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Netbook a scuola
Netbook, manipolazione o futuro scolastico?
Qualche giorno fa è stata pubblicata la notizia che alcune scuole della Lombardia avrebbero adottato un corso pilota per usare i netbook in luogo dei normali libri cartacei. La notizia non è stata nemmeno presa in considerazione dai grandi media ed è passata inosservata.
I genitori affidano la loro prole alle istituzioni affinché sia impartita la giusta dose di studio ed esperienza, discutono sulle manovre scolastiche del nostro ministro Gelmini, ma non mettono il naso sulle scelte avveniristiche di un progetto particolarmente delicato come quello citato.
In sostanza l’inizio di questa avventura è partita da una scuola lombarda “Istituto Tecnico Pacioli” di Crema alla quale farà seguito “‘Istituto Tosi” di Busto Arsizio, una scuola superiore di Milano e una di Gallarate. Si tratta di sperimentazione, così si dice, ma nel particolare seppur presenti molti vantaggi, pone la questione sul sistema di apprendimento delle nuove leve del mondo del lavoro e sulla capacità di “convogliare” i pensieri e gli atti delle menti giovani che entreranno nel mondo del lavoro e nelle stanze de potere futuro.
I vantaggi, da un lato possono sembrare sicuramente prevalenti, basti pensare alla montagna di libri che ogni studente deve portarsi appresso per qualche ora di scuola, inoltre la capacità di contenere migliaia di pagine di testo dei netbook farebbe propendere per questa scelta. Altro vantaggio, tutto da verificare, sono i costi per un netbook che può andare da poche centinaia di euro fino ad oltre i 700/900 euro. I libri all’opposto hanno un costo che pare essere superiore ai 100/150 euro all’anno e spesso cambiano di anno in anno. Si pensi a quelli di matematica (sempre la stessa!) che vengono cambiati solo se cambia un’insegnante o se si cambia scuola, così come per quelli di storia.
Allora ci si può chiedere qual’è il problema? Beh, di fondo è un grosso problema. Mancando la corrente elettrica nessun netbook sarà in grado di funzionare anche se alimentati ad energia solare, come certe macchinette per far di conto; all’imbrunire e alla sera le cose potrebbero mettersi male. Ma questo è il problema minore, anche se condizionante lo studente, ovvero il futuro della nostra gente che dovrà fare i conti con l’energia richiesta per poter studiare. La scuola inoltre non è preparata informaticamente e molti professori sono delle vere e proprie spugne per virus, troian e spam, per contro i ragazzi, smanettoni fino all’invero simile, non sapranno tenere a bada tutte le possibilità di scambiarsi files mettendo quindi in secondo piano quanto prefissato nel progetto.
Quello al quale si deve dare maggior risalto è il sistema di studio: tutti hanno usato matite, pennarelli, penne e quant’altro per evidenziare nel libro quelle parti, quelle frasi o quei paragrafi per imprimerli bene nella memoria. Di fondo l’azione della mano suggerisce alla nostra memoria l’azione del ricordo e tanto più alto è il sistema di coordinamento dell’azione con lo studio, tanto più forte sarà l’imprimatur nello studente. Nelle interrogazioni, nei colloqui e nella vita successivamente, molte delle cose ricordate o pensate faranno riferimento ad una parola precisa ad un segno colorato sul libro o ad un evento collegato al libro in maniera indelebile: anche una macchia, una pagina strappata dall’ira perchè ostica la materia, saprà condurre la mente dello studente all’oggetto della discussione o della interrogazione. Ogni segno, colore, forma del libro sono essenziali per memorizzare, per creare quelle tracce mnemoniche e mentali utili alla riorganizzazione discorsiva e futura. Ora invece tutto viene vanificato dall’anonimo schermo, adesso si dice screen, sul quale, la sola unica cosa che si potrà fare sarà quella di leggere, evidenziare con il mouse o con una penna elettronica, ma mancherà il contatto con la carta.
L’aspetto estetico/scimmiesco della matita o di altro strumento per scrivere o sottolineare è indubbiamente un lato importante dell’apprendimento: i genitori insegnano sin dai primi momenti di vita ed il bimbo anche se non parla interagisce con loro, con gli sguardi, con le urla i pianti e i sorrisini: azione e reazione. Per contro una volta presa la favella, il bimbo agisce e interagisce con il sistema famiglia e a seconda della famiglia stessa egli apprende cosa è possibile e cosa no. Nascono per così dire apprendimenti e memorizzazioni sui fatti che il bambino acquisisce per sperimentazione diretta sulla sua pelle. Nel momento della formulazione del pensiero “etico-logico” il giovane continua la sua sperimentazione per provare fino a che punto è in grado di deformare/adattare la sua presenza all’interno del nucleo al quale appartiene. Azione e reazione, continuamente fintanto che la “sua” mente non si affranca dalle regole imposte. Non si tratta quindi di ribellione, ma solamente della presa di coscienza che il suo pensiero,m pur figlio delle regole della famiglia, ha la possibilità di criticarle, di valutarle per non buone o addirittura di rigettarle per approdare ad altre regole. Tutto ciò anche se riassunto i maniera troppo sintetica è quel percorso che tutti abbiamo fatto, dalla nascita alla morte.
Con questa soluzione, la informatizzazione, le regole sono fisse, inquadrabili ed incontrovertibili. Non è possibile il confronto e nemmeno la discussione. Si veda ad esempio che anche nelle scuole americane più avanzate ed esclusive per la qualità degli insegnamenti e dei professori, l’uso dei sistemi informatici nelle scuole è relegato ad un medium e non come il fine dell’istruzione. In quelle scuole il libro la fa da padrone e non c’è alunno che non abbia il suo bel pacco di libro sotto il braccio o sulla schiena.
Possiamo dire che sia un passo per una migliore integrazione alla grande rete? Sì, certamente lo è, ma possiamo pensare che i nostri figli e i genitori siano liberi di opporsi ad un livellamento informatico generale?
E allora viene alla mente un libro che non viene più di tanto pubblicizzato “1984” di G. Orwell, nel quale la vita di tutti noi è scandita dal tempo informatico, sempre presente e sempre vigile, nel quale nessuno potrà uscire dallo standard digitale.
La gente dice…