pietà, perché è così che si agisce con certi personaggi. Ma di quel candido padre dfi famiglia israeliano con 29 proiettili inesplosi di calibro 556. come si dovrebbe agire?
Giustificarlo perché tutti i padri dei nostri militari si portano, in caso di necessità o fretta, lo zaino militare del lor figlio con munizioni appresso, oppure concedere l’attenuante che essendo israeliano e perennemente in guerra con tutto e tutti è pacifico che si porti delle munizioni al seguito, oppure siccome è ebreo-israeliano non abbiamo nessun diritto di fermarlo e verificare tutte le connessioni di quelle munizioni, perché siamo quelli che sono stati alleati dei nazisti?
Da notare che il giornale di De Benedetti (La Repubblica) ha scritto che è comprensibile che il padre di un figlio militare possa avere delle munizioni al seguito, quindi la giustificazione data è più che plausibile. Da notare che De Benedetti ha passaporto italiano ed israeliano e mai avrebbe permesso un articolo o una giustificazione del genere se al posto dell’ignaro israeliano ci fosse stato un persona di religione islamica o proveniente da un paese che non fosse Israele.
Onestà: capitolo II°
Avete sentito oggi quello che ha detto Tremonti circa la suddivisione della zona euro? Lui l’ha fatta molto dolce, senza traumi e senza particolari scismi italici/europei, ma la realtà si rifà alle condizione indicate in maniera molto chiara dalla Merkel e dal suo amichetto Weber, il quale pare essere il prossimo pupillo che andrà a comandare la BCE.
Il primo dei papabili alla Banca Europea era il nostro massone Draghi, ma ubi maior minor cessat e con molta correttezza il Draghi fa un passo indietro lasciando il tanto agoniato posto di comando al Weber che già comunque ricopriva quello di capo della Deutchbundesbank.
Capito come funziona nelle logge?
E pensiamo che questa gente sappia esattamente come funziona una busta paga di un povero impiegato di Lambrate o di Barletta o di altra città europea che a fatica porta a casa, se gli va bene, 1.200 euro? Questa gentucola, questo popolino, questo volgo non ha da sapere! E così è infatti!
Così come si diceva e come sostiene Tremonti “l’economia del centro-nord e’ diversa da quella del sud” si stanno preparando la divisione – economica – dell’Italia in funzione di un liberismo sfrenato attuato per onorare i feroci sostenitori della Lega che vedono nel federalismo (separatista aggiungo) la chiave di volta di tutti i problemi italiani, quando invece il vero disegno del quadro è oltre la Manica, paradiso fiscale, dal quale vengono dirottate le direttive su come intervenire localmente sulle questioni interne favorendo invece il controllo della gestione territoriale ad organismi ed istituti sovranazionali (Aspen Institute, Financial Stability Forum, Banca dei Regolamenti Internazionali, giusto per fare un esempio) che dell’Italia non hanno nulla da condividere se non la sua posizione strategica nel Mediterraneo.
Banche, banchine e mercanti del nulla!
Eppur si muove! Così sembra che raccontasse Galileo Galilei al tribunale dell’Inquisizione. Ma mentre lui ne aveva ben donde nel dimostrare la sua teoria, dall’altra parte arrancavano in filosofie e teorie poco aderenti alla realtà allora conosciuta.
Qualche mese fa (luglio 2010) il sole24 ore riportava che lo stress test bancario aveva portato a dei risultati positivi. Nessun problema, il mercato monetario ed economico del mondo bancario poteva continuare la sua corsa criminale a rubare, defraudare gli stati e ad impedire che l’economia delle nazioni sempre di più in crisi, facessero un salto di qualità.
Le banche italiane avevano superato l’esamino e così anche molte delle europee, mentre venivano bocciate alcune (Hypo Real Estate, la greca AteBank e le cinque casse di risparmio spagnole Diada, Cajasur, Espiga, Unnim e Banca Civica). Notate nulla?
Scommettiamo che non scoprite l’arcano? Mancano all’appello le banche irlandesi che, secondo lo stress test, superarono egregiamente seppur al 61° posto.
Da allora, e son passati pochi mesi, ci si accorge che l’Irlanda è alla frutta, anzi al ruttino finale postprandiale.
Nessuno si è accorto, nessuno ha avuto la forza di aprire il vaso di pandora, tutti hanno alzato il tappeto è gettato sotto l’immondizia tossica ed inquinante.
Tutti zitti: bastardi dentro!!! Connivenza, convenienza o malevola azione dei vari governanti compresi quei laidi che compongono la commissione europea che ricordo NON è eletta da NESSUNO. Non è dato da spere, mentre sappiamo che la situazione in Iralnda è tragica e la prossima a fare il botto sarà la Spagna ed il Portogallo: l’ordine con cui si succederanno gli eventi è insignificante.
Adesso però si levano gli scudi dell’intollerabilità di questi test, tanto che si vanno a riproporre per gli inizi del 2011 con una metodologia più severa, ma anche a luglio si diceva che erano sicuramente un parametro di riferimento, tant’è che al risultato degli stress test molti titoli delle banche coinvolte hanno visto schizzare i valori di borsa alle stelle (qualcuno ha speculato?), e, badate bene che parliamo solo delle azioni, perché se si va a vedere le opzioni o i derivati sulle banche si capisce quanto denaro è stato incassato. Solo la borsa italiana il FTSE100 guadagnava il 2,68% il giorno del giudizio e i titoli bancari più rappresentativi Unicredito (+3,11%), Intesa (+4,74%), Montepaschi (+4,26%). Se questa non è follia!
Nei fatti: – secondo gli ultimi dati della Banca europea dei regolamenti – l’esposizione delle banche Ue verso l’Irlanda ammonta ad oltre 600 miliardi di dollari, di cui 222,4 miliardi del Regno Unito e 205,8 miliardi della Germania. Più modesta la cifra dell’Italia, pari a 28,6 miliardi di dollari. “In questo momento – ha spiegato la portavoce del commissario Ue ai servizi finanziari, Michel Barnier – si sta lavorando con le autorità nazionali di vigilanza sulle banche per definire il calendario preciso e la metodologia dei test, per renderla migliore rispetto al passato, traendo la dovuta lezione dai precedenti esercizi” Ma insisto, 600 mld di dollari sono mica bruscolini, no? E dove cagavano (forma scatologica economica) quando scrivevano che andava tutto bene?
Stendiamo un pietoso velo e cerchiamo di capire alcune cose. Chi ci guadagna? Risposta: la Germania!
Nel 2008 Daniel Gross e Stefano Micossi analizzavano in un loro articolo la situazione: …le maggiori banche europee sono diventate non solo troppo grandi per fallire, ma anche troppo grandi per essere salvate (vedi tabella). Ad esempio, le passività totali della Deutsche Bank (che presenta un grado di leverage oltre 50!) ammontano a circa 2.000 miliardi di euro, più di quelle di Fannie Mae, pari a oltre l’80 per cento del Pil tedesco. Un numero semplicemente troppo grande perché la Bundesbank, o anche il governo tedesco, possa intervenire a salvarla, considerando anche che il bilancio della Germania è legato alle regole del Patto europeo di stabilità e crescita e che il governo tedesco, diversamente dal Tesoro americano, non può ordinare alla sua banca centrale di creare più moneta.
Allo stesso modo, le passività totali della Barclays ammontano a circa 1.300 miliardi di sterline (con un leverage oltre 60!), un ammontare superiore al Pil britannico. Fortis Bank, di recente apparsa spesso sui quotidiani, ha un leverage pari a “solo” 33, ma le sue passività sono molto più elevate del Pil del suo paese di origine, il Belgio. Dunque, i regolatori europei sono seduti su una bomba a orologeria.
E’ chiaro allora perché casualmente non s’è vista la pagliuzza dell’Irlanda e quella della Spagna?
Alt!!!! kein Problem…l’euro è salvo!!!!
L’ha detto la Merkel in un suo discorso.
Ieri le cose precipitavano, oggi vanno già meglio, anzi le idee di fondo stanno prendendo forma su quello che sarà il futuro prossimo di questa mescola economica anziché politica e culturale che si chiama Europa.
Nella realtà i giochi più vicini alla minor perdita per la Grande Germania e per la Francia sono quelli di suddividere le zone economiche commerciali in settori tra loro omogenei e di riappropriare ai privati (ci si chiede chi sono questi privati: le banche?)le perdite
Un settore quello più nordico (Italia settentrionale – Germania – Francia – Polonia) avrebbe la possibilità di continuare ad usufruire dell’euro cos’ì come lo conosciamo, mentre l’altra parte, quella dei spendaccioni (Sud Italia, Grecia, Spagna e Portogallo) avrebbero la possibilità di essere legati all’euro in maniera un pochino diversa.
I secondi, per stare alla pari dei primi avrebbero la facoltà di “svalutare” quella parte dell’euro che non rientra nei famosi confini del trattato di Mastricht, però: ha ancora senso parlare di Trattato di Mastricht visti i risultati sempre più orrendi?
E poi la Germania, la vera causa del disastro economico europeo, pensa veramente di trarre vantaggio da questa suddivisione? In fin dei conti una svalutazione porta ad una maggior competizione commerciale e mentre il sud europa svaluta, il nord, fermo nelle sue posizioni cristalline, sicuramente non potrà essere concorrente se non svalutando a sua volta.
E siamo alle solite marco-lira o franco-marco.
Il problema di fondo è che la Germania e con essa tutte le altre nazioni che sembrano sane, ma non lo sono, hanno una paura folle che qualche pazzoide si stacchi dalla zona euro, perché in questo caso si vedrebbero costrette a pagare tutti quegli assets tossici che le banche nordiche si sono accorpate in pancia per speculare. E’ quindi pacifico che la Merkel dica cose del genere. Ha paura del crack totale della DBB (Deutch Bundesbank) e della BCE che è la stessa cosa.
Ci siamo vicini e molti di quelli che prima erano dei forti sostenitori della zona euro adesso vedono le cose in altra maniera e si rendono conto, forse con una certa malvagità, che l’unione europea (solamente economica e non politica) non ha nessun valore se non per i giochi finanziari che muovono certi finanzieri (Goldman Sachs, Soros, Merryll Lynch, Banca d’Inghilterra) alla più bassa e criminale speculazione. Altro che 1929!!!
Irlanda…
E’ sintomatico come nelle sale dei vari borsini delle banche ci si scompiglia per delle notizie che già erano di dominio comune da almeno 5 anni. Tutti sapevano tutto e tutto era ben spalmato tra tutti.
Nessuna banca e nessun ente finanziario era all’oscuro della imminente speculazione che si andava affossando in quel paese che dalla Gran Bretagna ha potuto solo godere lo sfruttamento.
Il problema di fondo quindi non è nei buchi immani del paese, ma di chi se n’è servito per speculare in onore alla keynesiana speculazione mondiale. Tutto di tutti e senza barriere.
Ma facendo mente locale e senza addentrarsi troppo in ragionamenti borsistici o finanziari che trovano il tempo che trova, perché ogniuno di noi ha la sua teoria, vediamo come stanno le cose del così detto debito irlandese, o meglio, debito europeo.
Da sito del NYT è possibile verificare con attenzione come sono immagganizzati i debiti dei vari paesi:
Quello che appare evidente sono i paesi creditori del debito: Francia, Germania e Grande Britannia, alias la lurida Albione.
In particolare:
Germania: 704 mld. di dollari
Francia: 911 mld. di dollari
G.Britannia: 418 mld di dollari
Una bella minestrata, no? Quello che comunque appare evidente è che ogni paese ha in pancia le scorie tossiche degli altri, volente o nolente nella finanza è così che funziona e l’Italia che appare essere quella con il maggior debito, per la verità è anche quella che tiene nelle proprie mani una grossa percentuale del debito francese, il quale però è a sua volta impegolato in crediti inesigibili che in una normale azienda verrebbero messi a bilancio ed azzerati, salvo portare i libri in tribunale.
L’Irlanda, il paese martire occupato da una usurpatrice del trono d’Inghilterra, ha un debito di quasi 900 mld di dollari e si sta preparando a varare una manovra di appena 100 mld. Un niente considerando che gli interessi dei prestatori di denaro, i soliti usurai, vanno macinando di giorno in giorno.
La Merkel, la vera padrona dell’Europa, ha cominciato a schizzare di testa scoprendo che la sua patria, quella della Deutch Bundesbank, ovvero della BCE, ha troppi impegni con gli altri paesi poco virtuosi, senza però chiedersi se non lo siano state le varie banche tedesche e gli stessi speculatori finanziari che ne hanno tratto enormi profitti a scapito della poplazione tedesca.
La Merkel, assieme al suo compare di stanza, Monsiuer Sarkozy stanno scoprendo l’acqua calda e vuoi per le dichiarazioni dell’uno e dell’altra, ormai gallina stracotta in un brodo che nessuno berrebbe nemmeno in tempo di guerra, le borse europee lasciano sul tappeto delle contrattazioni qualche badilata di miliardi di euro, mentre il grosso della popolazione europea stenta a fatica a portare a casa uno straccio di lavoro.
Chi sarà il prossimo “eletto”?
Riformare lo stato serve?
E’ una domanda che spesso ci si pone di fronte alle innumerevoli azioni di prepotenza delle istituzioni che invece dovrebbero essere preposte alla salvaguardia ed alla tutela del cittadino.
Quale potrebbe quindi essere la maniera per cambiare lo status quo e ridare alla collettività il potere di decidere sul suo futuro e su come adattare la propria casa (lo Stato) alle sue esigenze?
Ci hanno insegnato che una delle migliori maniere per fare questo è quello di votare, ovvero quello di farsi rappresentare da una persona che porti le esigenze di una certa moltitudine di persone. E’ vero? No!
Le votazioni – tutte – non hanno nessun significato e nemmeno quelle in cui si esprimeva la propria preferenza avevano questo potere, poiché era solo il partito o la corrente politica che indicava e spingeva solo certe persone a svantaggio di altre per favorire determinati giochi politici, economici che nulla avevano da condividere con la popolazione votante.
Siamo quindi dei beceri deficienti? Sì!
Siamo tutti deficienti, mancanti di un benché minimo senso della comunità e siccome siamo italiani: individualisti per cultura e natura, pavidi, vigliacchi e senza padrone, siamo anche ignoranti e buffoni tanto che deleghiamo un potere, quello amministrativo e legislativo a persone sulle quali non daremmo nemmeno una matita spuntata se soli li potessimo conoscere meglio.
Eppure è così. In parlamento siedono persone a noi sconosciute, delle quali non sappiamo nulla e che non fanno nella maniera più assoluta i nostri interessi se non in minima parte, solo per dare lo zuccherino alle masse bovine dei votanti per dimostrare e giustificare la loro presenza in quel pollaio dalle uova d’oro.
Siamo quindi noi i veri responsabili di questo marciume, della disfatta e del disastro immane. Basti pensare ai mille e più sindaci che hanno impegnato i soldi pubblici in contratti finanziari, speculando sulla pelle delle persone amministrate.
Il pubblico NON DEVE MAI speculare, ma avere i bilanci SEMPRE alla pari.
Lì dove il pubblico ha un disavanzo positivo dimostra che è stato molto parsimonioso, oppure che ha speculato sugli investimenti pubblici lucrando e rubando alla persone, cosa sulla quale la comunità dovrebbe intervenire a suon di bastonate e senza troppi indugi.
La gente dice…